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Inviato

Ciao,

nel weekend, accesa la Tv in mattinata, ho avuto modo di rilassarmi con un film storico italiano del 1962.

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L’ho guardato non perchè appassionato dei colossal storico-epici degli anni '60 ma bensì per curiosità verso le ricostruzioni (spesso fantasiose) di interni, costumi (ad esempio il centurione protagonista non calza l’elmo con cresta trasversale bensì longitudinale) e quant’altro (ad esempio i romani cavalcavano su drappi rossi che evidentemente coprivano una sella… ;) ).

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Un film di Sergio Corbucci per cui ritengo di buon livello per l’epoca con un ex-Mister Universo (e si spiegano i bicipiti proposti) nel ruolo del protagonista.

Per gli amanti del genere, si trova anche su YouTube:

http://www.youtube.com/watch?v=uoOBu4h_DDM

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Inviato

Ad un certo punto però hanno attirato la mia attenzione degli arcieri. Nel film non erano romani ma schiavi che si erano sottratti alla schiavitù (il protagonista era un sedicente figlio di Spartacus di nome Rando, centurione romano che ha un ruolo tipo “Zorro”… )...

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... ed ho cominciato a riflettere sugli arcieri nel periodo romano. Personalmente adoro quest’arma, che sfrutta le caratteristiche di più materiali (legno e tendini animali in epoca romana, compositi in legno/corna e tendini animali in epoche più tarde) e oltre alla perfetta conoscenza dei materiali utilizzati (non tutti i legni possono essere utilizzati per la fabbricazione di un arco, tra i migliori c’è il tasso, sempreverde non resinoso che ha il tronco costituito da due strati, uno più elastico esterno ed uno interno più resistente alla flessione che conferisce resistenza alla piegatura) e una buona dimestichezza dei principi della balistica. Inoltre, quando ho avuto modo di tirare con l’arco sono stato colpito dalla potenza che si ricava semplicemente dalla flessione di un pezzo di legno debitamente tagliata e piegata. Ah, come mi piacerebbe essere un arciere a cavallo!

Quindi visione del film… terminata. Ho abbandonato Rando alle sue vicende.


Inviato

Innanzitutto gli arcieri erano di solito appartenenti agli auxilia, non esisteva una tradizione nei popoli italici verso quest’arma: conosciuta da millenni in ambito italiano (dal tardo paleolitico-mesolitico ) ma mai divenuta arma per eccellenza come, che ne so, nel medioevo inglese o nelle regioni orientali. Eppure era arma diffusissima per la caccia come dimostrano ritrovamenti i microlitici mesolitici usati per confezionare le frecce

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Microliti e restauro della punta di una freccia mesolitica rinvenuta in Svezia

e come dimostrano le cuspidi neolitiche e dell’età del Rame

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Cuspidi silicee neo-eneolitiche

Ma se l’arco poteva essere usato contro animali, allora poteva essere usato contro l’uomo: è stato rinvenuto un microlito mesolitico conficcato in una vertebra umana ma l’ultimo “cold case” è il buon Oetzi con la freccia conficcata nella scapola.

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La cuspide della freccia che ha ucciso l'Uomo di Similaun (freccia rossa)

Le radiografie hanno guidato l'équipe di studiosi nel tentativo di trovare la punta di freccia che uccise Oetzi, a sua volta indicata da una freccia rossa. (Radiografia per gentile concessione di Paul Gostner, Ospedale regionale di Bolzano). http://www.nationalgeographic.it

E l'arciere era celebrato anche sulle steli preistoriche: questa è da da Laces della Val Venosta... magari Oetzi ha fatto da modello! :D

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Arco… anche nell’antichità classica era tutt’altro che disprezzato.

Cito a memoria:

  • arma principale delle Amazzoni assieme all’ascia bipenne

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L'Amazzone ferita dai Musei Capitolini

La maggior parte degli autori classici considerano la Ά iniziale un'alfa privativa che rende nullo il successivo nome μαζός, versione ionica di μαστός, che vuol dire "seno": il risultato sarebbe quindi "senza seno". L'etimologia è riferibile al costume tradizionale attestato dalle fonti mitografiche secondo cui le Amazzoni si mutilavano la mammella destra allo scopo di tendere meglio l'arco.

Fonte Wikypedia

  • arma preferita da Artemide

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Artemide rappresentata su un vaso attico

Nell'arte classica greca era abitualmente ritratta come vergine cacciatrice, con una gonna corta, gli stivali da caccia, la faretra con le frecce d'argento e un arco. Spesso è ritratta mentre sta scoccando una freccia e insieme a lei vi sono o un cane o un cervo. Il suo lato oscuro viene mostrato nelle decorazioni di alcuni vasi, dove è rappresentata come una dea portatrice di morte, sotto le cui frecce cadono giovani vergini e donne.

Fonte Wikypedia

Modificato da Illyricum65

Inviato
  • pure dalla “romana” Diana, la divina cacciatrice

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Statua di Diana da Versailles

In molte rappresentazioni pittoriche e in letteratura, Diana cacciatrice - la cui grazia femminile del corpo contrasta decisamente con l'aspetto fiero e quasi virile del viso - viene spesso raffigurata con arco e frecce. Come cacciatrice il suo simbolo era l'arco e di notte andava a caccia al lume di torce.

Fonte Wikypedia

  • e pure dal fratello Apollo

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Apollo assieme ad Artemide

Gli attributi che più comunemente accompagnano o simboleggiano Apollo sono l'arco e le frecce, spesso raccolte nella faretra, che lo indicano (come talora anche la spada aurea) dio della luce raggiante, ma alludono anche alla sua attività di punitore e vendicatore.

Fonte Treccani.it

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Inviato

  • compare nell’Iliade

A ) Durante uno scontro tra Troiani e Achei, Paride si fa avanti tra la folla per combattere Menelao. Il principe di Troia indossa una pelle di pantera ed è armato di arco. Ma alla vista di Menelao, Paride fugge pauroso.

Iliade, Libro III.

B ) Cercando tra i miti che si riallacciano alla figura di Eracle, incontriamo Eurito, re di Ecalia che insegnò all'eroe l'arte del tiro con l'arco; egli era figlio di Menelao, a sua volta figlio di Apollo ed anch'egli arciere notevole.

Secondo la tradizione omerica, egli volle rivaleggiare in bravura nel tiro con lo stesso dio Apollo che lo uccise.

C) Oltre alle scene di battaglia, Omero racconta anche, nell’Iliade, dei Giochi organizzati da Achille in onore della morte di Patroclo. Tra questi giochi ci fu una gara di tiro con l’arco. Il bersaglio era una colomba legata all’albero di una nave: Teukros colpisce la corda, liberando la colomba; Meriones la uccide mentre spicca il volo.

http://www.arcosophia.net/database/N2/recreational.htm


Inviato (modificato)

  • compare nell’Odissea

…Ulisse prende in mano l’arco, cominciando ad esaminarlo e a palparlo accuratamente, tanto che due giovani commentano:

Certo costui era un esperto, un uomo pratico d’archi. E forse anche lui possiede archi simili in casa

(XXI, 397-398)

http://ilmulinodeltempo.blogspot.it

(tra l’altro dovrebbe essere lo stesso arco di Eurito)

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La strage dei pretendenti, disegno, 1882, Illustrazione da Gustav Schwab

e con il quale stermina i Proci.

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Modificato da Illyricum65

Inviato

E nell'esercito romano?

GLI ARCIERI NELLE FILE DELL'ESERCITO ROMANO

Vediamo qualcosa sull’uso degli arcieri nell’esercito romano.

Sappiamo di un discreto numero di unità ausiliarie di arcieri (almeno 32, nel II secolo), denominate dai Romani sagittariorum o sagittarii (da sagitta = freccia). Queste 32 unità (4 delle quali erano certamente milliarie) potevano contare una forza pari a 17.600 arcieri. Servivano in tutte le tipologie di unità: dalle Alae di cavalleria, alle coorti equitatae e peditatae. Ovviamente non sappiamo se tutti i membri di queste unità sagittariorum fossero arcieri, o solo una parte di essi.

Da circa il 218 a.C., gli arcieri dell'esercito repubblicano erano virtualmente tutti mercenari, provenienti dall'isola di Creta, che aveva una lunga tradizione. Nel corso della tarda Repubblica (88-30 a.C.) e poi in età augustea, Creta fu gradualmente sostituita da corpi di arcieri provenienti da altre province appena costituite, regioni con forti tradizioni nel tiro con l'arco. Tra queste si ricordano la Tracia, l’Anatolia e, soprattutto, la Siria. Dei 32 reparti di Sagittarii della metà del II secolo, 13 provenivano dalla Siria, 7 dalla Tracia, 5 dall'Anatolia e solo 1 da Creta, mentre le restanti 6 avevano origini incerte.

Conosciamo, inoltre, tre differenti tipo di arcieri, rappresentati sulla Colonna di Traiano:

  • (a) con corazza scalare, elmo conico in metallo e mantello;
  • (b) senza armatura, con un copricapo conico ed una lunga tunica;
  • © equipaggiati allo stesso modo dei fanti ausiliari, muniti di archi al posto di giavellotti.

Il primo tipo era quasi certamente proveniente da Siria e Anatolia; il terzo era di tipo tracio. Aggiungiamo che gli archi standard usati dalle auxilia romane erano archi compositi, ricurvi, sofisticati, compatti e armi molto potenti.

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Arcieri siriani ritratti sulla Colonna Traiana (in alto a sinistra)

Fonte Wikypedia

Quindi ne “Il Gladiatore” di Ridley Scott gli arcieri romani sono equipaggiati in modo corretto e consono al periodo storico; dovrebbe trattarsi proprio di arcieri siriani.

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Inviato

Una delle più importanti lacune nel sistema militare romano era proprio la mancanza di reparti di arcieri. L’arco godeva di scarsa considerazione in Roma e non fu mai un’arma ritenuta valida per costituire unità equipaggiate con essa, diverso era invece la situazione in Oriente, dove l’arco costituiva l’arma principale e interi popoli ne facevano il proprio strumento di guerra preferito.

L’indifferenza da parte di Roma nei confronti dell’arco cessò quando le legioni romane entrarono in contatto con popolazioni asiatiche (furono sconfitti ripetutamente dai Parti che eccellevano nell’uso dell’arco e avevano sviluppato tattiche che ne consentivano un sfruttamento ottimale sia dalle truppe a piedi sia da parte dei cavalieri). Dopo lo scontro con i Parti fu deciso di dare impulso all’incorporazione di contingenti stranieri, prima di tutto cretesi e asiatici, arcieri specializzati.

Solitamente, le unità di cittadini non romani che servivano come unità di fanteria o cavalleria venivano “romanizzate”, tale processo comportava l’adozione di equipaggiamenti e tattiche tipiche dell’esercito romano, perdendo ogni connotazione locale o tipica della loro origine. Nel caso di truppe specializzate i soldati che ne facevano parte conservavano tutte le loro caratteristiche “indigene”, a partire dall’armamento (che rifletteva la loro specialità) sino a giungere all’equipaggiamento e al costume.

Le unità di arcieri si distinguevano da tutte le altre truppe, si denotavano la loro origine orientale conservando l’abbigliamento tipico della regione di provenienza, spesso pittoresco.

Tipiche erano le tuniche lunghe sino al ginocchio o alla caviglie, riccamente decorate e tinte con colori brillanti, anche gli elmi erano riccamente decorati con fregi e bassorilievi e presentavano sovente il tipico coppo conico ad elevato allungamento caratteristico dei modelli orientali.

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L’arco era invariabilmente di fattura locale (realizzato con strati di legno accoppiati e tendine animale) mentre altre armi, come la spada, potevano esser del medesimo tipo in dotazione alle legioni, indossavano una cotta di maglia a protezione del corpo. Gli arcieri inquadrati nell’esercito romano avevano anche altre particolarità, erano solitamente organizzati in reparto omogenei, della consistenza di una coorte. Un altro importante elemento di distinzione era costituito dal reclutamento. I Romani seguivano abitualmente la pratica di reclutare le unità di ausiliari o di guerrieri specializzati nelle medesime province in cui avrebbero dovuto prestare servizio (salvo il caso della necessità di campagne che portavano lontano dai luoghi d’origine). Arcieri provenienti dalle regioni orientali potevano prestare servizio anche in altre regioni, quindi venivano solitamente pagati premi di arruolamento o un soldo più elevato.

Tratto da http://www.coloniaiuliafanestris.com/


Inviato

Come già nelle popolazioni celtiche probabilmente anche nella cultura romana l’uso dell’arco e della freccia era considerato qualcosa di “scorretto”, in quanto sottraeva l’arciere allo scontro fisico, all’arma bianca.

Se ci riferiamo ai miti greci la figura dell’arciere Paride è alquanto ambigua se non meschina: rapisce Elena, evita lo scontro con Menelao rinchiudendosi a Troia e portando la città e il suo popolo alla rovina, viene salvato da Afrodite quando sta per soccombere in duello a Menelao e prima “Paride si fa avanti tra la folla per combattere Menelao. Il principe di Troia indossa una pelle di pantera ed è armato di arco. Ma alla vista di Menelao, Paride fugge pauroso.”. Con l’arco, in quanto valente arciere, colpisce Achille al tallone, uccidendolo. Quindi sconfigge l’eroe invitto ma da lontano, quasi vigliaccamente se paragonato alla figura dell’eroe troiano per eccellenza, Ettore che viceversa perisce ingiustamente in duello con l’adirato figlio di Teti che cerca vendetta per l’uccisione di Patroclo. Quindi Paride occasionalmente combatte, ma lo fa con armi non virili come la lancia, con l'arco e le frecce, evitando il coinvolgimento diretto, l’arma bianca ( e quando lo accetta si salva per l’intervento soprannaturale di Afrodite, che avvolgendolo in una nube lo sottrae allo scontro) in contrapposizione all'eroe perfetto troiano, a conciliare la visione guerriera con una moderata frequentazione del femminile: egli incontra la moglie Andromaca alle porte Scee, commuovendosi con lei, incontra la madre Ecuba, incontra Elena che si lamenta con lui di aver causato questo stato di cose, ma torna poi in battaglia a far risplendere il suo valore guerriero.

(GRC)
« μὴ μὰν ἀσπουδί γε καὶ ἀκλειῶς ἀπολοίμην,
ἀλλὰ μέγα ῥέξας τι καὶ ἐσσομένοισι πυθέσθαι. »

(IT)
« Ma non fia per questo
che da codardo io cada: periremo,
ma gloriosi, e alle future genti
qualche bel fatto porterà il mio nome. »

(Ettore, prima dell'ultimo duello contro Achille; Iliade, XXII, 304-305. Traduzione di V. Monti)

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L’arco di Ulisse rappresenta la vittoria della tecnica, della costanza, dell’abilità e premia Odisseo nei confronti dei Proci, assumendo in fondo una connotazione positiva.

Invece le frecce di Artemide/Diana e Apollo colpiscono improvvisamente il malcapitato, senza nemmeno che questo se ne renda conto, causandone la morte immediata.

Un altro famoso arciere mitico è Cupido e lo stesso Eros: anch’egli scaglia saette che colpiscono e provocano fulminee reazioni, anche se di natura ben … più piacevole.

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Eros con l'arco dei Musei Capitolini

E questi sono solo alcuni esempi che dimostrano l’importanza dell’arco nei miti e nella religione dell’antichità greco-romana. Se però leggiamo con attenzione si tratta di miti assorbiti dalla cultura romana ma in realtà originari dell’area greca e in genere, del Mediterraneo Orientale.

Nell’ambito celtico l’arco era usato ma tendenzialmente per la caccia, mentre l’utilizzo bellico era limitato in favore di asce, spade e lance ovvero armi da scontro ravvicinato: anche questi popoli non consideravano positivamente il fatto di poter colpire il nemico da lontano, silentemente, dando prova di abilità balistica ma non di coraggio virile. L'arco era si presente ed usato, ma in modo secondario. Compariva sporadicamente in battaglia, solo nelle fasi di avvicinamento al nemico, o in caso di assedio. Nell’Europa del Nord troviamo tra gli antichi Germani Ullr, il mitico arciere detto anche Bogaáss, “dio dell’arco” (Gylfaginning 23, 31), che è presente in numerose raffigurazioni e incisioni rupestri. Ma anche divinità femminili sono armate d’arco: si pensi per esempio alla nordica Skaði, moglie di Njörðr – dea cacciatrice che tanto ricorda Diana, signora delle selve e degli animali.

Non dimentichiamo Attila e il suo popolo, allenati nella steppa sia a cavalcare agilmente e senza sosta, sia a cacciare con degli archi compositi e asimmetrici per consentire un tiro a cavallo più agevole, dalla portata superiore a quelli romani.

Nell’Inghilterra del XIII secolo gli arcieri impiegati nell’esercito non erano altro che dei contadini e dei cacciatori che si allenavano cacciando nelle foreste. Quindi, non si pensi ad una preparazione "estrema". L'arco poi era considerato "arma infame", in quanto evitava il corpo a corpo – e questa sarebbe una tradizione derivata dal substrato celtico. Secondo le regole della Cavalleria i nobili si sfidavano a duello, non stavano a distanza vigliaccamente. Per questo i francesi non ebbero mai un gruppo di arcieri potenti.


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E infine, una bella carrellata di monete romane (da CNGCoins). Nella maggior parte ricollegate alla sfera del Mito, con alcuni richiami all'utilizzo bellico dell'arco.

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CALABRIA, Tarentum. Circa 280-272 BC. AR Nomos (21mm, 6.47 g, 9h). Warrior on horseback right, holding shield and two spears, preparing to cast a third; ΓΥ to right, API/ΣTI/Π below / Phalanthos, holding bow and arrow, riding dolphin right; below, ΔI and elephant standing right. Vlasto 712; HN Italy 999. Good VF, compact flan, obverse die break.

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M. Baebius Q.f. Tampilus. 137 BC. AR Denarius (18mm, ). Rome mint. Helmeted head of Roma left; mark of value below chin / Apollo driving galloping quadriga right, holding branch, bow, and arrow. Crawford 236/1a; Sydenham 489; Baebia 12. EF, areas of light toning.

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Ti. Claudius Ti.f. Ap.n. Nero. 79 BC. AR Serrate Denarius (18mm, 3.88 g, 12h). Rome mint. Diademed and draped bust of Diana right, with bow and quiver over shoulder / Victory driving galloping biga right, holding reins, palm frond, and wreath. Crawford 383/1; Sydenham 770a; Claudia 6. EF, handsome iridescent gray toning. Bold strike from fresh dies, extraordinary details on reverse.

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Cn. Plancius. 55 BC. AR Denarius (4.02 gm). Head of Diana Planciana right, wearing petasus, earring, and necklace / Cretan goat standing right; bow and quiver behind. Crawford 432/1; Sydenham 933; Plancia 1.

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Nero. AD 54-68. AV Aureus (18mm, 7.60 g, 7h). Rome mint. Struck AD 60-61. NERO. CAESAR. AVG. IMP, bare head right / PONTIF. MAX. TR. P. VII COS IIII. P. P, Helmeted Roma standing right, foot on helmet (or cuirass?) by dagger, bow, and shield, holding shield on knee. RIC I 27; Calicó 430. Good Fine, traces of deposits. Youthful head.

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Hadrian. AD 117-138. Æ Sestertius (34mm, 24.98 g, 6h). Rome mint. Struck circa AD 124-128. Laureate bust right, slight drapery / Diana standing right, holding arrow and bow; S C across field. RIC II 631B; Banti 177. Good VF, black-brown patina, two small hairline flan cracks. Struck on a large flan. A great portrait coin.

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Faustina Junior. Augusta, AD 147-175. Æ Sestertius (31mm, 28.38 g, 6h). Rome mint. Struck under Antoninus Pius, circa AD 147-150. Draped bust right / Diana standing left, holding arrow and bow. RIC III 1405 (Pius); Banti 112. VF, dark brown patina, fields smoothed.

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MARCUS AURELIUS. 161-180 AD. AR Denarius (17mm, 3.42 g, 6h). Struck 164 AD. ANTONINVS AVG ARMENIACVS, laureate head right / P M TR P XVIII IMP II COS III, ARMEN in exergue, Armenia seated left, in attitude of mourning, left hand on bow and quiver; to left, vexillum and oval shield. RIC III 81; MIR 18, 90-4/30; BMCRE 274; RSC 7. Good VF.


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ANTONINUS PIUS, as Caesar. 138 AD. AR Denarius (2.93 gm). IMP T AEL CAES ANTONINVS, bare head right / TRIB PO-T COS, Diana standing right, holding bow and arrow. RIC II 447a (Hadrian); BMCRE 1006 (Hadrian); RSC 1058. FDC.

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EGYPT, Alexandria. Antoninus Pius. AD 138-161. BI Tetradrachm (22mm, 13.35 g, 12h). Dated RY 5 (AD 141/2). Laureate head right / Artemis standing right, drawing arrow from quiver and holding bow; L Є (date) across field. Köln 1362.3; Dattari (Savio) 2150; K&G 35.117. VF, porous.

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Lucius Verus. AD 161-169. AR Denarius (18mm, 3.48 g, 1h). Rome mint. Struck August-December AD 165. Laureate head right / Parthia, wearing breeches and peaked cap, seated right on ground with hands tied behind back; in front, quiver, bow, and shield. RIC III 540 (Marcus Aurelius); MIR 18, 112-14/30; RSC 273.

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Lucius Verus. AD 161-169. Æ Sestertius (33mm, 27.52 g, 12h). Rome mint. Struck AD 166. Laureate head right / Trophy of arms; to right, bound Parthian captive seated right, with round shield and bow and quiver at feet. RIC III 1443; MIR 18, 123-16/30; Banti 132. VF, green-brown patina.


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Commodus. AD 177-192. AR Denarius (17mm, 3.32 g, 5h). Rome mint. Struck AD 192. Head right, wearing lion skin headdress / Club facing downward between bow and quiver. RIC III 253; MIR 18, 857-4/90; RSC 195. VF, toned, minor porosity.

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Septimius Severus. AD 193-211. AR Denarius (16mm, 3.23 g, 1h). Rome mint. Struck AD 197. Laureate head right / Hercules, standing left and resting on club, holding bow with lion’s skin draped over arm. RIC IV 97; RSC 212. EF. Typical compact flan.

Ah sì... tra le provinciali dalla Moesia, Tracia e dall'area greca c'erano moltissime monete con il tema "arco"... ne ho messe alcune, giusto per darne l'idea....

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MOESIA INFERIOR, Marcianopolis. Septimius Severus, with Julia Domna. AD 193-211. Æ Pentassarion (26mm, 12.00 g, 1h). Flavius Ulpianus, consular legate. Laureate, draped, and cuirassed bust of Septimius Severus right vis-à-vis draped bust of Julia Domna left / Apollo standing facing, head right, raising arm above head and holding bow; to left, Є (mark of value) above quiver; serpent-entwined stump to right. AMNG I/1 598 var. (legends); Mouchmov 403; Varbanov 854. Near EF, wonderful warm orichalchum surfaces.

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MOESIA INFERIOR, Marcianopolis. Caracalla. AD 198-217. Æ Pentassarion (25mm, 12.24 g, 7h). Flavius Ulpianus, consular legate. Struck circa AD 210-213. Laureate, draped, and cuirassed bust right / Apollo Lykeios standing facing, head right, holding bow in left hand and raising right hand over head; on ground, quiver to left, tree-trunk entwined with serpent to right. AMNG I 622; cf. Mouchmov 420 (Є in rev. field); SNG Budapest -. Good VF, brown patina, minor roughness. Artistic reverse die.

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MOESIA INFERIOR, Marcianopolis. Diadumenian. As Caesar, AD 217-218. Æ 3 Assaria (23mm, 7.62 g, 1h). Bare-headed, draped, and cuirassed bust right, seen from behind / Artemis advancing right, drawing bow from quiver and holding bow; behind, dog leaping right; G to left. AMNG I 786; Varbanov 1014. EF, green patina with traces of brown.

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Aemilian. AD 253. AR Antoninianus (21mm, 3.75 g, 6h). Rome mint. Radiate, draped, and cuirassed bust right / DIANAE VICTRI, Diana standing left, holding arrow and bow. RIC IV 2b; RSC 10. Good VF, porous.

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VALERIAN I. 253-260 AD. Antoninianus (3.56 gm). Rome mint. Struck circa 257 AD. IMP C P LIC VALERIANVS P F AVG, radiate, draped, and cuirassed bust right / RELIGIO AVG-G, Diana standing left, drawing arrow from quiver and holding bow; Q in right field. RIC V 115; MIR 36, 172c; RSC 177. Good VF, soft strike. Rare.

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Valerian I. AD 253-260. AR Antoninianus (20mm, 3.85 g, 6h). Rome mint. 1st emission, AD 253-254. Radiate, draped, and cuirassed bust right / Apollo standing right, drawing bow. RIC V 74; MIR 36, 44d; RSC 25. VF. Good silver.


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GALLIENUS. 253-268 AD. Antoninianus (19mm, 3.46 g, 12h). Rome mint, 6th officina, 10th emission, circa 267-268 AD. GALLIENVS AVG, radiate head right / APOLLINI CONS AVG, centaur standing right, drawing bow; Z. RIC V 163; MIR 36, 735b; RSC 72. Good VF. Well-struck for issue.

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Postumus. Romano-Gallic Emperor, AD 260-269. AR Antoninianus (20mm, 2.38 g, 1h). Treveri (Trier) mint. 1st emission, 3rd phase, AD 260-261. IMP C POSTVMVS P F AVG, radiate, draped, and cuirassed bust right / HERC DEVSONIENSI, Hercules standing right, holding bow and lion’s skin in left hand and club in right hand. RIC V 64; Mairat 12-7; AGK 25; RSC 91a. Good VF, flan crack. Attactive issue.

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Aurelian. 270-275 AD. Antoninianus (3.74 gm). Struck 275 AD. Rome mint. IMP AVRELIANVS AVG, radiate and cuirassed bust right / ORIE-N-S AVG, Sol advancing right, holding branch and bow, trampling captive; B/XXIR. RIC V pt. 1, 64; Estiot 1137; Göbl 130h2. Silvered EF.

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MAXIMIANUS. 286-305 AD. Æ Denarius (2.96 gm). Struck circa 290 AD. Rome mint. IMP MAXIMIANVS AVG, laureate, draped and cuirassed bust right / VIRTV-S AVGG, Hercules standing facing, head right, resting right hand on club, holding lion's skin and bow in left. RIC VI 518 var. (obverse legend). VF. Rare.

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MAXIMIANUS. As Senior Augustus (1st Abdication), 305-307 AD. Æ Follis (25mm, 5.85 gm, 7h).

Londinium (London) mint. Struck 307 AD. D N MAXIMIANO P F S AVG, laureate and cuirassed bust right / HERCVLI CONSERVATORI, Hercules standing right, head left, holding bow, club, and lion's skin; PLN. RIC VI 91. Good VF, dark brown patina, slight roughness. Rare.

Con queste ho concludo, sperando di avervi dato qualche spunto di meditazione...

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65
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Inviato

ciao. hai fatto una lezione di storia, complimenti


Inviato

:clapping: :clapping: :clapping:

complimenti!!!

...e una tirata d'orecchi: non posso leggere ste cose di mattina!!! devo lavorare! :crazy: :blum: :crazy:

Awards

Inviato

Bell'excursus su una splendida arma. Probabilmente da un semplice ramo scagliato contro una preda o contro un avversario, si sono evolute le principali armi bianche, spade, lance e giavellotti, anche il boomerang deve essere uno sviluppo di un ramo storto, ma l'invenzione dell'arco è sicuramente l'opera di una mente geniale, non esiste nulla di simile in natura.

Mi raccomando, impara l'arco ma usalo nel parco :)

Ciao, Exergus


Inviato

DE GREGE EPICURI

Veramente bello Andrea, e sai bene quanto mi interessano i rovesci! Trovo molto azzeccato il discorso che fai, a proposito dei romani ma anche dei celti, sul relativo "disprezzo" verso l'arco, in quanto arma che consente di colpire da lontano. Entrambi i popoli, pur piuttosto diversi, avevano un culto quasi religioso per il combattimento corpo a corpo, l'unico che mostrava la tempra e il coraggio del guerriero. E guardavano con grande sospetto gli "orientali" (compresi i Greci), le loro astuzie e il loro opportunismo. Per Roma la guerra era sacramentum (sacra tutela della patria), mentre per i Greci, più razionali e più smagati, si trattava anzitutto di vincere.

Detto questo, eccovi appunto due monete orientali. La prima è dei Parti, gli specialisti dell'arco. Quest'ultimo si vede male ma vi garantisco che c'è, e lo vedete (un po' storto) sul rovescio, tenuto in mano dal Basileos medesimo.

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Inviato (modificato)

Questa è un po' meno orientale, cioè di Adrianopoli, comunque rientra nel mondo greco. Mi pare si tratti di Apollo, in questo momento mi è difficile verificare; comunque è un arciere possente.

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Modificato da gpittini

Inviato (modificato)

Grazie Gianfranco,

ne approfitto per aggiungere ancora qualche dato (lo so, sono un po' ' :offtopic: ) sul più formidabile arciere dell'antichità: quello unno.

Ne avevo accennato brevemente nel testo, era un infallibile e velocissimo arciere, allenato nelle grande pianure russe dalla caccia a piccoli animali.

L'arco unno è un arco asimmetrico, composito e riflesso, composto da legno, corno e inserti in osso. Le parti in corno sono più lunghe delle sezioni dell'arco al quale sono accoppiate.

L'arco è stato ideato per eseguire un tiro preciso con grande sicurezza nel raggio di 40 metri, ovvero in un combattimenyo corpo a corpo nel combattimento a cavallo. L'arco può essere utilizzato anche a grande distanza, 250-300 metri.

L'arco è stato ideato per essere usato a cavallo: l'arco unno è infatti asimmetrico, con il flettente superiore più lungo dell'inferiore, per permettere all'arciere di farlo passare con facilità da un lato all'altro del collo o del dorso dell'animale. Tuttavia l'asimmetria porta a una minore precisione di tiro.

L'arco unno surclassava gli archi suoi contemporanei, utilizzati in Europa occidentale, per la maggiore portata e per la maggiore forza di penetrazione: l'arco unno è capace infatti di forare scudi earmature di metallo.

Le frecce erano lunghe, con punte di osso romboidali a tre angolazioni taglienti per penetrare scudi di cuoio così come armature d' acciaio. Quest'arma fu un punto di forza degli Unni per sconfiggere le popolazioni germaniche dell'Europa Centrale.

Un arciere a cavallo durante il suo addestramento doveva imparare a tirare in avanti, di lato e all'indietro, il tutto in sella a un animale galoppante variando l'altezza e la direzione del movimento del bersaglio.

Dall'arco unno deriva l'arco ungaro, migliore per precisione di tiro e simmetrico, ma meno adatto per tirare da cavallo: costringeva gli arcieri ad alzarsi sulle staffe.

Da Wikypedia

Non era solo un ottimo e veloce arciere ma abbinava la mobilità che gli conferiva l'uso del cavallo unno, di piccola taglia e quindi molto agile: il modo di ingaggio era quello di compiere rapide cariche, colpire i difensori con una selva di frecce (potendo stare oltre la portata dei loro archi, sfruttando invece la potenza dell'arma unna) e ritirarsi tirando di nuovo, per poi compiere un'altra carica, etc... Considerate poi che l'arco asimmetrico consentiva di avere una maggior manovrabilità dell'arma che era meno intralciata dal collo del cavallo negli spostamenti da un lato all'altro. Oltre al fatto di essere composito considerate che l'arco, una volta incordato, era flesso nella posizione opposta a quella di riposo, garantendo ulteriore potenza al tiro.

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Al pari di altri popoli delle steppe il passare molto tempo a cavallo del loro animale aveva portato all'adozione della sella e anche della staffa e ciò garantiva al cavaliere maggiore comodità e stabilità (in pratica la prima versione del passaggio dalla monta inglese a quella americana, meno aggraziata ma anche meno impegnativa da un punto di vista fisico; questo perchè il cowboy passava in sella giorni e giorni...).

Infine un'ultimo "quiz": esiste anche una cittadina che deve il suo nome alle frecce... qualcuno sa di quale località si tratta e la motivazione del nome medesimo?

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65

Inviato (modificato)

Infine un'ultimo "quiz": esiste anche una cittadina che deve il suo nome alle frecce... qualcuno sa di quale località si tratta e la motivazione del nome medesimo?

Ciao

Illyricum

:)

Intendi Iulia Concordia, l'attuale Concordia Sagittaria, sede in epoca tardo imperiale di fabbrica di frecce e da me pluri-visitata (per chi s'interessa dell'esercito romano tardo antico questa cittadina è un "must", visto il via vai di truppe che la frequentarono).

Ho vinto qualcosa ? :blum: .

P.S. : per altro la fabbrica di frecce non è mai stata ritrovata.

In compenso recentemente, negli scavi ove sorgeva il teatro, sono state ritrovate delle frecce...non è noto se tuttavia se di fabbricazione locale (articolo in merito su Aquileia nostra 2010, leggibile anche su Academia-edu).

P.S. P.S. : grazie ovviamente per la bella lezione di questo topic.

Mi raccomando non dimenticare gli arcieri dell'esercito romano d'oriente (fanti e cavalieri erano tutti addestrati al tiro con l'arco, i cavalieri poi dovevano essere in grado di tirare da più posizioni e l'arco unno era utilizzato).

Modificato da Flavio

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