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IGNORED

Denario con trofeo di relitti navali


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Mommsen data la moneta al 64 e identifica il monetario in Servio Sulpicio Galba (bisnonno dell’imperatore), pretore urbano nel 54, amico di Cicerone e luogotenente nel bellum gallicum. Candidatosi al consolato del 49 imputò la mancata elezione a Cesare, finendo a parteggiare per i cesaricidi; fu condannato a morte nel 43 in forza della lex Pedia. De Salis concorda sull’identificazione ma abbassa la datazione al 54.

Grueber concorda sulla data del 54 ma non sull’identificazione, perché l’emissione di un pretore in carica sarebbe docuta avvenire “S.C.”.

Crawford abbassa ulteriormente la datazione al 51 e identifica nel monetario il figlio omonimo di Servio Sulpicio Rufo, insigne giurista e console del 51, citato in Cesare e Cicerone (Caes., B. G., II, 44; Cic., Phil., IX, 12). Sappiamo che il padre, partito al seguito di pompeo ma fautore di una soluzione diplomatica della crisi istituzionale, lo inviò nel 49 a Brindisi da Cesare, come ambasciatore. Sappiamo che Cicerone, in un’orazione pronunciata nel 62, imputò a Servio Sulpicio Rufo padre che la sua famiglia aveva ormai perso il valore militare e, con esso, la nobiltà; forse il figlio, presente, ha risposto con questa emissione di carattere bellico.

 

La testa raffigurata sul D/ potrebbe essere Apollo oppure Triumphus, personificazione del trionfo militare, in questo caso collegato alla composizione del R/. In ogni caso, esprime la fierezza bellica della tradizione romana (Amisano).

Il trofeo al R/ allude a una vittoria navale: Crawford propone la campagna di Pompeo contro i pirati (cui però non consta che i Sulpicii abbiano partecipato) oppure una una vittoria navale, ormai ignota, di C. Sulpicius Paterculus, console del 285.

Cavedoni (Amisano concorde) vede un richiamo alla presa di Egina del 210, durante la guerra contro Filippo di Macedonia (nel contesto della seconda guerra punica) ad opera del proconsole P. Sulpicius Galba Maximus (console del 211), capace di aver condotto la squadra navale romana in pieno Egeo (Polib., IX, 42, 5-8). Il personaggio nudo, prigioniero sub hasta, rappresenterebbe gli abitanti di Egina, venduti all'asta pubblica e ricomprati successivamente da alcuni membri delle città alleate (rappresentate dalla figura togata con petaso). Questa intepretazione depone a favore dell’identificazione del monetario in Galba, discendente diretto del console del 211, ma Harlan, seppur favorevole alla lettura di Cavedoni, attribuisce l’emissione a Rufo.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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