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La didracma con Apollo e cavallo


L. Licinio Lucullo

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Il cavallo rampante proviene dall’iconografia dei “pegasi” di Corinto. La sua associazione con la stella è presente nella monetazione siceliota (a Siracusa, Alaesa, Gela, Acragas, Messana, Camarina ed Aetna) della fine del IV secolo, in questa didracma romana e nell’aes grave di Luceria, sull’asse librale, variamente fra il 314 e il 217, e sull’asse semilibrale, datato fra il 220 e il 212. Apollo è associato ad esso sia sul citato asse che sulla didracma RRC 26/1, ove però manca la stella e il cavallo è volto a sinistra.

Correntemente, Apollo e il cavallo sono ritenuti simboli di libertas e si interpreta per conseguenza questa didracma come una celebrazione della sconfitta di Pirro. Apollo, in particolare, simboleggerebbe la libertà in quanto richiamo implicito alla difesa del santuario di Delfi dalle aggressioni dei Galli (279-278); ebbe grande fortuna nell’ambiente campano e apulo, ove assunse un forte connotato filo-romano, come nella monetazione coloniale (nella didracma di Suessa Aurunca, HN Italy 447). Il cavallo rampante, invece, sarebbe un simbolo di Eleuteria, al cui mito rinvierebbe. Andrew Burnett tuttavia (in The second issue of Roman didrachms, Quaderni Ticinesi, IX, 1980, pp.169-174) giudica avventata questa interpretazione, e osserva come nella tradizione greca Apollo sia associato, sin dal V secolo, a Helios, e ne deduce che questa didracma alluda, nella sue interezza, al Sole (il cavallo sarebbe uno di quelli della quadriga di Sol). Poiché tuttavia l’associazione di Apollo al Sole non fa parte del bagaglio culturale dei Romani (sebbene non sia loro ignota, come dimostra Varrone, De lingua latina, V, 68), per i quali la preminente funzione di Apollo era quella medicinale, ne deduce che l’ignoto ideatore della tipologia (in un’epoca in cui Roma ne riteneva ancora irrilevante la scelta) si sia ispirato, per ragioni personali, alla tradizione greca.

Per Coarelli questa didracma e l’asse Cr. 18/1 sono contemporanei, condividendo un’iconografia inconsueta. Per la corona d’alloro, questo Apollo va identificato con la divinità di Delfi. Nel 292, in occasione di una grave pestilenza, una delegazione romana, guidata da Q. Ogulnio Gallo (futuro console del 269) si recò a Epidauro, da dove importò a Roma il culto di Esculapio, figlio di Apollo. Secondo Ovidio, la delegazione si recò anche appunto a Delfi, a consultare l’oracolo di Apollo; a questo potrebbe alludere appunto l’immagine di Apollo. Il cavallo al R/ potrebbe invece ricordare l’intervento di Q. Fabio Rulliano che, sempre nel 292, se fece nominare legato dal figlio, il console Q. Fabio Massimo Gurges, lo salvò dalla disfatta contro i Sanniti. Sappiamo infatti che Rulliano intervenì in battaglia a cavallo, e a cavallo seguì il figlio durante il trionfo (nel 291). L’emissione sarebbe quindi del 292 e potrebbe essere stata ottenuta determinata dalla disponibilità di argento susseguente al trionfo sui Sanniti, nel 293, di L. Papirio Cursore Sanniti

Coarelli evidenzia come le emissioni Cr. 15/1, 18/1, 20/1, 22/1 e l’introduzione del quadrigato siano tutte riconducibili a un gruppo politico composto dalla potente famiglia dei Fabii e da Q. Ogulnio Gallo, della gens Ogulnia di origine etrusca (forse discendente dagli Uclina di Volsinii); gruppo politico cui, quindi, andrebbe imputata l’iniziativa di aver fortemente promosso l’introduzione della moneta romana

Modificato da L. Licinio Lucullo
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