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Inviato

Arrivati a questo punto credo sia necessario spiegare meglio il senso dell'intervento precedente.

Nello studio della religione romana la scuola primitivista dominò la scena per lungo tempo, imponendo una visione distorta di tutta la religiosità e conseguentemente dell'intera società della Roma arcaica ed antica. I romani furono etichettati quale popolo senza mitologia, quale gente primitiva non in grado di concepire e coltivare forme religiose e cultuali evolute, indegni dunque di essere considerati una civiltà intellettivamente avanzata.
Il processo di demolizione di questa concezione fu estremamente graduale ed invero non esente da abbagli ed artificiose elucubrazioni. Grazie agli apporti di Dumézil, di Pettazzoni e poi degli esponenti della Scuola romana di Storia delle religioni si arrivò però ad un radicale e fondamentale cambiamento, che consentì di inquadrare più consapevolmente la religione romana ed il suo conseguente sviluppo.

Prendendo in esame il caso di Giano e dei re civilizzatori del Lazio la scuola primitivista inquadrava il problema in questo modo: i romani non furono in grado di dar vita ad una propria mitologia ed iniziarono a svilupparne una in epoca tarda, grazie agli influssi della più evoluta e raffinata religione greca. Gli storici fondatori di Roma, le cui gesta furono tramandate dal folklore e dalla tradizione, grazie alla contaminazione greca furono elevati al rango divino e su di essi andò a crearsi una sovrastruttura tale da farli divenire divinità, da adorare e sulle quali costruire quell'apparato cultuale proprio di quelle civiltà maggiormente evolute (a livello religioso, ma conseguentemente anche sociale) che tanto affascinava i primitivi e rozzi romani, la cui religiosità "totemica" era stata fino a quel momento incapace di concepire sia le divinità antropomorfe che i miti ad esse legati. Questa concezione ha una propria definizione: mitizzazione della storia.

Gli studi più attuali rivelarono tuttavia una realtà ben diversa ed opposta: la tendenza romana non era infatti quella di mitizzare la storia ma molto più probabilmente quella di storificare i miti, anche se esistono oggettivamente della problematiche ostiche da superare, rappresentate dalla manipolazione dell'annalistica propria del periodo repubblicano e dagli sconvolgimenti sociali e religiosi che si ebbero a seguito della transizione da monarchia a repubblica. In molti casi è difficilissimo individuare l'essenza della religiosità arcaica, in altri casi è addirittura impossibile identificare ciò che dall'epoca storica è ormai inquadrabile quale credo di sostrato, in tutti i casi è invece fondamentale effettuare indagini puntuali e minuziose, prendendo in esame sia elementi appartenenti al culto arcaico che le successive fonti antiche, analizzando i risultati alla luce della maggior conoscenza e della maggior consapevolezza portata nel corso degli anni dagli studi comparativi.

Partiamo da una conclusione: i miti relativi a Giano, Saturno, Pico e Fauno sono sicuramente il frutto di un'artificiosa e relativamente recente compilazione. Il dio Ianus non sbarcò di certo nel Lazio e di certo non fu il fondatore della civiltà latina, questo mi pare ovvio, ma al tempo stesso possiamo escludere anche la tesi evemeristica grazie a delle semplici considerazioni volte a mettere in luce alcune importanti lacune di questa presunta ricostruzione mitologica/storiografica. La caratterizzazione dei quattro re civilizzatori appare monotona ed uniforme, a nessun dei quattro vengono attribuiti importanti meriti utili a contraddistinguerli ed a differenziarli dagli altri. E' possibile effettuare solo una distinzione, la presunta storia mitizzata fa di Giano e di Saturno dei re che si stabilirono l'uno sul Gianicolo e l'altro sul Campidoglio, dunque a Roma, mentre per Pico e Fauno la sovranità viene specificatamente ma immotivatamente associata a Laurentum. C'è però un altro elemento da tenere in considerazione, Picus e Faunus, a livello propriamente divino, possono essere considerati numi silvestri, mentre Ianus e Saturnus risultano invece divinità, totalmente prive di aspetti teriomorfi, i cui culti sono attestati già in epoca arcaica.
Non è dunque il mito ad aver dato origine al culto, ma in ambito romano è vero l'esatto contrario. I romani furono in grado, già in epoca arcaica, di concepire divinità senza necessariamente attribuire loro sembianze umane e senza necessariamente far poggiare l'intero apparato religioso e divino su una giustificante mitologia. I romani percepivano l'essenza di Giano e gli tributarono importantissimi culti quantomeno dall'epoca protostorica. La funzionalità di Giano risultava ben delineata già nel periodo arcaico e solo successivamente il processo di contaminazione portò alla costruzione dell'artificioso mito, che fu plasmato proprio sulla funzionalità del dio ed amalgamato a quello di altre figure la cui concezione divina è comunque riconducibile ad uno stato anteriore all'ordine.

Non dimentichiamoci però di un aspetto altrettanto importante, dal periodo repubblicano fino a quello tardo imperiale Giano fu comunque considerato un dio civilizzatore (vedi Plutarco, Cicerone, Virgilio, Macrobio...), ma per comprendere appieno l'effettiva funzionalità di questa divinità è necessario spogliarla di ciò che possiamo definire come un tardo apparato mitologico. E' importante dare ai romani, in termini di pienezza e maturità intellettiva, quei giusti e doverosi meriti che altri romani ed "eruditi contaminatori", vissuti successivamente, inconsapevolmente tolsero loro.

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  • 6 anni dopo...
Inviato
Il 18/10/2013 alle 16:14, L. Licinio Lucullo dice:

Infine, come accennavo, in pieno impero abbiamo una raffigurazione del "mitico" tempio di Giano, con le famosissime porte fatte chiudere da Nerone

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Salve, pensa che si possa trattare di una variante della stessa moneta? Grazie

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Inviato

Il Tempio di Giano rappresentato nelle monete di Nerone era quello esistente nel Foro Romano e si trovava proprio innanzi al Senato , rimase praticamente intatto fino al tempo delle guerre gotiche in Italia avvenute nel VI secolo , una testimonianza diretta dell' esistenza del Tempio si trova in un passo di Procopio , soldato e storico bizantino al seguito di Belisario , che vide e descrisse la Roma e gli abitanti di quei tristi anni . Questa la testimonianza diretta di Procopio sul Tempio di Giano nel Foro : ……..Allora avvenne pure che alcuni Romani sforzassero le porte del Tempio di Giano tentando di aprirle di soppiatto . Questo Giano era il primo di quegli Dei antichi che i Romani nella lingua loro chiamano : Penati . Egli ha il suo Tempio nel Foro , di contro al Senato , poco piu’ in la’ di : Tria Fata , che cosi’ chiamano i Romani le Parche . Quel Tempio e’ tutto in bronzo , di forma tetragona , e grande tanto da coprire la statua di Giano . Questa statua anch’essa in bronzo e’ alta non meno di cinque cubiti ( circa metri 2,50 ) , in tutto il resto ha figura umana salvo che ha la testa con due facce , delle quali una e’ volta ad oriente , l’ altra ad occidente . Dinanzi a ciascuna faccia sonvi porte di bronzo , le quali secondo l’antica costumanza romana in tempo di pace e di bene si chiudevano , quando invece si stesse in guerra si aprivano . Venuta pero’ quanto mai in onore presso i Romani la fede cristiana , queste porte non aprivano mai piu’ , neppure quando fossero in guerra ; in quell’ assedio tuttavia alcuni che avevano in mente, secondo io credo , l’ antica religione , si attentarono ad aprirle di soppiatto , senza pero’ riuscirvi totalmente , salvo che le porte non combaciavano piu’ tra loro come prima . Rimasero ignoti coloro che questo tentarono , ne’ in tanto trambusto di cose se ne fece inchiesta veruna . dacche’ ne fu avvertito dalle autorita’ e neppure il volgo , ad eccezione di ben pochi , ne venne a sapere”

Inviato
13 ore fa, Massimo Di Stefano dice:

Salve, pensa che si possa trattare di una variante della stessa moneta? Grazie

Penso di sì ma non ho conoscenza di monete dell'Impero (anche se nel mio post ne avevo pubblicata una, a titolo di commento). La posti nella sezione dedicata alle identificazioni di monete antiche


Inviato
2 ore fa, L. Licinio Lucullo dice:

Penso di sì ma non ho conoscenza di monete dell'Impero (anche se nel mio post ne avevo pubblicata una, a titolo di commento). La posti nella sezione dedicata alle identificazioni di monete antiche

Ok grazie.


Inviato
3 ore fa, Agricola dice:

Il Tempio di Giano rappresentato nelle monete di Nerone era quello esistente nel Foro Romano e si trovava proprio innanzi al Senato , rimase praticamente intatto fino al tempo delle guerre gotiche in Italia avvenute nel VI secolo , una testimonianza diretta dell' esistenza del Tempio si trova in un passo di Procopio , soldato e storico bizantino al seguito di Belisario , che vide e descrisse la Roma e gli abitanti di quei tristi anni . Questa la testimonianza diretta di Procopio sul Tempio di Giano nel Foro : ……..Allora avvenne pure che alcuni Romani sforzassero le porte del Tempio di Giano tentando di aprirle di soppiatto . Questo Giano era il primo di quegli Dei antichi che i Romani nella lingua loro chiamano : Penati . Egli ha il suo Tempio nel Foro , di contro al Senato , poco piu’ in la’ di : Tria Fata , che cosi’ chiamano i Romani le Parche . Quel Tempio e’ tutto in bronzo , di forma tetragona , e grande tanto da coprire la statua di Giano . Questa statua anch’essa in bronzo e’ alta non meno di cinque cubiti ( circa metri 2,50 ) , in tutto il resto ha figura umana salvo che ha la testa con due facce , delle quali una e’ volta ad oriente , l’ altra ad occidente . Dinanzi a ciascuna faccia sonvi porte di bronzo , le quali secondo l’antica costumanza romana in tempo di pace e di bene si chiudevano , quando invece si stesse in guerra si aprivano . Venuta pero’ quanto mai in onore presso i Romani la fede cristiana , queste porte non aprivano mai piu’ , neppure quando fossero in guerra ; in quell’ assedio tuttavia alcuni che avevano in mente, secondo io credo , l’ antica religione , si attentarono ad aprirle di soppiatto , senza pero’ riuscirvi totalmente , salvo che le porte non combaciavano piu’ tra loro come prima . Rimasero ignoti coloro che questo tentarono , ne’ in tanto trambusto di cose se ne fece inchiesta veruna . dacche’ ne fu avvertito dalle autorita’ e neppure il volgo , ad eccezione di ben pochi , ne venne a sapere”

Grazie , molto interessante!


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