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Parpagliola Providentia Filippo IV, III, II


Parpajola

Risposte migliori

Bella @@dabbene bel colpo, quindi due esemplari in questa discussione più i due esemplari segnalati da @@giancarlone nello studio Dalle Vegre/Vajna fanno quattro.

Per adesso sembra che questa variante di legenda al Dritto sia presente solo nelle parpagliole di Filippo III.

Penso che sia inutile verificare nel volume delle Civiche Raccolte di Milano " Le monete di Filippo III " in quanto lo studio Dalle Vegre/vajna sia stato effettuato visionando le parpagliole delle Civiche Raccolte.

Un' occhiata comunque questa sera la do.

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Riverificare, come sempre, non è mai tempo buttato.

Nello studio delle parpagliole milanesi di Dalle Vegre/Vajna non sono state analizzate solo le parpagliole delle Civiche Raccolte Numismatiche di Milano, ma anche parpagliole provenienti da Collezioni Private.

I due esemplari di parpagliole con al dritto la legenda che termina con DV citati da @@giancarlone e presenti nello studio sopra citato ( n. 98 e n. 140 ) provengono da Collezioni Private.

Infatti ho verificato nei due volumi di R. Martini " La Monetazione di Filippo II " e " La Monetazione di Filippo III " delle Civiche Raccolte Numismatiche, che non sono presenti esemplari di parpagliola con questo tipo di variante.

Rimane invece confermato che i quattro esemplari sino ad ora identificati sono stati coniati nel periodo di Filippo III.

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Bene, allora sabato porterò anche la mia parpagliola :blum: per un confronto, magari anche un'altra che sembra interessante......, queste sono occasioni in cui è bello vedere anche qualche moneta dal vivo insieme....

Mario

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Abbiamo parlato della raffigurazione della Provvidenza, abbiamo parlato del globo, anche la colonna in questa moneta è importante e cambia nel tempo.

Con Filippo II ha dimensioni più piccole che successivamente, spesso non è molto evidente e chiara, spesso risulta come integrata nel corpo della Provvidenza.

Con Filippo III, ma anche IV, la colonna cambia si stacca dalla figura della Provvidenza, ha una maggiore visibilità, risulta di effetto nella moneta stessa.

Le dimensioni risultano maggiori, più alta, più larga, sono ben visibili il basamento e il capitello in alto.

Diciamo che con Filippo II risulta parte integrante della raffigurazione, con Filippo III diventa un elemento di stacco, di richiamo nell'ambito della moneta.

Quindi anche su una colonna si può dire molto......

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Io penso che più esemplari si vedono e commentano e meglio ovviamente sia, questa che posto ha un peso di 1,82 gr., è interessante perché ha il rovescio con la figura della Provvidenza la cui testa interrompe la leggenda che diventa di fatto PROVI DENTIA, per lo stemma, le ali aperte dell'aquila, il braccio sinistro scoperto, mi porrei direi con Filippo IV, interessante i particolari molto visibili della mano che tiene la bacchetta, vediamo se pensate così o se avete altre osservazioni,

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Giusta catalogazione Mario, tutte le caratteristiche che hai elencato la identificano come parpagliola di Filippo IV, peccato la forte tosatura che ha tolto la possibilità di vedere i simboli in esergo del rovescio.

Ho già visto, per questo tipo di parpagliola, esemplari con questa " colorazione " dell' argento.

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Di ritorno da Biella dove abbiamo potuto apprezzare delle belle contraffazioni della parpagliola milanese ( postate da @@dabbene ) e dal contributo di documentazione dei primi del '900 ricevuto ( grazie @@giamba54 ), voglio ritornare sul tema delle contraffazioni e in particolare sulla parpagliola coniata dalla zecca di Desana.

Dai documenti del Tribolati sulle zecche che hanno contraffatto la parpagliola milanese, nel capitolo dedicato alla zecca di Desana si legge che il conte Delfino Tizzoni ( 1538-1598 ) tentato dai facili guadagni ordinò di coniare delle parpagliole sul tipo di quelle emesse dal ducato di Milano.

La parpagliola fu coniata in Rame con le caratteriste uguali di quella milanese, oltre alla differenza nel metallo la contraffazione consiste solamente, ma molto furbescamente pensata, in questo: nello stemma al dritto la biscia viscontea è stata sostituita con la figura di un delfino.

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Quella sopra riportata è l' unica immagine di questa contraffazione, come si vede però non si percepisce un' effettiva differenza tra la biscia e il delfino.

Il Tribolati rimanda per la figura del delfino come quella utilizzata nei conii della contraffazione del Liard francese.

Degli esemplari di parpagliola che abbiamo visto fino ad ora, dagli esemplari di @@giancarlone in fusione e da quelli da me postati, non trovo le caratteristiche per catalogarli come contraffazioni della zecca di Desana.

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Questo è il primo esemplare, completamente in rame dal peso di gr. 1,82.

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Questo secondo esemplare completamente in rame con tracce di argentatura pesa addirittura gr. 3,15.

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Pur essendo vicini come stile alla parpagliola milanese, non è possibile capire se nello stemma è raffigurato un delfino.

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Questa serie di parpagliole dallo stesso stile e forse stessi conii, che abbiamo già visto in precedenza, hanno delle differenze stilistiche ( rosetta nelle volute e differenza di stile della provvidenza ) che le rendono differenti da quella del disegno e guardandola bene la biscia è una biscia e non un delfino

Primo esemplare completamente in rame.

post-35754-0-19599900-1380474002_thumb.j

Altro esemplare completamente in rame ossidato.

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Terzo esemplare argentato.

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Di che zecca sono queste parpagliole?

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Su Desana è lo stesso Vajna a ritenere poco credibile l'attribuzione a Desana, in effetti ci sono troppo pochi elementi per farlo.

E' molto più probabile che fossero opera di falsificatori anonimi, ci dovevano essere oltre alle contraffazioni di zecche che abbiamo visto conosciute, anche quelle di zecche private che poi non avevano segni particolari di distinzione.

E' una moneta sicuramente per la quale successe un po' di tutto, il periodo era propizio, il disordine monetario c'era, i truffatori agivano e la moneta circolava ed era conosciuta, e se approfittavano in tanti.

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Per spiegare e analizzare meglio quanto circolasse questa moneta anche fuori Milano, e quanto fosse accreditata, può essere utile leggere quanto viene riportato da Rodolfo Martini nella Serie Ripostigli Monetali in Italia in " Il ripostiglio di Mello ( Sondrio ) 1914 ".

Mello è una località vicina a Sondrio dove nel 1914 viene ritrovato un ripostiglio di 65 monete ; di queste 65 ben 35 risultarono Parpagliole del Ducato di Milano, quindi più del 50 % e questo è il primo dato da rilevare sul circolante di questa moneta anche in altri ambiti.

A oggi ne rimangono 12 di queste parpagliole che il Martini analizza e cataloga : 6 vengono attribuite a Filippo II e due di queste, tramite analisi metallografiche risultarono sicuramente false, le altre a Filippo III di cui due con data 1608.

A parte la certezza dei due falsi, per le altre si ritiene che ci fossero monete originali, ma anche dubbie o anche false.

Quindi ne viene fuori un quadro di una moneta che circolava molto e che era ben conosciuta anche fuori Milano e che tra le tante si mischiavano monete buone, monete dubbie, monete false.

Se poi aggiungiamo che pur oggi è difficile, e a volte impossibile se non con una attenta analisi sul metallo, distinguere le buone dalle false, possiamo immaginare all'epoca come tutto potesse tranquillamente girare ed essere accettato dagli utilizzatori del tempo.

Direi che questo ripostiglio sintetizza ed esemplifica bene il circolante di questa moneta nel suo periodo.

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Come ultimo tentativo di associare queste parpagliole alla zecca di Desana ho consultato lo studio sul Ripostiglio di via Larga di Milano, inserito nel volume XXXVII-XXXVIII del 1986 della serie Rassegna di studi del civico museo archeologico e del gabinetto numismatico di Milano, cercando di trovare una similitudine della biscia delle parpagliole sopra riportate con i 40 tipi di bisce catalogate per le trilline di Desana ( sempre del periodo di Filippo II ).

L' esito è stato negativo non ho trovato nessuna similitudine, però nel volume è fotografata ( TAV. XXVI n. 23 ) una parpagliola del tipo provvidenza per Filippo II ( che non ha niente in comune con le 5 parpagliole sopra riportate ). Nel testo a pag.63 viene riportato quanto segue:

Solo il Tribolati, pubblicando un gruppo di tre parpagliole per Milano, di sua proprietà e conosciute probabilmente in unici esemplari, per attribuirle alla zecca di Desana come contraffazioni, identificò, soprattutto in un esemplare di Delfino Tizzoni, nelle fauci delle bisce viscontee nello stemma al rovescio, non il solito fanciullo ma un tizzone dell' impresa dei Tizzoni di Desana.

Non è semplice, dal disegno fornito dal Tribolati ( post # 263 ) e poi riproposto dal Gamberini, identificare che al posto del fanciullo ci fosse il tizzone, ma la traccia fornita dal Tribolati, oggi, può essere confermata ed ampliata dal materiale proveniente da via Larga.

Poi il testo continua dicendo che con il primo lotto di trilline consegnate alla Sovraintendenza era presente una parpagliola riconducibile a quanto disegnato e descritto dal Tribolati.

Non sapendo se è possibile postare la moneta, vi dico come Dritto è simile a quella postata al #115 di questa discussione presentando sotto lo stemma una stella e il Rovescio ad una comune parpagliola di Filippo II.

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Secondo me il discorso delle trilline di Desana e delle parpagliole " presunte " di Desana è un po' differente, per le trilline di Via Larga c'erano delle differenze abbastanza ben riconoscibili rispetto a quelle di Milano per poterle catalogare in modo differente : il fanciullo, la biscia, la rosetta hanno differenze, per le parpagliole l'unica possibilità di differenza starebbe nei presunti tizzoni al posto del fanciullo che esce dalle fauci della biscia, quindi personalmente sono un po' scettico su questa attribuzione, ci sono troppo pochi elementi e non così evidenti.

Però forse effettivamente ci sono ancora margini di studio su queste zecche, credo che di lavoro sulle monete e sulle loro caratteristiche ce ne sia da fare e vedere.

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Forse si potrebbe anche aggiungere qualcosa sulla forma del tondello e se cambia nel tempo.

Mi sembra di massima, anche senza generalizzare, che con Filippo II la tendenza del tondello sia circolare e di bel modulo, spesso ampio e completo.

Da Filippo III a IV si nota un cambiamento di massima col tondello che diminuisce di diametro e la forma diventa spesso meno circolare.

Con le emissioni tarde, spesso lo troviamo poligonale, complice anche la tosatura che diventa sempre più presente e spesso impietosa, qualche esempio lo abbiamo visto anche qui.

In questi casi diventa difficile leggere le leggende complete e anche i particolari iconografici diventano incompleti.

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Secondo me il discorso delle trilline di Desana e delle parpagliole " presunte " di Desana è un po' differente, per le trilline di Via Larga c'erano delle differenze abbastanza ben riconoscibili rispetto a quelle di Milano per poterle catalogare in modo differente : il fanciullo, la biscia, la rosetta hanno differenze, per le parpagliole l'unica possibilità di differenza starebbe nei presunti tizzoni al posto del fanciullo che esce dalle fauci della biscia, quindi personalmente sono un po' scettico su questa attribuzione, ci sono troppo pochi elementi e non così evidenti.

Però forse effettivamente ci sono ancora margini di studio su queste zecche, credo che di lavoro sulle monete e sulle loro caratteristiche ce ne sia da fare e vedere.

Il tentativo era motivato dal fatto di essere nello stesso periodo e, in teoria, nella stessa zecca, da questo ho supposto che sarebbero potuti essere gli stessi zecchieri a preparare i conii e quindi che le bisce o delfini ( come supposto dal Tribolati ) utilizzati nei conii delle trilline e delle parpagliole potessero essere uguali.

Modificato da Parpajola
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Giusto per dare una idea di come diventa nel tempo la moneta con Filippo IV, la forma del tondello va verso il poligonale, e questa che posto non è certo delle peggiori, anzi.

Il peso è di 1,60 gr. calante, ma si arriva anche a pezzi da 1,17 gr. circa, interessante sempre lo stemma e la figura della Providenza che entra in leggenda interrompendola di fatto.

L'intento era comunque quello di preservare i fattori fondamentali della moneta, le sue caratteristiche immediate di riconoscimento, cioè lo stemma e la Provvidenza, le leggende potevano essere mancanti parzialmente o del tutto, l'importante era che l'utilizzatore la riconoscesse comunque e poi ovviamente la usasse.

Si giocava su questo, l'utilizzatore di certo non badava al titolo, al peso o alla mancanza di leggende.

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Sempre alla ricerca di qualcosa di interessante ancora....., qui abbiamo sicuramente un Filippo III con data, peso

2, 19 gr., stemma con aquila ad ali aperte, una Provvidenza col braccio sinistro scoperto staccata dalla colonna e sotto una data con caratteri piccoli, chiari sono i numeri 160, meno il quarto, io propendo per il 3...., seguono immagini.

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