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Buongiorno a tutti. Mi chiamo Federico De Luca e volevo portare alla vostra attenzione un mio libro che sarà disponibile nelle librerie dalla fine di questo mese di Agosto. Il libro si intitola Apocalisse. La soluzione dellenigma (Guida Editori) e si fregia della prefazione di G.Biguzzi, professore di Nuovo Testamento all'Università Urbaniana di Roma ed autore di molti libri in argomento, che attesta la validità dello scritto.
Il libro porta avanti uninterpretazione rivoluzionaria dellApocalisse, l'ultimo libro della Bibbia, perché dimostra che questo testo sacro non preannuncia la fine del mondo per un tempo lontano, di là da venire, ma già per il 71 d.C.
A questa conclusione si perviene soprattutto in seguito alla soluzione dell'enigma centrale dellApocalisse, quello relativo all'identità dei due principali personaggi negativi dellopera: la Bestia dalle sette teste che sorge dal mare e spadroneggia su tutto il mondo pretendendo che nessuno possa comprare o vendere senza avere il marchio, il nome o il numero del suo nome che è pari a 666 e la Bestia che sorge dalla terra, che ha corna dagnello e voce di drago ed è servitrice del primo mostro. Nel mio libro viene dimostrato che questo marchio è il ritratto dellimperatore Nerone riportato sulle monete da lui coniate: il ritratto di Nerone, rimanendo impresso nelle mani dei sudditi che maneggiano le sue monete, sembra volerli marchiare quasi come una sua proprietà.
Ma non è questa la sola connessione con la numismatica. Il mio testo propone una panoramica di altri indovinelli simili a quello del 666 in uso nel primo secolo d.C. e tra questi risultano molto interessanti quelli riportati su alcune monete greche antiche. Nell'opera Apocalisse. La soluzione dellenigma, infatti, viene dimostrato come alcune legende riportate su determinate monete greche non sono -come si crede- monogrammi di magistrati monetali, ma numeri che indicano le quantità di monete via via coniate. A tale conclusione si giunge individuando delle monete che riportano segni che sono inequivocabilmente numeri e riordinandole nella sequenza dell'emissione a cui appartengono in modo da analizzarne la relativa progressione numerica.
Ad esempio monete che riportano inequivocabilmente numeri sono la moneta n.1 su cui è riconoscibile il n.1 (A') e la mon.n.2 su cui è riconoscibile, accanto alla H, il carattere speciale che indica il numero 900 (sampi).

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L'interpretazione del numero 666 come somma delle lettere del nome Nerone Cesare è nota; il resto non mi è chiaro, ma credo non sia possibile spiegarlo in poche righe


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  Il 11/08/2013 alle 13:53, King John dice:

Il libro porta avanti uninterpretazione rivoluzionaria dellApocalisse, lultimo libro della Bibbia, perché dimostra che questo testo sacro non preannuncia la fine del mondo per un tempo lontano, di là da venire, ma già per il 71 d.C.

Cosa significa preannuncia? L'apocalisse non fu scritta successivamente al 71 d.C.?


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Il fatto che in greco i numeri venivano espressi con le stesse lettere dell’alfabeto ha finora impedito di scorgere che, almeno in alcuni casi, le monete greche riportano le tirature via via perseguite. L’averlo scoperto, quindi, apre l’orizzonte a nuove ed interessantissime indagini sulla circolazione della moneta nell’antichità
Grazie dell’attenzione e dell’ospitalità.

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Ciao luke_idk. L'Apocalisse "preannuncia" la fine per il 71 d.C. perchè porto numerose prove che è stata scritta nel 67 d.C..

Dici bene: e noto che il 666 faccia riferimento al Nerone traslitterato dal greco all'ebraico. Ma non è chiaro perchè si debba passare dal greco (lingua in cui è scritta l'Apocalisse) all'ebraico: nel mio libro c'è la spiegazione a questo enigma. La soluzione di questo enigma permette di comprendere il senso dell'intera Apocalisse.

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“ La bestia salita dalla terra faceva sì che tutti,

piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi

ricevessero un marchio sulla mano destra o sulla

fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere

senza avere il marchio, il nome della Bestia sorta

dal mare o il numero del suo nome”.

Questo è il capitolo 13 dell'Apocalisse. In pratica dice di cercare: 1) una cosa che hanno tutti; 2) una cosa senza cui non si può nè comprare nè vendere. Questa cosa è la moneta di Nerone. Il profeta, poi, parlando di "marchio", cioè di una cosa che una volta impressa rimane stampata al contrario, faceva capire che bisognava riferirsi all'ebraico in cui la scrittura procede non da sinistra verso destra ma, al contrario, da destra verso sinistra. Ecco trovato l'indizio che finora mancava.

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Ho letto l'articolo a nome Federico De Luca apparso sull'ultimo numero del Giornale della Numismatica e che illustra quanto sinteticamente qui descritto dall'Autore.

Interessante.

Ritengo comunque che un genere letterario complesso quale quello "apocalittico" presenti più piani di lettura e non si lasci "dipanare" semplicemente attraverso un "gioco" (o un enigma) cabalistico, per quanto suggestivo.

Data la cortesia di De Luca ad intervenire in questo forum desidererei porgli alcune domande (e mi scusi se le ritenesse troppe) e fare una considerazione.

1) come si è appassionato a tale argomento?

2) cosa gli fa ritenere che l'Apocalisse sia stato scritto intorno al 61 d.C.?

3) cosa gli fa ritenere che i simboli presenti sulle monete (solo greche? quali?) rappresentino quantitativi monetari? ed espressi come (nell'esempio al #1, 900 che significa? esemplari? decine?)?

Infine, da "sempre" i simboli presenti sulle monete di area greca sono oggetto di discussione potendo rappresentare non tanto magistrati (o forse non solo) quanto zecchieri o zecche o diverse tirature monetarie (dunque, in senso lato, ... quantità) ... Per fare un salto in avanti, ad esempio sulle monete bizantine ai tempi di Giustiniano, sono riportati numerali progressivi che si riferiscono ad officine monetali ... e non esprimono quantitativi monetari.


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  Il 11/08/2013 alle 14:15, King John dice:

Il fatto che in greco i numeri venivano espressi con le stesse lettere dell’alfabeto ha finora impedito di scorgere che, almeno in alcuni casi, le monete greche riportano le tirature via via perseguite. L’averlo scoperto, quindi, apre l’orizzonte a nuove ed interessantissime indagini sulla circolazione della moneta nell’antichità

Più che "scoperto" in questo caso sarebbe forse più corretto scrivere "ipotizzato" :)

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Secondo Eugenio Corsini ( http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/25/Apocalisse_non_fine_presente_della_co_0_021025098.shtml ) il racconto dell'Apocalisse non è riferito alla "fine del mondo" bensì alla descrizione allegorica dei 3 giorni dalla morte di Gesù alla sua risurrezione.

Questo spiegherebbe anche perchè questo libro fu il più noto e il più letto nelle prime comunità cristiane che lo leggevano in senso positivo e come libro "gioioso" (riferendosi ovviamente al "lieto fine= risurrezione"), solo nel medioevo ha preso una connotazione negativa diventando sinonimo di "avvenimento terrificante/fine del mondo".

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Naturalmente bisognerebbe avere letto prima il libro per poter esprimere una opinione più articolata.

Anch'io avevo letto solo il breve riassunto ul "Giornale della Numismatica", che offre interessanti spunti, ma ovviamente ci sono molte chiavi di lettura che solo un libro potrebbe dipanare.

Comunque ritengo che sia molto importante rifarsi all'antica tradizione cabalistica ebraica (e non dimentichiamo che pure gli apostoli di Gesù, come lo stesso Giovanni, il presunto autore dell'Apocalisse, erano ebrei).

Non avendo studiato bene l'argomento, non entro nei dettagli della nota disputa a proposito dell'identità dell'autore dell'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento. So che si firmò come Giovanni, esiliato a Patmo (una isola dell'Egeo, a circa 70 km da Efeso), ma non esiste certezza che fosse l'omonimo apostolo, considerato l'autore di uno dei 4 vangeli.

Esiste una certa mole di studi, specie da parte di protestanti e di ortodossi (ma già anche di Dionigi d'Alessandria nella metà del III secolo), che permette di ipotizzare con una certa consistenza che l'Apocalisse fu redatta intorno alla metà degli anni 90 del I secolo e quindi al tempo dell'imperatore Domiziano.

Esistono alcune divergenze linguistiche e stilistiche tra il Vangelo di Giovanni e l'Apocalisse ancora di Giovanni.

Non so se è un caso, ma i monaci ortodossi di Patmo, che hanno alle spalle lunghi anni di disamina sul complesso Libro di Rivelazione neotestamentario hanno deciso di sposare questa ipotesi e nel 1995 hanno celebrato il diciannovesimo centenario della redazione di ques'opera.

Molti autori, sia antichi (come Origene e San Gerolamo) sia moderni (come William Salmon) hanno invece attribuito l'opera al tempo di Nerone. Resta però preminente una ipotesi, che possiamo definire "di compromesso" (suggerito soprattutto dal passo 17, 9-11): si ipotizza che il "sesto re" fosse Nerone e l'ottavo come Domiziano, del quale sono note persecuzioni contro i cristiani, fino ad essere considerato una reincarnazione di Nerone. Resta però il fatto che resta molto più probabile la redazione dell'Apocalisse al tempo di Domiziano.

Quindi mi lascia un pò perplessa la sicurezza espressa nel libro della redazione al 67 d.C. Non nego la possibilità che la famosa Bestia e il numero 666 possano riferirsi a Nerone (ipotesi già avanzata nel XIX secolo), ma mi riesce difficile immaginare un "preannuncio" dell'Apocalisse se al tempo della sua redazione era già morto, a meno che il Giovanni di Patmo non fosse ispirato dalla ferocia delle persecuzione domiziane....

Sicuramente interessante è il discorso dei numerali greci riportate su varie monete. Alcune lettere e monogrammi possono anche avere una valenza numerica, ma il più delle volte si riferiscono a una datazione (come ad esempio il noto caso dei tetradrammi coniati dai Samii a Zancle, che sono stati oggetto di un mio libro recentemente pubblicato). Altre volte hanno assunto il significato di segni di controllo della produzione monetaria, con una certa sequenza alfanumerica.

Originale l'idea che potessero anche indicare le tirature, ma ovviamente bisogna approfondire questo aspetto.

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  Il 11/08/2013 alle 18:21, Giov60 dice:

Ho letto l'articolo a nome Federico De Luca apparso sull'ultimo numero del Giornale della Numismatica e che illustra quanto sinteticamente qui descritto dall'Autore.

Interessante.

Ritengo comunque che un genere letterario complesso quale quello "apocalittico" presenti più piani di lettura e non si lasci "dipanare" semplicemente attraverso un "gioco" (o un enigma) cabalistico, per quanto suggestivo.

Data la cortesia di De Luca ad intervenire in questo forum desidererei porgli alcune domande (e mi scusi se le ritenesse troppe) e fare una considerazione.

1) come si è appassionato a tale argomento?

2) cosa gli fa ritenere che l'Apocalisse sia stato scritto intorno al 61 d.C.?

3) cosa gli fa ritenere che i simboli presenti sulle monete (solo greche? quali?) rappresentino quantitativi monetari? ed espressi come (nell'esempio al #1, 900 che significa? esemplari? decine?)?

Infine, da "sempre" i simboli presenti sulle monete di area greca sono oggetto di discussione potendo rappresentare non tanto magistrati (o forse non solo) quanto zecchieri o zecche o diverse tirature monetarie (dunque, in senso lato, ... quantità) ... Per fare un salto in avanti, ad esempio sulle monete bizantine ai tempi di Giustiniano, sono riportati numerali progressivi che si riferiscono ad officine monetali ... e non esprimono quantitativi monetari.

Grazie Giov60 per le tue domande a cui rispondo con grande piacere. L’articolo apparso sul Giornale della numismatica di Luglio/Agosto è sempre mio e vi ho cercato di sintetizzare i contenuti di interesse numismatico del mio libro “Apocalisse. La soluzione dell’enigma”. Il rischio delle sintesi è quello di far apparire banali dei lavori che non si possono riportare nella loro interezza perché significherebbe riproporli pari pari. Le tue domande sono particolarmente gradite perché mi danno la possibilità di gettare maggiore luce sulle conclusioni a cui pervengo.

1) Mi sono appassionato allo studio dell’Apocalisse partendo dalla numismatica. Mi divertivo a raccogliere e catalogare le immagini di monete vendute in asta in giro per il mondo quando mi capita tra le mani alcune monete che recano INEQUIVOCABILMENTE dei numeri come ad esempio la dracma di Istros riprodotta qui sotto che reca al rovescio il simbolo dei 10 talenti (composto da D e da T) che ritroviamo identico in un’iscrizione del 438 a.C. rinvenuta nell’Acropoli di Atene e relativa alle spese sostenute per la realizzazione della famosa statua crisoelefantina di Atene Parthenos, opera di Fidia (quarto rigo dal basso dell’immagine riprodotta sotto).

Raccogliendo le immagini delle monete che appartenevano ad una stessa emissione ho cominciato ad ordinare le notazioni numeriche e ho potuto verificare che indicavano quantitativi crescenti di danaro espressi in dracme!

Guardando il telegiornale PER PURO CASO vengo a sapere che nell’Apocalisse con il numero 666 veniva indicato Nerone ed intuisco che la cosa aveva connessioni con le sequenze numeriche che stavo analizzando: tempo OTTO ANNI e studio tutto ciò che è stato scritto sull’Apocalisse e scrivo il mio bravo libro, dopo aver fatto altri due anni di anticamera per farlo leggere al Professor Biguzzi che ne riconosce la fondatezza.

2) Ritenere che l’Apocalisse sia stata scritta nel 67 (e non più tardi di quella data) è una conseguenza dell’identificazione della Bestia 666 con Nerone: quest’ultimo imperatore, infatti, cominciò ad avere seri problemi di leadership già nei primi mesi del 68 d.C. finendo per suicidarsi nel giugno dello stesso anno. Se dunque nell’Apocalisse Nerone è adombrato nel pieno del suo potere significa che essa non è stata scritta oltre il 67. Fa propendere peri il 67 anche il fatto che in quell’anno furono martirizzati Pietro e Paolo: la tesi di fondo del mio libro, infatti, è che le persecuzioni scatenate da Nerone furono scambiate da Giovanni per quelle preannunciate da Gesù per il tempo della fine (il libro descrive anche altri elementi scambiati da Giovanni per segni premonitori della fine ed altre prove testuali ed archeologiche della datazione al 67 utili, tra l’altro, a chiarire anche il mistero della collocazione dell’Harmaghedon, il luogo in cui si svolgerà lo scontro finale tra il Bene ed il Male).

3) come ho detto nella prima risposta più che di simboli bisogna parlare di notazioni numeriche, numeri intrecciati in modo da indicare in maniera succinta ed armoniosa quantitativi monetari anche consistenti. Riportano notazioni numeriche, ad esempio, le monete di Atene nel nuovo stile, le monete di Massalia, di Velia, alcune emissioni siracusane, le monetazioni di Filippo il Macedone e quelle di tutti i re ellenistici. I numeri indicano SEMPRE quantitativi di monete espressi in dracme anche quando sono riportati, ad esempio, su tetradracme per cui per sapere a quanti pezzi coniati corrisponde la tiratura indicata bisognerà dividerla per 4. Ad esempio 2.000.000 di dracme indicati su una tetradracma corrispondono a 500.000 pezzi coniati perché 2.000.000 : 4 (valore in dracme di ciascuna moneta)= 500.000 pezzi coniati.

All’interno di ciascuna emissione contraddistinta da un simbolo specifico (esempio: aquila su fulmine; protome di cavallo, caduceo, etc..) le notazioni numeriche si ripetono in modo più o meno costante presso le varie zecche che riportano le notazioni numeriche e possono essere anche in numero di venti per una sola emissione: segno inequivocabile che non possono identificare i magistrati monetali (mai così numerosi ed ogni volta diversi) ma le tirature perseguite.

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  Il 11/08/2013 alle 21:06, Paleologo dice:

Forse più che "scoperto" in questo caso sarebbe forse più corretto scrivere "ipotizzato" :)

E' giusta la prudenza di chi valuta una nuova tesi ed indispensabile l'umiltà di chi la propone...

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  Il 11/08/2013 alle 21:49, dizzeta dice:

Secondo Eugenio Corsini ( http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/25/Apocalisse_non_fine_presente_della_co_0_021025098.shtml ) il racconto dell'Apocalisse non è riferito alla "fine del mondo" bensì alla descrizione allegorica dei 3 giorni dalla morte di Gesù alla sua risurrezione.

Questo spiegherebbe anche perchè questo libro fu il più noto e il più letto nelle prime comunità cristiane che lo leggevano in senso positivo e come libro "gioioso" (riferendosi ovviamente al "lieto fine= risurrezione"), solo nel medioevo ha preso una connotazione negativa diventando sinonimo di "avvenimento terrificante/fine del mondo".

La tesi di Corsini presuppone che buona parte dell’Apocalisse andrebbe interpretata in modo eccessivamente simbolico, sommario e riassuntivo, in un modo cioè che certamente non corrisponde alle intenzioni dell’autore: se così fosse stato non si capisce perché Giovanni avrebbe profetizzato tanti eventi ed interventi divini se a ciascuno di questi elementi non era collegato un significato ben preciso. La verità è che la tesi di Corsini è l’ennesima riprova delle difficoltà in cui si dibattono gli interpreti nello spiegare la natura dell’Apocalisse, che è uno scritto del tutto anomalo. L’Apocalisse, come dice il suo stesso nome, è una “rivelazione” scioccante, quella dell’imminenza del ritorno di Cristo nella Gloria già nel 71 d.C. che, purtroppo, non si verificò.

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  Il 11/08/2013 alle 22:16, acraf dice:

Naturalmente bisognerebbe avere letto prima il libro per poter esprimere una opinione più articolata.

Anch'io avevo letto solo il breve riassunto ul "Giornale della Numismatica", che offre interessanti spunti, ma ovviamente ci sono molte chiavi di lettura che solo un libro potrebbe dipanare.

Comunque ritengo che sia molto importante rifarsi all'antica tradizione cabalistica ebraica (e non dimentichiamo che pure gli apostoli di Gesù, come lo stesso Giovanni, il presunto autore dell'Apocalisse, erano ebrei).

Non avendo studiato bene l'argomento, non entro nei dettagli della nota disputa a proposito dell'identità dell'autore dell'Apocalisse, l'ultimo libro del Nuovo Testamento. So che si firmò come Giovanni, esiliato a Patmo (una isola dell'Egeo, a circa 70 km da Efeso), ma non esiste certezza che fosse l'omonimo apostolo, considerato l'autore di uno dei 4 vangeli.

Esiste una certa mole di studi, specie da parte di protestanti e di ortodossi (ma già anche di Dionigi d'Alessandria nella metà del III secolo), che permette di ipotizzare con una certa consistenza che l'Apocalisse fu redatta intorno alla metà degli anni 90 del I secolo e quindi al tempo dell'imperatore Domiziano.

Esistono alcune divergenze linguistiche e stilistiche tra il Vangelo di Giovanni e l'Apocalisse ancora di Giovanni.

Non so se è un caso, ma i monaci ortodossi di Patmo, che hanno alle spalle lunghi anni di disamina sul complesso Libro di Rivelazione neotestamentario hanno deciso di sposare questa ipotesi e nel 1995 hanno celebrato il diciannovesimo centenario della redazione di ques'opera.

Molti autori, sia antichi (come Origene e San Gerolamo) sia moderni (come William Salmon) hanno invece attribuito l'opera al tempo di Nerone. Resta però preminente una ipotesi, che possiamo definire "di compromesso" (suggerito soprattutto dal passo 17, 9-11): si ipotizza che il "sesto re" fosse Nerone e l'ottavo come Domiziano, del quale sono note persecuzioni contro i cristiani, fino ad essere considerato una reincarnazione di Nerone. Resta però il fatto che resta molto più probabile la redazione dell'Apocalisse al tempo di Domiziano.

Quindi mi lascia un pò perplessa la sicurezza espressa nel libro della redazione al 67 d.C. Non nego la possibilità che la famosa Bestia e il numero 666 possano riferirsi a Nerone (ipotesi già avanzata nel XIX secolo), ma mi riesce difficile immaginare un "preannuncio" dell'Apocalisse se al tempo della sua redazione era già morto, a meno che il Giovanni di Patmo non fosse ispirato dalla ferocia delle persecuzione domiziane....

Sicuramente interessante è il discorso dei numerali greci riportate su varie monete. Alcune lettere e monogrammi possono anche avere una valenza numerica, ma il più delle volte si riferiscono a una datazione (come ad esempio il noto caso dei tetradrammi coniati dai Samii a Zancle, che sono stati oggetto di un mio libro recentemente pubblicato). Altre volte hanno assunto il significato di segni di controllo della produzione monetaria, con una certa sequenza alfanumerica.

Originale l'idea che potessero anche indicare le tirature, ma ovviamente bisogna approfondire questo aspetto.

Grazie acraf per aver partecipato alla discussione e grazie per le tue preziose “dritte”. E’ giusto il tuo riferimento alla tradizione cabalistica ebraica. Il fatto che con le lettere dell’alfabeto ebraico si indicavano anche i numeri veniva utilizzato a fini interpretativi di passi biblici: un termine biblico che appariva oscuro poteva essere esplicato da altri termini o da un’espressione avente lo stesso valore numerico della parola originaria. Così, ad esempio, la gloria del Signore che secondo Ezechiele (Ez 43,2) viene da oriente e la cui voce è come il rumore di molte acque, corrisponderebbe ad “Arcangelo Gabriele” che ha valore numerico 432 come “molte acque”.

La questione dell’identità dell’autore dell’Apocalisse, poi, è lunga e complessa ed io nel libro propongo di risolverla così: è la stessa persona che scrive d’impulso l’Apocalisse e, solo molto più tardi, il Vangelo di Giovanni in una situazione completamente diversa e dopo aver fatto tesoro del suo errore interpretativo. Non a caso, infatti, nel Vangelo di Giovani sparisce l’attesa spasmodica del ritorno di Cristo e dell’instaurazione del regno di Dio per fare spazio al concetto inedito di “vita eterna”, la vita nuova nella grazia e nella gloria che si ottiene sin da subito, già in questa vita, per il solo fatto di credere che Gesù è Figlio di Dio. Una correzione di tiro causata proprio dall’aver preso coscienza dell’errore interpretativo commesso e nata dalla necessita' di dare una nuova prospettiva ai credenti che non fosse quella del ritorno di Cristo che tardava e tarda ancora…

Un’altra chicca sulla datazione dell’Apocalisse al 67 d.C.? In quell’anno scoppiava la prima guerra giudaica che faceva seguito alla rivolta scoppiata l’anno prima: questa guerra e quella non ancora del tutto sopita tra romani e parti sembrarono quei “rumori di guerre” preannunciati da Gesù per il tempo della fine….

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Ringrazio sentitamente Federico De Luca per l'attenzione e senza dubbio cercherò di procurarrmi una copia del libro.

Non metto in dubbio che le Lei abbia saputo integrare e soprattutto contestualizzare in senso storico i vari argomenti, anche quelli più criptici e cabalistici (che ovviamente erano più comprensibili a quel tempo).

Non mi sembra inverosimile che l'apostolo Giovanni abbia scritto prima (e d'impeto) l'Apocalisse (intorno al 67 d.C.) e solo dopo il suo Vangelo (a cavallo degli anni '90), in tale maniera risolvendo certe innegabili discrepanze stilistiche e linguistiche. Come per tutti gli Apostoli di Gesù non ci sono molte fonti storiche, ma esiste una unanimità nelle tradizioni protocristiane che Giovanni fosse il più giovane degli Apostoli e doveva avere poco più di 20 anni al momento della crocifissione del suo maestro (e quindi doveva essere nato più o meno intorno al 10 d.C.) e fosse anche l'unico a morire in tardissima età e presumibilmente nel suo letto (intorno al 98-99 d.C.), e quindi fu l'ultimo dei dodici apostoli a sopravvivere.

Sono di pensiero laico, ma mi hanno sempre affascinato le prime fasi del cristianesimo e la sua successiva evoluzione, impressa soprattutto da San Paolo, come anche il problema delle varie Scritture, comprese quelle apocrife. Mi ha fatto tenerezza che il libro faccia riferimento anche al noto enigma del quadrato magico con SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS, che mi appassionò in gioventù.....

Quindi per correttezza non entro nlla valutazione dei dettagli della complessa ricostruzione interpretativa dell'Apocalisse senza averla letta e spero solo di riuscire a trovare il libro in pieno agosto.....

Quello che invece si potrebbe già avviare è una discussione sulla numerologia insita nelle lettere e nei monogrammi sulle monete greche, magari nella sezione riservata alle monete greche, per cominciare con quelle della Magna Grecia e Sicilia. E' di stretta pertinenza numismatrica e appare evidente che, se dimostrata con solide basi, la sua correlazione alla tiratura offre prospettive molto notevoli alla stessa conoscenza numismatica.

Leggo che Lei ha raccolto un buon numero di immagini di monete greche, accennando a Velia e a Siracusa (per rimanere nell'ambito italico). Possiamo cominciare con queste due zecche e spero di poter fornire un aiuto per verificare se l'uso dei numeri per indicare la tiratura fu un fenomeno diffuso (finora era prevalente l'ipotesi che le lettere greche servissero per indicare piuttosto il magistrato responsabile dell'emissione, che comunque doveva essere controllata e rispondente anche al quantitativo predisposto ad essa, senza dimenticare che talvolta il quantitativo poteva essere vario, legato a momenti di maggiore o minore benessere oppure alla disponibilità di metallo anche a seguito di bottini di guerra....).

Aggiungo che da tempo, anche se non ho mai affrontato con il dovuto approfondimento, mi aveva molto colpito la varietà e spesso complessità delle lettere e dei simboli presenti sui didrammi d'argento di Neapolis, che dal 326 al 270 a.C. ebbero grande rilevanza anche economica nella Campania (e nella Magna Grecia in generale) e mi piacerebbe capire quale fosse il reale criterio regolatorio della sua importante produzione monetaria.

Cordiali saluti

Alberto Campana

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L'argomento numerologico è sicuramente interessante. Ho però un dubbio: come fa l'autore ad asserire con certezza che i simboli stanno ad indicare una progressione nel numero di monete coniate? La produzione di molte zecche antiche era saltuaria e non mi pare ovvio che tra una emissione e l'altra, che poteva essere separata dalla precedente anche da decenni, vi fosse la necessità di tenere traccia con tanta precisione dei quantitativi totali coniati. A meno che non si voglia limitare strettamente il fenomeno nell'ambito di alcune poche zecche ben individuate e di emissioni particolarmente abbondanti. In realtà, non sarebbe più veromisile che i simboli in oggetto (lettere, numeri, ma anche segni grafici) abbiano piuttosto la finalità di identificare genericamente la singola emissione? Questo sarebbe coerente con la necessità di identificare il responsabile dell'emissione in maniera più puntuale che marcandola con il segno di un magistrato monetale, che poteva essere anche responsabile di più emissioni diluite nel tempo, e, se si volesse portare avanti il parallelo con quanto accadeva in molte zecche medievali, nulla vieta che la zecca tenesse un registro identificativo dei simboli associati a ciascuna emissione e dei relativi responsabili. Certo se si potesse stabilire una corrispondenza tra una progressione di simboli numerici e una sequenza orientata di conii della stessa tipologia l'argomento dei volumi di coniazione potrebbe prendere forza. In caso contrario, l'ipotesi dei marcatori di emissione mi sembra la più probabile, almeno nei casi in cui la firma del magistrato monetale non è plausibile.


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Buona sera Sig. De Luca,

sono capitato per caso in questa discussione attratto dall'argomento inusuale per la numismatica e l'ho letto solo per per sommi capi, per mancanza di tempo e per il fatto che, almeno al momento, seguo altri tipi di monetazione rispetto a questo affascinante e vastissimo mondo della monetazione antica ...

Al di là delle interessanti ipotesi sulle monete, confesso che mi ha fatto sorridere il titolo. Come tanti, forse tantissimi altri titoli che hanno tenuto , tengono e certamente terranno banco su queste tematiche. C'è sempre un "ultimo arrivato" che finalmente ci svela l'arcano ...

Mi permetta davvero una annotazione, che non vuole in alcun modo esprimere giudizi sul suo lavoro (senza averlo letto, tra l'altro), sicuramente condotto sulla base di serie argomentazioni e fondate su precise indagini storiche condotte con rigorosa metodologia scientifica.

Come ha giustamente asserito un partecipante alla discussione esistono molteplici piani di lettura di questo libro neotestamentario, come avviene per tutte le sacre scritture.

Semplicemente vorrei sottolineare che tutte le interpretazioni ed ipotesi, anche le più blasonate, quando prescindono il piano della fede (su cui si fonda la teologia) risultano limitate e limitanti, quando non fuorvianti, e non portano certo alla comprensione di un'opera così complessa e misteriosa come l'Apocalisse. Proprio perchè la prospettiva di quest'opera è una prospettiva di fede. E tutt'altro che terribile.

Auguri per il suo libro.

Un caro saluto.

L.

Modificato da ihuru3

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finalmente qualcuno che dice le cose come stanno! esistono studi di teologi e studiosi delle sacre scritture di caratura internazionale che ipotizzano interpretazioni molto serie dell'apocalisse, un testo talmente complesso e di ispirazione divina al quale, purtroppo, si accostano in tanti senza un necessario requisito fondamentale per la sua comprensione. LA FEDE! Senza essere cattolici cristiani e senza lo studio della bibbia non se ne cava nulla! sono contrario a questi testi che ogni tanto escono e dicono di avere risolto l'arcano! nerone l'anticristo, ma no e' hitler o chissa' chi! quando si approccia a tali testi bisogna farlo solo in un ottica, quella teologica, altrimenti tutto risulteraa' fuorviante!


Inviato

comunque c'era un altra discussione dul tema poi chiusa a causa di nick diversi ma stesso indirizzo IP di provenienza di messaggi. Qualcuno magari ci dira' gentilmente, cosa era successo, anche se e' facile intuirlo! grazie


Inviato

Scusate, pur non entrando nel merito dell'interprestazione dell'autore (non ho letto il libro, ergo...) non credo si possa biasimare chi tenta uno studio scientifico di un libro. E' un testo teologico, ma non per questo non può essere analizzato scientificamente (cosa che fanno anche i teologi) al di là della propria fede, altrimenti, anzichè di testo religioso dobbiamo parlare di testo sacro ed un'analisi scientifica diventa difficile. Detto questo, una piccola puntualizzazione. D'accordissimo sul fatto che andrebbe studiato nel complesso dell'opera biblica, ma il testo è stato studiato anche e soprattutto da chi ha fede e non mi è chiaro perchè si debba essere esclusivamente cattolici per farlo. Forse è solo ubn refuso, ma esistono fior di studi compiuti da cristiani non cattolici. Qui, però, sorge il problema. Se le interpretazioni sono differenti fra cattolici, protestanti, ortodossi, il dubbio che gli studi siano stati basati più sulla fede che sulla scienza mi sorge (detto da profano, smentibile quindi, dato che la mia conoscenza di esegesi biblica è pari allo zero assoluto).


Inviato (modificato)
  Il 12/08/2013 alle 22:37, ihuru3 dice:

Buona sera Sig. De Luca,

sono capitato per caso in questa discussione attratto dall'argomento inusuale per la numismatica e l'ho letto solo per per sommi capi, per mancanza di tempo e per il fatto che, almeno al momento, seguo altri tipi di monetazione rispetto a questo affascinante e vastissimo mondo della monetazione antica ...

Al di là delle interessanti ipotesi sulle monete, confesso che mi ha fatto sorridere il titolo. Come tanti, forse tantissimi altri titoli che hanno tenuto , tengono e certamente terranno banco su queste tematiche. C'è sempre un "ultimo arrivato" che finalmente ci svela l'arcano ...

Mi permetta davvero una annotazione, che non vuole in alcun modo esprimere giudizi sul suo lavoro (senza averlo letto, tra l'altro), sicuramente condotto sulla base di serie argomentazioni e fondate su precise indagini storiche condotte con rigorosa metodologia scientifica.

Come ha giustamente asserito un partecipante alla discussione esistono molteplici piani di lettura di questo libro neotestamentario, come avviene per tutte le sacre scritture.

Semplicemente vorrei sottolineare che tutte le interpretazioni ed ipotesi, anche le più blasonate, quando prescindono il piano della fede (su cui si fonda la teologia) risultano limitate e limitanti, quando non fuorvianti, e non portano certo alla comprensione di un'opera così complessa e misteriosa come l'Apocalisse. Proprio perchè la prospettiva di quest'opera è una prospettiva di fede. E tutt'altro che terribile.

Auguri per il suo libro.

Un caro saluto.

L.

La ringrazio infinitamente per il suo intervento e per le sue osservazioni che ho letto con grande attenzione. Mi rendo conto che il titolo del mio libro (volutamente congegnato “ad effetto”) può destare qualche perplessità, qualche sospetto di “megalomania” in chi non lo ha letto. Ne sono perfettamente consapevole dato l’argomento trattato. Ma il rischio di essere guardato con sospetto è il rischio che corre chiunque prende una qualsiasi iniziativa o crea qualsiasi cosa.

Il mio libro parte da uno studio serio e circostanziato durato anni. Per poter affrontare meglio l’argomento ho studiato, dopo la laurea in Giurisprudenza, alla Pontificia Facoltà Teologica di Napoli e sono anche membro aggregato dell’Associazione Biblica Italiana. Ma la garanzia più grande proviene dal fatto che il mio volume reca una prefazione a cura di del Professor Giancarlo Biguzzi della Pontificia Università Urbaniana di Roma (in pratica l’Università del Vaticano): si tratta di un SACERDOTE, studioso di Apocalisse e docente di Nuovo Testamento, che ha letto e valutato positivamente il mio libro al punto di decidere di esporre il suo prestigioso nome accanto al mio (del tutto oscuro).

Si sa che l’Apocalisse presenta vari piani di lettura: già a partire dall’illuminismo si cominciò a distinguere tra “esegesi”, l’analisi di tipo scientifico che indaga la vicenda storica del personaggio Gesù di Nazaret, ed “eremeneutica”, l’analisi condotta sull’Apocalisse da parte ecclesiastica allo scopo di individuare a vantaggio del credente significati e contenuti religiosi di un testo così difficile e così diverso dagli altri libri del Nuovo Testamento.

La mia indagine investe il piano storico e, oltre a non porsi in conflitto con la fede, paradossalmente finisce per rafforzarla perché è vero che giunge alla conclusione che l’Apocalisse è sostanzialmente una profezia errata ma chiarisce le origini dell’opera più spirituale e sublime del Nuovo Testamento, il Vangelo di Giovanni. Infatti, il preannuncio dell’imminenza della fine, dato con tanto clamore nell’Apocalisse, da grande abbaglio divenne poi incredibile illuminazione perché fondò una lunga e profonda riflessione sul vero significato della predicazione di Gesù che portò Giovanni apostolo o un suo discepolo a scrivere intorno al 90 d.C. il quarto Vangelo in cui si passa dalla pressante attesa del ritorno di Cristo nella gloria, della resurrezione dei morti e dell’instaurazione del regno di Dio (ingenerata dai Vangeli sinottici e dall’Apocalisse), alla realtà attuale della “vita eterna”, della vita nuova nella grazia e nella gloria che è possibile vivere sin da subito per il solo fatto di credere che Gesù è il Figlio di Dio. La risurrezione dei morti a vita nuova, quindi, non avviene solo con la risurrezione finale che si verificherà nell’ultimo giorno, ma avviene anche qui e adesso. Per questo il Gesù del Vangelo di Giovanni dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv. 11,25-26). Il credente, cioè, se pure muore fisicamente, vivrà spiritualmente; il credente che vive spiritualmente non morrà mai spiritualmente. Ecco perché la vita spirituale del credente è vita eterna. Il Vangelo di Giovanni annuncia con gioia che non è più necessario continuare a guardare ansiosamente il cielo per scorgervi il Figlio dell’uomo che ritorna nella gloria: la parola di Gesù è fonte perfetta di vita spirituale che non abbisogna di altro completamento. Una correzione di tiro ed una migliore comprensione della Parola di Gesù motivata proprio dal precedente errore interpretativo compiuto con la redazione dell’Apocalisse.

L’Apocalisse, pertanto, non solo è “utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia” (2Tim 3,16) come ogni altro libro delle Scritture, ma è stata addirittura indispensabile a Giovanni per comprendere a pieno la predicazione di Gesù.

Quindi, lungi da me l’idea di dire baggianate eclatanti prive di fondamento o critiche gratuite sulla fede: la mia è un’indagine coscienziosa condotta con l’intento di capire meglio per poter credere in maniera ancora più consapevole. Se non si potesse far così saremmo ancora fermi al Medioevo. Un’analisi critica dell’Apocalisse è quindi opportuna ed auspicabile e non fa altro che conformarsi a quanto successo ad altri testi biblici come ad esempio il Libro di Daniele di cui gli studiosi (anche quelli ufficiali cattolici) pacificamente riconoscono la natura di profezia ex post, vale a dire successiva agli eventi e, quindi, fittizia.

Auguri a lei per tutto.

Modificato da King John
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  Il 13/08/2013 alle 06:01, legioprimigenia dice:

finalmente qualcuno che dice le cose come stanno! esistono studi di teologi e studiosi delle sacre scritture di caratura internazionale che ipotizzano interpretazioni molto serie dell'apocalisse, un testo talmente complesso e di ispirazione divina al quale, purtroppo, si accostano in tanti senza un necessario requisito fondamentale per la sua comprensione. LA FEDE! Senza essere cattolici cristiani e senza lo studio della bibbia non se ne cava nulla! sono contrario a questi testi che ogni tanto escono e dicono di avere risolto l'arcano! nerone l'anticristo, ma no e' hitler o chissa' chi! quando si approccia a tali testi bisogna farlo solo in un ottica, quella teologica, altrimenti tutto risulteraa' fuorviante!

Come avrà modo di leggere nella mia risposta a ihuru3 la mia indagine pressuppone una fede convinta che viene rafforzata e per niente smentita dalla conclusione che l'Apocalisse fissa il momento della fine del mondo al 71 d.C. ed è quindi una profezia errata. L'aver compreso che l'Apocalisse pone una profezia dimostratasi poi errata, ci permette di capire meglio il Vangelo più bello e più moderno, il NOSTRO Vangelo, quello di Giovanni.

Grazie per il suo intervento.

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  Il 13/08/2013 alle 10:54, luke_idk dice:

Scusate, pur non entrando nel merito dell'interprestazione dell'autore (non ho letto il libro, ergo...) non credo si possa biasimare chi tenta uno studio scientifico di un libro. E' un testo teologico, ma non per questo non può essere analizzato scientificamente (cosa che fanno anche i teologi) al di là della propria fede, altrimenti, anzichè di testo religioso dobbiamo parlare di testo sacro ed un'analisi scientifica diventa difficile. Detto questo, una piccola puntualizzazione. D'accordissimo sul fatto che andrebbe studiato nel complesso dell'opera biblica, ma il testo è stato studiato anche e soprattutto da chi ha fede e non mi è chiaro perchè si debba essere esclusivamente cattolici per farlo. Forse è solo ubn refuso, ma esistono fior di studi compiuti da cristiani non cattolici. Qui, però, sorge il problema. Se le interpretazioni sono differenti fra cattolici, protestanti, ortodossi, il dubbio che gli studi siano stati basati più sulla fede che sulla scienza mi sorge (detto da profano, smentibile quindi, dato che la mia conoscenza di esegesi biblica è pari allo zero assoluto).

Giustissime osservazioni!

Grazie per aver spezzato una lancia a mio favore "sulla fiducia".

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