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Inviato

Gentilissimi Colleghi Numismatici partecipanti al Forum, volevo segnalare alla vostra attenzione un particolare riguardante l' affascinante moneta emessa da Marco Antonio in commemorazione della morte di Giulio Cesare (monetario Sepullius Macer). Nella moneta in mio possesso, ma anche in altre comparse su numerosi cataloghi d' asta (allego l' immagine di CNG 79), compare la scritta SEPVLLVS invece di SEPVLLIVS. Questa variante, che non sembra particolarmente rara, non è tuttavia segnalata nelle opere maggiori (Crawford etc) e neppure nel nostro catalogo di "La Moneta".

Volevo sentire qualche commento in merito da chi ne sa più di me.

Cordiali saluti.

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Inviato (modificato)

Salve.

Oltre ai principali cataloghi dedicati a questa monetazione, ho avuto modo di consultarne anche altri (e pure antichi). In nessuno di essi, però, viene annotata questa variante nel nome del monetiere. Ho poi effettuato una ricerca tra i passaggi in asta di questo esemplare e, in effetti, non è molto difficile incontrare il nome SEPVLLVS in luogo di SEPVLLIVS. La mancanza della lettera I, però, non rientra, a mio avviso, tra le cause che potrebbero rendere ancor più particolare questa moneta e farne aumentare la rarità: anche gli esemplari con SEPVLLVS, infatti, appartengono normalmente alla tipologia che presenta il "corretto" SEPVLLIVS. Proprio per questo motivo, tutti i testi da me consultati non annotano questo dettaglio. Dunque, secondo me, bisognerebbe classificare l'esemplare da te illustrato come: Crawford 480/22 var.; Babelon, Sepullia 8 var. e Antonia 2 var. e così via, se proprio vuoi mettere in evidenza questa piccola discrepanza. Tutto qui, anche perchè è una variante abbastanza ricorrente per tale tipologia e non è un caso isolato all'interno del panorama della numismatica romana della Repubblica.

Spero di esserti stato utile, anche perchè ho visto che non avevi ricevuto alcuna risposta. :)

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Grazie per la risposta. Sono d' accordo nel riconoscere che la mancanza della lettera I nella parola SEPVLLVS non cambi la particolarità o la rarità della moneta. Mi piacerebbe però che questa "variante" fosse segnalata (forse per la prima volta) nel catalogo di "la Moneta" così come avviene per THORVS (invece di THORIVS), ELACCI (invece di FLACCI), RVRVS (invece di RVFVS) etc.

Mi chiedo poi perchè gli incisori, nell' ambito di una stessa zecca, compissero degli errori così evidenti.

Cordiali saluti.


Inviato

Grazie per la risposta. Sono d' accordo nel riconoscere che la mancanza della lettera I nella parola SEPVLLVS non cambi la particolarità o la rarità della moneta. Mi piacerebbe però che questa "variante" fosse segnalata (forse per la prima volta) nel catalogo di "la Moneta" così come avviene per THORVS (invece di THORIVS), ELACCI (invece di FLACCI), RVRVS (invece di RVFVS) etc.

Mi chiedo poi perchè gli incisori, nell' ambito di una stessa zecca, compissero degli errori così evidenti.

Cordiali saluti.

Secondo me THORVS, SEPVLLVS e similari non erano errori, ma contrazioni o abbreviazioni accettate dal "comune sentire". Non è infatti un caso, secondo me, che manchi proprio la "I" e che essa appartenga (se non mi sbaglio) alla desinenza, non alla radice. Può anche darsi che la "I" fosse ritenuta legata alla "V", e si ricorresse a questa abbreviazione solo per stile, oppure banalmente perché l'incisore temeva si non avere abbastanza spazio per scrivere.

Discorso diverso per ELACCI e RVRVS. Quelli forse erano proprio errori, dovuti alla fretta o anche (perché no?) all'analfabetismo dell'incisore. Però magari dovendosi battere centinaia di migliaia di pezzi, una volte che un conio era venuto fuori con un errorino lo si teneva così.


  • 2 settimane dopo...
Inviato

Mi permetto di fare una riflessione "epigrafica": Sepullius e Sepullus non sono affatto equivalenti e la seconda forma, fatta eccezione per un'iscrizione rinvenuta a Patavium (AE 2000, 00617b), peraltro molto incerta, si trova attestata soltanto in ambito numismatico e soltanto per il nostro magistrato Publius Sepullius Macer.

Mi permetto anche di correggere @L. Licinio Lucullo la -i- non appartiene al tema, ma alla radice. Condivido, invece, le sue conclusioni in merito al fatto che tali forme erano comunemente accettate dai parlanti, al punto di essere avvertite come equivalenti.

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Inviato

Grazie, molto interessante


Inviato

Condivido, invece, le sue conclusioni in merito al fatto che tali forme erano comunemente accettate dai parlanti, al punto di essere avvertite come equivalenti.

Salve.

La stessa logica è sottintesa nel mio post #2, nel quale, tra l'altro, mi sono limitato a fornire una spiegazione riguardo questa specifica tipologia solamente dal punto di vista della classificazione numismatica. Ottima la precisazione epigrafica, che è sempre molto utile per l'epoca repubblicana, quando presente. ;)


Inviato

Per completezza aggiungo che il nostro Publius Supullius Macer, stando alla documentazione in nostro possesso, non continuò la carriera magistraturale, fermandosi al gradino più basso di tresvir monetalis (T.R.S. Broughton, Magistrates of the Roman Republic, II, New York 1952, p. 452).

Metterei l'ascesa della sua gens, attestata soltanto a Patavium, in relazione con la deduzione in municipio di questa città nel 49 a.C. e non è da escludere che anche l'arresto della sua carriera debba addebitarsi alle alterne vicende che investirono la Regio X fra la fine della Repubblica e l'inizio del Principato.


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