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IGNORED

Si chiamava Ludovico il Moro ...


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Grazie allo staff! Non meritavo certo io tutti questi riconoscimenti ...visto che da un po' mi intrometto in monetazioni di cui ho scarsissima conoscenza. Ma, comunque, ne sono onorato.


Per "festeggiare" vi presento l'ultimo arrivo cui ambivo da anni, s'è presentata l'occasione e non ho potuto lasciarla scappare ...



La storia è nota: alla morte di Galeazzo Maria Sforza, avvenuta per mano dei nobili milanesi il 26 dicembre 1476, subito arrestati e giustiziati, gli succede il figlioletto Gian Galeazzo che ha solo 7 anni, la reggenza spetta alla madre, Bona di Savoia, assistita da un consiglio il cui segretario, Cicco Simonetta, svolge un ruolo importantissimo e, di fatto, diventa il padrone di Milano. Per questa ragione Ludovico il Moro, fratello del defunto, si accorda con il re di Napoli per rovesciare il tiranno. Il 28 ottobre 1480, Cicco Simonetta è decapitato e Bona di Savoia esiliata. Gian Galeazzo nomina il Moro suo tutore e governatore del ducato di Milano fin quando, nel 1494, la sua morte (che la tradizione vuole avvelenato dallo stesso Ludovico, invece più probabilmente morì di malattia), farà del Moro, in quanto ultimo figlio di Francesco Sforza, il nuovo duca di Milano.



Ludovico il Moro è per eccellenza un principe del rinascimento e vuol fare di Milano la “nuova Atene”, per questo spende senza esitare per far venire alla sua corte gli artisti, gli scienziati e i letterati più celebri d’Italia.


Affida al Bramante il compito di rinnovare la chiesa di Santa Maria delle Grazie. La sua costruzione è appena terminata ma non è soddisfatto, vuole collocare alle Grazie il mausoleo che deve accogliere la sua spoglia e quella di sua moglie (la bellissima lapide marmorea sarà successivamente trasportata alla Certosa di Pavia). La famosissima “Cena” che Leonardo da Vinci affresca nel refettorio si inserisce in questo programma di messa in scena architettonica nella speranza di resurrezione della coppia principesca.


Ma tutto questo dispendio di denaro si porta dietro una crisi finanziaria che nessuno riesce più a governare, in tempo di pace le spese della vita di corte fagocitano la metà del reddito statale mentre basta una necessità di finanziare una spedizione militare a far precipitare le finanze dello stato nel deficit.


Così Ludovico il Moro intraprende una politica suicida: la sistematica alienazione dei redditi dello stato. Dal 1494 al 1499 sono più di 5000 persone che si impadroniscono dei proventi del ducato di Milano (in primis la gestione dell’acqua e dei numerosi varchi aperti nelle mura per nuove porte, accessi privati e cedimenti non riparati).


Vi chiederete, cosa c’entra Genova in tutto questo?


Beh, Genova era sotto il dominio degli Sforza e quel periodo è ricordato per la varietà e la ricchezza delle monete che spezzava una monotonia di tipi che durava da un paio di secoli.


Eppoi la “chicca”: Nel 1498 Ludovico il Moro viene a Genova, accolto dal governatore Agostino Adorno. Al suo seguito c’è anche Leonardo da Vinci con altri ingegneri ducali. Sono incaricati di trovare rimedio contro i danni provocati dalle tempeste al Molo Vecchio e approntare le opportune difese in caso di attacchi dal mare.



Testone Gian Galeazzo Maria Sforza sotto la reggenza di Ludovico Maria Sforza detto il Moro (1480-1494), Argento gr. 9,66 diametro 27 mm


D/ () IOGZ M SF VICECO DVX MLI SX, effige a destra in cerchio perlinato;


R/: () LVDOVICVS PATRVVS GVBNANS , effige a destra in cerchio perlinato;


Contorno liscio.



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Awards

La serie dei testoni milanesi sono un must del collezionismo, il ritratto diventa parte integrante e di impatto della monetazione, io ho sempre pensato che il look nasce con queste monete.

Questa poi che hai postato con le immagini del nipote Giovanni Galeazzo Maria e lo zio tutore Ludovico è molto simbolica perché rappresenta un passaggio nella dinastia sforzesca.

Hai parlato di Leonardo da Vinci, in effetti il binomio Leonardo -Ludovico sarà premiante per entrambi e per la città.

Ludovico amava contornarsi di abili e bravi artisti, Leonardo realizzò molto per Milano e fu ben pagato e ricompensato.

Una sola volta decise di non essere pagato, chiese un terreno a Ludovico e lo ottenne, un terreno per fare un orto e mettere delle piante da frutta.

Oggi è visibile ancora entrando dal Palazzo delle Stelline in Corso Magenta, dopo l'ultimo chiostro si vede ancora l'orto di Leonardo di fronte a Santa Maria delle Grazie.

Un aspetto di una Milano nascosta da ricordare e rivalutare, un aspetto di un Leonardo da Vinci, da pochi conosciuto.

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@@dizzeta

Ti assicuro che i riconoscimenti sono meritatissimi :). Sei una pietra miliare di questa sezione e non solo.

Lo spunto della tua ultima interessante discussione ne è la dimostrazione.

Cari saluti

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Supporter

Buona Domenica

Innanzitutto vanno a Daniele i miei complimenti. Con le sue discussioni, i suoi interventi e la sua sapienza, è una colonna indiscussa del forum. :clapping: Giusto rendergli merito.

Poi un commento relativo al Moro. E' Marin Sanudo che, nei suoi preziosi diarii, ce ne parla a proposito della lega stipulata tra Venezia, il papa Alessando VI, l'Imperatore Massimiliano d'Asburgo, Ferdinando d'Aragona, Enrico VII d'Inghilterra e Ludovico il Moro, duca di Milano, alla data del 31 luglio 1496, scrive:

... in questo tempo ed ducha Lodovico de Milano, vedendosi in gran reputatione et in amicicia molto con venitiani, per dimostrar da lui veniva la guerra e la pace, fe' depenzer sopra alcune barde un moro ch'è 'l suo cognome, el qual teniva el mondo in man et pareva volesse cader, et lui lo teniva suso; con lettere atorno che diceva: Pur che 'l voglia.

Ma non voglio restar di scriver come alcuni saputi, non havendo a bene questa tal ut itam dicam (come dicono) arogantia, li fece a l'incontro questo verso: El tuo voler sarà la tua ruina, quasi dicat che 'l preffato ducha andarà tanto facendo far novità in Italia, che potria succeder di lui quello 'l non vorrebbe, maxime hessendo odiato da tutti li soi popoli.

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Ritorno sui testoni sforzeschi perché credo che l'argomenti meriti qualche altra riflessione.

Il testone, una delle monete simbolo e tra le più belle del Rinascimento, racchiude innovazione e bellezza artistica ; il rendere effettivo il ritorno alla lira, finora moneta di conto, il passaggio dai caratteri gotici a quelli romani, il dare rilevanza e importanza al ritratto sono solo alcune degli aspetti rilevanti di questa moneta.

Moneta che attraversa il periodo sforzesco e che si caratterizza per il suo modulo con una concezione degli spazi innovativa.

La leggenda ha grandi spazi e grandi lettere, il ritratto prende tutto il cerchio interno e denota lo studio e il voler dare volutamente risalto al busto del duca.

Con Galeazzo Maria il ritratto è gia' realista e preciso, anche se personalmente ritengo non abbia ancora la caratterialità e personalità che acquisterà con Ludovico.

Con Galeazzo il testone ha un Duca, a differenza dei primi ducati, adulto, la lunga capigliatura, la frangia sulla fronte, l'armatura in evidenza, tutto depone a favore di un ritratto volutamente dettagliato e preciso.

Il culto dell'immagine, del potere, del biglietto da visita è evidente nella rappresentazione, lo saràancor di più con Ludovico.

Un aspetto poco notato è la presenza del chiaro scuro, i riflessi con la pittura lombarda sono presenti, la moneta assume e acquista profondità.

Il testone continua con l'immagine rarissima femminile di Bona impreziosita dal velo, e dal ritratto del giovane Giovanni Galeazzo Maria con in evidenza i tratti fanciulleschi.

Ludovico rispetto a Galeazzo Maria secondo me cambia ulteriormente impronta, lo vedete nella moneta di Dizzeta sopra postata.

Ludovico la studia bene con i suoi incisori la moneta, vuole autorevolezza, lo sguardo fiero, deciso, volitivo.

Il carattere entra nella moneta, l'espressione è evidente, forte, volutamente forte.

A differenza delle precedenti coniazioni il busto di Ludovico esce dal cerchio interno ed entra in leggenda, si prende tutto il campo possibile e anche di più.

Il testone con Ludovico è uno straordinario esempio e mix di verismo, potere, autorità, la moneta deve colpire l'utilizzatore e in questo caso riesce in modo incredibile nel suo compito.

Ma volendo altro si potrebbe ancora dire su queste straordinarie monete.....

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Supporter

Il testone con Ludovico è uno straordinario esempio e mix di verismo, potere, autorità, la moneta deve colpire l'utilizzatore e in questo caso riesce in modo incredibile nel suo compito.

Ma volendo altro si potrebbe ancora dire su queste straordinarie monete.....

Buon pomeriggio

Se n'è già parlato più volte dell'importanza di queste monete per ciò che concerne l'iconografia; ma ogni volta che vengono riproposte, lasciatemelo dire, è una festa per gli occhi.

E' un ritorno al modello "classico" proprio delle serie di monete romane, dove l'immagine del "Signore" occupava una intera faccia della moneta; immagine che doveva riportare nei suoi tratti l'ufficialità del potere e l'autorità detenuta. Era una vera manifestazione di potenza che doveva venire recepita da tutti.

In queste monete, tutto ciò, si percepisce in maniera assoluta; credo proprio che attraverso le monete, più che in altri "veicoli", il culto della personalità, abbia trovato la massima applicazione e conseguente risultato.

saluti

luciano

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Si, in effetti Luciano ci sono argomenti come i testoni, ma anche le oselle che abbiamo rivisto che ritornano, ma è giusto secondo me che ritornino, primo per l'importanza e la valenza delle stesse e poi perché, argomento che molti non considerano, il forum cambia, quanti utenti nuovi sono arrivati da quando ci siamo iscritti ? Tanti, veramente tanti, alcuni giovani e magari le vecchie discussioni non le hanno lette o non le ritrovano con immediatezza.

E quindi giusto riparlarne e poi noi stessi troviamo sempre considerazioni diverse, che approfondiscono l'argomento.

Io sono sicuro che per esempio se iniziassimo di nuovo, per assurdo, la discussione sui primi grossi, probabilmente sarebbe diversa, con altre riflessioni ulteriori, quindi giusto ritornare su alcune monete, per noi e per tutti,

Mario

Modificato da dabbene
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Allora ci sta bene anche suo fratello: il testone di Gian Galeazzo "genovese".

Questa moneta, sebbene non avesse l'effige del Sovrano ma il solito "castello", si chiamava ugualmente "Testone da 20" solo dopo il 1498, secondo il Martinori, quando Ludovico il Moro succede a Gian Galeazzo, viene chiamata "lira genovese"

Testone da 20 soldi, Gian Galeazzo Maria Sforza, zecca di Genova, (1488-1494), Argento gr. 13,14 diametro 30 mm

D/ (biscione) IO : G3 : M : SF : DVX : M : VI : AC : IANVE : D - castello affiancato da due stelle a 6 punte circondato da 10 archetti in cerchio lineare e perlinato;

R/: + . CONRADVS : REX : ROMANOR . F . S ., croce patente con stelle a 6 punte nel 1° 3° e 4° quadrante circondato da 12 archetti in cerchio liscio e perlinato;

Contorno liscio.

post-9750-0-66035100-1375198751_thumb.jp

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Si, in effetti Luciano ci sono argomenti come i testoni, ma anche le oselle che abbiamo rivisto che ritornano, ma è giusto secondo me che ritornino, primo per l'importanza e la valenza delle stesse e poi perché, argomento che molti non considerano, il forum cambia, quanti utenti nuovi sono arrivati da quando ci siamo iscritti ? Tanti, veramente tanti, alcuni giovani e magari le vecchie discussioni non le hanno lette o non le ritrovano con immediatezza.

E quindi giusto riparlarne e poi noi stessi troviamo sempre considerazioni diverse, che approfondiscono l'argomento.

Io sono sicuro che per esempio se iniziassimo di nuovo, per assurdo, la discussione sui primi grossi, probabilmente sarebbe diversa, con altre riflessioni ulteriori, quindi giusto ritornare su alcune monete, per noi e per tutti,

Mario

Assolutamente d'accordo ;)

saluti

luciano

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