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Chi abita o ha vissuto in veneto prima dell'avvento dell'euro ha sicurmente sentito l'uso del termine "franchi" al posto di lire: "dis mie franc" = 10.000 lire. Probabilmente qulacuno si sarà chiesto da dove deriva questa usanza.

Non deriva dall'epoca napoleonica (dominazione francese), nè dal più recente periodo dell'Unione Monetaria Latina (1865-1914), in cui i franchi francesi, belgi e svizzeri circolavano in Italia, ma dal periodo compreso tra il Trattato di Campoformio (1797) e la Terza Guerra d'Indipendenza (1866), durante il quale il Nordest italiano fu soggetto alla dominazione austriaca.

Infatti, verso la fine di questo periodo, in Veneto circolavano monete austriache con l'iscrizione Franc. (abbreviazione di Francesco Giuseppe, imperatore d'Austria).

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Ancora oggi in Veneto si usa il termine schei (singolare: scheo) per indicare i soldi: anche questo deriva dal periodo austriaco in cui circolavano monete con la scritta scheid.munz, abbreviazione di Scheidemünze, cioè moneta divisionale in tedesco, che dagli abitanti italofoni dell'Impero veniva pronunciato come "scherzo" invece che come "scelta" (come sarebbe corretto in tedesco).

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La M indica che è stata coniata nella zecca di Milano.

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Nel 1862 vengono coniate monete simili con l'iscrizione in italiano "moneta spicciola pel regno Lombardo Veneto"

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Inviato

Nella zona di Roma spesso si sentiva, in epoca repubblicana, l'uso del termine "piotta" per indicare la moneta da 100 lire (1955-2001) o la banconota da 100.000 lire (1967-2001) e forse la si usa ancora per indicare i 100 euro.

Probabilmente pochi sanno che tale termine deriva dal nome del pontefice Pio IX che nel 1866 coniò la moneta da 100 lire, con un contenuto aureo di 32,25g, conforme agli standard della neonata U.M.L., nonostante lo Stato Pontificio, ormai giunto alla fine della sua secolare storia, non ne avesse mai aderito formalmente.

500px-Papal_States_1866_100_lire_Sincona


Inviato (modificato)

Sempre a Roma viene usato il termine scudo: inizialmente riferito alla monetina da 5 lire, poi alla banconota da 5000 lire e infine a quella da 5 euro: anche qui l'origine risale ai tempi dell'UML, quando uno scudo era un monetone in argento da 5 lire, prima lire pontificie e poi italiane.

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695_001.jpg?v=7

Modificato da stf

Inviato (modificato)

Prima dell'introduzione della lira pontificia nel 1866 le monete pontificie di quel valore riportavano la dicitura letterale "scudo".

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La B indica che è stata coniata a Bologna, città parte dello Stato Pontificio fino al 1861.

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Ancora oggi in Veneto si usa il termine schei (singolare: scheo) per indicare i soldi: anche questo deriva dal periodo austriaco in cui circolavano monete con la scritta scheid.munz, abbreviazione di Scheidemünze, cioè moneta divisionale in tedesco, che dagli abitanti italofoni dell'Impero veniva pronunciato come "scherzo" invece che come "scelta" (come sarebbe corretto in tedesco).

1Kreutz1858M.jpg

La M indica che è stata coniata nella zecca di Milano.

aggiungo che dalla parola IMPRONUNCIABILE per un veneto Scheidemünze deriva anche il modo di dire "schei de mona", tendenza tutta veneta di storpiare e adattare le parole straniere al proprio parlare. :P


Inviato

:D

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5scheidemona.jpg

Per chi non lo sapesse, in veneto e in triestino, il termine mona viene usato come insulto per definire una persona molto stupida oppure per indicare una parte anatomica femminile. :D

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Inviato

In tutta Italia si usa il termine quattrini per indicare il denaro: infatti il quattrino era il nome di varie monete circolanti in diversi antichi stati italiani dal XIII al XIX secolo.

Qui un esemplare del Granducato di Toscana

1QuattrLeopII.jpg


Inviato

Soprattutto al sud, si usa il termine grana per indicare il denaro. Infatti grana è il plurale di grano, moneta che circolava nel Regno delle Due Sicilie prima dell'unità d'Italia.

5granaT.jpg5granaC.jpg


Inviato

ti faccio qualche domanda,

il termine "pila" che si usa in Veneto da dove deriva? semplicemente da una "pila di soldi"?

e il termine lombardo "danè"? forse da "denari", ma quali?


Inviato

@@scheo

il termine "pila" che si usa in Veneto da dove deriva? semplicemente da una "pila di soldi"?

Quando si usava la battitura a mano il tondello era posto tra un conio di martello, detto torsello, e uno di incudine, detto pila.

Il torsello, essendo destinato a subire il colpo del battitore, si usurava prima.

Pila indica quindi la faccia della moneta con le impressioni ottenute dal conio di incudine.

Infatti in alcuni proverbi e modi di dire, "pila" è il lato della moneta opposto a quello sul quale è raffigurata la croce. Per esempio in un dizionario piemontese del 1830, non aver denaro si dice: avei né cros né pila.

Anche il gioco del testa o croce, in alcune zone del nord, è detto giughè a cros e pila (o pila-cros)

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Inviato

riguardo "schei" aggiungo che a casa mia l'ho sempre sentito usare anche come unità di misura...

"ghe manca quatro schei"..."ci mancano 4 cm"

1 scheo = 1 cm :D


Inviato (modificato)

Aggiungo qualche espressione curiosa reggiana, ma che probabilmente, in forme simili, ha una diffusione anche ultra-regionale:

- un prezzo, p.e. di 50 mila lire, si diceva «50 càrt da mél», cioè 50 carte da mille, ma con un vocabolo proprio del denaro, in quanto il plurale di carta (es. per definire le carte da gioco) è «chèrti» e non «càrt»;

- di una persona facoltosa si dice «al ghà d'la péla», cioè «ha della pila»;

- non avere neanche un soldo in tasca è «n'aveir al bèc d'un quatrein» (non avere il becco d'un quattrino);

- il similoro è «l'or d'Bologna» (l'oro di Bologna) che sottintende la seconda parte del detto «...che a gnir a Rez al ghà vergogna» (che a venire a Reggio si vergogna);

Modificato da Viribus Unitis

Inviato

@@stf la tua spiegazione sembra logica, però anche quà in sardegna si dice/diceva milli francoso (1000£) e da noi gli austriaci non sono arrivati!!! io penso che la spiegazione sia un altra!!


Inviato

@@stf la tua spiegazione sembra logica, però anche quà in sardegna si dice/diceva milli francoso (1000£) e da noi gli austriaci non sono arrivati!!! io penso che la spiegazione sia un altra!!

Salve,un mio collega di Cagliari diceva mil vrangs.


Inviato

e la parola spicciolo o spiccioli che si usa almeno qui in toscana per indicare in modo generico le monetine?? ad esempio...mi dai due spiccoli per comprare il gelato....da cosa deriva la parola??


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In Sicilia a partire dal 400 i piccioli rappresentano l'unità monetaria più piccola in circolazione. Col nome piccioli (piccolo) vengono chiamati gli antichi denari d'argento, oramai sviliti ed in rame, introdotti da Enrico IV imperatore e poi da Federico II.

Per circa 200 anni, da Pietro d'Aragona fino ad Alfonzo d'Aragona, 60 monete da un picciolo formavano un pierreale d'argento.

Successivamente vennero coniate monete intermedie e nel 1600 circolavano monete da 1,2 e 3 piccioli. mentre 6 piccioli formavano un grano. nel 1700 il picciolo non venne più coniato e la moneta più piccola in circolazione fu quella da 3 piccoli

Ancora oggi i piccioli, rappresentano nel parlare siciliano il sinonimo di "monetine di basso valore" o comunque di moneta sonante in generale, probabilmente perchè per un largo periodo della storia siciliana. i piccioli di rame erano l'unica moneta circolante assieme ai pierreali d'argento. Non esistendo inizialmente monete intermedie tra il piccolo picciolo e il pierreale d'argento, probabilmente la gente per gli acquisti quotidiani andava in giro con sacchetti di piccioli.

Il pierreale, infatti era più utile per acquisti di una certa consistenza.

Se ricordo bene, anche in molti altri stati preunitari il vecchio denaro di Carolingia memoria, prese il nome di picciolo intorno alla fine del medioevo, quando oramai era una moneta minuscola in rame e di poco valore. Probabilmente dal nome che hanno preso queste monetine in qualche regione italiana (suppongo area toscano-laziale, in quanto l'Italiano nasce proprio in quelle zone), ha preso vita il termine spicciolo per indicare la moneta di scarso valore.

ma questo potrà confermarlo qualcun altro.

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Inviato (modificato)

"non avere neanche un soldo in tasca è «n'aveir al bèc d'un quatrein» (non avere il becco d'un quattrino)"

Il becco era il piccolo eccesso di metallo (bava) che si formava a volte sul bordo delle monete al momento della coniazione, non avere il becco di un quattrino significava dunque non avere nemmeno l'infima parte della moneta circolante di più basso valore, insomma condizione propria di chi "nun c'ha 'na lira manco pe' piagne" :blum:

Modificato da Ramossen
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Inviato

"Anche il gioco del testa o croce, in alcune zone del nord, è detto giughè a cros e pila (o pila-cros)"

Interessante perchè lo stesso gioco in francese si chiama pile ou face ossia pila o faccia (testa) !!


Inviato

Altro modo di dire "dare (o ricevere) un obolo" deriva dall'uso degli antichi greci di munire i cadaveri, al momento dell'inumazione, con il contributo di una di queste monete affinchè potesse cosi pagarsi il pedagio imposto da Caronte per traghettare le anime nell'ade. E' interessante notare come questo nome venne assunto nel medioevo dal mezzo denaro, ossia della monetina che veniva solitamente usata per essere data in elemosina ai mendicanti


Inviato

e la parola spicciolo o spiccioli che si usa almeno qui in toscana per indicare in modo generico le monetine?? ad esempio...mi dai due spiccoli per comprare il gelato....da cosa deriva la parola??

Questo termine è stato usato anche come nome ufficiale di una moneta circolante: la "Moneta Spicciola pel Lombardo Veneto".

Inviato

da noi per chiamare i soldi in dialetto diciamo "baioc"...

"at ghe di baioc?" tradotto "hai dei soldi"?

baioc da baiocchi :good:


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