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Monete dalla....letteratura


Liutprand

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Supporter

Diogene di Sinope detto il Cinico (Sinope, 412 a.C. ca. – Corinto, 10 giugno 323 a.C.) è il filosofo greco che secondo la storia morì nello stesso giorno in cui Alessandro Magno trapassò a Babilonia. E’ famoso l’incontro del vecchio filosofo con Alessandro Magno a Corinto, quando davanti all’orcio di terracotta in cui Diogene dimorava, il Grande lo salutò dicendo ‘Chi ti sta di fronte è Alessandro di Macedonia. Chiedimi ciò che vuoi e io sarò felice di dartelo.’ Allora fatti in là che mi fai ombra’, rispose Diogene. Alessandro si spostò immediatamente e si sedette di lato, discutendo a lungo col vecchio per esclamare alla fine della discussione: ‘Se non fossi ciò che sono, se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene’.

Forse pochi sanno (o ricordano) che il padre di Diogene, Icesio, era un cambiavalute e fu imprigionato ed esiliato per l’accusa di alterare le monete (come il maestro Adamo citato da Dante). Anche Diogene si trovò sotto accusa e dovette spostarsi ad Atene con un assistente di nome Mane, che poi abbandonò dicendo: "Se Mane può vivere senza Diogene, perché non Diogene senza Mane?"

apollonia

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Supporter

Secondo le notizie storiche, nel 342 a.C. Filippo il Macedone acquistò da Filonico di Tessaglia il cavallo Bucefalo all'impressionante somma di 13 talenti. Ben presto si rese conto delle difficoltà di domare il cavallo e pensò di restituirlo al venditore, tanto questi era recalcitrante alla monta e turbolento. Il giovane Alessandro, osservando il comportamento del cavallo, si propose di montarlo e, nella sorpresa generale, vi riuscì.

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Da allora, Bucefalo non si lasciò montare da nessun altro e Alessandro non ebbe un altro destriero. Il cavallo accompagnò per quasi un ventennio il suo padrone nelle battaglie, alla conquista del mondo conosciuto. Il sodalizio tra Bucefalo e Alessandro non fu spezzato che dalla morte del cavallo nella battaglia dell'Idaspe che contrappose i Macedoni di Alessandro all'armata di Poro nel 326 a.C. Bucefalo riportò ferite gravissime e alla sera, coperto di sudore e di sangue, si stese al suolo e morì all'età di vent'anni. Fu sepolto con gli onori militari e sul luogo della sua sepoltura fu fondata la città Bucefala.

apollonia

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Vasco Pratolini

Cronache di poveri amanti, cap. 10

Alle nove di sera, quando sulle terrazze v’erano le ultime luci, e via del Corno era piena d’ombra, buia e sprofondata come un pozzo infetto, con il lampione acceso all’angolo del Parlascio, una carrozza ha fatto il suo ingresso, ondeggiando sulle pietre mal connesse. Il fiaccheraio ha schioccato la frusta per scacciare Gigi Lucatelli e Giordano Cecchi che giocavano a battimuro coi diecioni di re Umberto…

Da notare una cosa importante: il romanzo è ambientato nel 1925-1926, quindi quando sul trono d'Italia sedeva Vittorio Emanuele III da un quarto di secolo.

Eppure i ragazzi giocano a battimuro "coi diecioni di Re Umberto".

Segno inequivocabile che per giocare coi soldi era meglio usare monetine fuori corso.

I diecioni, naturalmente, erano i 10 centesimi in rame

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Supporter

‘Banconote’ da un milione e da un miliardo di lire

Uno dei personaggi più amabili del fumetto italiano è il Signor Bonaventura, nato dalla geniale fantasia dell'attore di teatro Sergio Tofano (in arte Sto) e che venne pubblicato all'interno delle pagine del Corriere dei Piccoli il 28 ottobre 1917, fino al 1943. Disegnato con segno elegante e bonariamente ironico, il Signor Bonaventura, la cui estrazione sociale è la piccola borghesia impiegatizia, incappa in avventure che gli fruttano inaspettatamente il dono di un milione (divenuto un miliardo negli anni ’80). La ricompensa era quasi sempre raffigurata in forma di un enorme biglietto di banca manoscritto. Il fatto che l'ingenuo ma onesto Bonaventura riuscisse sempre a trarre un guadagno da un'iniziale situazione sfortunata conferisce alle storielle un indubbio valore educativo

Il successo del simpatico personaggio, al quale è dedicata la filastrocca che segue, è ancora attuale e da molti è considerato una icona della letteratura italiana per ragazzi, al pari di Pinocchio e di altri classici.

apollonia

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Citazioni numismatico-letterarie sono ricordate nel blog Grammi di storia - La storia raccontata dalle monete che, se non ricordo male, è gestito da un utente del forum: @@entropia

In particolare nel "grammo" Quante monete nella letteratura

Ricordi bene, grazie per la segnalazione :)

a proposito di citazioni letterarie: eccone un'altra

http://grammidistoria.wordpress.com/2013/07/11/il-tg-degli-antichi/

Modificato da entropia
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Awards

Vivamus mea Lesbia, atque amemus,

rumoresque senum severiorum

omnes unius aestimemus assis.

Soles occidere et redire possunt;

nobis cum semel occidit brevis lux,

nox est perpetua una dormienda.

Da mi basia mille, deinde centum,

dein mille altera, dein secunda centum,

dein usque altera mille, deinde centum.

Dein, cum milia multa facerimus,

conturbabimus illa, ne sciamus,

aut ne quis malus invidere posst,

cum tantum sciat esse basiorum.

E' forse una delle più belle poesie d'amore del mondo antico, sicuramente la più bella di Catullo. Non ho resistito al richiamo di scriverla in latino, perché a leggerla ad alta voce ha una sonorità dolce e particolare, che ti fa quasi assaporare il momento.

Dobbiamo vivere mia Lesbia, e amarci,

e le dicerie dei vecchi usteri

dobbiamo valutarle tutte una sola asse.

I soli possono tramontare e risorgere,

Ma per noi quando la breve luce tramonta

ci sarà solo una notte perpetua da dormire.

Dammi mille baci, poi cento,

poi altri mille, poi ancora cento,

poi ancora altri mille, poi cento.

Dopo, quando ce ne saremo dati molte migliaia,

confondiamole, in modo da non sapere quante siano,

o in modo che nessun maligno ci possa portar male

sapendo quanti sono i nostri baci.

Modificato da Flavio Burni
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Prendo spunto da chi mi ha preceduto per inserire anche il carme 103 di Catullo:

Aut sodes mihi redde decem sestertia, Silo,
deinde esto quamvis saevus et indomitus:
aut, si te nummi delectant, desine quaeso
leno esse atque idem saevus et indomitus.

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A me vengono in mente le 5 øre del romano giovanile Rasmus e il vagabondo, di Astrid Lindgren. Questa moneta viene infatti citata continuamente.

In più ricordo che nei racconti Il cappotto e Il naso, entrambi di Gogol', che ho finito recentemente di leggere, sono più volte citati il grivennik (moneta da dieci copeche) e il groš (antica moneta russa da mezza copeca) e il rublo, ovviamente!

Da Il cappotto:

(...) ma se solo aggiungevi un grivennik, era bell'e fatta. (...)

(...) Akakij Akakijevič aveva l'abitudine di mettere da parte un groš per ogni rublo speso, (...)

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Awards

Proseguendo con citazioni "latine"...

Macrobio, Saturnalia, I, VII, 22

In questo passo viene descritto il gioco che noi chiamiamo "testa o croce" e che invece lui, citando un asse, chiama "teste o nave":

Aes ita fuisse signatum hodieque intellegitur in aleae lusu, cum pueri denarios in sublime iactantes capita aut navim lusu teste vetustatis exclamant

(E oggi si capisce che la moneta fosse stata contrassegnata così nel gioco dei dadi, quando i ragazzi, lanciando le monete in alto, gridano teste o nave, con un passatempo testimone dei tempi antichi)

Modificato da tornese71
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Citazione dalla letteratura inglese contemporanea.

Jack Higgins, Il tempio del deserto (pubblicato in Italia nel 1995).

Questo romanzo dello straordinario (a mio avviso) autore britannico è ambientato nel sud della penisola arabica (tra lo Yemen, il Protettorato di Aden e, appunto, l'Arabia meridionale).

I fatti narrati si svolgono nel 1939, nel periodo immediatamente precedente l'inizio della Seconda Guerra Mondiale.

In due passi del romanzo vengono citati i talleri di Maria Teresa che, come nelle prospicienti terre africane da noi colonizzate a quel tempo, circolavano anche nei territori dell'Arabia meridionale.

Ecco le due citazioni

Cap. 5:

«I confini del Protettorato di Aden e dell'Oman sono in contestazione con l'Arabia Saudita. Ci sono da molti anni interminabili conflitti tribali. La protezione militare della zona è affidata agli inglesi e, mi creda, hanno da fare fin sopra i capelli. Poiché non possono essere onnipresenti, hanno battezzato alcuni luoghi 'zone insicure'. In altre parole declinano ogni responsabilità di ciò che può accadere a chi è tanto stupido da avventurarvisi».

Lei alzò gli occhi a guardarlo, profondamente turbata. «E Saba è una di queste zone?»

Kane annuì. «Certamente. Qualcuno va a visitarla, è ovvio. Al momento c'è un geologo americano, un certo Jordan, che cerca il petrolio. E' riuscito a sopravvivere seminando intorno manciate di talleri d'argento di Maria Teresa come confetti e circondandosi di una banda di tagliagole, che si danno da fare a tenerlo vivo per il profitto che ne traggono».....

Cap. 8:

Jamal nel frattempo aveva perquisito il primo arabo ucciso da Kane. Ora veniva verso di loro tenendo in mano una borsa di cuoio, che porse alla sua padrona.

Marie guardò dentro e poi la tese verso gli altri, perché potessero vederne il contenuto. Era piena di monete d'argento.

Jordan fischiò e Marie commentò pensierosa: «Qui ci dev'essere l'equivalente di due o tremila talleri di Maria Teresa, Gavin. C'è qualcuno che ti vuole morto a tutti i costi».

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Cap. 8:

Jamal nel frattempo aveva perquisito il primo arabo ucciso da Kane. Ora veniva verso di loro tenendo in mano una borsa di cuoio, che porse alla sua padrona.

Marie guardò dentro e poi la tese verso gli altri, perché potessero vederne il contenuto. Era piena di monete d'argento.

Jordan fischiò e Marie commentò pensierosa: «Qui ci dev'essere l'equivalente di due o tremila talleri di Maria Teresa, Gavin. C'è qualcuno che ti vuole morto a tutti i costi».

A pensarci bene, è vero che il Jamal citato è un possente ex schiavo somalo che nel romanzo più volte si distingue per la sua forza.

Però tremila talleri per circa 28 grammi l'uno dovrebbero pesare oltre ottanta chili...

Mi sta bene la "borsa di cuoio" per contenerli, ma forse non era così agevole da porgere... :blum:

Modificato da tornese71
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  • 1 mese dopo...

Riporto su questa discussione (sperando che non ricada troppo in basso) ricordando uno dei sempre interessanti lavori dei nostri instancabili @@okt e @@roth37:

http://www.roth37.it/COINS/Kavafis/index.html

Questo studio, che fu pubblicato anche su Cronaca Numismatica (n. 143 luglio-agosto 2002, pp. 31-32) mette in luce i riferimenti numismatici contenuti in due poesie di Costantino Kavafis.

Nella prima (Oroferne) è citato un tetradramma.

Nella seconda (Filelleno) si leggono le disposizioni di un non identificato re 'barbaro' al suo monetiere Sitaspe.

Per chi ha il numero citato di CN, segnalo che esso riporta anche un breve profilo (con foto) dei due Autori

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  • 1 anno dopo...

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