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Risposte migliori

Inviato

in effetti anche crawford non menziona zecche dell italia centrale

certo che dallo stile e` proprio brutta !

ma c erano altre zecche in italia oltre a roma ?

mi pare che in spagna ce ne fossero alcune o sbaglio ?

son stati fatti studi sul numero di conii di questa ?


Inviato

capperi, Rick, ti sei lanciato a fare lo spesone.... :blum:

Scherzo

E' una moneta che ha il suo bel fascino, tra l'altro il diritto fu ripreso nella monetazione della guerre sociali (forse Acraf può illuminarci a riguardo).

Non è rara, a mio avviso, forse solo meno comune di altre comunissime. Tipicamente il diritto non sta nel tondello, sono tutte decentrate o fuori campo, avevano calcolato male la dimensione del conio, nei pochi esemplari larghi e ben centrati è una moneta di eccezionale bellezza (IMHO)


Inviato (modificato)

E' un denario molto importante, ne abbiamo parlato qui http://www.lamoneta.it/topic/101160-denario-con-scena-di-giuramento/

E' il primo denario in cui l'iconografia abbandona lo schema dei cosidetti "bigati" (sino allora, i denari avevano, tutti, al retro la coppia dei dioscuri a cavallo oppure una divinità in biga).

Il monetiere è probabilmente il figlio di T. Veturius Gracchi f. Sempronianus, augure dal 174.

Non è per niente brutta, secondo me, è austera, in linea con una tradizione iconografica romana che ancora non è stata travolta dai gusti ellenistici.

Il rovescio reca la scena del giuramento, ripresa (con lievi modifiche) dallo statere Cr. 28/1 datato al 225-212. Le interpretazioni per questa scelta iconografica le trovi qui: http://www.lamoneta.it/topic/99463-aureo-del-giuramento/

Questa è la mia (asta Artcoins 2 del 2010, lotto 105), ne sono molto orgoglioso:

post-13865-0-30309200-1373533507_thumb.j

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Inviato (modificato)

tra l'altro il diritto fu ripreso nella monetazione della guerre sociali (forse Acraf può illuminarci a riguardo).

Non il dritto, il rovescio: http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRG/13

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato

grazie a tutti

x caius

lo spesone purtroppo e` dovuto alle spese di spedizione , se no penso che 37 euri per la moneta in questione ci stessero :)

comunque pace!

ma alla fine questa moneta e` stata emessa a roma con uno stile cosi strano ?

o effettivamente potrebbe essere una zecca dell italia centrale?

non conosco l organizzazione delle zecche in eta` repubblicana , ma se non erro ce n erano anche in spagna


Inviato (modificato)

Ti ripeto, non è - secondo me - uno stile strano. E' lo stile dell'epoca.

Il rovescio, come ti ho detto, è copiato quasi pedissequamente dal primo aureo repubblicano.

Al dritto, Marte porta un elmo crestato con piuma che trova, anch'esso, riscontro in altre raffigurazioni monetali, di Roma ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G251/1 ) dello stesso Marte ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G274/1 , http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G274/1 , http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G108/3 ) e della virtus ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G163/1 )

La spesa ci sta tutta. E' denario molto bello.

Modificato da L. Licinio Lucullo

Inviato

Ok grazie !

mi e` spiaciuto che non son riuscito a fare alcuni degli altri invenduti dell asta

ma sara per la prossima volta

e` stato fatto uno studio dei conii su questa per determinanrne la tiratura ?


Inviato

Questo non lo so ...


Inviato

quei pochi esemplari che ho visto io mi sembravano quantomeno dello stesso incisore

e alcuni molto simili tra loro , non ho guardato , ma sarebbe interessante capire

visto che mi pare che alcuni dei denarii repubblicani con i simboli o i numeri di conio arrivano oltre i 100 e qui non mi pare il caso


Inviato

non conosco l organizzazione delle zecche in eta` repubblicana , ma se non erro ce n erano anche in spagna

Si ritiene che Roma abbia dapprima commissionato le sue monete coniate a zecche magnogreche (alla fine del IV secolo), poi, nel corso del III secolo, abbia cominciato a produrle anche da sola.

Durante le Guerre Puniche la situaizone cambia. Esistevano tre "tipi" di zecche repubblicane: quella dell'Urbe; quelle che potremmo definire "distaccate", attestate presso coloniae iuris Latini (soprattutto Luceria e Canusium, ma forse anche altre, ad esempio Vibinum); quelle cosiddette itineranti, ovvero distaccate al seguito dei generali romani per esigenze belliche (era più sicuro produrre monete in loco, che trasportarle da Roma), soprattutto in Sicilia e Sardegna.

A questa situazione articolata si aggiungevano le numerosissime zecche "locali", ossia zecche che producevano monete per comunità formalmente indipendenti, seppur di fatto assoggetate a Roma. A Luceria, ad esempio, c'era sia una zecca "distaccata", che coniava monete repubblicane per Roma, che una zecca "locale", che coniava monete lucerine, e studi iconografici fanno supporre che si trattasse di due zecche separate e distinte sul piano fisico (vedi quanto scrive McCabe sul suo sito).

A partire dalla fine della I Guerra Punica, e soprattutto con la fine della II, la situazione cambia ancora. Le zecche "distaccate" tendono a sparire, quelle "locali" scompaiono quasi del tutto (perché le comunità italiche vengono man mano assorbite da Roma). Si moltiplicano invece le zecche "itineranti", per la necessità di rifornire di numerario legioni che si spingono sempre più lontano.

Inoltre, Roma comincia a istituire una nuova forma di dominio, le provinciae: prima le due Sicilie, poi le Hispanie, la Gallia Narbonensis e quella Cisaplina, etc. Molte zecche che erano rpesenti in questi territori continuano a emettere moneta, soprattutto bronzi, e si ripresenta il fgenomeno che avevamo visto a Luceria: una stessa città emette spesso sia monete con legenda e caratteristica eminentemente locali, sia monete con legenda latina e iconografia romana. Queste ultime sono le emissioni repubblicane provinciali, che - per quanto ne so - sono molto poco studiate. A differenza che per l'impero, non ne esiste una catalogazione unitaria

  • Mi piace 1

Inviato

Di questo denario, Cr. 234/1, esistono molti conii, che Crawford quantifica approssimativamente essere 80 per il diritto e 100 per il rovescio.

Poi il Crawford specifica che "some pieces of this issue are of crude style, but they should not be regarded as forming a separate group (contra Sydenham)".

Infatti quest'ultimo aveva ipotizzato che potesse essere stata attiva una zecca periferica, per spiegare l'esistenza di esemplari con stile più scadente.

In realtà, come giustamente evidenziato da Licinio Lucullo, a quel tempo tutta la produzione dei denari era ormai tutta concentrata a Roma.

Secondo il Crawford l'emissione deve essere datata al 137 a.C., ipotizzando che il monetiere, Ti. Veturius doveva essere forse il figlio di T. Veturius Gracchi f. Sempronianus, che fu augure nel 174 a.C. Il pretesto per tale emissione sarebbe la guerra numantina e il monetario si sarebbe ispirato al famoso "Oro del giuramento", a sua volta ispirato al famoso foedus Caudinum. Sinceramente questa interpretazione del Crawford non mi ha mai convinto e mi sembra molto strano che il monetario abbia voluto ricordare episodi poco onorevoli della storia romana.

Una interessante ipotesi alternativa è stata da poco presentata dal prf. Coarelli nel suo recente libro "Argentum Signatum", al quale rimando per una lettura più attenta. Secondo questo autore, riprendendo una vecchia intuizione di H. Mattingly, l'emissione deve essere un poco più tardiva, intorno al 125 a.C., l'anno della famosa rivolta di Fregellae, poi drammaticamente stroncata dai Romani.

Questa rivolta fu la conseguenza del fallimento della politica graccana portata avanti da Fulvio Flacco al fine di concedere la cittadinanza italiana a tutti gli Italici. Si sa che la famiglia Veturia era strettamente imparentata con i Semproni Gracchi e quindi forse questo monetario era un partigiano del partito graccano e l'emissione doveva essere una sorta di propaganda a favore della legge di Flacco, mostrando un foedus tra Romani e Italici. Un ulteriore elemento a favore della datazione al 125 è dato dal fatto che cadrebbe esattamente 100 anni dopo l'emissione dell'Oro del Giuramento, che fu resa possibile grazie alla conquista della Gallia Cisalpina, comprese le miniere d'oro di Victimulae, nell'area della Bessa (presso Biella) e quindi in Piemonte, a spese dei Galli Boi, nel 225 a.C.

E' interessante osservare che uno dei grandi protagonisti della guerra contro i Boi fu Lucius Veturius Philo, console suffectus nel 220, quindi un antenato del presente monetario. Quasi sicuramente i Romani sfruttarono l'oro delle miniere di Victimulae, anche per coniare in un breve lasso di tempo questo "Oro del Giuramento", almeno dal 220 al 218, quando il Piemonte cadde in mano di Annibale, dopo la sua traversata delle Alpi.

Purtroppo l'annalistica di Tito Livio che copriva quegli anni è andata perduta e di conseguenza non abbiamo sufficienti informazioni storiche, ma sicuramente l'impatto emotivo della guerra contro i Galli Boi fu assai sentito dalla popolazione romana, ancora memore della tragica discesa dei Galli di Brenno di un secolo prima, e Roma potè contare su una allenza (foedus) con gli Italici contro il comune nemico.

L'episodio di Fregellae e un possibile ruolo del monetario Veturius nel partito graccano, notoramente favorevole agli Italici può spiegare come mai nella monetazione dei ribelli italici durante la Guerra Sociale nel 91-87 a.C. si diede ampio spazio sulle proprie monete a una tipologia che ampiamente si riferisce proprio a questo denario romano.....

Comunque è più opportuno rimandare al lavoro di Coarelli per meditare su queste emissioni.

  • Mi piace 4

Inviato

Vero


Inviato

grazie a tutti

per gli interventi molto interessanti


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