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TOLLERO COL PORTO PER LIVORNO


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Nei grandi nominali d'argento dell'età moderna, questo è uno di quelle che richiama l'attenzione, l'iconografia particolare, innovativa, moneta che ci permette di pensare a lunghi viaggi, moneta sicuramente per ogni collezionista.

Moneta che viene coniata dalla zecca di Firenze per Livorno dal 1656 da Ferdinando II dè Medici e che poi continuerà a essere prodotta in modo copioso con Cosimo III dè Medici.

Vediamo, se riusciamo, come abbiamo fatto con " altre grandi monete " della nostra penisola a parlarne e magari a vederne qualcuna, l'intento è ovviamente sempre divulgativo.

Moneta che si accredita bene nei mercati, in particolare del Levante, che ottiene col tempo fortuna a differenza dell'ongaro, moneta d'oro, anch'essa per il Levante, ma che sconta la diffidenza dei mercati.

La moneta ha una iconografia altamente simbolica, c'è l'immagine rassicurante al diritto del Granduca Ferdinando II, al rovescio l'esaltazione della città di Livorno per la quale la moneta era stata concepita.

E si sceglie allora l'immagine del porto, che era stato tra l'altro appena ampliato, per raffigurare e rappresentare la città, i suoi floridi commerci che poi da lì partivano.

Ma per sottolineare meglio il tutto, sempre al rovescio in leggenda viene messo il motto " ET PATET ET FAVET ", che l'Orsini ritiene si debba intendere come riferito al Fanale " mostrandosi favorisce " e come guida ai naviganti, sia al Porto considerato come " fa di se bella mostra e favorisce " i commerci ed è sicurezza per le navi stesse.

Oggi verrebbe definita spendida raffigurazione promozionale, operazione di immagine e marketing, in effetti funzionò ai tempi più o meno così, si erano solo anticipati i tempi.

Soffermiamoci per il momento sulla sola monetazione di Ferdinando II, abbiamo monete che riportano in ordine queste date, 1656, 1659, 1666, 1669.

Il Pucci la definisce con queste caratteristiche :

Valore = L. 6

Peso = gr. 27, 164

Diametro = mm. 43

Per Ferdinando II il Di Giulio menziona due tipologie principali una la 104, col ritratto giovanile di Ferdinando II e testa grande per l'anno 1656, una seconda la 106, per gli anni 1659, 1666, 1669, con un ritratto più anziano e testa piccola.

Entriamo più in dettaglio....

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Sul Pucci troviamo le tirature di questa moneta per anno, credo sia importante riportarle, perché possono darci utili indicazioni :

1656 - 1.512

1659 - 20.625

1664 - 4.865

1665 - 33.563

1667 - 14.162

1668 - 10.125

1669 - 33.125

1670 - 6.875

con Cosimo III vedremo che i numeri saranno ben diversi, la moneta si accrediterà sempre più.

Moneta che a seconda degli anni per Ferdinando II, viene considerata da R2 a R4 e che possiamo catalogare così :

D/ FERDINANDVS . II . MAG . DVX . ETRVRIAE V . , testa coronata ( corona dentata ) e con lunga capigliatura, sotto nel giro l'anno

R/ ET PATET ET FAVET , veduta del Porto di Livorno

Argento, peso da 26, 85 a 27, 20 gr., diametro 41/42 mm.

Ci sono in questa moneta piccole variazioni nella testa del Granduca, nella veduta del porto, anche nelle leggende, ma la moneta rimane sostanzialmente quella, con Cosimo III ovviamente cambierà l'immagine del Granduca,

continua con le immagini.....

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Poco da aggiungere a quanto già detto da DABBENE; la moneta, creata per i commerci con l'Oriente, ebbe notevole successo e va considerata, giustamente, anche una moneta "pubblicitaria" della giovane città di Livorno che, va ricordato, fu realizzata ex novo per dare al Granducato un porto sicuro dopo l'interramento del porto pisano alla foce dell'Arno.

Proprio per la sua ottima "spendibilità" sui mercati orientali fu imitata da Giovan Battista Ludovisi con la così detta piastra (in realtà per peso e per diametro un vero e proprio tollero). Tra l'altro,ve mi scuso in anticipo per l'autocitazione, proprio nel recente numero di febbraio di PANORAMA NUMISMATICO, ho pubblicato una breve nota sul raffronto tra le due monete e sui motivi che spinsero il principe piombinese ad ispirarsi a quella livornese.post-173-0-07035400-1371913133_thumb.jpg

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Indubbiamente le analogie tra le due monete sono anche visive, io PN di febbraio l'ho letto in realtà e mi complimento per l'ottima analisi con l'occasione, però a beneficio di tutti gli utenti, sarebbe bello fare anche qui qualche breve considerazione e un veloce parallelo tra le due monete, sarebbe molto attinente e interessante, avendole poi qui da confrontare in modo immediato, io ci provo sempre...., grazie per il momento,

Mario

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Raccolgo volentieri la richiesta, confessando che il rimando a PANORAMA NUMISMATICO era in parte dovuto a pigrizia. Non parlerò ovviamente dei motivi che spinsero il Ludovisi a coniare questa moneta, anche perchè la questione è abbastanza complessa. Mi limito a dire che il tentativo era quello di inserire la moneta e tutta l'economia piombinese nel filone del commercio con l'Oriente, cercando, come diremmo oggi in termini moderni, di attirare capitali e merci nel piccolo porto di Piombino.

Ritengo invece utile alla discussione allegare la tavola di raffronto che avevo realizzato per P.N.; devo anche rendere atto a Bellesia di avere per primo intuito che la bella moneta piombinese non era una piastra (come indicato nel CNI) bensì un tollero.

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Spendido il raffronto dei due porti, ti ringrazio veramente, mi domandavo se si sapeva quante di queste monete fossero state coniate anche in raffronto a quelle di Livorno e se poi ebbero un circolante oltre che locale veramente verso l'Oriente, l'operazione certamente dimostra che dei margini di successo c'erano e che indubbiamente forse era giusto provarci....,

buona domenica,

Mario

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Poco da aggiungere a quanto già detto da DABBENE; la moneta, creata per i commerci con l'Oriente, ebbe notevole successo e va considerata, giustamente, anche una moneta "pubblicitaria" della giovane città di Livorno che, va ricordato, fu realizzata ex novo per dare al Granducato un porto sicuro dopo l'interramento del porto pisano alla foce dell'Arno.

Proprio per la sua ottima "spendibilità" sui mercati orientali fu imitata da Giovan Battista Ludovisi con la così detta piastra (in realtà per peso e per diametro un vero e proprio tollero). Tra l'altro,ve mi scuso in anticipo per l'autocitazione, proprio nel recente numero di febbraio di PANORAMA NUMISMATICO, ho pubblicato una breve nota sul raffronto tra le due monete e sui motivi che spinsero il principe piombinese ad ispirarsi a quella livornese.attachicon.gif87_tollero-D.jpg

attachicon.gif87_tollero-R.jpg

Che meraviglia di moneta il Tollero di Piombino!!!

ovviamente la conservazione fa ammirare la bellezza della moneta

Modificato da odjob
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Rispondo a DABBENE: purtroppo non si hanno dati certi(almeno ad oggi) sulle tirature dei pezzi piombinesi in oro e argento di grande modulo. Esistono solo pochi dati parziali sui mezzi giuli di Niccolò Ludovisi. Da diversi anni mi occupo abbastanza approfonditamente della monetazione piombinese ma la documentazione sull'attività della Zecca è praticamente inesistente, anche a causa delle vicenda subite dagli archivi del Principato e della loro dispersione. Per quanto riguarda il tollero, come dicevo sopra, fu un tentativo poco riuscito anche a causa della sciagurata gestione delle finanze proprie e del Principato da parte di Giovan Battista Ludovisi che riuscì a sperperare, in vita, centinaia di migliaia di scudi e morì nel 1699 lasciando debiti per un milione e mezzo di scudi oro! Della moneta conosco solo due esemplari, uno nella ex collezione reale ed uno conservato al Kunsthistorische Museum di Vienna.

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Il tollero del porto continua con Cosimo III dè Medici ( 1670 - 1723 ), la produzione di queste monete con Cosimo III diventa copiosa, la moneta si afferma in particolare nei mercati del Levante.

Abbiamo una coniazione che inizia nel 1670 e termina nel 1704, ovviamente la datazione non riguarderà tutti gli anni compresi.

Sono sempre monete di una certa rarità in particolare per alcune annate con produzioni basse.

Sempre dal Pucci abbiamo le emissioni di questa moneta per annata, ne riporto alcune, le più indicative :

1670 - 20.250

1680 -287.675

1690 - 5.625

1692 -522.000

1699 -388.500

1704 - 62.312

Quindi una certa variabilità negli anni col picco nel 1692 seguito dal 1699 e 1680.

E' però il Di Giulio che descrive diverse tipologie di questa moneta negli anni, a grandi linee elenca le seguenti :

1) Tollero col porto e ritratto giovanile

2) Tollero col porto e il ritratto giovanile ma senza sigla dell'incisore

3) Tollero col porto e la figura pingue

4) Tollero col porto ed i capelli al vento

5) Tollero col porto col busto anziano di tipo diverso

Diverse sono le piccole varianti per leggenda, per l'iconografia del porto invece, abbiamo piccole differenze dovute per esempio alla mancanza del vascello in prossimità del faro e la bandiera sul forte del porto e sul faro.

Nella prima serie sul taglio del braccio figura la sigla M.A.M., sigla di zecchiere.

Molte sono le monete che potremmo vedere, qualcuna la vedremo, mi auguro anche col vostro contributo e con ulteriori osservazioni, se vorrete,

Mario

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Per capire meglio le differenze iconografiche della veduta del porto di Livorno, soffermiamoci su una delle differenze più comuni, cioè la presenza o meno del vascello alla base del faro.

Mi aiuteranno le immagini tratte da Attilio Manzoni, " Granducato di Toscana "dove vedremo la prima moneta con vascello e la seconda senza,

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Il tollero col porto per Livorno di Cosimo III ha queste leggende :

D/ COSMVS III MAG . DVX . ETRVRIAE VI, busto coronato ( corona dentata ) e con lunga capigliatura, sotto nel giro la data

R/ ET PATET ET FAVET, veduta del porto di Livorno

Argento, peso da 25, 90 a 27, 27 gr., diametro 41 - 43 mm.

Incominciamo con un 1683, peso gr. 26, 94, Cosimo III ha un busto ancora non pingue, i capelli anche non sono ancora al vento,

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@@dabbene

L'esemplare postato, Tollero del 1666 vendita NAC è una moneta che ricordo bene avendola vista prima dell'asta (ha un tentativo di foro non dichiarato e restauri vari ch evanno oltre ai fondi lievemente ripresi), ricordo che rimasi colpito dalla differenza, con i tolleri successivi, per la rappresentazione di Ferdinando II rispetto a Cosimo III, il primo a busto nudo con corona radiata di 4 punte e fiorone centrale, un ritratto che pare sin perso nell'ampiezza del campo al confronto di Cosimo III con busto paludato e panneggiato, ricca corona con 5 punte e fiorone centrale.

C'è un'emissione per il 1680 dove il Granduca è rappresentato in maniera diferente, con il busto più contenuto e solo drappeggiato e la corona a 6 punte e fiorone centrale. E' il ritratto che preferisco.

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Gran ducato di Toscana Cosimo III de’ Medici (1670-1723)

Tollero 1680 (Firenze per Livorno) Argento grammi 27,150 diametro 42,16mm

D/ COSMVS• III• D• G• MAG• DVX• ETRVRIAE• VI• busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra; sotto, nel giro, ٭٭1680٭٭

Rv: ET PATET ET FAVET veduta del porto di Livorno con il faro Contorno liscio ↓

Riferimenti : Di Giulio 129, MIR 64/3, CNI 14, Ravegnani Morosini 13, Davenport 4214

Nota: Ex NAC 50 n. 267

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Ecco come appare il Granduca dopo 20 anni

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Gran ducato di Toscana Cosimo III de’ Medici (1670-1723) Tollero 1702 Firenze per Livorno

Argento gr. 27,036 daimetro 42,58mm

D/ COSMVS• III• D• G• MAG• DVX• ETRVRIAE• VI busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra; sotto, nel giro •1702•

Rv: ET PATET ET FAVET veduta del porto di Livorno con il faro

Contorno liscio ↓

Emissione molto rara R2

Provenienza : Varesi Pavia Asta 55 collezione Demicheli n. 889 9/4/10 40277

RIferimenti : Di Giulio 143, MIR 64/17, CNI 68, Davenport 4214

Nota: Probabilmente ex Asta InAsta 2006

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Grazie a tutti, in particolare a Picchio per le bellissime monete mostrate, volendo, potrebbe questa discussione diventare una vetrina per questa moneta che ritengo possa piacere a molti, d'altronde l'iconografia è indubbiamente particolare e affascinante, ti permette di sognare.

Io rimango un po' più indietro cogli anni dal 1683 passo al 1685, poi gradamente procederò nel tempo ; in questa che ti permette di vedere con precisione tutti gli ambiti del porto, alcuni in risalto anche al tatto, abbiamo, rispetto al 1683, un busto con Cosimo III che incomincia ad essere pingue e con un inizio di capelli al vento.

Si distinguono bene le barche attraccate e non, il fanale, le fortificazioni e il forte con bandiera,

Peso 27,02 gr.

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Quella che posto è una moneta notevole, provenienza asta NAC, 50, del 15/11/2008, lotto 266, è un Cosimo III del 1670, il primo anno di emissione, la pezzatura era ancora limitata, la moneta risulta R/3, e presenta un ricco e particolareggiato busto di un Cosimo ancora giovanile, con una capigliatura folta e curata, un gioiellino, busto piccolo, sotto il busto, in piccolo, M.A.M., sigla dello zecchiere, che risulta esserci solo in questa tipologia,

Rif. : Di Giulio 127 .

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Modificato da dabbene
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L'ultima moneta postata è del 1670, fantastica moneta, il primo anno di coniazione per Cosimo III per questa moneta col suo busto.

Per la cronaca si partì in quell'anno con una tiratura di 20.520 monete coniate, una partenza in sordina, si arriverà poi al picco del 1692 con 522.000 pezzi prodotti.

La moneta ha successo, addirittura in qualche anno fu l'unica moneta che uscì dalla zecca di Firenze.

Livorno aveva raggiunto ormai una importanza commerciale degna di nota, questo aiutò molto, di certo la moneta fu sostenuta, ci fu una volontà comune, affinchè la moneta si accreditasse, venisse accettata, ricercata, riconosciuta.

E la diffusione, il successo di questa moneta è in un certo qual senso confermato dall'intervento di Lu.Giannoni a proposito delle monete di Piombino.

Certamente ci fu una operazione in cui ci si ispirò e si cercò la scia del successo del tollero di Livorno, non ebbe successo, ma il fatto che ci si provò con una tipologia similare, denota una volta di più di quanto fosse diventato un riferimento monetario il tollero col porto di Livorno in quel deteminato periodo.

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Continuiamo nel tempo con un 1692, splendida moneta anche questa per precisione dei particolari, il 1692 è l'anno tra l'altro delle massime coniazioni, è il picco di questa moneta, siamo nella maggiore e più ampia delle tipologie del Di Giulio, la 153, le differenze riscontrabili sono numerose, inerenti alle dimensioni del busto, al paesaggio, alla velatura delle barche, alla distanza di queste dalla banchina, a volte sembrano attaccate, a volte no.

In questa moneta, in particolare il busto di Cosimo III è raffigurato pingue e con la lunga capigliatura al vento e così sarà per le monete di questi anni,

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Il 1698, invece che vedremo, è considerato già più raro, alcuni lo indicano R2, la produzione è sempre sostenuta, ma inferiore a quella del 1692.

La moneta è un po' usurata e decentrata nella coniazione, ma comunque anch'essa affascinante,

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Modificato da dabbene
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Col 1699, col fine secolo, ci avviciniamo alle ultime emissioni, il1699 sarà ancora un anno copioso per queste, ma poi calerà per avere di nuovo un picco nel 1703 e terminare poi col 1704, le ultime emissioni poi si contraddistinguono per conii diversi e per un Cosimo III più anziano,

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