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Inviato

Difficile resistere al fascino delle monete papali, ed infatti non ci sono riuscito. Non si tratta di una moneta pontificia "canonica" nel senso che sebbene emessa a Roma, non riporta il Papa come autorità emettente.

Rimasi colpito proprio da questo particolare e senza una particolare ragione lo acquistai.

Rapidamente il perchè di queste monete senza l'autorità del Papa.

Papa Adriano (772-795) inizia la monetazione pontificia con i primi denari d'argento "antiquiores tra il 784 e il 786. Le coniazioni non sono particolarmente voluminose anche perchè in Roma confluiva tra la fine del IX e l'inzio del X secolo monete provenienti da tutte la parti d'Europa, in pagamento di tributi alla Chiesa. Coniando poco finisce che la zecca perde di importanza e nei secoli successivi sono le zecche del Nord Italia ad immettere la maggior quantità di circolante nella penisola, tanto che a Roma la moneta più diffusa era il denaro coniato a Pavia. Nel secolo successivo (XII°) la monetazione di Pavia viene sostituita da quella di Lucca. In questo burrascoso periodo per il papato; il contrasto tra Papa ed Antipapa è violento solo con l'estromissione di Eugenio III nel 1145 da parte di Arnaldo da Brescia, e la proclamazione della Repubblica con l'antica formula "SENATUS POPOLUSQUE ROMANO", si ritrova un attimo di stabilità.

Dal 1253 si conia il grosso e il mezzo grosso emessi dal Senatore Brancaleone d'Andalò che appone il suo nome sulle monete; poi solo emissioni anonime e con l'elezione di Carlo d'Angiò a senatore, compaiono nuovamente i nomi dell'autorità senatoriali. Dal 1270 Carlo d'Angiò aggiunge anche il titolo di Rex.

Urbano V (1362-1370) riprende la coniazione di monete papali che durerà quasi ininterrottamente fino al 1870.

D/ + ROMA CAP MVNDI, Roma seduta di fronte globo e scettro

R/ + SENATV S.P.Q.R., al centro leone andante a sinistra

SPQR è un possibile acronimo per Senatus Populusque Romanus. "Il Senato e il Popolo Romano".

Questo grosso proviene dall'asta Asta Negrini 17 del giugno 2002, lotto 904, classificato come Muntoni 59.

Spero che i nostri esperti Rcamill e Maffeo e chi ne sa di più possa aggiungere qualche altra informazione e del perchè vi è raffigurato un leone.


Inviato

Grazie Picchio, moneta molto bella e interessante. Non ho capito però bene una cosa: si tratta di una emissione senatoriale anonima del XIII secolo, quindi anteriore al periodo della "cattività avignonese"?

Ciao, P. :)

PS. Finalmente ho un testo di riferimento. E' il Berman e non il Muntoni, ma almeno ho qualcosa da studiare :D


Inviato

Un sentito ringraziamento Picchio, si impara sempre volentieri leggendo i suoi posts :)

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Inviato
D/ + ROMA CAP MVNDI, Roma seduta di fronte globo e scettro

R/ + SENATV S.P.Q.R., al centro leone andante a sinistra

Questo grosso proviene dall'asta Asta Negrini 17 del giugno 2002, lotto 904, classificato come Muntoni 59.

Spero che i nostri esperti Rcamill e Maffeo e chi ne sa di più possa aggiungere qualche altra informazione e del perchè vi è raffigurato un leone.

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Ciao, purtroppo non ho grosse conoscenze sulle pontificie del periodo, per cui il perchè del leone passante raffigurato al diritto mi sfugge, cercherò notizie in merito... :rolleyes:

In ogni caso, splendida moneta la tua, credo sia da classificare come Muntoni 61, per la legenda CAP MVNDI (il M.59 ha CAPVT MVNDI)

A titolo informativo generale, sulla monetazione del Senato di Roma, ed i rapporti papa-Senato, riporto un'interessante nota del Muntoni :) :

Come giustamente rileva il Serafini (SER, voi. 1, pag. 327, nota 54) le monete emesse dal Senato debbono considerarsi vere e proprie monete pontificie.
Infatti, sebbene nel 1184 il Senato abbia coniato denari provisini, a quanto pare di propria iniziativa, con la "Concordia" del 31 maggio 1188, che sanciva la pace fra il papa Clemente III e l'Urbe, venivano restituiti al pontefice il senato, la città e la zecca.
Pare quindi certo che, sebbene non siano noti documenti specifici e sulle monete non compaiano che assai raramente simboli pontifici quali le chiavette decussate, l’emissione di moneta fosse delegata dal pontefice al Senato, che doveva però versare alla somma autorità parte dei proventi della zecca.
Due documenti rafforzano questa tesi: una lettera di Innocenzo III del 5 agosto 1208 diretta ai rettori e consoli della Campania nella quale, impartendo istruzioni per la cessazione del corso dei vecchi provisini e l'introduzione dei nuovi, questi ultimi vengono definiti «... nostram recipiatis moneta quae vulgo dicitur de Senatu ... » (CAP, pag. 19, nota 2). Il secondo documento è una lettera di Clemente IV, datata 7 gennaio 1266 e diretta a Carlo d'Angìò, con la quale il papa si lamenta che Carlo sì sia attribuito, senza il suo benestare, prerogative non spettanti al senatore, tra le quali quella di battere moneta (GRR, voi. IX, pag. 109 e 110, nota 50). È probabile che in seguito a questa protesta la moneta, che potrebbe essere quella qui descritta al N. 5 (grosso del I senatoriato), venisse ritirata, ciò che potrebbe spiegare la sua grande rarità.

Ciao, RCAMIL B)


Inviato

Come ben sai, è stato un acquisto d'impulso, data per Muntoni 59 dal sommo Negrini, non ho più avuto la curiosità di approfondire l'argomento, ma se l'esimio Rcamill dice 61, e 61 sia.


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