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La dramma anarekartos nell'archivio Gamurrini


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Inviato

La dramma con leggenda sinistrorsa ANAREKARTOS (di ignoto ritrovamento), che era custodita presso il Museo di Gotha (e ora dispersa) è certamente la più rara (conosciuta in un solo esemplare) e interessante moneta celtica cisalpina.

Pubblicata a suo tempo dal Friedlaender (1878), dal Longpérier (Oeuvres, III, p. 369) e dal Sambon (1903). Aveva diametro di mm. 15 e peso di gr. 3,53.

E probabilmente imitazione della dramma pesante di Massalia n.° 790 Bibl. Naz. di Parigi, perchè ripete le stesse caratteristiche della impostazione figurativa del D/ e del R/ e riporta anche lo stesso inconsueto contrassegno del crescente verticale dietro il collo di Diana e davanti al leone. (fig. 2 del Pautasso, 1966)

La scomparsa di questa interessantissima moneta, resta un enigma, ma forse oggi possiamo avere qualche elemento in più per delinearne almeno la storia.

E stata grande la mia sorpresa nel leggere negli appunti dellarchivio Gamurrini la seguente nota:

f. 2 carta 12

Lettera di M. Piccione su carta intestata Battaglie di Archeologia (De Historia Antiquitatum Certamina).

Caris(si)mo e illustre Conte Gamurrini

Per meglio chiarire e facilitare, Le invio la impronta della dramma (unica) del Medagliere di Gatteo, se vuole darmi la sua lettura.

Mi scusi del tedio e creda a la più alta stima dal suo

M. Piccione

Rimini 28 corrente

Dramma Gallica con Leone gradiente a destra e

al di sopra

(tengo il calco) anar akartos = Rex Acartus

Chi era M. Piccione?

Medagliere di Gatteo è da leggersi Medagliere di Gotha?

Che rapporti aveva M. Piccione col Museo Gotha?

Interessante anche linterpretazione della lettura data dal Gamurrini: Anarekartos o Anarakartos ?

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Inviato

DE GREGE EPICURI

Ho sempre letto di questa dracma e della sua scomparsa (furto? o che altro?) Ma non ho mai letto nulla della sua provenienza: dove era stata trovata, chi l'aveva venduta (o donata) a questo Museo di Gotha, che oltretutto è in Turingia, non lontano da Erfurt. Luogo del famoso "Manifesto di Gotha" della socialdemocrazia tedesca, criticato da Marx, mi pare.

E siamo poi sicuri che fosse di origine cisalpina? Perchè le prime imitazioni sembra proprio che fossero galliche, dell'entroterra di Marsiglia o della regione del Var. Ne sapete qualcosa?

E perchè questa lettera parla di Gatteo, che è presso San Mauro Pascoli? Dove però non penso ci sia un museo archeologico.


Inviato (modificato)

Urca che discussione! Complimenti a Nakona, ce n'é da discutere e da approfondire...

Cominciamo da alcuni rilievi posti da g.pittini, relativamente all'origine delle prime emissioni imitative della dracma pesante massaliota.

E' vero che Claude Brenot, sulla base di ricerche archivistiche sul materiale presente nel medagliere di Marsiglia, fece a suo tempo (cautamente) l'ipotesi di un'origine transalpina, ad opera forse dei Salluvi, delle imitazioni caratterizzate da un'Artemide ed un leone "ciccioni" (i tipo Massa alfa e Sassa di Pautasso, o I e II di Arslan). Ed é anche vero che Arslan abbia sostanzialmente accettato tale ipotesi (stante la carenza di dati di rinvenimento cisalpini per tali tipi, per quanto il catalogo del Muret della Bibliothéque Nationale citi una provenienza da Bergamo).

Ma in ogni caso si tratta, per l'appunto, delle ciccione, tipologicamente ben distinte dall'unico esemplare ANAREKARTOS, che semmai trova qualche analogia nelle cosiddette "dracme della civetta" (che in realtà ha più le caratteristiche di un gufo...) caratterizzate dalla legenda SEGHEDU e da un tipo diverso nel rovescio, analogamente ai cosiddetti "stateri del cervo".

Ora, l'elemento caratterizzante la dracma ANAREKARTOS, oltre alle fattezze estremamente simili ad una specifica emissione della dracma pesante massaliota, é la legenda in caratteri nordetruschi. Senza entrare nel merito del possibile significato della legenda (rispetto al quale in molti si sono esercitati), ma in virtu' della stessa, credo che sia abbastanza improbabile ipotizzarne un'origine provenzale.

Monetazioni con iscrizioni in caratteri nord etruschi in ambito transalpino sono rarissime ma presenti, non in Provenza ma bensi', probabilmente più tarde, nell'alta Valle del Rodano, attribuite agli Allobrogi o ai Cavares, improntate sulle emissioni di Avennio (ed in un caso con l'ipotesi di un prestito da parte delle emissioni puniche o... campano romane) piuttosto che su quelle di Marsiglia.

Vista la successiva presenza di emissioni imitative massaliote con legenda a caratteri nord etruschi in area padana (che gli scavi della metropolitana milanese sembrano attribuire a Milano e non ai Leponzi come ipotizzato dal Pautasso) credo sia più probabile un'attribuzione cisalpina anche di Anarekartos (che personalmente non credo sia disperso, ma piuttosto in una collezione privata, svizzera?).

Su Matteo Piccione, Gatteo e Gotha ne parleremo poi.

Modificato da g.aulisio
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Supporter
Inviato

Questa si che è una discussione interessante, uscita da un grande studioso come nakona

La butto li e vorrei un parere da voi, Anarekartos non è che per caso deriva dalla popolazione celtica degli ANARI, che popolavano le attuali colline Piacentine?????????


Inviato

Di Matteo Piccione ho trovato qualcosina girovagando in rete. Era, ai suoi tempi, un numismatico di un certo pregio. Ecco alcuni dei suoi lavori:

Piccione Matteo, Le monete suberate, Roma, Tip. Edit. Romana, 1903

Battaglie di archeologia : de historia antiquitatum certamina, Anno I, dicembre 1904, contiene tre articoli di Matteo Piccione, stampato dalla Tip. Edit. Romana, 1904.

Piccione Matteo, Lottando : lettera del Prof. Matteo Piccione a Furio Lenzi, Orbetello, 1906, (Tip. Edit. Romana)

Piccione Matteo, La numismatica, Milano, Vallardi, 1914 (ristampato da Vallardi nel 1924 e 1939)

Piccione Matteo, La numismatica : con illustrazioni, Bologna : Studio numismatico del dr. C. Gamberini , 1957.

Ma adesso mi concederò una provocazione che mi ha suggerito il Conte Gamurrini:

Anarekartos

anar akartos = Rex Acartus

Anare Kartos = Kartos della tribù degli Ánari

Gli Ánari e gli Anàmari erano tribù celtiche che erano stanziate a sud del Po, la prima nel territorio di Placentia e la seconda in quel di Clastidium (Casteggio).

Bhe! Questo lo sanno tutti, mi direte! Ma in meno sanno che queste due tribù erano ancora stanziate nel IV sec. a.C. nei pressi di Massalia, dove avevano già una economia monetaria basata sulla dramma massaliota. E questo la dice lunga su come si diffuse in ambiente padano leconomia monetaria e la dramma marsigliese.


Inviato

Degli Anari dice Polibio (2, 32, 1) che risiedevano non lontano da Marsiglia. Il Cluverio, pensando che il nome fosse corrotto, emendò Marsiglia in Piacenza.


Inviato

Il Piccione scrisse al Gamurrini su carta intestata Battaglie di Archeologia, De Historia Antiquitatum Certamina, pubblicazione che vide la luce nel 1904.

La dramma anarekartos in quegli anni era ancora al Museo Gotha, e la sua sparizione sembra doversi ascrivere agli anni della prima guerra mondiale (1915-18).


Inviato

Ma a quale epoca si può fare risalire questo dramma.

Se è del III secolo a.C., è possibile che gli Anari e Anamari fossero già scesi in Italia e quindi nel territorio di Placentia. La città fu fondata come colonia romana nel 218, la prima nell'Italia settentrionale assieme a Cremona. Apparentemente nella città non ci sono evidenti tracce di preesistente abitato celtico, ma non si può escludere che queste due tribù abitassero nelle sue vicinanze, come a Veleia e lungo la valle del Trebbia, che era un importante passaggio verso la Liguria.


Inviato

Che Piacenza sia stata fondata su un preesistente villaggio, ci è certificato da Polibio, un greco che ha vissuto per molto tempo a Roma in qualità di ostaggio nel II sec. a.C.

Egli dice che mentre P. Cornelio Scipione, in Spagna, e Ti. Sempronio Longo, in Africa, procedevano allarruolamento delle truppe in vista della II guerra punica, i romani cercarono di concludere lorganizzazione delle colonie che avevano deciso di inviare nella Gallia Cisalpina; si misero quindi con ardore a fortificare con la costruzione di terrapieni e il rafforzamento delle mura due esistenti villaggi, in ciascuno dei quali inviarono 6000 coloni, con lordine di raggiungere il posto entro 30 giorni.

Quindi, 6000 coloni con relative famiglie, almeno 18.000 persone (ma forse molte di più), che si sovrapponevano, e diventavano parte preponderante, in un piccolo centro degli Ánari.

Velleia, invece era il centro amministrativo (o la capitale) dei Liguri Eleati che avevano come territorio la parte montana e collinare del piacentino.

A mio parere, gli Ánari, che già quando erano vicino Massalia dimoravano in territorio Ligure, erano stati invitati a trasferirsi nella nuova sede cisalpina per far da cuscinetto e argine alle incursioni degli Insubri.

Ma questa è unaltra storia che svilupperò nei prossimi interventi.


Inviato

Come mai perdo tutti gli apostrofi?

Come posso abilitare l'editor completo del sito?


Inviato

La nazione ligure, prima delle invasioni celtiche, si estendeva sul Mediterraneo da Massalia fino a Pisa, a nord si arrestava alle Alpi, ed a est confinava col territorio dei Veneti.

La cultura Ligure è identificata oggi come cultura di Golasecca.

La cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.) si sviluppò a partire dall'età del bronzo finale, nella pianura padana e prende il nome dalla località di Golasecca, presso il Ticino dove, agli inizi del XIX secolo, furono effettuati i primi ritrovamenti.

Dall' incontro e scontro con gli etruschi, già dal VI sec. a.C. i liguri ne avevano adottato l' alfabeto che utilizzarono anche sulle stele della Lunigiana. La èlite ligure, quindi, aveva nel bagaglio culturale, anche la scrittura che esprimeva translitterando le parole della loro lingua in alfabeto etrusco.

La cultura di Golasecca si arrestò improvvisamente sostituita da quella portata da gruppi celtici invasori, la cultura di La Tène (IV-I sec. a.C.).

I Liguri furono cacciati dai territori della pianura (non sappiamo se sterminati o inglobati culturalmente), ma non dai territori d' altura, sia appenninici che alpini e prealpini. E, guarda caso, l' alfabeto leponzio si trova solo nei territori in cui si rifugiarono le ultime frange liguri. Nei territori montani i liguri erano imbattibili, e gli stessi romani riuscirono ad averne ragione ed a sottometterli solo verso la metà del I sec. a.C.

I nuovi popoli invasori, di cui i più bellicosi ed aggressivi erano proprio gli insubri, non avevano una economia monetaria, né possedevano un alfabeto.

Lodio del Liguri verso gli Insubri era dunque atavico e giustificato. Ma gli Insubri erano malvisti anche dai popoli consanguinei. I romani trovarono validi alleati nei Cenomani e negli Ánari che misero a disposizione i loro territori per la deduzione delle colonie di Placentia e Cremona in funzione difensiva ante-insubri.

Ed alleati dei romani erano anche le popolazioni Venetiche.


Inviato

@@Nakona: Caro concittadino, grazie per aver avviato questa intrigante discussione sulla misteriosa dramma forse coniata dai nostri antenati Anari.

Spero seguiranno altri interessanti interventi sulla storia pre-romana, anche monetaria, di Placentia e della mia valle (Trebbia).


Inviato

Ringrazio sentitamente Nakona per le interessantissime informazioni sulla sua città.

In pratica anche Piacenza ha seguito un pò un excursus storico simile a quello che si riscontra anche a Parma. Debbo ancora comprere l'interessante volume su "Parma romana" edito in occasione della mostra che tuttora si volge al Museo Archeologico di Parma e che consiglio vivamente di visitare.

Solo che a Parma, nel corso del IV secolo, risulta bene attestata la distruzione della preesistente cultura etrusca, soppiantata dai nuivi invasori che erano i Galli Boi, che credo siano affini agli Insubri, situati più a nord. Dopo, sull'abitato celtico fu impiantata la nuova colonia romana, che è posteriore a Placentia, nel 183 a.C.

Mi piacerebbe capire che sotto la dominazione celtica le due città di Piacenza e Parma avessero una facies simile.


Inviato

In effetti a Parma la facies etrusco padana è ben attestata. Il confine tra la cultura di Golasecca e la zona di influenza etrusca è poco a sud di Piacenza, all' incirca sul torrente Nure.

Pare, che nel territorio di Pontenure sia stato scoperto un sepolcreto etrusco padano che è ancora, a quanto mi consta, in attesa di pubblicazione.

Probabilmente il confine tra Boi ed Anari coincide con quello precedente. Con larrivo dei romani la storia si unifica.

  • Grazie 1

Inviato

Viste le premesse storiche, passiamo ora alle monete.

Abbiamo un gruppo di monete (con leggende in alfabeto greco) strettamente collegato alla dramma pesante di Massalia:

il Massa-alfa di Pautasso con le M e i sigma con le estremità parallele

suddivisibili in base alle leggende in

- MASSA alfa

- SASSA alfa

(fig. 364) proveniente dalla Collezione De Saulcy e descritto al n.° 782 del Catalogue della B.N. di Parigi, con annotazione: (Trouvée à Bergame). « Peut - étre ces pièces sont - elles frappées en Italie, à l'imitation de Marseille ».

- NASSA o INASSA alfa

il Massa-beta di Pautasso con le M e i sigma con le estremità divergenti, prototipi delle successive imitazioni cisalpine

(di cui due esemplari in collezione privata trovate in val Trebbia)


Inviato

Questo gruppo di imitazioni può essere frutto solo di una popolazione che ha utilizzato per molto tempo la moneta di Massalia e che ha già subito un lungo processo di ellenizzazione.

Non so se queste imitazioni hanno visto la luce prima o dopo l' esodo verso le pianure cisalpine ma, a mio parere, possono essere messe in relazione solo agli Ánari.

Questi, spostandosi verso la nuova residenza devono aver portato con sé tutti i loro averi e, ovviamente , il loro bagaglio culturale, usi, costumi e l' utilizzo della moneta come consuetudine giornaliera per il soddisfacimento dei propri bisogni.

E, non avendo più a disposizione il numerario massaliota, hanno dovuto arrangiansi fabbricandolo in loco. Ovviamente, con un risultati estetici leggermente più modesti. La figura di Diana Efesina ha perso di maestà ed ha la mascella gonfia come se avesse il mal di denti. Il leone assume un figura più massiccia e la testa comincia a subire modificazioni significative.

Un mezzo economico così moderno e maneggevole non poteva non influenzare le popolazioni vicine, amiche o nemiche che fossero. E l' imitazione ànara, diventa il prototipo di nuove imitazioni che decadranno stilisticamente sempre di più.

Ovviamente la provocazione fatta al post n. 5, non regge alla prova dei fatti, malgrado la radice Anar. L' utilizzo dell' alfabeto nord-etrusco la pone in ambiente culturale ligure (o leponzio che dir si voglia).

Gli Ánari, comunque, portarono la prima monetazione celtico-cisalpina nel nord-Italia, ma furono anche i primi ad abbandonarla.

Avendo essi a disposizione grandi quantità di moneta romana, dopo la deduzione della colonia di Placentia, ebbero a disposizione un mezzo di scambio di più larga circolazione che permetteva anche l' acquisto dei beni importati dai romani.

  • Mi piace 1

Inviato

Desidero complimentarmi vivamente con Nakona per la spiegazione molto comprensibile e logica per la comprensione delle complesse monetazioni celtiche cispadane.

Sicuramente nel nord-italia avvenne un fenomeno di imitazione anche fra le diverse popolazioni e tribù celtiche che a ondate si riversarono nella pianura padana e non sempre è facile ricostruire corrette attribuzioni e ubicazioni delle varie emissioni. Non sempre si notano strette concordanze tra Pautasso e Arslan, per limitarci ai maggiori studiosi italiani del settore.

Ritengo che ci sia molto da discutere.

Mi sembra di capire che i primi celti a coniare le dramme cispadane siano stati quelli che erano scesi da ovest, via Liguria, come ad esempio gli Anari. E' quindi possibile che solo dopo la consuetudine di coniare imitazioni delle dramme massaliote si diffuse anche ad altre popolazioni celtiche, alcune scese in precedenza, ma dal nord (Svizzera e Austria), come i Leponzi.

Giusto?


Supporter
Inviato

Finalmente, grazie a nakona si comincia a capire l'importanza delle valli Piacentine per la popolazione Celtica, tengo a precisare che nella mia valle, l'alta Val Tidone, sono state trovate una decina di monete Celtiche, tutti ritrovamenti singoli e secondo me sono indice di piccoli insediamenti distribuiti sulle colline a una trentina di chilometri da Placentia e probabilmente non disturbati dai Romani.

Speriamo che l'interessante discussione continui.


Inviato

Giustissimo, caro Acraf.

Comunque l' opera del Pautasso resta ancora fondamentale per la comprensione della monetazione cisalpina. Esposizione chiara e molto documentata di una monetazione in precedenza semisconosciuta.

E' un vero peccato che il Dott. Arslan non abbia condensato il suo pensiero in un' opera analoga. Dover rincorrere i risultati dei suoi studi in un miriade di articoli e articoletti non ha giovato molto ad una miglior conoscenza di questa affascinante monetazione. Il suo studio sulle monete di Budapest l'ho rincorso per anni.

Resta, per me, ancora incomprensibile, ad esempio, l'attribuzione ai "libici" del tipo lupo. Il ripostiglio di Rivolta d'Adda (114 tipo lupo e 1 cenomane) avrebbe da solo dovuto escludere il vercellese dall'area di diffusione. Le monete sono rotonde e rotolano molto facilmente. Circolano velocemente tra le tasche degli utilizzatori e si perdono facilmente specialmente quando perdono il loro potere liberatorio. Gli esemplari isolati sono meno significativi di un ripostiglio di tesaurizzazione attinto dalla circolazione locale.

Saluti


Inviato

Caspita, che discussione interessante, peccato arrivare un po' ritardo... Era da anni che non si parlava più della dracma Anarekartos!

Personalmente trovo molto affascinante la produzione di dracme pesanti, sia quella ufficiale di Marsiglia che quella cosiddetta di imitazione (MASSA, SASSA etc.), nonchè quella ad essa strettamente legata (Seghedu e Anarekartos). A mio avviso una chiave di lettura importante di queste imitazioni sono i legami di conio (ebbene sì, legami di conio, non solo somiglianze) presenti tra imitazioni tipo Pautasso MASSA alfa e dracme della civetta a legenda Seghedu. Se osservate con attenzione i volti di Artemide di una delle dracme della civetta conservate a Parigi (BN 2177), di quella di Budapest e il dritto dell'esemplare MASSA alfa DC 17378 del Medagliere Reale di Torino i legami sono assolutamente palesi. Ora, se si collocano le dracme Seghedu in area alto ticinese - camuna, che mi sta a significare l'uso dello stesso conio di diritto per due monetazioni che sono, iconograficamente, antitetiche? E, soprattutto, qual è l'area di produzione?

Riguardo alla scoperta di questo nuovo riferimento inerente la dracma Anarekartos nell'archivio Gamurrini, quello che mi viene da dire è: prudenza, andiamo con i piedi di piombo. Una attribuzione agli Anari può sicuramente essere affascinante, ma va provata e noi al momento abbiamo solo una legenda, desunta tra l'altro da una vecchia foto...

Io ritornerei ai dati oggettivi, ossia a questo nuovo riferimento di Piccione, che ci propone una lettura interessante della legenda: Anarakartos invece di Anarekartos, che è invece la lettura ormai accettata in letteratura (vedasi A. Morandi, in Celti d'Italia, Roma, 2004). Non ho purtroppo una conoscenza di epigrafia antica, quindi non so aggiungere nulla di più... Potrei invitare a questa discussione il dott. Morandi, esperto epigrafista, se può essere utile e vi interessa approfondire.

Tra l'altro, la lettura della legenda che ne da è completamente diversa: secondo Morandi Anarekartos significa "Fortissimo", il che trova analogie, a livello di significato, nella lettura di Seghedu = "Vittorioso".

Ultima cosa... g.aulisio, hai per caso notizie fresche su che fine ha fatto la dracma Anarekartos? Perchè collezione svizzera? Sarà mica quella in cui è finito uno degli esemplari di civetta? :-)


Inviato

A mio avviso una chiave di lettura importante di queste imitazioni sono i legami di conio (ebbene sì, legami di conio, non solo somiglianze) presenti tra imitazioni tipo Pautasso MASSA alfa e dracme della civetta a legenda Seghedu. Se osservate con attenzione i volti di Artemide di una delle dracme della civetta conservate a Parigi (BN 2177), di quella di Budapest e il dritto dell'esemplare MASSA alfa DC 17378 del Medagliere Reale di Torino i legami sono assolutamente palesi. Ora, se si collocano le dracme Seghedu in area alto ticinese - camuna, che mi sta a significare l'uso dello stesso conio di diritto per due monetazioni che sono, iconograficamente, antitetiche? E, soprattutto, qual è l'area di produzione?

E' possibile vedere le foto? Identità di conio o identità di stile? E' lo stesso conio usato su due monetazioni diverse o un modello copiato fedelmente?


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