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IGNORED

Denario di Sex. Iulius Caesar


L. Licinio Lucullo

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http://www.lamoneta.it/topic/56520-la-bellezza-di-una-dea-che-ha-affascinato-roma/

http://www.lamoneta.it/topic/50803-venere-l’ascesa-di-una-dea-nella-repubblica-di-roma/

In un periodo in cui al D/ del denario la testa elmata di Roma era soggetto esclusivo, Sextus Iulius Caesar scelse per il R/ dell'emissione da lui curata un nuovo tipo, con Venere in biga incoronata da Cupido; in questo periodo il denario inizia a divenire strumento utile alla celebrazione del prestigio della gens di appartenenza ed al tondello coniato viene affidato il compito di proporre e mostrare ascendenze sempre illustri e spesso, come in questo caso, addirittura divine. Il soggetto scelto da questo esponente della gens Iulia, com'è ovvio, non è casuale. Oltre alla ben nota Eneide, che vide la luce più di un secolo dopo, va rammentato che i racconti sul figlio di Anchise e padre di Ascanio, se pur a volte difformi da quella che diverrà la più diffusa versione virgiliana, erano già presenti in ambito greco, magno-greco ed etrusco già nel VI-V secolo. Ellanico di Lesbo, Alcimo da Messina, Timeo di Tauromenio, Fabio Pittore, Quinto Ennio e poi Catone il Censore sono alcune delle fonti da cui attinse Virgilio stesso e testimoniano quanto, tra le principali culture del bacino del Mediterraneo centrale, la figura e la presenza di Enea fosse forte e ben radicata già da tempo. Frutto del frugale amore tra Afrodite ed Anchise, il giovane Enea, caduta Troia, salvò caricando sulle proprie spalle il padre, reo di non aver tenuta segreta la relazione colla dea e per questo reso storpio e cieco da un fulmine scagliato da Zeus. Abbandonata la città in fiamme, con il padre, il figlioletto Ascanio ed un gruppo di superstiti partì alla testa di venti navi verso l'Occidente. Toccò la Tracia ed altre terre, tra cui Delo, Creta e Butroto, per poi muovere alla volta della Sicilia. Qui l'anziano Anchise morì ed una volta resi i dovuti onori all'amato e saggio padre, Enea ripartì. Una volta preso il mare una tempesta scatenata da Eolo per volere di Era lo fece approdare sulle coste libiche, ove fu accolto da Didone, regina di Cartagine. Il breve amore che scaturì tra i due si concluse tragicamente con una nuova e rapida partenza dei troiani ed il conseguente suicidio della regina, distrutta da questo amore che non riuscì ad imporsi sul destino dell'eroe. Lasciata Cartagine le navi rimaste approdarono a Cuma, ove la Sibilla preparò Enea per un viaggio nell'oltretomba che gli consentì di incontrare il padre Anchise, al fine di ricevere da lui consiglio per il proseguimento del viaggio. Sempre aiutato da Afrodite e seguendo le indicazioni ricevute dal defunto genitore, approdò nel Lazio ove, combattuto Turno, re dei Rutoli, ottenne la mano di Lavinia, figlia di re Latino. Enigmaticamente scomparso durante una battaglia ed assunto tra gli dei per intercessione di Afrodite, Enea lasciò la reggenza dei Latini al figlio Ascanio, a sua volta fondatore di Albalonga, la città madre di Roma. Fu proprio Ascanio ad essere chiamato dai Romani Iulo e fu quindi lui l'illustre capostipite della gens Iulia, che potette così vantare diretta discendenza da Venere stessa. La divina genealogia che il denario di Sextus Iulius Caesar vuole ricordare è rilevante, ma il messaggio dell'iconografia monetale appare piuttosto sottile e fine a se stesso.

Negli ultimi decenni del II secolo, in campo monetale, questo tipo di allusioni saranno del tutto ordinarie; in questa fase è però la sola Venere a dar lustro alla gens Iulia in quanto sua genitrice; non vi è reciprocità e l'incremento di prestigio e potere è decisamente unidirezionale, da Venere verso l'autorità emittente. I tipi del denario dovevano sottostare a vincoli etici che, pur facendosi via via meno rigidi, ne rendevano piuttosto sterile l'iconografia; al fine di seguire l'ideologia della Res Pubblica poco spazio veniva concesso all'individualismo.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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