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Serie Cr. 97 (Luceria)


L. Licinio Lucullo

Risposte migliori

Apro una nuova discussione per separare le mie domande, certo banali, dallo scambio di opinioni metodologiche cui è ora improntata l'altra discussione in corso su Luceria.

Le domande sono:

- qual è, oltre ovviamente alla zecca, la caratteristica che accomuna o dovrebbe accomunare le monete della serie 97?

- perché una serie con tre diversi semissi, anziché tre serie?

- qual è il punto debole di questa ricostruzione? (lo chiedo soprattutto, ma non solo, a Vincenzo)

- non crea problemi l'esistenza di un asse "fiduciario" di soli 4 grammi?

Modificato da L. Licinio Lucullo
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L' asse fiduciario é la cosa che mi lascia maggiormente dubbioso. Come si concilia con monete a peso intrinseco? So che lo si attribuisce al fatto che la zecca era sul confine fra sistema monetario italico e magno greco. Ma ugualmente sono perplesso: il nominale "asse" fra destinato sicuramente all' area italica, e allora perché coniarlo di soli 4 grammi? Come si può pensare che il famoso oste lo accettasse in pagamento??

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I have five web-pages with my personal notes on the coins with mintmarks L, L-T, P, P-L and CA. The notes are arranged according to Crawford's RRC. This does not mean I agree with Crawford. I have many comments and disagreements with Crawford's arrangement, but it is a convenient structure on which to arrange my comments.

General Introduction:

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC43.html#intro

RRC 43 L

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC43.html#RRC43

RRC 97 L and P-L

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC97.html#RRC97

RRC 98 L-T

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC98.html#RRC98

RRC 99 P

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC99.html#RRC99

RRC 100 CA

http://andrewmccabe.ancients.info/RRC100.html#RRC100

For different views, please refer to:

Crawford, Roman Republican Coinage, 1974

La Notte, La monetazione della Daunia, 2011 (I bought this after the last discussion on this subject)

Riccio, Le monete attribuite all'antica zecca di Luceria, 1846

Grueber, The Coinage of Luceria, 1906

d'Ailly, Recherches etc., 1864

de Troia (I was given a copy after the last discussion)

Rutter et.al. Historia Numorum Italia

d'Andrea, Le Monete del Daunia (I also bought this after the last discussion)

I have not yet published any paper on this series. I am working with the notes of Roberto Russo, and I hope to publish soon (late 2013 or early 2014). I have examined, photographed and measured a great many coins of these series, in museums and private collections, and I continually look for archaeological evidence. A few weeks ago I examined all the coins of these series in the Vatican Library. It was also interesting to see who had visited the Vatican recently, Vincenzo was before me, and Alberto (ACRAF) was after me!

Andrew

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I have not yet published any paper on this series. I am working with the notes of Roberto Russo, and I hope to publish soon (late 2013 or early 2014). I have examined, photographed and measured a great many coins of these series, in museums and private collections, and I continually look for archaeological evidence. A few weeks ago I examined all the coins of these series in the Vatican Library. It was also interesting to see who had visited the Vatican recently, Vincenzo was before me, and Alberto (ACRAF) was after me!

Andrew

Speriamo che ahala possa pubblicare presto tutti i dati raccolti, compresa la sua immane collezione.

E questo lo voglio tradurre:

I hope that you publish your dates and your collection soon, very soon!

E' curioso, ma anche preoccupante che a visitare il Vaticano per la monetazione italica da gennaio siamo stati solo in tre.

Il sottoscritto per due Corpora sulla monetazione dauna e frentana.

Il buon Alberto per un Corpus o meglio un Repertorio Generale(credo che inserirà le foto di tutti gli esemplari) su Ariminum.

Andrew per le monete di Luceria.

E' stato più fortunato Andrew di me. Ha trovato queste ultime monete almeno "spolverate" dal sottoscritto, dato che prima(vado a memoria), il solo Haeberlin le aveva visionate personalmente.

Vincenzo.

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Apro una nuova discussione per separare le mie domande, certo banali, dallo scambio di opinioni metodologiche cui è ora improntata l'altra discussione in corso su Luceria.

Le domande sono:

- qual è, oltre ovviamente alla zecca, la caratteristica che accomuna o dovrebbe accomunare le monete della serie 97?

- perché una serie con tre diversi semissi, anziché tre serie?

- qual è il punto debole di questa ricostruzione? (lo chiedo soprattutto, ma non solo, a Vincenzo)

- non crea problemi l'esistenza di un asse "fiduciario" di soli 4 grammi?

Rispondo al cortese Licinio, nell'ordine delle sue domande.

1)La somiglianza stilistica, parametro non sufficiente per classificarle sotto la medesima serie.

2)3/4 è da verificare ancora. Ed infatti andrebbero formate diverse serie, divise pondometricamente, e di conseguenza cronologicamente.

3)Il punto debole è l'accozzaglia di pezzi con pondometria differente, unita ad errori metodologici come la suddivisione convenzionale non basata sulle riduzioni ponderali dell'asse romano.

4)Non so a quale moneta ti riferisca in particolare. Puoi essere più preciso?

Vincenzo.

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E' curioso, ma anche preoccupante che a visitare il Vaticano per la monetazione italica da gennaio siamo stati solo in tre.

Il sottoscritto per due Corpora sulla monetazione dauna e frentana.

Il buon Alberto per un Corpus o meglio un Repertorio Generale(credo che inserirà le foto di tutti gli esemplari) su Ariminum.

Andrew per le monete di Luceria.

Pur essendo fisicamente a un buon 1500 Km di distanza ero spiritualmente accanto ad Alberto nel momento in cui sfrucugliava tra i pezzi riminesi del Papa... volendo puoi quindi aggiungere al conto anche il mio fantasma... :D

Credo che Licinio si riferisca al 97/28.

Modificato da g.aulisio
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Pur essendo fisicamente a un buon 1500 Km di distanza ero spiritualmente accanto ad Alberto nel momento in cui sfrucugliava tra i pezzi riminesi del Papa... volendo puoi quindi aggiungere al conto anche il mio fantasma... :D

E il bello caro Giorgio sai qual è?

Che nonostante il tuo fantasma si sia sobbarcato ben 3000 km, andata e ritorno, ci sarà il "proffidioso" che dirà:

"Eh, manca la monetina di Rimini del museo di Roccacannuccia! L'opera non può essere considerata esaustiva".

Esattamente come successo per il recente Corpus sulle monete etrusche, criticabile, certo, ma non per tale ragione.

Ma torniamo in argomento e lasciamo perdere ciò!

P.S. Giorgio, quindi, sei tu "il famoso transalpino", cioè le altre due mani, insieme a quelle di Alberto, che si stanno occupando di Rimini...bene, bene! Vi scannerete sulla cronologia :D !!!

Modificato da Vincenzo
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Per Vincenzo: la monetina che non riesco a capire è l' asse 97/28. Mi sembra inaccettabile, in un sistema monetario a valore intrinseco

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La 97/28 è una delle tante serie che attendono ancora una adeguata sistemazione, come altre con l'asse molto ridotto, ancora meno del livello semunciale e quindi totalmente fiduciario.

Riprendo la schermata con il riferimento di Ahala su questa emissione (presente nel link # 3):

post-7204-0-27848800-1369520466_thumb.pn

In realtà i pezzi citati nel catalogo del forum:

http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B29/26

sono ancora più ridotti.

A mio giudizio siamo ormai alla fine II - inizio I secolo a.C.

In quel periodo si assiste anche a una grande produzione di monetine "non ufficiali", che sono oggetto di lungo studio da parte di Clive Stannard, come ad esempio la lunga e copiosa serie con Dionisio/Pantera (con monete inizialmente attestate sui 6 - 11 grammi, per poi scendere verso i 2 - 4 grammi e con tondello spesso ristretto rispetto ai conii usati).

Non basta raccogliere e riordinare tutte queste monete, ma anche stabilire, se possibile, correlazioni con i vari ritrovamenti e contesti archeologici, anche per meglio circoscrivere le circostanze e i periodi di emissione (la circolazione è comunque durata a lungo, anche dopo la fine della repubblica romana).

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Sorvolo sulle sterili polemiche e ironie sulla nota contrapposizione tra ta "scuola italiana" e la "scuola inglese", senza dimenticare che ci sono non pochi accademici italiani che si sono ormai allineati alle proposte inglesi, come appunto il gruppo che fa a capo della prof.ssa Caccamo Caltabiano, dell'Università di Messina. Tale allineamento non deriva da sorta di "conversioni" di tipo mistico, ma da numerosi dati provenienti dalla Sicilia, che ovviamente andrebbero integrati con i dati provenienti dall'Italia e in particolare dall'Apulia e Bruttium.

Personalmente cerco di ragionare con la mia testa e in questo sono molto in sintonia con Aulisio.

Come già accennato prima, la sistemazione del bronzo repubblicano è molto complessa e spesso lo stato di conservazione non consente un agevole riconoscimento dei conii.

A mio modestissimo giudizio la monetazione repubblicana romana ha seguito con una certa regolarità e un corretto addensamento ponderale in linea alle varie svalutazioni, dal librale fino al sestantale.

Ma con l'avvento del piede sestantale cessa l'adeguamento a un preciso piede ponderale, e inizia un approccio sempre più fiduciario, con grande oscillazione e variabilità ponderale.

Ovviamente a questo punto il peso, che resta sempre un dato da tenere conto, non diventa più un vero discriminante per stabilire una sequenza relativa delle serie. Ossia non credo che valga sempre la regola che una moneta più leggera debba per forza essere posteriore a una più pesante.

A parte che è fondamentale poter censire un adeguato numero di esemplari noti, per avere un campione sufficientemente rappresentativo, bisogna tenere conto anche di altri parametri, che possono essere rappresentati dal diametro dei tondelli, dal diametro del bordo (lineare o perlinato, che io definisco come il "diametro standard", che ho appena accennato in un recente articolo sulla rivista "Monete Antiche"), dai conii stessi (se ad esempio venivano usualmente usati con dimensioni più grandi rispetto al tondello da coniare, che quindi perde regolarmente lo spazio delimitato dal bordo perlinato, significa che quei conii erano stati concepiti per essere battuti su monete più grandi e quindi più pesanti), eccetera.

Senza poi considerare le difficoltà di rapportare la produzione monetale alle varie aree di circolazione, che possono avere determinato ulteriori variazioni (anche ponderali).

Non dimentichiamo che l'esercito romano, dal tardo III secolo e nel corso del II secolo, sostenne guerre molto dispendiose, prima in Siclia e poi in Spagna, Africa, Asia e Macedonia.

E' quindi possibile che soprattutto dalla tardo III secolo e durante la prima metà del II secolo ilbronzo si sia rapidamente deprezzato e che tali riduzioni siano state solo "ufficiose".

Non c'è solo la famosa questione della nascita del denario, che appunto vede la contrapposizione tra le due scuole, ma anche dell'avvento del piede unciale (attribuito da Plinio al tempo della dittatura di Q. Fabio Massimo e quindi al 217-216 a.C., contestualmente alla ritariffazioen del denario romano da 10 a 16 assi) e del piede semunciale con la lex Papiria del 92 a.C.

Eppure vari elementi evidenziano che monete ormai di piede semunciale già circolavano in Italia nel II secolo a.C. (come le emissioni di Copia).

Per rimanere a Luceria, formulo i più sinceri auguri ad Ahala affinchè riesca ad assemblare un buon studio utilizzando un buon numero di esemplari (ha avuto la fortuna e la caparbietà di esaminare fra l'altro la ricca collezione di Parigi).

In base a quanto avrà esposto potremo allora esprimere i nostri giudizi ed eventuali critiche, che ovviamente devono essere motivati.

Al momento spero che qualcun altro possa esprimere opinioni sulla serie Crrawford 97/28, che mi sembra molto sintomatica delle difficoltà insite in tale classificazione.

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Domanda: é ammissibile che il segno di zecca di Luceria appaia ancora su assi della fine del II sec. - inizio I sec.?

Domanda in subordine: siamo sicuri che nelle piccoline 97/28 sia presente il segno di zecca di Luceria?

Ovviamente l'ordine delle domande puo' essere invertito.

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Inciso (OT, e me ne scuso):

P.S. Giorgio, quindi, sei tu "il famoso transalpino", cioè le altre due mani, insieme a quelle di Alberto, che si stanno occupando di Rimini...bene, bene! Vi scannerete sulla cronologia :D !!!

Personalmente cerco di ragionare con la mia testa e in questo sono molto in sintonia con Aulisio.

Il fatto é che la mia "scuola di riferimento" é quella del Faubourg Montmartre ... La "scuola di riferimento" di Alberto é quella di Zona Piazza Bologna ... per cui va benissimo.

Modificato da g.aulisio
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Ovviamente a questo punto il peso, che resta sempre un dato da tenere conto, non diventa più un vero discriminante per stabilire una sequenza relativa delle serie. Ossia non credo che valga sempre la regola che una moneta più leggera debba per forza essere posteriore a una più pesante.

A parte che è fondamentale poter censire un adeguato numero di esemplari noti, per avere un campione sufficientemente rappresentativo, bisogna tenere conto anche di altri parametri, che possono essere rappresentati dal diametro dei tondelli, dal diametro del bordo (lineare o perlinato, che io definisco come il "diametro standard", che ho appena accennato in un recente articolo sulla rivista "Monete Antiche"), dai conii stessi (se ad esempio venivano usualmente usati con dimensioni più grandi rispetto al tondello da coniare, che quindi perde regolarmente lo spazio delimitato dal bordo perlinato, significa che quei conii erano stati concepiti per essere battuti su monete più grandi e quindi più pesanti), eccetera.

Mi limito a non essere d'accordo. E spiego le mie ragioni.

Il fatto che il peso va decadendo con il passare del tempo è frutto di una valutazione logica(maggior guadagno dello Stato, mantenendo costante il valore nominale) e poi ha il pieno sostegno delle fonti.

Se si vuole proporre come parametro qualcosa di diverso, come il diametro o il bordo, bisogna dimostrarlo scientificamente.

La dimostrazione contraria proviene proprio dalla seconda parte dell'enunciato di Alberto(in corsivo).

Se il parametro fosse stato il diametro standard avremmo avuto monete centrate indipendentemente dal peso. Il fatto che siano fuori bordo attesta che indipendentemente dal diametro e dai tipi, a contare è il peso. Quindi, come ho già scritto nell'altra discussione, si sono utilizzati conii di monete pesanti anche con monete di peso ridotto.

Sulla serie 97/28 mi unisco alle domande di ausilio.

Dichiaro che avrò accesso personalmente agli esemplari parigini.

Auspico che ahala possa pubblicare presto(soon, very soon) il suo lavoro.

P.S. Non si tratta di conversioni mistiche? Forse.

Peccato che il 95% dei Middleniani non sappiano giustificare scientificamente il loro appoggio incondizionato a tale teoria.

Sicuramente è difficile smentire se stessi, dopo aver dato l'anima al Profeta del pianeta di mezzo.

I dati provenienti dalla Sicilia? E Monte Adranone?

Dopo aver ignorato le fonti, si passa a ignorare le evidenze archeologiche contrarie.

P.P.S. Tutti cercano di ragionare con la propria testa. Il problema è una questione di approccio metodologico, in cui sono palesi le differenze.

Modificato da Vincenzo
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"97/28" (if we use this number to indicate lightweight asses) come in different styles. Some copy, very closely, the style of asses of the P series (obverse and reverse). Some copy the style of asses of the CA series. Some are imitations, in fairly good style or barbaric.

The imitation coins weigh less (typically 2 grams) whereas the good style copies weigh more (typically 3 to 6 grams). The imitation coins could date from any time period, even a very late date, like the Stannard copies. They may also be contemporary with the good-style issues. Usually they do not include the Luceria "signature" of a fighting platform with club inside.

The good style coins, which copy the P and CA coins exactly, date, I think, from the same period as the P and CA coinages. There would be no reason to copy these issues if they dated later. So they seem to be emergency issues. The same die-engravers as for CA and P coins may have cut the dies.

So far I have not seen any coin with a clear mintmark. The two cited by Crawford as 97/28 and 99/10 (whose photos he swapped by mistake) have unclear mintmarks. He cited a third coin in his 1974 catalogue but he removed it in the corrected second edition (he was correct to remove it, I have examined the coin and it is a regular 97/22 as on a very small thin flan).

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So far I have not seen any coin with a clear mintmark. The two cited by Crawford as 97/28 and 99/10 (whose photos he swapped by mistake) have unclear mintmarks. He cited a third coin in his 1974 catalogue but he removed it in the corrected second edition (he was correct to remove it, I have examined the coin and it is a regular 97/22 as on a very small thin flan).

Esattamente!!!

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Non c'è solo la famosa questione della nascita del denario, che appunto vede la contrapposizione tra le due scuole, ma anche dell'avvento del piede unciale (attribuito da Plinio al tempo della dittatura di Q. Fabio Massimo e quindi al 217-216 a.C., contestualmente alla ritariffazioen del denario romano da 10 a 16 assi) e del piede semunciale con la lex Papiria del 92 a.C.

Eppure vari elementi evidenziano che monete ormai di piede semunciale già circolavano in Italia nel II secolo a.C. (come le emissioni di Copia).

Rileggendo il tutto attentamente, mi sono accorto di dover dare un'altra risposta ad acraf.

Una delle argomentazioni portate innanzi dai middleniani contro la teoria originaria, per sfiduciare ogni fonte antica, è quella di ritenere errata la datazione dell'asse semionciale riportata da Plinio all'89 a.C., perchè nel II secolo a.C., già esistevano monete di piede semionciale o quasi.

In realtà tale fenomeno è facilmente spiegabile con un approccio alla questione anche più "tradizionale".

Ed ecco la spiegazione:

A seguito della riforma del 217 a.C., l'asse divenne onciale.

Con il passare degli anni, con un naturale processo di svalutazione, cominciò a ridursi di peso, sempre maggiormente.

Nell'89 a.C., con la lex Papiria, ne venne decretato, basandosi su un dato di fatto, il passaggio al piede semionciale.

Quindi è del tutto spiegabile che alla fine del II secolo a.C., si possano trovare monete che si appropinquino o centrino quasi il piede semionciale.

Queste quattro righe da me riportate, mirano semplicemente a palesare un dato di fatto e cioè che nulla e ribadisco nulla, portato innanzi dai sostenitori della middle chronology non è spiegabile(e in parte è stato fatto)con motivazioni inerenti la teoria tradizionale.

E questo succede perchè non si sono fornite prove, ma indizi, soprattuto silenti.

La Middle Chronology è come uno spettacolo illusionistico, sicuramente ben fatto, ma che come tale può trarre in inganno solo i lettori poco attenti.

Ne consegue:

1)Bisogna cancellare e porre all'indice questa teoria?

Assolutamente no! Essa è servita, come peraltro quella mattinglyana, a risvegliare le coscienze numismatiche, ormai sopite dai tempi del Mommsen e Grueber.

2)Bisogna accettare acriticamente la teoria tradizionalista?

Assolutamento no! Bisogna fare ricerca, partendo da essa, come buon metodo scientifico suggerisce.

Si demolisce e confuta il pregresso(cosa non avvenuta) e, poi, si costruisce il progresso.

3)Perchè ciò non avviene?

Ovvio! Perchè è molto più semplice scrivere nelle proprie classificazioni Serie RRC/97, che indagare e trovare motivazioni che attestino eventuali errori nei fatti e metodologici in tale classificazione.

4)Cosa ci auguriamo?

Innanzitutto la pubblicazione di dati! E in questo siamo molto molto in ritardo. Purtroppo.

Perchè per quanto ci si possa sforzare non si può andare avanti basando le proprie teorie su una quindicina di esemplari presenti on-line nelle aste.

Per tal ragione iniziative come quella di Alberto-Giorgio su Ariminum, ahala su Luceria e Sir(dato che scrive in inglese. Mah?!) Italo Vecchi vanno solo plaudite e incentivate.

Saluti.

P.S. Riguardo alla serie RRC 97/28 è fondamentale specificare che Crawford si è basato su 9 esemplari e NON 1.

Sarebbe, quindi, opportuno visionarli tutti, prima di estrometterli dalle emissioni lucerine e attribuire un grossolano abbaglio al Profeta del Pianeta di Mezzo.

E questo per una buona prassi. In dubio pro reo!

Modificato da Vincenzo
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I've just checked my files on light-weight asses (so-called RRC 97/28 types); I've got 44 photos in one archive and a further 47 in another archive; there are some overlaps but in aggregate there are records of perhaps 60 or 70 different coins, with photos, and a handful of others without photos. This includes museum examples e.g. Paris. It confirms what I recollected in an earlier post in this thread

- some (rare) coins are of excellent style, with engraving basically indistinguishable from official issues of either P or CA, but of small module and on small flans.

- most are imitative in style. The imitative pieces are generally lighter than the official-looking coins.

- I've provenance records for a fair number. Those with provenance are generally Apulian in origin.

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Ritengo queste monetine estremamente interessanti. E devo dire che l'impressione personale sui vari raggruppamenti interni collima con quella espressa da Ahala. Ma si riesce ad avere un'immagine con qualche esemplare che rechi chiaramente un segno di zecca? (che sia P, CA o L poco importa).

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No mint mark seen and I do not believe any exist. I've good pictures (take by me) of the coin with L under head and with P before prow in Paris. But although my pictures are clear, the mintmarks are not very clear on these coins! This is not good enough to prove the existence of the mint-mark. However the good style coins are very like the P and CA types. One, clearly in official style of the CA series, has, as a clear undertype, a coin of the Acarnanian league, OINIADAN, Head of Zeus/Head of Acheloos. It weighs 6.72 grams. This is the same undertype that is found (very frequently) on trientes of the CA series. It's a Hannover coin, published by Hersh in Numismatic Chronicle 1953. I'm unsure why Crawford didn't list it in Table XVIII of RRC, but Crawford does mention two other undertypes - Punic, and Arpi (male head / boar).

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Intanto fornisco queste immagini (x3), anche loro purtroppo non risolutive per cio' che concerne i segni di zecca, agli archivi di Ahala (qualora non ce le abbia già).

Ed anche per permettere agli altri utenti di visualizzare l'oggetto degli ultimi commenti.

Il lato delle immagini é di 2 cm, e da cio' ci si potrà rendere conto di quanto sono piccolini questi assi.

Il modulo oltre ad essere piccolo é anche estremamente sottile. Questa in particolare pesa solo 2,90 grammi.

post-3247-0-89305800-1369608597_thumb.jp post-3247-0-07078500-1369608616_thumb.jp

Per @@ahala : il pezzo di Hannover citato da Hersh non mi sembra sia stato incluso nel catalogo del Kestner Museum, ti risulta?

Modificato da g.aulisio
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No mint mark seen and I do not believe any exist. I've good pictures (take by me) of the coin with L under head and with P before prow in Paris. But although my pictures are clear, the mintmarks are not very clear on these coins! This is not good enough to prove the existence of the mint-mark. However the good style coins are very like the P and CA types. One, clearly in official style of the CA series, has, as a clear undertype, a coin of the Acarnanian league, OINIADAN, Head of Zeus/Head of Acheloos. It weighs 6.72 grams. This is the same undertype that is found (very frequently) on trientes of the CA series. It's a Hannover coin, published by Hersh in Numismatic Chronicle 1953. I'm unsure why Crawford didn't list it in Table XVIII of RRC, but Crawford does mention two other undertypes - Punic, and Arpi (male head / boar).

Very interesting!

The bronze of Oeniadae is the following:

post-7204-0-28645100-1369611330_thumb.jp

Oeniadae (Eniade in italiano) era una città dell'Acarnia (in Grecia) che fu ripresa dagli Acarniani e resa indipendente nel 219 a.C. e fu ampiamente restaurata nelle mura e nelle attrezzature portuali da Filippo V di Macedonia, che era loro alleato e nemico dei Romani. La città fu conquistata dai Romani nel 211 (lo stesso anno della caduta di Siracusa) e la lotta contro Filippo V continuò fino alla sua sconfitta a Cinocefale nel 197 e il re macedone fu costretto ad abbandonare la Grecia. Successivamente, nel 189, Oeniadae fu nuovamente libera, per poi ricadere nuovamente e definitivamente sotto il dominio romano, assieme alle altre città dell'Acarnania, dopo la disfatta di Pidna del 168 a.C.

Questi bronzi con Testa di Zeus/Testa di Acheloos furono coniati nel periodo 219 - 211 a.C. e quindi l'emissione cessò con la conquista romana del 211.

E' interessante notare il parallelismo con la caduta di Siracusa dello stesso anno, che portò ai Romani un ricchissimo bottino e anche numerose monetine di bronzo con i tipi Testa di Poseidone/Tridente, prodotte pochi anni prima da Ierone di Siracusa, che poi furno ampiamente riconiate per ottenere i comuni sestanti romani con la spiga (generalmente attribuiti alla zecca di Katana, Cr. 69/6).

Ovviamente anche il ricco bottino monetario da Oeniadae fu riutilizzato per emettere questi bronzi romani di ambiente apulo. L'Apulia era la più vicina alle navi romane di ritorno dalla Grecia e appare logico che abbia ospitato anche la zecca preposta alla loro riconiatura.....

Un'altra occasione potrebbe essere fornita invece dalla grande vittoria di Pidna e allora la riconiatura ebbe luogo subito dopo il 168 a.C., ma comunque non molto più tardi.....

E' un chiaro esempio di come i Romani riutilizzarono le monete di bronzo confiscate ai vinti per riconiare sopra i propri bronzi e questo può spiegare anche le varie difformità riscontrate nei tondelli usati....

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Per @@ahala : il pezzo di Hannover citato da Hersh non mi sembra sia stato incluso nel catalogo del Kestner Museum, ti risulta?

Thank you for the photo! It is in my archive, weight 2.9 grams but your photo is much better quality than mine.

OINIADAN overstrike: I think it is not in the Kestner museum catalogue as I have no Kestner museum number. It is catalogue number Hannover 1933.61. I show a comparison photo below. The overstrike is the coin in the centre, from Numismatic Chronicle 1953, weight 6.72g, 29mm. It is struck on a wide flan; the die-circle is smaller, perhaps 26mm, about the size of a semis. At right is a CA As, 32mm, 17.18g. Compare the reverse style with the overstrike. At left is a no-mintmark Luceria As, 33mm, 19.80 g. Compare the obverse styles with the overstrike. At centre, below, the overstrike is rotated to show the undertype. I believe the reverse of the overstrike coin was engraved by the person who engraved the CA As, and the obverse die was engraved by the person who engraved the other Luceria As.

post-14251-0-37391300-1369632131_thumb.j

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Sapete cosa non riesco a capire?

Se queste monete furono oggetto di riproduzione, significa necessariamente che il mercato le accettava.

Se il mercato le accettava, vuol dire che non era più indispensabile ricorrere a monete a valore intrinseco.

Ma allora, perché lo Stato romano avrebbe continuato a coniare le (molto più care, da produrre) monete di standard sestantale, onciale e semionciale?

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Sapete cosa non riesco a capire?

Se queste monete furono oggetto di riproduzione, significa necessariamente che il mercato le accettava.

Se il mercato le accettava, vuol dire che non era più indispensabile ricorrere a monete a valore intrinseco.

Ma allora, perché lo Stato romano avrebbe continuato a coniare le (molto più care, da produrre) monete di standard sestantale, onciale e semionciale?

Inoltre, per quanto le fonti possano essere imprecise sulla citazione di eventuali date, esse non tacciono sul legame ponderale delle rispettive riduzioni. E ciò significa che gli standard sestantale, onciale e semionciale costituivano i punti pondometrici a cui fare riferimento.

Da questo si deduce, che una moneta di standard onciale è collegata cronologicamente ad un periodo preciso.

Per la serie 97/28: escluso l'esemplare, mostrato da Giorgio(è quello di Hannover?) che non ha evidentemente segno di zecca.

Esclusi i 5 esemplari parigini, di cui ahala possiede le foto e ci conferma NON esserci segno di zecca.

Escusi i 4 esemplari presenti nel catalogo del sito: http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-B29/26 che non hanno segno di zecca.

Ne rimangono 3 del Crawford per escludere tale serie dalle emissioni lucerine e ricollegarle, visto il peso, a un più omogeneo I secolo a.C., che non alla fine del III secolo a.C., in connessione con le altre produzioni daune.

Modificato da Vincenzo
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