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radiati imitativi: permanenza in circolazione


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Inviato (modificato)

...e in produzione! (non ci stava nel titolo!!!)

più volte è stato affrontata questa tematica, tuttora credo materia di dibattito anche in sedi più accademiche della nostra :)

è ormai cosa assodata che è durante il periodo dei due tetrici (padre e figlio) che si assiste al vero boom produttivo dei radiati, anche se la loro genesi si ha già con Postumo e, in maniera solamente fraudolente (quindi non propriamente come "prodotto di officina locale"), anche prima.

più difficile dire quando termina questa produzione.

sto leggendo in questi giorni una serie di articoli su alcuni ritrovamenti in territorio francese di ripostigli contenenti imitativi e monete officiali, in particolare mi sono imbattuto in un articolo del 1944 a firma di Pierre Le Gentilhomme che, in un passo, dice:

Leurs emissions (rif. alle officine locali) se placent syrtout au temps de Tetricus, mais elles se prolongerent bien apres l'abdication de cet empereur jusqu'au temps de Probus, en Gaule, et plus longtemps encore en Grande-Bretagne. Dans ce dernier pays, ces imitations de modele reduit, les minimi, persistent à circuler jusqu'à l'apparition des sceattas d'argent de la fin du septieme siecle dont les effiges et parfois meme les types et les legendes reproduisent souvent encore ceux de Tetricus. Et si l'effige radiée des antoniniani des empereurs gaulois reapparait sur le deniers merovingiens de Poitiers et d'Orleans comme sur le sceattas anglo-frison, c'est que partout, en Gaule et en Grande-Bretagne, l'activité d'ateliers locaux avait, sous le regne de Tetricus et dans les annees qui suivirent, submergé sous les flots de son numeraire de misere les produits des ateliers officiels.

si parla quindi di settimo secolo... termine troppo in là? mi sembra che studi più recenti (specialmente inglesi) non si sbilancino così in là come limite temporale di produzione dei radiati imitativi.

cert'è che gironzolando per la rete mi sono imbattuto in questo bell'esemplare di denier de Poitiers

v38_1680.jpg

datato 700-725, dove è indubbio il debito che paga il dritto nei confronti dei radiati imitativi dell'impero gallico!

qui la scheda della moneta: http://vso.numishop.eu/fiche-v38_1680-vso_mo-1-EGLISE_DE_POITIERS_PECTAVIS_ECCLESIA_CIVITAS_PECTAVORVM_Denier_aux_entrelacs_tete_a_droite_c_700_725.html

se a più di 400 anni dai Tetrici si battevano monete con un dritto simile... credo sia indubbia una certa familiarità iconografica da parte del popolo con la moneta radiata... o no?

se avete altre idee e/o contributi da aggiungere o, meglio ancora, riferimenti bibliografici, sono, come sempre, ottimamente accetti da parte del sottoscritto!

Modificato da grigioviola
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DE GREGE EPICURI

Però Le Gentilhomme parla di CIRCULER e non di FRAPPER, e sappiamo bene che le monetine di bronzo hanno avuto una vita lunghissima, nell'alto e anche nel basso Medio Evo (alcuni centennionali di Costantino circolavano anche nel XIX secolo, e venivano trovati per es. nelle cassette delle offerte delle chiese, con grande dispetto dei parroci).

A parte questo, l'articolo è del 1944, e come sai fino agli articoli di Hill l'idea diffusa (mi pare anche di Blanchet, ad esempio) era che le imitative fossero state prodotte per molti secoli.


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DE GREGE EPICURI

(alcuni centennionali di Costantino circolavano anche nel XIX secolo, e venivano trovati per es. nelle cassette delle offerte delle chiese, con grande dispetto dei parroci).

Incredibile!!

Dove si possono trovare i racconti di questi fatti?


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Se non ricordo male ne parla il Belloni. Ma non ci giurerei. G.pittini forse ricorda meglio.

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DE GREGE EPICURI

Purtroppo non ricordo bene, credo fosse in un articolo della RIN che ho letto molti anni fa e parlava, appunto, della persistenza nella circolazione di piccoli bronzi romani, o della accettazione di bronzetti sostanzialmente "indifferenziati" ed a peso.

Modificato da gpittini

Inviato

Non ricordo nemmeno io questa lettura, che anche nel mio caso risulta piuttosto "antica". Ricordo pero' che l'autore definiva in qualche modo le cassette dell'elemosina delle chiese di campagna come la "tomba" delle monete: una volta espulse dal circuito di circolazione urbano continuavano a circolare nelle aree rurali, magari per secoli (anzi... millenni...), e quando non c'era piu' verso che venissero accettate nemmeno in tali aree marginali, finivano in elemosina... E citava il fatto del frequente rinvenimento di bronzetti costantiniani in tale contesto nel XIX secolo. Non riesco assoultamente a ricordare la fonte, ma non credo fosse un articolo della RIN. Forse non sapremo mai se io e @g.pittini abbiamo letto lo stesso articolo, ma certo é che ad entrambi il fatto é rimasto impresso :).

Tornando ai radiati.

Sul fatto che la circolazione si sia protratta molto a lungo é estremamente probabile. Anche se non mi sembra che abbia lasciato traccia a livello di ripostigli (anche se potrei sbagliarmi: non é un periodo né una monetazione che seguo). In ogni caso la circolazione dal tardo-antico in poi deve aver subito un processo progressivo di marginalizzazione (non necessariamente omogenea nelle differenti aree dell'ex impero romano), e di conseguenza potrebbe non essere assulutamente strano che a nessuno sia passato per la mente di tesaurizzarla.

Quanto al protrarsi della produzione delle serie imitative... Non ne ho idea. Anche se sospetto che in alcune aree (e tra queste in prima fila la Francia) l'ipotesi potrebbe non essere peregrina.

Posto questo micro-obbrobrio, di provenienza francese, che a mio avviso é piuttosto emblematico.

Purtroppo le foto sono quello che sono, e molti particolari non si vedono bene (tra questi la corona radiata).

Al dritto una testa, che presenta qualche vaga somiglianza con Aureliano o con Probo.

Al rovescio il tipo postumo della CONSECRATIO.

La pongo affiancata da un antoniniano di Caracalla ed uno di Probo per dare un'idea "visuale" delle dimensioni.

post-3247-0-82853700-1366842839_thumb.jp

post-3247-0-52375000-1366842849_thumb.jp post-3247-0-25546100-1366842858_thumb.jp

Imitazione? Con una tale differenza di modulo?

Emissione locale, contemporanea alle emissioni ufficiali, con circolazione circoscritta?

Emissione molto più tarda, ispirata ai radiati ancora in circolazione?

Ah, saperlo...

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Inviato

a mio avviso è un imitativo (minimo) di claudio II serie consecratio/aquila. Il dritto è molto somigliante a claudio. il modulo estremamente ridotto concorda con una produzione gallica (che trova riscontro con la provenienza francese da te indicata). non va dimenticato infatti che di questa serie esisteva un filone falsificativo italiano!

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Inviato (modificato)

Hai ragione, è (o meglio era...) Claudio.

Il tema che volevo porre è relativo al modulo.

Guardando alle produzioni imitative galloromane troviamo la congerie (per fare un esempio) dei Tetrici che, per quanto normalmente di dimensioni leggermente più ridotte, rimangono in qualche modo compatibili con la circolazione ufficiale, accanto agli antoniniani "buoni", e poi abbiamo questi mostriciattoli coniati su un modulo talmente ridotto da escludere che potessero essere confusi con monete ufficiali, quanto meno per tutta la seconda metà del III secolo e l'inizio del IV.

Un ulteriore elemento da tenere in considerazione è la dimensione del conio, che contrariamente al tondello si presenta di dimensioni pressochè "regolari".

Un terzo: anche la ripresa del tipo è piuttosto precisa (in questo caso DIVO CLAUDIO/CONSECRATIO - che dovrei avere, tra i miei rottami di gioventù, se lo trovo stasera proverò a proporre un confronto all'americana...).

A questo punto ritengo si pongano problematiche differenti per ciò che concerne la produzione dei coni e della moneta.

Mi spiego meglio: in virtù degli elementi esposti sopra (gli ultimi due) non credo vi siano motivi di ritenere che i coni siano stati fabbricati molto tempo dopo la data di emissione del tipo ufficiale (ossia durante il regno di Quintillo o di Aureliano).

Ma in tale periodo mi risulta difficile pensare che il "minimo" potesse confondersi nel mainstream della circolazione ufficiale, e questo vale anche per la Gallia.


A questo punto due possibili alternative (almeno...): da un lato ipotizzare una circolazione parallela, in aree particolarmente periferiche e dimenticate dagli dei e dagli uomini; dall'altro l'ipotesi di un utilizzo prolungato dei conii almeno fino al pieno IV secolo (con conseguente riduzione progressiva dei tondelli). Già... puo' un conio durare tanto? A priori no, ma non siamo di fronte ad emissioni "massive", i conii potevano comunque essere rinnovati o, infine, possiamo ipotizzare un riutilizzo discontinuo...

Prendetela per pura ginnastica mentale: come ho detto sopra, è una monetazione che non seguo. Sarei stupito che i francesi non ci abbiano lavorato sopra nel dettaglio.

Nel frattempo ecco arrivato il Divo Claudio, originale, messo a confronto col suo indegno emulo:

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Modificato da g.aulisio
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Inviato

La continuità iconografica tra le emissioni imitative tardoimperiali e quelle merovingie e anglo-frisoni è indiscutibile. Altrettanto evidente però è la cesura metrologica: denari merovingi e sceattas sono monetine in argento spesso anche di buona finezza, e quindi verrebbe da pensare che semmai dovrebbero ispirarsi, come modello, alle frazioni di siliqua tardo imperiali o bizantine, non ai bronzetti imitativi di qualche secolo prima. Però è un fatto che proprio a questi si riallacciano. E allora come la mettiamo?


Inviato

sapevo di porre dei quesiti un po' "nomali" e probabilmente destinati a rimanere insoluti ancora per un bel po'!

a mio avviso i radiati sono stati per molto (troppo) tempo bistrattati e poco considerati dagli studiosi di numismatica... in realtà sono un "anello" molto interessante della storia evolutiva della numismatica dei territori gallici... e credo siano in grado di rivelare molte sorprese!

ritornando alle dimensioni dei minimi... è indubbio secondo me che dovessero porsi in un contesto differente sia dagli ufficiali che dai radiati imitativi di modulo maggiore, ma non sono da relegare a zone dimenticate dagli dei e dagli uomini... perché ci sono diversi centri di produzione studiati e attestati per la produzione sia di minimi che di radiati di modulo maggiore... quindi, come la mettiamo?

:)

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Inviato

DE GREGE EPICURI

In effetti i pesi e diametri dei radiati imitativi, specie dei Tetrici, sembrano raggrupparsi in due categorie: un gruppo molto simile alle monete ufficiali, e un gruppo di dimensioni decisamente ridotte. Non si tratta di un continuum, ma proprio di due categorie (ci sono due "addensamenti"). Invece, la vecchia distinzione fra "minimi" e "minimissimi"sembra ingiustificata e inutile.

Per quale motivo, o a che scopo, produrre monete così piccole?

Una risposta del tutto convincente per ora non c'è.

Pensare che queste monetine fossero utilizzate "a peso", come ha scritto qualcuno (c'è anche una discussione importante con questo titolo) non ha molto senso; si sarebbe trattato di una regressione all'indietro nell'uso della moneta.Il peso della moneta era un aspetto basilare esclusivamente alle origini, salvo che per i metalli nobili. Perchè affrontare costi e fatica di una coniazione, per poi dover usare una bilancia?

Resta quindi l'altra ipotesi: questi minimi sono l'esempio estremo di moneta convenzionale, moneta "a corso forzoso", moneta di necessità, ed erano quindi valutati a numero e non a peso. Sono diventati così piccoli per una progressiva inflazione? Sembra di no, se la loro produzione è stata contemporanea a monete di peso maggiore (però occorrerebbe dimostrarlo con sicurezza).

Si può anche pensare che in alcune località (o in certi momenti, anche brevi) queste zecche precarie si trovassero a corto di metallo da monetare, decidendo quindi di coniare monete più piccole...che però valevano come quelle normali. In ogni caso, il valore intrinseco del rame era insignificante.


Inviato (modificato)

Ciao,

è indubbio secondo me che dovessero porsi in un contesto differente sia dagli ufficiali che dai radiati imitativi di modulo maggiore, ma non sono da relegare a zone dimenticate dagli dei e dagli uomini... perché ci sono diversi centri di produzione studiati e attestati per la produzione sia di minimi che di radiati di modulo maggiore...

South Yorkshire. Sprotborough hoard (Numismatic Chronicle, vol. 142, 1982, pp 21-33). Sito a breve distanza dal fiume Don, a breve distanza da Danum/Doncaster e altri centri romani. In una zona che ha dato vari hoards monetali del III secolo, anche di discreta dimensione (5000 monete). E nella quale sono presenti monetazioni ufficiali e imitative, non soggetta a "romanizzazione ridotta", se mi consentite il termine (come si tende a ipotizzare per zone come il Galles).

Resti di un'officina fusoria...

Struck coins (all irregular) 313
Hammered blanks 186
Cut sections of bronze rod 114
Cut sections of bronze tube 6
Lengths of bronze rod 12
Bronze globules 4
Portions of blank 9
Length of twisted bronze wire 1
Bronze strip 1
Bronze sheet 1
Bronze fragment 1

Le monete battute (Struck coins) sono minimi del diametro inferiore ai 10 mm, con un lato liscio e l'altro con l'abbozzo di una corona radiata e un esiguo volto. Chi li usava? Perchè? Erano palesemente false. Eppure li producevano. E circolavano. Dove? In ambito rurale (a bassa circolazione monetale e quindi dove continuava l'economia di scambio)? Si trattava di una specie di "status symbol" che imitava le monete che circolavano nelle città e che venivano usate da individui di ceto medio-elevato e dai militari? Monete usate per pagare le tasse e gli stipendi in ambito cittadino, mentre nelle campagne si usava il pagamento delle tasse direttamente in beni (annona)? Forse i pochi soldi che circolavano erano quelli che derivavano dalla vendita di prodotti ai mercati cittadini (se il terreno era tuo e avevi la possibilità di recarti in città - se si ammette la formazione di latifondi nella Britannia del III secolo allora si può spiegare la base economica che concorre al boom delle fattorie (Roman Villas) del IV secolo britannico). Oppure i prodotti venivano acquistati da mediatori che praticavano il baratto con i produttori (che ne so, con merci di uso comune - vasellame, vesti, utensili...)? Come ho già proposto precedentemente, a mio avviso il sistema medioevale (o un sistema analogo, embrionale) in Britannia inizia precocemente rispetto al resto dell'Europa. E nel Medioevo il contadino non aveva molti denari a disposizione...

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65

Inviato (modificato)

Credo che a questo punti i principali problemi si possano riassumere cosi':

- Relazione tra i radiati imitativi di dimensioni compatibili alle emissioni ufficiali contemporanee e quelli di dimensioni che non trovano riscontro con alcuna emissione ufficiale di III sec.

Che i centri di emissione potessero essere gli stessi é estremamente probabile. Già il fatto che, ad esempio, l'impronta del "minimo" consecratio postato sopra sia stata lasciata da una coppia di coni di dimensioni "normali" suggerisce un'ipotesi in tal senso. Qualora sia stata riscontrata anche identità di conii tra esemplari delle due catgorie dimensionali cio' sarebbe certo (dato che non conosco, ma solo per mia ignoranza, ma che ritengo molto probabile).

In tal caso, ossia che le medesime officine abbiano prodotto sia radiati imitativi "normali" che "minimi", ci sarebbe da capire se l'hanno fatto nello stesso lasso di tempo (fine del III secolo) o in tempi diversi, magari utilizzando vecchi tipi (e coni) per produrre monete da immettere nel mercato durante il IV secolo. I dati dei ripostigli in questo senso sarebbero risolutivi (dati che non conosco, ma solo per mia ignoranza).

Nel caso dovesse essere attestata una contemporaneità di emissione, fine III sec., delle due specie, un ulteriore interrogativo si pone circa le aree di circolazione: omogeneità di circolazione o aree preferenziali differenziate (più o meno periferiche)? Anche in questo caso i dati complessivi dei ripostigli databili alla fine del III secolo potrebbero dare un'idea (dati che non conosco, ma solo per mia ignoranza).

Qualora fosse attestata un'identità di circolazione, nel tentare un'ipotesi interpretativa, mi viene in mente il fenomeno degli assi di Narbonense dimezzati, copiosamente rinvenuti in contesti quali il limes renano qualche secolo prima, a testimonianza di un deficit di specie monetarie adatte alle esigenze microeconomiche locali.

- Relazione tra i radiati (ufficiali e/o imitativi) ed emissioni tardo-antiche e altomedievali in area transalpina.

Come i radiati sono arrivati ad influenzare iconograficamente monete emesse tra la fine del VII e l'inizio del VIII secolo? Perché i vecchi radiati sono presi a modello e non specie monetarie più recenti? Bisognerebbe sapere cosa circolava nelle aree in cui tali monete sono state emesse quando tali monete sono state emesse (dato che non conosco, ma solo per mia ignoranza).

Leggiucchiando qua e là ho ritrovato un articolo della Sylviane Estiot (ricercatrice a mio avviso esemplare per l'approccio metodologico e per la multidisciplinarietà che contraddistingue i sui studi - peccato che non si occupi delle monetazioni che io seguo :) ) che dà alcuni dati che ritengo piuttosto interessanti, testimoniando la massiccia presenza in circolazione dei radiati per lo meno fino al V sec.

posto il link per i francofoni, a cui raccomando caldamente la lettura integrale:

http://www.academia.edu/1369719/Circulation_monetaire_globale_circulation_monetaire_regionale_possibilites_dune_approche_Quelques_reflexions_sur_la_region_rhodano-alpine

Riporto, umilmente tradotto, uno stralcio

S. ESTIOT, Circulation monétaire globale, circulation monétaire régionale : possibilités d’une approche ? Quelques réflexions sur la région rhodano-alpine, In : Actes du 3e colloque du Groupe suisse pour l’étude des trouvailles monétaires (Berne, 3-4 mars 2000), ENH 3 (Lausanne, 2002), p.49

"Per cio' che concerne le monete radiate del III secolo, antoniniani ed imitazioni radiate, i siti hanno spesso rivelato che esse riappaiono nelle epoche di ulteriore penuria monetaria, ossia alla metà del IV secolo e nel V secolo: esse circolano parallelemente alle serie di epoca costantiniana e teodosiana dal momento che il loro modulo le avvicina alle serie di epoca costantiniana degli AE3 o AE4. Questo fenomeno del riemergere degli antoniniani di III secolo é stato messo in luce da Roland Delmaire per il nord della Francia, e gli scavi del quartiere Baudimont ad Arras ne offrono un caso limite: il primo livello di occupazione di una caserma fondata in epoca valentiniana ha prodotto, per il 3% di monete valentiniane, l'84% di antoniniani della fine del III secolo ed il 13% di pezzi costantiniani, nella maggior parte posteriori al 330; il livello d'occupazione successivo, di epoca teodosiana, contava ancora il 34% di radiati, il 60% di costantiniane, per solamente il 3% di valentiniane ed il 2,5% di AE4 teodosiani... Senza arrivare a queste proporzioni estreme, il fenomeno sembra generalizzato anche se appare ancora mal circoscritto. E' il caso, ad esempio, del sito di Conimberga dove le monete radiate circolano in livelli costantiniani, ma anche più tardi.

Per contro il riapparire di monete di bronzo di grande e medio modulo del I-III secolo che si constata a Bourbousson sembra più enigmatico: per dimensioni e per peso non hanno equivalenti nella circolazione del IV secolo; ora cionondimeno si constata la loro pesenza in alcuni livelli molto tardi. Questi bronzi hanno attraversato i secoli, che sia per il lovo valore metallico, o il loro valore ponderale, dato che si possono ritrovare riutilizzati come pesi, o per il loro valore simbolico, come oboli di Caronte nei cimiteri merovingi, o, di nuovo, per il loro valore monetario, come si osserva in Italia in epoca ostrogota dove ci si accontenta di contromarcarli con il segno del loro nuovo valore prima di rimetterli in circolazione. Nei fatti, il risorgere nel V secolo di pezzi di grande modulo, bronzi dell'Alto Impero o AE2 del IV secolo, si esplica se si ammette che il numerario di bronzo non era considerato "come una somma di monete, ma come un peso di metallo", realtà attestata da una legge del 326 (Codex Theodosianus 11,21,2) che fissava l'equivalenza del solidus d'oro in termini di peso di bronzo (1 soldo=25 libbre di bronzo). Per acquistare delle monete d'oro e d'argento al fine di assolvere i tributi, bisognava procurarsi una determinata massa di bronzo, quali che fossero le monete che la costituivano."

A voi le riflessioni.

Modificato da g.aulisio
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Inviato (modificato)

Ciao,

South Yorkshire. Sprotborough hoard (Numismatic Chronicle, vol. 142, 1982, pp 21-33). Sito a breve distanza dal fiume Don, a breve distanza da Danum/Doncaster e altri centri romani. In una zona che ha dato vari hoards monetali del III secolo, anche di discreta dimensione (5000 monete). E nella quale sono presenti monetazioni ufficiali e imitative, non soggetta a "romanizzazione ridotta", se mi consentite il termine (come si tende a ipotizzare per zone come il Galles).

Resti di un'officina fusoria...

Struck coins (all irregular) 313

Hammered blanks 186

Cut sections of bronze rod 114

Cut sections of bronze tube 6

Lengths of bronze rod 12

Bronze globules 4

Portions of blank 9

Length of twisted bronze wire 1

Bronze strip 1

Bronze sheet 1

Bronze fragment 1

Le monete battute (Struck coins) sono minimi del diametro inferiore ai 10 mm, con un lato liscio e l'altro con l'abbozzo di una corona radiata e un esiguo volto. Chi li usava? Perchè? Erano palesemente false. Eppure li producevano. E circolavano. Dove? In ambito rurale (a bassa circolazione monetale e quindi dove continuava l'economia di scambio)? Si trattava di una specie di "status symbol" che imitava le monete che circolavano nelle città e che venivano usate da individui di ceto medio-elevato e dai militari? Monete usate per pagare le tasse e gli stipendi in ambito cittadino, mentre nelle campagne si usava il pagamento delle tasse direttamente in beni (annona)? Forse i pochi soldi che circolavano erano quelli che derivavano dalla vendita di prodotti ai mercati cittadini (se il terreno era tuo e avevi la possibilità di recarti in città - se si ammette la formazione di latifondi nella Britannia del III secolo allora si può spiegare la base economica che concorre al boom delle fattorie (Roman Villas) del IV secolo britannico). Oppure i prodotti venivano acquistati da mediatori che praticavano il baratto con i produttori (che ne so, con merci di uso comune - vasellame, vesti, utensili...)? Come ho già proposto precedentemente, a mio avviso il sistema medioevale (o un sistema analogo, embrionale) in Britannia inizia precocemente rispetto al resto dell'Europa. E nel Medioevo il contadino non aveva molti denari a disposizione...

Ciao

Illyricum

:)

Ciao,

mi ricollego ai quesiti posti in questa mia risposta inserendo alcuni minimissimi...

post-3754-0-54228800-1367408425_thumb.jp

Crude inscriptions, radiate and draped beardless bust right / Crude inscriptions, uncertain deity standing left. 10mm, 0.42 grams, nicer than the scan. Neat very crude type. Found in a hoard in Northern France.

post-3754-0-25825000-1367408556_thumb.jp

Crude inscriptions, radiate and draped beardless bust right / Crude inscriptions, uncertain deity standing left. 11mm, 1.10 grams, nicer than the scan. Neat very crude type. Found in a hoard in Northern France.

post-3754-0-84237500-1367435690_thumb.jp

No inscriptions, bearded radiate and draped bust right / No inscriptions, uncertain deity standing. Light brown patina, beautiful style, nicer than the scan, 9mm, 0.8 grams.

Ma soprattutto questo Tetrico II SPES che reca l' "appendice" della fusione:

post-3754-0-03946900-1367435831_thumb.jp

Crude unreadable inscriptions, radiate and draped bust right / Crude unreadable inscriptions, Spes advancing RIGHT, holding lotus flower, raising her skirt. Brown patina, much nicer than the scan, 13mm, 0.8 grams, nicer than the scan. Excellent quality for these. Found in a hoard in Northern France.

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65

Inviato

rimetto in evidenza qui altri minimi (tutti di una stessa officina locale con coppie di conio identiche) pescati tra le pieghe della rete che evidenziano un fatto già riportato: non tutti i minimi sono più stilizzati (rozzi se vogliamo, ma non mi piace perché dispregiativo!) dei radiati di modulo maggiore:

post-8339-0-15422000-1367477654_thumb.gi

post-8339-0-19230000-1367477655_thumb.gi

post-8339-0-09862300-1367477656_thumb.gi

post-8339-0-51554800-1367477656_thumb.gi

e infine questo esemplare che è della medesima tipologia sia per soggetto che per dimensioni, ma di stile meno accurato:

post-8339-0-61846800-1367477653_thumb.gi

purtroppo non per tutti gli esemplari sono riuscito a rintracciare i dati metrici né tutte le immagini di dritto e rovescio.

se per caso qualcuno dovesse vedere in rete in qualche sito o in qualche asta altre monete simili a questa... grazie! il censimento di questa particolare e precisa moneta è una delle mie occupazioni quasi quotidiane! non passa giorno in cui io non batta la rete alla ricerca di altre monete figlie di questa officina locale, nella speranza di riuscire a capire dove fosse ubicata.

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Inviato

Ciao,

quei minimi di cui sopra sono decisamente di buona fattura.

Che ne dici del II che ho postato al # 14? Sei anche tu dell'avviso che sia ottenuta su fusione (o perlomeno su perla bronzea ottenuta per fusione anzichè per taglio di una barra bronzea)?

Già che ci sono posto questo Claudio II - UK found:

post-3754-0-16484700-1367524804_thumb.jp

Radiate bust of Claudius II right, crude inscriptions / Funeral pyre, a few degenerated letters - IIII. Nice brown patina, 9mm, 0.6 grams.

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

indubbiamente il tondello è realizzato partendo da perla bronzea prodotta per fusione.

l'aspetto del dritto, dalla foto, potrebbe far pensare a una realizzazione completa per fusione, ma non ci giurerei in senso assoluto... è pur sempre una foto... e di un minimo!

bello questo claudietto!

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Inviato

Ciao,

cercando notizie sul Bourton-On-The-Water Hoard ho trovato questo articolo sul rinvenimento (1934) nell'area di un deposito di "minimissimi" attribuiti ad un generico "V secolo". La località in epoca romana era una "small town" romana e distava circa 30 km est di Glouchester (Colonia Nervia Glevensium o Glevum),importante città romana della Britannia Meridionale fatta Colonia dal 97 d.C. sotto Nerva.

Vi allego la descrizione di Wiky su Glouchester romana:

...È molto probabile che nel IV secolo divenne capitale della Provincia della Britannia Secunda. Pare infatti che avesse delle zecche. È probabile che all'epoca avesse una popolazione di 10.000 abitanti. Nel II-III secolo l'area attorno a Glevum era interamente romanizzata e aveva un'altisisma densità di ville, come quelle di Chedworth e di Woodchester , che sono alcune delle migliori della Britannia. L'occupazione di Glevum da parte dei Romano-britannici dovrebbe essere continuata, come dimostrano gli scavi archeologici, anche nel periodo post-romano...

Quindi il ritrovamento avvenne in un territorio sì rurale ma ben romanizzato. La proposta degli autori è che si tratti di monete emesse dopo il 410 d.C. in un momneto di estrema scarsità di moneta circolante, se ho ben interpretato.

Ecco il link:

http://www2.glos.ac.uk/bgas/tbgas/v056/bg056133.pdf

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

interessantissimo articolo.

un po' datato, quindi forse alcune ipotesi sono da rivedere, però interessante.

me lo leggerò con calma!

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Inviato

ciao

scusate se non sono intervenuto prima ma non seguo piu` il forum come prima

per me questi radiati imitativi piccoli di cui state discutendo sono delle emissioni anglo sassoni del V secolo

e sono fondamentalmente diversi dagli altri radiati imitativi.

le ragioni di questa mia ipotesi sono le seguenti

1) questi radiati sono molto piu` simili ai ftr e gloria exercitus imitativi di 10-13mm che agli ant imitativi di tetrico

2) son troppo grossolani per poter circolare

3) quando c e` stato bisogno di moneta spicciola (mi ricollego alla discussione sull hoxne (che ho visto al british) e sulle silique) ? nel V secolo e non nel IV

4) cosa circolava nel V secolo ? nummi di queste dimensioni con i monogrammi

5) in pratica avevan copiato le monete piu` comuni che c erano in circolazione

6) si trovano principalmente in britannia (e presumo anche in gallia e germania)

vi lascio i miei punti e aspetto le vostre opinioni , anche perche` questa tesi non e` stata avanzata mai da nessuno


Inviato

Ciao Rick,

la tua tesi mi pare regga abbastanza come ipotesi.

In pratica i minimi e minimissimi come "monete di necessità" del V secolo che imitavano quelle circolanti in un momento di estrema scarsità monetale post-410 d.C.

I locali già da tempo avevano sviluppato una certa "indipendenza" e ben presto si saranno trovati di fronte al problema di dover battere moneta.

Bisognerebbe validarla però col ritrovamento di dati archeologici e datazioni.

Recentemente ho letto qualcosa di simile da parte di un venditore UK che vendeva dei minimi imitativi degli FTR indicandoli come "monete che circolavano dopo che i Romani se ne sono andati nel 410 d.C.". L'ipotesi è simile alla tua ma lo scritto non riportava menzione ad alcun testo o studioso.

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

DE GREGE EPICURI

D'accordo su quasi tutto, con alcune precisazioni:

-Il discorso iniziale era sulla "persistenza in circolazione" dei radiati imitativi, che è cosa lievemente diversa dal "riprendere a coniarli". Quasi tutti sono disposti ad ammettere che siano stati coniati fino al 310-320, nella Gallia Settentrionale e Britannia, ma non di più. Si parla di radiati tipo-tetrici, mentre alcuni di quelli postati sono un po' diversi e, come dice Rick, potrebbero essere coniazioni assai posteriori.

-Le imitazioni delle FTR ovviamente vennero dopo il 350 (per le campagne degli Alamanni che tagliarono fuori tutte le zecche del Nord, ecc.) e forse continuarono anche dopo il 400; o vennero comunque prodotte altre imitazioni costantiniane o dei valentiniani ecc. Evidentemente qui non si tratta di radiati.

Anche per queste imitazioni si distinguono due gruppi: quelle di peso maggiore (tipo Ae4) e quelle che pesano uno scrupolo (circa 1,2 g.) o anche meno.

Per non parlare solo di teorie, ne posto un paio; la prima imita una GLORIA EXERCITUS, pesa 0,35 g. e misura 9 mm.

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Inviato

La seconda moneta imita forse una SPES ROMANORUM, o forse altro. Pesa 0,8 g. e misura 9 mm.

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