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In questo giorni sto leggendo un libro dal titolo

CRONACA DEI CONTI DI CECCANO (dal 950 al 1513) a cura di Edoardo Papetti. Traduzione dal latino medioevale e note di Umberto Germani. Cassino 2007.

E' molto interessante in quanto riporta la traduzione dei documenti solitamente noti come Cronaca di Fossanova o più correttamente Annales Ceccanenses. Tra questi documenti spesso si trovano citate le monete dell'epoca. Chiaramente sarebbe da distinguere quando si tratta di monete di conto e quando invece di moneta reale.

Spero comunque possa essere interessante e magari offrire spunti per qualche confronto sulla circolazione monetaria dell'epoca nel basso Lazio. Molto curiosi i nomi dell'epoca.

La prima notizia interessante che troviamo è la seguente:

Pag. 55 – Anno 1199. Il nobile Giovanni de Ceccano deve restituire il denaro, indebitamente fatto suo, di un tesoro trovato.

Questa notizia "curiosa" farebbe ipotizzare già all'epoca una tutela sui ritrovamenti... ma temo si tratti più di una semplice "appropriazione indebita".

Pag. 56 – Anno 1200 circa. Marcoaldo assediò Montecassino, stimando di poter costringere alla resa i monaci per mancanza di alimenti. Sentito ciò il sommo pontefice Innocenzo III subito mandò Giordano, titolare di santa Prudenziana, con 1500 once di oro da offrire a Pietro, conte di Celano affinché soccorresse gli assediati.

Credo sia stata una bella somma all'epoca, ma credo che quella cifra vada ben interpretata.

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Seguitando con la lettura troviamo:

Pag. 57 – 1 maggio 1201. Oggi alla presenza del nobilissimo uomo, conte Giovanni I da Ceccano, davanti alla porta di Santa Maria a Fiume, io, Roberto, figlio del defunto visconte Rainaldo, nobile abitante di Ceccano, vendo a te, prete Landolfo, abate di Santa Maria a Fiume di Ceccano e ai tuoi successori, in perpetuo, una terra che si trova nel territorio di Ceccano, in un luogo chiamato “Campo d’Amico”, per sei libbre di provesini e se essa vale di più, il di più lo dono alla chiesa predetta, per l’anima mia e dei miei parenti.

In nomine Domini. Amen. Anno dominicae incarnationis 1201, ind. 4, pontificatus domni

Innocentii III. papae anno eius 4, Kalendis Maii. Hac die, in praesentia nobilissimi viri domni

Iohannis de Ceccano ante portam Sanctae Mariae Fluminis, ego Robertus quondam filius

domni Raynaldi vicecomitis, miles et habitator Ceccani, vendo tibi presbytero Landulfo et abbati

Sanctae Mariae Fluminis de Ceccano et tuis successoribus in sempiternum, unam terram quae

est in territorio Ceccani, in loco qui dicitur Campus amici, pro 6 libris proveniensium, et si plus

valet dono ipsi ecclesiae praescriptae pro anima mea et parentum meorum

Anche se le sei libbre di provisini potrebbero essere considerate moneta di conto, in questa data per la prima volta viene fatto il nome di questa moneta (almeno sui documenti tradotti pubblicati sul testo)

Pag. 59 – 1202. Quest’anno da tutti fu detto anno della carestia. Una misura di grano di Ceccano si vendeva generalmente a sedici soldi provesini.

Mensura grani de Ceccano assidue vendebatur pro 16 solidis proveniensium.

Ho provato a fare una ricerca, ma non ho trovato a quanto equivalesse questa misura di grano.

Modificato da fedafa

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Pag. 60 – 1209. Oggi, 8 marzo, io, maestro Rainolfo, di mia spontanea volontà, consegno e vendo a te, Landolfo, venerabile abate di Santa Maria a Fiume e a tutti i tuoi compagni e successori, un vigneto, posto nel territorio di Ceccano, nella via di Santo Stefano, per 3 libbre di provesini e col permesso di Giovanni, conte di Ceccano.

In nomine Domini amen Anno Domini 1209, pontificatus domni Innocentii III. papae

anno eius 12, mense Martii, die 8. Hac die ego magister Rainolfus nullo me prohibente aut

vim faciente, sed propria spontaneaque mea bona voluntate trado et vendo tibi domno Landulfo

venerabili abbati Sanctae Mariae de Flumine, et sociis tuis omnibus vestrisque successoribus in

perpetuum pro iam dicta ecclesia, id est vineam unam positam in territorio Ceccano in via sancti

Stephani; propter quod accepi a vobis tres libras proventiensium, concessa mihi licentia a domno

Iohanne comite Ceccano.

Pag. 61 – 3 novembre 1209. Oggi, io Bar(...)malo nipote, non costretto da alcuno, col permesso di Giovanni conte di Ceccano, vendo e consegno in perpetuo a te, Landolfo, venerabile abate di Santa Maria a Fiume e a tutti i tuoi compagni e successori una vigna posta nel territorio di Ceccano, confinante con un ruscello, con il vigneto del barone Gaudibile e la terra di Giovanni Saraceno, la terra di Rainaldo Mucido, la vigna di Rachele e infine con la vigna di Pietro Maggiore. Per questo ebbi da voi il prezzo di 4 libbre di provesini e mezza.

In nomine Domini amen. Anno dominicae incarnationis 1209, pontificatus domni Innocentii

III papae anno 12, mense Novembris die 3. Hac die ego .Bartolomeus mali Nepotis

nullo me cogente aut vim inferente, sed proprio motu et mea voluntate atque tributa mihi

potestate a domno Iohanne comite Ceccani, trado et vendo tibi irrevocabiliter et in perpetuum

domno Landulfo venerabili abbati Sanctae Mariae de Flumine, et sociis tuis omnibus vestrisque

successoribus, id est vineam unam positam in territorio Ceccano, quae his terminatur lateribus:

a primo latere est rivus balnei, a secundo est vinea Baronis Gaudibilis et terra Iohannis Sarraceni,

a tertio est terra Raynaldi Mucidi et vinea Rachelis, a quarto est vinea Petri Maionis.

Propter quod accepi pretium a vobis quatuor libras proventiensium et dimidiam, et quod plus

valet do vobis pro redemptione peccatorum meorum.

Pag. 64 – sabato 22 luglio 1216. Il castello di Morolo, per forza d’arme, fu occupato dal Conte Giovanni I de Ceccano e fu bruciato. Venne qui catturato Ottone Novello Colonna con 11 soldati, sua sorella Mabilia e una figlia di quest’ultima. Furono condotti prigionieri a Ceccano. A motivo dei loro peccati, 424 persone, sia maschi che femmine, sia vecchi che fanciulli, furono bruciati. Tutti gli altri, militari e civili, furono poi sottomessi al potere incontrastato di Giovanni I da Ceccano, con giuramento. Il conte Tommaso di Supino, dolente e triste, abbandonò l’alleanza con il conte Ruggiero dell’Aquila, diede a Giovanni de Ceccano 1000 libbre di provesini, si dichiarò con giuramento perpetuo vassallo di Giovanni e gli diede in ostaggio suo figlio in pegno di sincera osservanza della sua fedeltà.

. Domnus Thomas

de Supino dolens et tristans deleliquit Campaniam comitis Rogerii de Aquila. et dedit

domno Iohanni de Ceccano 1000 libras proveniensium et fecit se fidelem cum sacramento

in sempiternum domno Iohanni de Ceccano, et dedit ei filium suum obsidem ad fidelitatem

et veritatem conservandam.

Certo che all'epoca c'era da stare poco tranquilli... Comunque poi questa rappresaglia verrà condannata dalla Chiesa e le 1000 libbre restituite.

Modificato da fedafa

Inviato

Arriviamo al 5 aprile 1224 dove Giovanni I de Ceccano fa testamento. Ai maschi terre e castelli, mentre alle femmine la dote.

Pag. 71 – 5 aprile 1224.

Nominiamo Adelasia, figlia nostra, erede di ciò che le offrimmo al tempo del suo matrimonio, e aggiungiamo a ciò cento monete d’oro affinché ella sia soddisfatta.

Qui sarebbe interessante approfondire su quali potessero essere queste 100 monete d'oro.

Sempre dal testamento poi:

pag. 74-75 – Ordiniamo ai nostri figli di giurare che osserveranno tutte le nostre prefate volontà, di non opporsi, e se qualcuno di loro tentasse di opporsi a uno più comma di queste nostre inserite disposizioni, incorrerà nella pena che la Curia Romana dovrà applicare, pena che ordiniamo sia di 500 libbre di provesini.

Una piccola curiosità storica che risale al 1190. Egida, vedova del conte di Ceccano Landolfo, l'8 settembre 1190, partì in pellegrinaggio per Santiago de Compostela da dove ritornò il 23 febbraio del 1191. Pare che sia stata la prima donna italiana a fare questo viaggio.

Per stasera mi fermo qui, magari in attesa di qualche spunto. Poi continuerò con il testamento di un altro conte e da dove noteremo che nel 1264 il denaro provisino lascerà il posto ad un altra tipologia di denaro.

Chiedo poi a @@Fabrizio19 magari di postare qualche immagine dei luoghi citati o altro attinente ai Conti di Ceccano.

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Inviato

Testo interessante, sicuramente.
Non mi vorrei sbagliare (controllerò) ma il territorio di Ceccano nel Medioevo faceva parte della Campagna, divisione amministrativa dello Stato pontificio.

Quindi il riferimento ai provisini è ben motivato.

Una domanda: nel libro c'è anche la versione in latino? Se sì, puoi controllare se provisino ha anche un predicato che non è stato tradotto nella versione in italiano?

Bella discussione ;)

1264, ALTRA TIPOLOGIA DI DENARO? :o


Inviato

Domani faccio qualche considerazione

Anche in attesa di altri spunti


Inviato

Testo interessante, sicuramente.

Non mi vorrei sbagliare (controllerò) ma il territorio di Ceccano nel Medioevo faceva parte della Campagna, divisione amministrativa dello Stato pontificio.

Quindi il riferimento ai provisini è ben motivato.

Una domanda: nel libro c'è anche la versione in latino? Se sì, puoi controllare se provisino ha anche un predicato che non è stato tradotto nella versione in italiano?

Bella discussione ;)

1264, ALTRA TIPOLOGIA DI DENARO? :o

Ti confermo che Ceccano faceva parte della Campagna.

La parte in latino, che è anche disponibile in rete se non erro, provo ad aggiungerla sotto al testo.

Altro denaro??? Pare di sì :).


Inviato (modificato)

Altro denaro??? Pare di sì :).

OK

Hai deciso di NON farmi dormire :lol:

Molto bene

Modificato da adolfos
pardon

Inviato

Per quanto riguarda 1500 once d'oro sarei propenso per la res valentes.

Proveniensum già svela un particolare importante :rolleyes:

Basta. Vado a letto!

A domani

ciaooo a tutti


Inviato

@@fedafa

Ciao Fedafa, promesso oggi faccio un pò di ripasso e aggiungo qualcosa....... :blum:


Inviato

@@fedafa

Ciao Fedafa, promesso oggi faccio un pò di ripasso e aggiungo qualcosa....... :blum:

Grazie Fabrizio, contavo sul tuo aiuto.

Volevo aggiungere che in effetti la parte che riguardava gli annales Ceccanenses è terminata e le prossime notizie sono prese da fonti diverse.


Inviato

Sebbene le valute menzionate nelle fonti scritte, sempre da prendere con le molle (le fonti), come già evidenziato da fedafa, spesso non corrispondano a quelle realmente utilizzate (risposte precise ci possono essere date dall'archeologia e purtroppo gli scavi nel Lazio meridionale sono ancora carenti), nei documenti postati, potremmo reputare "provisino", oltre che moneta di riferimento accertato, anche moneta effettivamente utilizzata. In alcuni casi mi sembra che nella transazione è esplicitamente richiesto il pagamento con quel tipo di nominale.

A mio parere, i documenti in argomento datati precedentemente al 1208-09 dovrebbero fare riferimento ai provisini di Champagne, prototipi della produzione senatoriale, in quel periodo storico saldamente attestati in tutto lo Stato Pontificio e nel Regno di Sicilia, limiti geografici nei quali si concentrava il territorio di Ceccano.

La forza propulsiva del denaro romano non era ancora sufficientemente vigorosa e la bolla "Cum ex paucitate" da parte di Innocenzo III dove tra l'altro proibiva l'uso del denaro di Provins in tutte le divisioni amministrative veniva emanata successivamente nel 1208.

Inoltre l'omissione di un predicato che specifichi un determinato tipo di moneta ci segnala un disinteresse nel voler segnalare i nuovi nominali romani sottintendendo che il riferimento è indirizzato alla moneta di tipo vetvs (Provins). Se poi l'Autore della traduzione ha scritto provisino omettendo la reale nomenclatura ritiro quanto da me considerato sopra (e sputo :)).

A presto

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La Storia

img011.jpgLe prime notizie storiche relative a Ceccano sono state tramandate da Tito Livio. Siamo nel 330 a.C. e Fabrateria – questo è il nome dell’antica Ceccano – per non essere molestata dalle scorrerie dei Sanniti, si allea con i Romani ottenendo in cambio l’elevazione dello status del suo territorio a “municipium” con diritto di voto.

Con la disfatta dell’Impero Romano anche Fabrateria subisce la decadenza. Le mura castellane fatte costruire dal concittadino Papa Silverio serviranno a contrastare l’irruenza delle guerre gotiche. Verso il 600 d.C. Fabrateria cambia il proprio nome in Ceccano, in omaggio a Petronio ceccano, console di Campagna. Nel 752d.C. i Longobardi, guidati da Astolfo, incendiano Ceccano e devastano la fattoria papale.

Secondo il “Liber Pontificalis” questo episodio rappresenta la goccia che fece traboccare il vaso e che convinse papa Stefano II a richiedere l’aiuto di Pipino, re dei Franchi. Sconfitti i Longobardi, Ceccano entra definitivamente nella sfera d’influenza della Santa Sede.

Verso il X Secolo Ceccano da origine ad una stirpe nobiliare che prende la denominazione dal luogo: i de Ceccano, che estendono con le armi e con varie alleanze matrimoniali il loro dominio su molti territori del Lazio meridionale, da Arnara a Maenza, da Carpineto a Terracina. Per tutto il periodo del Medioevo, Ceccano è capitale di signoria e spesso vede i suoi signori in conflitto con il papato per difendere il loro potere temporale. In tale periodo molti de Ceccano sono presenti nella curia papale; tra i più importanti figurano i cardinali Stefano, Giordano, Teobaldo ed Annibaldo. Dall’arma di quest’ultimo Ceccano prenderà il suo stemma civico. Verso il secolo XV la dinastia dei de Ceccano si estingue ed il feudo passa sotto il dominio diretto della Santa Sede.

Nel 1523 i Colonna ottengono il feudo da papa Clemente VII. I Colonna trasferiscono il governo del loro stato di Campagna da Pofi a Ceccano. Il dominio dei Colonna dura fino al 1816. nel 1860 entra in campo Filippo Berardi, fratello del cardinale Giuseppe, che acquista i possedimenti ceccanesi dei Colona e da l’avvio ad una politica di sviluppo del territorio.

Nel 1861 viene costruita la linea ferroviaria Roma – Ceprano e a Ceccano viene realizzata la stazione ferroviaria; nel 1875 Ceccano diventa sede del Ginnasio – Liceo; viene costruito un nuovo acquedotto.

Berardi costruisce il suo palazzo – che viene distrutto dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale – sulle rive del fiume Sacco, dove sorgono anche una cartiera, un mulino, un pastificio e delle fornaci diventando un borgo operaio che prenderà il nome dall’imprenditore.

Alla fine dell’Ottocento ceccano è un centro importante: conta circa 9000 abitanti, sorgono scuole, aumentano le attività produttive (due fabbriche di pasta, tre frantoi da olio, due fabbriche di carri e carrozze).

La Prima Guerra Mondiale accentua il divario tra i benestanti e i contadini; molti tra questi emigrano negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Gran Bretagna. In quel periodo Ceccano diventa un centro d’azione della Lega dei Contadini. Il movimento contadino ha un grande seguito e a Ceccano si organizzano le manifestazioni più importanti dell’intero circondario, che attirano l’ostilità delle squadre fasciste.

Durante la Seconda Guerra Mondiale Ceccano subisce ripetuti bombardamenti. Muoiono decine di civili e oltre il 60% delle abitazioni viene distrutto. Negli anni 1943-44 Ceccano è uno dei centri della Resistenza antifascista ed antitedesca con una sua formazione partigiana. Un ceccanesi, Luigi Mastrogiacomo, fu una delle vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine. Dopo il secondo conflitto mondiale la città si riprende con fatica dalle rovine della guerra.

Modificato da Fabrizio19
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Inviato

Eccomi di ritorno da Londra :)

La prima notizia interessante che troviamo è la seguente:

Questa notizia "curiosa" farebbe ipotizzare già all'epoca una tutela sui ritrovamenti... ma temo si tratti più di una semplice "appropriazione indebita".

Credo sia stata una bella somma all'epoca, ma credo che quella cifra vada ben interpretata.

Ho giá sentito altri documenti, invece, che parlano di appropriazione di antichitá nel medioevo... Tratta di uno di questi la dott.ssa Angelica Degasperi nella sua trattazione "Monete in tomba nella Toscana centro-settentrionale del basso medioevo: rito o casualità?" Che io ho casualmente sentito due volte in due diverse giornate di studio.

Awards

Inviato

Ciao @@magdi e bentornato.

Ci sono documenti storici che dimostrano che già all'epoca si tutelavano i ritrovamenti, ma temo che che l'interesse era diverso da quello che conosciamo oggi.

Interessante a riguardo una disposizione data da Ferdinando I d'Aragona proprio per quanto riguarda i ritrovamenti monetali che dovevano essere consegnati alle autorità o alla stessa zecca... ma non per essere esposti in un museo, ma per arricchire la probabile raccolta aragonese.

Ringrazio Fabrizio19 per aver accettato di partecipare a questa discussione e sono certo in un suo importante contributo.

Continuando credo sia il caso di svelare il "mistero" e dare la possibilità ad adolfos di dormire stanotte :).

Siamo giunti al 1264 e Landolfo II da Ceccano fa testamento.

Pag. 82- 19 agosto 1264 – Attualmente Maccalona possiede Carpineto in seguito ad obbligazione fattale dal marito Landolfo e dai figli Giovanni e Annibaldo per 1500 libbre di denaro senese, come da strumento stilato da me, Paolo, scrinario, ad esclusione di ciò che ora la stessa Maccalona possiede. Per esempio, attualmente possiede 100 soldati di Ceccano, dote per la propria figlia Rogasia, moglie di Giovanni Colonna: vale a dire un valore di 1200 libbre di denaro senese, come è dichiarato sul pubblico strumento redatto personalmente da me, Paolo scrinario.

La novità è l'ingresso del denaro senese nel basso Lazio. Da questo primo documento pare però di comprendere si tratti più di una "rendita" più che moneta reale. Rimane comunque interessante l'utilizzo della moneta senese.


Inviato

Sempre da testamento di Landolfo II apprendiamo:

A Florisinda, sua figlia lascia la dote di 500 once d’oro, offerte a lei quando fu stipulato il contratto di matrimonio tra la medesima e il nobile Federico d’Aquino, suo uomo, con l’aggiunta di 106 denari senesi.

In questo caso è curiosa la cifra... perchè 106 denari. Chiaramente si sta dando per scontata la traduzione (purtroppo non ho la parte originale in latino per questi documenti).

Pag. 83 – A Rogasia, moglie del nobile Giovanni Colonna, lascia la dote di 1200 libbre di denaro senese, che ebbe al tempo del proprio matrimonio.

Alle figlie Carisia e Adelasia lascia la dote di 2000 libbre di denari senesi, cioè 1000 ad ognuna di loro.

Lascio per eventuali commenti.


Inviato (modificato)

Molto interessante!

Ero a conoscenza della presenza del denaro senese nella Tuscia viterbese fino dalla metà del XIII secolo (quindi siamo in linea con la data indicata sopra), come attestano alcuni documenti scritti, anche se solamente come moneta di conto.

Inoltre nel circolante monetario in area extra urbem spesso vengono segnalati esemplari senesi.

La prima cosa che mi viene in mente è che nella metà XIII secolo il denaro in genere subisce una costante diminuzione di titolo. Se i senesi a cui si riferiscono i documenti corrispondono ai "piccioli nuovi" (post 1250) è probabile che questi abbiano avuto un contenuto intrinseco migliore in confronto dei provisini (penso anche alla produzione dell'aquilino da parte dei Pisani). Credo che le monete nuove servissero a bloccare una eccessiva rivalutazione del grosso.

Per me il discorso si fa difficile e comunque si fa per discuterne un poco anche con ipotesi alquanto azzardate.

A mio avviso comunque i riferimenti indicati sono essenzialmente in funzione di moneta di conto.

Che ne pensate?

Modificato da adolfos

Inviato (modificato)

Concordo che quasi sicuramente si tratti di moneta di conto (il che dimostrerebbe quanto da te affermato, cioè utilizzare una moneta, anche se solo di conto, di valore maggiore rispetto al provisino), anche se quei 106 denari mi sembrano quasi un fondo di cassa... sarebbe interessante leggere l'originale.

Modificato da fedafa

Inviato

A mio avviso comunque i riferimenti indicati sono essenzialmente in funzione di moneta di conto.

Che ne pensate?

Penso che sia corretto, ma mi verrebbe anche da pensare che una valuta, prima di diventare moneta di conto, dovrebbe aver circolato più o meno a lungo in forma di moneta reale. Viceversa non mi pare che ci siano tutte queste attestazioni di moneta senese in basso Lazio in contesti da scavo o da ritrovamenti sporadici (ma gli scavi sono pochi, come ha giustamente rilevato adolfos). Questa improvvisa apparizione del denaro senese mi lascia abbastanza stupito. Bello scoop comunque :D


Inviato

Giusta osservazione. In attesa di conferme archeologiche che attestino o meno una circolazione monetaria consistente del denaro senese in Basso Lazio (ci credo poco...) ti ricordo l'esempio della Tuscia viterbese, da me accennato sopra e che tu conosci molto bene. La documentazione scritta non coincide con il materiale numismatico. In area romana il materiale numismatico non coincide con la documentazione scritta. Misteri della vita.....

A questo punto non penso che una "moneta di riferimento" in una fonte scritta debba necessariamente essere attestata nel circolante del territorio. Inoltre il denaro senese era già in produzione da molti decenni, quindi apprezzato e probabilmente riconosciuto anche da utenze lontane.

Mò è ora di andare a nanna anche perché rileggendo il mio post non è che abbia capito molto di quanto ho scritto :unknw:

Ciaoooo

Penso che sia corretto, ma mi verrebbe anche da pensare che una valuta, prima di diventare moneta di conto, dovrebbe aver circolato più o meno a lungo in forma di moneta reale. Viceversa non mi pare che ci siano tutte queste attestazioni di moneta senese in basso Lazio in contesti da scavo o da ritrovamenti sporadici (ma gli scavi sono pochi, come ha giustamente rilevato adolfos). Questa improvvisa apparizione del denaro senese mi lascia abbastanza stupito. Bello scoop comunque :D


Inviato

Ahimé conosco bene i casi che hai citato, e questo mi conferma che c'è sicuramente qualcosa che ancora ci sfugge rispetto a quello che all'epoca si intendeva come un "sistema monetario" e ai meccanismi con cui epoca si veniva a formare, soprattutto nella mente di chi lo utilizzava. C'è ancora parecchio da studiare...


Inviato (modificato)

Il rapporto tra moneta di conto o riferimento, e moneta effettiva è ancora molto discusso.

Ci vorrebbe Qualcuno che sa. E noi tutti siamo consapevoli che Qualcuno che sa nel forum è presente.

Speriamo in qualche intervento

Cari saluti

Modificato da adolfos

Inviato

Provo a riprendere la discussione.

Prima di tutto, dopo i riferimenti ai denari provisini e senesi, si inizia a parlare sui documenti pubblicati nel testo, unicamente di fiorini d'oro o di libbre di denari, senza evidenziarne la tipologia che ho omesso di inserire nella discussione.

Ho trovato curiosa ed forse interessante (magari per il co-curatore @@adolfos), una serie di lettere scritte a Montefiascone a partire dal 23 febbraio 1349.

Pag. 146. Il 23 febbraio 1349, set Angelo Tavirvini, notaio di Camera del Patrimonio di San Pietro in Toscana, ha inviato un ambasciatore in Romagna al reverendissimo in Cristo padre e signore Annibaldo de Ceccano, per grazia di Dio vescovo tuscolano, legato della sede apostolica, per informarlo sui fatti del patrimonio della provincia, sulle spese da lui fatte, e che sostenne andando e ritornando con un cavallo e un domestico per 20 giorni: cioè 12 fiorini.

Montefiascone, 25 ottobre 1349:

pagai a Poncio, messaggero diretto a Napoli, 28 soldi, con alcune lettere di Giacomo de Gabriellis da Gubbio, rettore del Patrimonio di San Pietro, diretta al cardinale Annibaldo de Ceccano, legato, contenenti le novità del patrimonio di San Pietro.

Berengario Blasoni, tesoriere.

Pagai 1 fiorino e mezzo a Solvi Falcone di Montefiascone, inviato a Ceccano in casa dell'ambasciatore cardinale Annibaldo con lettere contenenti novità sul patrimonio di San Pietro.

Pagai a Menicuccio di San Savino 1 fiorino e 10 soldi, per il viaggio a Roma in casa del cardinale Annibaldo de Ceccano, con lettere contenenti novità sul patrimonio di San Pietro.

Il 23 febbraio 1349 pagai al signor Tommaso, avvocato di Montefiascone, 2 fiorini per le spese fatte per il viaggio di andata e ritorno, con un cavallo e un domestico, a Roma, dove stette 6 giorni, come ambasciatore presso il legato Annibaldo e i senatori dell'Urbe, per esporre al cardinale la situazione del patrimonio di San Pietro e per impedire il passaggio entro Roma della "grande società1".

Pagai Francesco da Roma, 40 soldi per il suo viaggio da Roma a Montefiascone per l'avvocato Tommaso sopraddetto, con lettere contenenti la risposta del legato Annibaldo, cardinale, sulla situazione della provincia del patrimonio di San Pietro e quella dei senatori romani sul passaggio della "grande compagnia".

Il 29 aprile 1349 pagai 2 fiorini a Menicuccio di San Savinoper il suo viaggio a Velletri dal legato Annibaldo de Ceccano con lettere apostoliche sigillate che portò alla curia.

Berengario Blasoni, tesoriere.

1) Soldataglia tedesca agli ordini del rettore di Romagna.

Qui ci si potrebbe domandare a quali monete si riferissero quei soldi ;).

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