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Uno dei denarî più importanti della Repubblica, che testimonia l'effimera alleanza sorta dopo la battaglia di Filippi nel 42, fu coniato ad Efeso nel 41 e porta il nome del magistrato emittente (Barbatus Pollio, quaestor propraetor); talvolta è classificato come Gens Barbatia. Una reminiscenza dei tempi della repubblica, ormai finiti nella guerra civile. La morte di Giulio Cesare nel marzo del 44 non produsse il ritorno alle passate forme istituzionali di governo della Repubblica, ma spianò la strada alle ambizioni autocratiche dei due protagonisti ritratti sulla moneta, Marco Antonio e il giovane Ottaviano. Dopo la scomparsa del dittatore, i due stipularono nel 43 un 'allenza politica assieme a M. Emilio Lepido, che prese il nome di secondo triumvirato. Grazie alla promulgazione della "lex Titia" nel novembre dello stesso anno, l'accordo tra i triumviri divenne una magistratura ufficiale a tutti gli effetti, il cui scopo doveva essere quello di elaborare una nuova costituzione in difesa della Repubblica di potere consolare, come si può vedere nella legenda III. VIR. R. P. C. posta intorno ai ritratti, accanto alle altre cariche rivestite, come quella di Pontefice Massimo, augure e imperator. Malgrado gli sforzi comuni impiegati nella lotta contro i cesaricidi Bruto e Cassio, conclusasi nella battaglia di Filippi nel 42, i contrasti tra i due triumviri si aggravarono proprio a partire dal 41, in conseguenza allo scontro tra le due fazioni a Perugia, dove le forze militari del fratello di Marco Antonio, Lucio, furono duramente sconfitte dalle truppe fedeli a Ottaviano. La morte di Lucio venne commemorata da Marco Antonio in un altro denario coniato nel medesimo anno

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