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DE GREGE EPICURI

Ad un certo punto del suo regno, all'incirca coincidente con l' inizio della riforma monetaria, Aureliano trasferì la zecca del Nord Italia da Mediolanum a Ticinum. Non ho trovato l'anno preciso e neppure il motivo; ma forse qualcuno ci riuscirà. Sta di fatto che a Ticinum gli antoniniani riportano regolarmente in esergo la sigla XXI; nel primo periodo tuttavia l'unità (I) è sotituita da una T, come per una fusione con l'iniziale di "Ticinum"; questa, per lo meno, è la spiegazione che ne dà il Carson.

Lo stesso avviene anche per le monete di Severina. Non mi è chiarissimo se l'antoniniano che vi mostro fa parte del periodo in cui Aureliano era ancora in vita, o di quello (assai breve) in cui Severina continuò a regnare da sola. Propendo per la prima ipotesi.

La moneta, che pesa 4,0 g. e misura 21 mm., riporta al Rov. la scritta PROVIDEN DEOR. Non è rappresentata però la Providentia, ma la Fides con due insegne militari, di fronte al Sole, divinità che Aureliano aveva posto al vertice della religione dell'impero.

E' classificata come C 12, RIC 9-3; 9-3 perchè in esergo davanti a XXT vi è una U, simile ad un crescente lunare.

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Inviato

La chiusura risale al 274, fino alla fine del secolo (quando Massimiano farà di Mediolanum d Aquileia i suoi centri nevralgici). Purtroppo nemmeno io riesco a trovare le motivazioni (su una tesi di dottorato che ho sulla monetazione del III secolo compare la data, ma non la motivazione).


Inviato

Ciao Gianfranco,

Ad un certo punto del suo regno, all'incirca coincidente con l' inizio della riforma monetaria, Aureliano trasferì la zecca del Nord Italia da Mediolanum a Ticinum. Non ho trovato l'anno preciso e neppure il motivo; ma forse qualcuno ci riuscirà.

ti riporto parte di un testo di Arslan tratto da:

http://www.ermannoarslan.eu/Contributi/2012-EAA-Costantino313.pdf

... Aureliano, dal 274, impose emissioni riformate ovunque identiche, se non per l’indicazione della zecca, a circolazione legale su tutto il territorio dell’Impero, collocando le strutture di emissione in una serie ridotta di centri, non necessariamente di primo piano, ma in posizione strategica. Nella

scelta giocarono considerazioni soprattutto pratiche, relative alla collocazione delle zecche nel sistema di comunicazioni più adatto al reperimento delle materie prime, alla distribuzione dei prodotti, alla sicurezza, alla presenza di personale specializzato, alla maggiore o minore richiesta di
moneta da parte dei mercati locali. Probabilmente la città di Milano, forse già considerata poco affidabile perché coinvolta nella speculazione delle emissioni per il Divo Claudio, non fu giudicata adatta, nel nuovo equilibrio politico ed economico realizzato (o auspicato) per l’Italia settentrionale, a ospitare la zecca riformata. Fu preferita Ticinum, affiancata ad Aquileia, destinata a coprire un mercato esteso anche a settentrione e a Oriente, e a Roma, che mantenne ancora un vastissimo territorio da approvvigionare. Milano, certo privilegiata come centro di governo, sede della corte imperiale nelle successive fasi tetrarchica e costantiniana, sicuramente con evidenti vantaggi economici derivanti dalla collocazione in un territorio ricco e produttivo, con ottime infrastrutture e al centro di un sistema di comunicazioni fondamentale per i rapporti con tutta l’Europa, nella riforma delle emissioni imperiali di Aureliano venne quindi considerata inadatta a ospitare una realtà produttiva probabilmente molto ingombrante, che in realtà si proponeva solo come fornitrice di un servizio per un territorio predeterminato, secondo criteri e programmi definiti centralmente, nei luoghi del potere amministrativo e politico, dove si gestivano i complessi meccanismi della produzione e della distribuzione della moneta per tutto l’Impero; per Ticinum quindi sicuramente proprio a Milano, sede della corte imperiale. Le zecche di età costantiniana si proponevano in termini analoghi alle attuali officine destinate alla produzione della moneta, che per essere più funzionali possono collocarsi in luoghi distinti dai centri decisionali della politica economico-monetaria. Ma anche la zecca di Ticinum perse progressivamente importanza, come conseguenza dei nuovi equilibri che venivano a crearsi con la fondazione di Costantinopoli e con la bipartizione dell’Impero. Venne chiusa definitivamente nel 326-327 (RIC VII, p. 349).

Ciao

Illyricum

:)

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