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Risposte migliori

Inviato

Non accade perchè Sebastiano Ziani fa la riforma e conia un nuovo denaro di tipo veronese al posto di quello vecchio con S.Marco. Questa riforma ha successo, tant'è che i denari veneziani cacciano dal mercato quelli veronesi, che in seguito si adattano creando a loro volta il nuovo denaro, quello crociato. Solo con Orio si torna a coniare la moneta con S. Marco che da quel momento viene chiamata bianco. Tutto questo sempre tratto dal libro di Saccocci.

Arka

Potresti fornirmi il titolo di questo libro?

Grazir


Inviato

A. Saccocci, Contributi di storia monetaria delle regioni adriatiche settentrionali (secoli X-XV), Esedra edizioni, Padova 2004. E' una raccolta di articoli scritti nel corso degli anni in varie riviste e pubblicazioni. E' molto utile perchè permette di avere sottomano testi altrimenti difficili da reperire.

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Inviato

Buona serata

Non ho ancora avuto possibilità di leggermi la RIN, quindi mettendo da parte l'aspetto "numismatico" della questione, mi sono riletto un po' di storia con la S maiuscola (come dice Andreas). Quindi considero le due situazioni storiche sapendo che i risultati sono viziati dalla mia logica, cioè quella di un uomo del 2013. Sappiamo che spesso la nostra logica non è affatto pari a quella degli uomini vissuti quasi un millennio fa, tanto più se erano veneziani e spesso, questi ultimi, ci hanno dimostrato nei fatti la loro "atipicità" nel perseguire scopi ed elaborare situazioni, per raggiungere i migliori risultati.

Detto ciò, trovo plausibile che Venezia, ai ferri corti con l'imperatore d'Occidente, quando sì associa alla Lega Veronese, provveda a far eliminare dalla moneta ogni riferimento imperiale. Sarebbe un comportamente schizofrenico muovere esplicitamente guerra all'impero (anche se per lo più finanziariamente) e poi continuare a riconoscerne la preminenza coniando monete a suo nome.

L'ipotesi di Stahl, di far coincidere la coniazione con la crisi avvenuta nel 1171 tra Venezia e Bisanzio, la trovo "riduttiva". E' vero che nel 1171 Manuele Comneno fa arrestare tutti i Veneziani dell'impero confiscandogli i beni, ma questo, come scrive Frederic C. Lane in "La Storia di Venezia" è solo l'atto conclusivo di un beriodo abbastanza denso di attriti, cominciato ancora nel 1148 quando, da alleati contro i normanni per la ripresa di Corfù, greci e veneziani vennero alle mani e questi ultimi ingiuriarono l'imperatore rivestendo uno schiavo con i panni imperiali e posto a poppa di una galera lo si fece sfilare davanti alla flotta greca; non solo, ma parodiarono cerimonie della corte imperiale che per i greci avevano il carattere di riti sacri.

Quindi possiamo dire che gli anni successivi dopo il 1148 furono anni di "guerra fredda"? All'apparenza indefettibili professioni di amicizia, ma nel concreto ciascuno diffidava dell'altro e si trovavano solo strumentalmente insieme per tenere fuori dall'Adriatico i normanni.

Non trovo in tutto ciò nessun atteggiamento di sudditanza da parte di Venezia nei confronti di Bisanzio, quali scrupoli poteva avere Venezia nel mettere il doge sulle sue monete dal momento che, nei fatti, trattava con il Comneno "alla pari"? Quale scrupolo poteva avere Venezia, considerato anche che già in precedenza, ai tempi dell'imperatore Alessio, quando questi voleva favorire commercialmente i pisani a loro danno, si era trovato con la flotta veneziana saccheggiare una dopo l'altra le isole greche, impadronendosi persino (orrore per Bisanzio) del corpo di San Isidoro?

No, non credo sia l'ipotesi di Stahl quella scatenante.

Saluti

Luciano

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