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Risposte migliori

Inviato

Ciao a tutti e felice week-end pasquale, Vi volevo chiedere....Quanti sono in Italia e in Europa i Collezionisti Numismatici ? E qual'è la prima moneta conosciuta ? A che anno risale ? può essercene una prima ? Grazie & Ciao Alessandro


Inviato

Non penso di sbagliare di moltissimo se dico che in Italia i collezionisti numismatici potrebbero essere dell'ordine dei diecimila.

Per l'Europa si può fare una proporzione.

Sull'origine della moneta ti suggerisco di iniziare leggendo qui:

http://www.lamoneta.it/tutorials/article/34-numa-numa/

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Inviato

Grazie dell'informazione Paleologo :good:


Inviato

Ringrazio anch'io paleologo per la risposta :good:

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Inviato

10.000 mi sembrano tanti.... gli active collector a occhio potrwebbero essere la metà...

forse qualche commerciante può aiutarci in questa stima


Inviato

secondo me potrebbero anche essere di più, ma cercano di nascondersi dalle mire del banchiere bocconiano. Il commerciante potrebbe aiutarci nella stima, ma è contro il suo interesse, per ovvi motivi...

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Inviato

Secondo me i collezionisti sono di più..

Bisogna tener presente che con l'euro sono tante le persone che si sono avvicinate alla numismatica.

E secondo me i collezionisti di euro sono la maggioranza.


Inviato

...Si potrebbe sapere quanti sono gli utenti di LaMoneta con almeno 100 messaggi attivi e moltiplicare per.... 5?

Cosa ne pensate di questo metodo empirico ? :) (posto che la cifra di collezionisti in Italia non la sapremo mai nemmeno approssimativa...)


Inviato

La tiratura di riviste numismatiche o cataloghi d'asta potrebbe aiutare a dare un'idea quantomeno generale del numero...

Riccardo

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Inviato

E qual'è la prima moneta conosciuta ? A che anno risale ? può essercene una prima ? Grazie & Ciao Alessandro

Recentemente ho letto che le prime monete conosciute sono fatte risalire al VII secolo a.C. Prima di questa data si usavano degli oggetti con valore premonetale, di vario genere (asce, spiedi, falci...) che erano oggetti inizialmente di solo prestigio che poi assunsero un valore monetale. Ufficialmente, però, non possono essere considerati monete poichè privi della garanzia assicurata da un'autorità emittente (quindi manca l'obbligo di accettazione come pagamento).

Il dubbio è se siano stati i greci o i lidi i primi a coniarle. Solitamente le prime monete erano in elettro, una lega naturale di oro e argento. Erodoto in un passo afferma che i lidi furono i primi a coniare monete in oro e argento. Dato che in un altro passo della sua opera usa il termine elettro, alcuni studiosi pensano che l'espressione "in oro e argento" non indichi la lega sopracitata, bensì che furono i primi a produrre monete in oro e monete in argento, separatamente. In questo caso, quindi, ipotizzano che abbiano appreso da un altro popolo la coniazione e l'abbiano solo evoluta. Ripeto però si tratti solo di un'ipotesi. La certezza è che la zona d'origine è individuata nell'Asia Minore.

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Inviato

Chiedo scusa per la lunghezza, ma rispolvero qualche appunto che avevo scritto tempo fa:

Liselotte Weidauer dà un'eccellente definizione della parola elettro. Scrive infatti che la parola ηλεχτρον la si incrocia molto presto nella letteratura. La si vede per prima volta nel IV libro dell'Odissea di Omero, nella descrizione del palazzo di Menelao, il quale si dice sia ornato con la “brillantezza del bronzo, dell'oro, dell'elettro, dell'argento e dell'avorio” (Od. IV.73).
Se Omero intendesse il metallo di cui sono fatte le nostre monete, oro mescolato con l'argento, come riporta Plinio il Vecchio (Naturalis Historia), o se volesse dire perle d'ambra nell'ultimo caso, è discutibile, perché Erodoto (3, 115) descrive solo l'ambra come το ηλεχτρον e potrebbe essere questa a cui si riferisce il brano di Omero, citato poc'anzi. In contrasto con l'oro raffinato (χρυσδς απεφδος), nomina l'oro argentifero naturale χρυσδς λευχος.


In Lidia, scrive Erodoto, è l'oro pallido depositato dal fiume Pattolo e raccolto con pelli di pecora (rif. al vello d'oro).
Il scintillante, giallo chiaro del metallo argentifero (Plinio descrive una delle sue proprietà come il riflettere la luce di una lampada più chiaramente dell'argento) e dell'ambra devono aver ricordato agli antichi il sole, perché la parola poetica per sole ὀ ηλεξτωρ, (Homer, Ilias 6, 513) è usata sia per l'elettro che per l'ambra.


In natura l'elettro può avere diverse % d'oro ed argento fino ad un 74% d'oro, ma a volte anche di più, mentre la % media per l'argento si aggira intorno al 30%; in parecchie monete d'elettro la media è del 54% d'oro, con tracce di metalli (2% di rame e tracce di piombo per la precisione) che nella lega naturale non ci sono.


Come già detto questa lega di oro ed argento proveniva dai sedimenti del fiume Pattolo. I lidi setacciavano il limo ed i sedimenti ghiaiosi di questo fiume con delle pelli di pecora raccogliendo ingenti quantità del metallo prezioso, che, secondo la leggenda si sarebbe depositato dopo che re Mida si lavò nel fiume per liberarsi dal suo famoso tocco d’oro.
Molte fonti affermano erroneamente che le monete lidie siano state create utilizzando elettro naturale. L’elettro naturale che si trova ancora oggi in Anatolia ha una percentuale d’oro che va dal 70 al 90 % mentre le monete che sono state analizzate hanno una percentuale d’oro che va dal 50 al 60% con una percentuale del 2-3% circa di rame e piccole tracce di ferro.
Questo indica che i lidi aggiunsero all’elettro naturale argento e rame fornendo la prova che fossero in possesso della tecnologia per separare i metalli.


Questo fatto è molto controverso e dibattuto, secondo la teoria dello studioso Sture Bolin si trattò della prima truffa numismatica in quanto i lidi alteravano di proposito l’elettro con l’argento meno prezioso aggiungendo il rame per migliorare il colore e la durezza delle monete allo scopo di imbrogliare i mercenari traendo maggior profitto.

Altri studiosi sostengono che l’aggiunta di altri metalli servisse solamente per generare una lega più costante che si deteriorasse con meno rapidità in quanto l’elevata percentuale di oro rendeva le monete troppo morbide.

Dunque i sovrani di Lidia avrebbero tratto profitto dall' emissione di monete in elettro dalla lega sopravvalutata del 15-20%, alterazione che ben difficilmente un utilizzatore avrebbe potuto cogliere; si tratterebbe, in sintesi, di serie prodotte in piccole quantità, destinate a un circuito ristretto (spese statali, tributi, ammende) incentrato sul tesoro statale (Le Rider, 2001, pp. 85-96).


Oppure, secondo la teoria di Robert Wallace, l'intervento sull'elettro naturale con l'aggiunta di una precisa quantità d'argento potrebbe essere stato deciso soprattutto per stabilizzare una lega naturale che ha forti oscillazioni nella proporzione tra i due componenti principali: lo stato potrebbe essere intervenuto ad equilibrare un mercato del metallo a peso soggetto a un'eccessiva incertezza sulla reale composizione dell'elettro, producendo piccoli lingotti nei
quali la lega era predeterminata artificialmente e garantita grazie all' apposizione di un sigillo con l'emblema dell' autorità pubblica (Wallace, 1987); questa potrebbe essere la spiegazione, se effettivamente - come risulterebbe dai dati archeologici dell'officina per la raffinazione dell'oro trovata a Sardi dalla missione archeologica delle università di Harvard e Cornell - l'introduzione della tecnica della cementazione per la separazione di oro ed argento a partire dall"'oro bianco" fosse stata inventata dai Lidi soltanto ai tempi di re Creso, in pieno VI secolo a.C. (Ramage, Craddock, 2000).

Un po' di biblio

– Claude Domergue, Les Mines Antiques : La production des métaux aux époques
grecque et romaine, Editions A&J Picard, 2008.
– F. Barello, Archeologia della moneta. Produzione e utilizzo nell'antichità, ed.
Carocci 2006.
– G. Le Rider, La naissance de la monnaie: Practiques monétaires de l'Orient
ancient, Presses universitaires de France, Paris, 2001.
– A. Ramage and P. Craddock, King Croesus' Gold: Excavations at Sardis and the
History of Gold Refining, Harvard University Press, Cambridge, 2000.
– N. Parise, La nascita della moneta. Segni premonetari e forme arcaiche di
scambio, Editore Donzelli, Roma 2000.
– R. Wallace, The Origin of Electrum Coinages, American Journal of Archeology 91
(1987), pp. 385-397.
– Nancy M. Waggoner, Early Greek Coins from the Collection of Jonathan P. Rosen,
New York: American Numismatic Society (Ancient Coins in North American Collections,
No. 5.), 1983.
– L. Weidauer, Probleme der frühen Elektronprägung, Office du Livre, Fribourg,
1975
– R.M. Cook, Speculations on the Origin of Coinage, Historia 7 (1958), pp. 257-262.
– E. Robinson, The Coins from the Ephesian Artemision Reconsidered, Journal of
Hellenic Studies 71 (1951), pp. 156-167, with plate.

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Inviato

@@fra crasellame :director: appunti da leggere con l'altoparlante.Grandiosi ! Grazie mille per averli condivisi,molto interessanti.


Inviato

@@Nadir86 Grazie anche a Nadir86 che aveva già introdotto l'argomento in linea di massima,grazie per tutte le informazioni che condividete. Saluti Alessandro


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