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Curiosità


pinga78

Risposte migliori

Salve ragazzi... prendento un piccolo lotticino di monete (con regolare fattura e dall'estero.... meglio sempre specificare :( ) ho trovato questa monetina

Morgat_859_RIC_0145v.jpg

non è la mia ma è uguale...forse la mia lievemente meglio... se poi volete metto foto.... ma mi ha incuriosito il teNpo.... infatti sull ww è catalogata come var...

cosa ne sapete in merito?

Quale è la vostra teoria?

grazieee

Modificato da pinga78
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Ciao,

si tratta di una caratteristica presente nelle monete di Gallieno e di Claudio II.

A suo tempo fu proposta un'ipotesi secondo la quale si trattava della specificità di una zecca, non ben identificata.

...Se, come ho notato nel mio articolo sulle Zecche, la peculiare grafia della parola tempo sulle monete secvr tenpo di Gallieno e felic tenpo di Claudio, accenna certamente ad una zecca comune, la contraddizione che la moneta di Gallieno dovrebb’essere coniata a Milano, e quella di Claudio invece a Tarragona, si potrebbe ancora spiegare pel fatto che, dopo l’eventuale cessazione della zecca di Milano, gli operai di questa fossero stati mandati a Tarragona, ma la forma tenpo è troppo contraria alla grafia romana: essa invece, come si può notare anche oggi, accenna piuttosto alla Spagna che all’Italia.

Ciò poi che mi induce ancor più a dubitare che vi fosse una zecca in Milano, è la mancanza delle monete di Aureolo; poiché è noto che questi fu rinchiuso ed assediato in Milano da Gallieno, e, se in città vi fosse stata zecca, certamente vi avrebbe dovuto batter moneta, mentre di lui non ce n’è pervenuta nessuna.

Per questi motivi ho creduto di assegnare a Tarragona e non a Milano le monete di Gallieno segnate mp, ms o mt, le quali palesano di essere uscite dalla stessa zecca che lavorò per Claudio.

(Rivista Italiana di Numismatica, 1889)

Non ho notizie se poi si fosse giunti a qualche soluzione certa.

Ciao

Illyricum

:)

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Prima cosa grazie mille per l'esaustuva risposta...

quindi zecca spagnola e non erroneamente milanese come riportato sul ric...

quindi è errato pure classificarla come una Ric 145 var... perchè se la zecca è spagnola è forse più corretto dire not in ric non credi?....

mi sembra comunque che come tutte le monete di claudio nonostante la curiosità resta una moneta piuttosto comune non trovi?

grazie

ciao

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quindi zecca spagnola e non erroneamente milanese come riportato sul ric...

Questo in base all'ipotesi del testo di cui sopra, in genere è considerato da Mediolanum. Non so se la tesi sia stata confutata o meno da studiosi più recenti.

In genere le monete di Claudio II, emesse in un periodo breve come durata ma estremamente travagliato, nascondono spesso quesiti e dubbi.

Ciao

Illyricum

:)

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La tesi di una zecca a Tarraco in Spagna fu avanzata da Andrea Markl nel suo saggio sulle zecche imperiali operanti sotto Claudio II e pubblicata nel 1884 su Numismatische Zeitschrift Nr. 16. Tale studio (in tedesco) fu in parte tradotto nel 1889 sulla Rivista Italiana di Numismatica come correttamente indicato da illyricum. Oggi ne esiste una versione integrale tradotta in inglese da Dane Kurth Helvetica scaricabile da WildWinds.

Nello studio effettuato da Markl sulle zecche di Claudio II, Milano non è contemplata perché le sue monete furono attribuite dallo studioso tedesco ad una riscoperta zecca di Tarraco in Spagna. Molto sinteticamente i motivi per i quali Markl sosteneva questa ipotesi dipendevano dagli studi sulle monete di Postumo e Gallieno, dall’invasione di Postumo della Spagna nel 260 e dall’utilizzo della lettera “T” che lui identificava come segno di zecca (e non di officina), così come utilizzerà in seguito Aureliano, che con la sua riforma sulle monete fece apporre anche il simbolo con il quale si identificava la sigla della città produttrice e non solo il marchio di officina.

Secondo lo studioso, Postumo con tutta probabilità aveva coniato le sue monete in Gallia ed in Spagna. Claudio aveva ripreso possesso della Spagna e non della Gallia, dove dominava Tetrico, quindi doveva aver coniato in Spagna, continuando nella zecca già utilizzata da Postumo. Markl arrivò poi alle stesse conclusioni prendendo a riferimento ed analizzando diverse legende delle monete ed in particolare appunto la legenda “FELICIT TENPO”. Markl sosteneva che la parola “TENPO” anziché “TEMPO” derivava appunto dal modo di parlare il latino ispanico.

La controversia “Milano o Tarraco”, alimentò diverse discussioni accademiche tra studiosi italiani e tedeschi sostenitori di Markl. Lo stesso Gnecchi nei suoi Appunti di Numismatica Romana si fece promotore della tesi proposta da Laffranchi e Monti e cioè che la sigla “T” potesse essere attribuita alla zecca di Milano e non alla zecca di Tarraco. Le ragioni principali che lo portavano a tali conclusioni in particolare erano:

  • La somiglianza dello stile delle monete che erano state attribuite alla presunta zecca spagnola di Tarraco a quello delle altre zecche italiane.
  • La numerosità di ritrovamenti di monete con caratteristiche attribuibili alla zecca suddetta in ripostigli siti in territorio italico, mentre nessun ritrovamento era avvenuto in terra spagnola.
  • Tipologie di monete attribuibili alla zecca spagnola che per motivi razionali non potevano essere state coniate che in terra italica, ad esempio monete destinate al pagamento delle truppe.

Oggi l’ipotesi della zecca spagnola è considerata quindi assolutamente infondata e pertanto la moneta è attribuibile a Milano, prima emissione, dove la T sta per terza officina. Nella tipologia del busto proposto è estremamente comune. Ne esistono con legenda FELIC TEMPO (prime emissioni – alcune con busto che viene attribuito all’incisore di Aureolo o con busto particolare rivolto a sinistra) e con legenda FELIC TENPO (emissioni più tarde e più comuni). Alcune hanno anche globetti inframezzati nella legenda del dritto IMP CLAVDIVS P F AVG. Altra particolarità riscontrabile in questa tipologia di monete , perlatro comune ad altre, è che la P può assomigliare ad una D . Alcuni testi catalogano una specifica emissione FELIC TENDO. Personalmente non sono d’accordo e ritengo che non sia altro che una particolarità delle maestranze milanesi o di un particolare incisore di questo periodo: in effetti spesso lo stesso marchio di officina P (prima) assomiglia molto alla lettera D.

Colgo l’occasione per augurare a tutti una Serena Pasqua

ps

"mi sembra comunque che come tutte le monete di claudio nonostante la curiosità resta una moneta piuttosto comune non trovi?"

beh non tutte le monete di Claudio II sono poi così comuni.....

allego inoltrte immagine di moneta che viene attribuita per caratteristiche all'incisore di Aureolo (presa da www-mom.fr)

post-7909-0-32173200-1364677216_thumb.jp

Modificato da Flavio_bo
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Bellissima questa discussione.... e ricca di spunti davvero interessanti...

quindi riassumento giusto dire ric Va 145 var :pleasantry:

interessante anche quella moneta che hai postato che viene attribuita all incisore di aureolo... per cosa differisce? immagino raretta allora....come mai questa teoria?...

grazie

e mi unisco ai tuoi Auguri di Buona Pasqua a Tutto il forum!

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allego quanto espone J.Mairat sulla zecca di Milano , sull'argomento in grassetto la parte che riguarda l'ipotesi che le prime monete della prima emissione siano opera dell'incisore operante sotto Aureolo, la differenza concretamente sta nel busto ed in particolare nella fisionomia dell'Imperatore che ha dei tratti molto particolari.

I. Atelier de Milan.

Faisant le siège d’Auréolus à Milan, Gallien fut assassiné suite à un complot. Claude II fut alors nommé empereur, et Auréolus lui ouvrit les portes de la ville avant d’être exécuté. Le nouvel empereur prit donc possession de l’atelier milanais dès son avènement. Les monnaies de Milan se caractérisent par un style très particulier, très différent de celui des autres ateliers. Les flans sont souvent courts mais épais. Sauf rares exceptions, la titulature de droit est IMP CLAVDIVS P F AVG.

Emission spéciale : donativum d’avènement : septembre 268. Dès son avènement à Milan, Claude II ordonne une importante production de monnaies d’or destinées à son donativum. A cette occasion furent frappés des aurei et une exceptionnelle série de médaillons d’or de 7½ aurei avec au revers CONCORDIA EXERCITVS. Tous les exemplaires connus proviennent de la trouvaille de Corse (H. Huvelin et J. Lafaurie, RN 1980 ; H. Huvelin, NAC 1986). Il faut sans doute rattacher à cette émission une série de rares antoniniens avec des bustes exceptionnels : bustes tenant une lance, bustes tenant un sceptre, et bustes avec la main bénissant (H. Huvelin dans Mélanges… offerts à Jean Lafaurie, 1re émission).

Première émission : septembre 268 – janvier 269. L’atelier de Milan présente une intéressante particularité dans la structure de ses émissions : chaque officine emploie deux types de revers, un courant, l’autre rare. Cette émission est composée de rares aurei (H. Huvelin, NAC 1986, 2e et 3e séries d’aurei) et de nombreux antoniniens. La titulature de droit est parfois ponctuée : IMP CLAVDIVS·P·F·AVG. Les bustes sont drapés et cuirassés vu de dos (A2) sur les antoniniens. La lettre d’officine, placée à l’exergue, est parfois absente. On distingue clairement deux types de portrait : le premier présente un visage « rond » (style 1), le second offre un portrait beaucoup plus marqué avec une mâchoire presque rectangulaire (style 2). Faut-il diviser cette émission en deux phases selon le type de portrait ? Nous ne pensons pas. Il s’agit plus vraisemblablement de l’œuvre de deux graveurs. En effet, le second type est déjà présent sur les célèbres médaillons d’or du donativum, alors que le premier style est celui des aurei de ce même donativum et des antoniniens frappés par Auréolus (A. Alföldi, Studien…, p.6-7). Le style 1 est donc l’œuvre du graveur déjà présent à Milan sous Auréolus, le style 2 est celui d’un nouveau graveur travaillant à Milan à partir de l’avènement de Claude II.

Emission spéciale : consulat : janvier 269. De très rares monnaies, aurei et antoniniens, ainsi qu’un denier, sont attribuables à une émission célébrant le premier consulat. Au droit figurent des bustes consulaires et militaires. Les exemplaires connus forment un ensemble cohérent lié par les coins (H. Huvelin dans Mélanges… offerts à Jean Lafaurie et H. Huvelin, BSFN avril 1983).

Deuxième émission : janvier – été 269. Cette deuxième émission est uniquement composée d’antoniniens. Le poids moyen est légèrement réduit (3,00 g. contre 3,28 g. pour la première émission). Le style 1, œuvre du graveur d’Auréolus, est absent, et tous les coins sont désormais l’œuvre du deuxième graveur. Les bustes sont drapés et cuirassés vu de dos (A2), cuirassés (B), ou une simple tête à droite ou à gauche (O et O1). La lettre d’officine est parfois absente.

Emission spéciale : Victoire du Lac de Garde (fin de l’été 269). H. Huvelin (NAC 1982) a démontré l’existence d’une émission commémorant la Victoire du Lac de Garde sur les Alamans. Les rares monnaies de cette émission étaient sans doute destinées à être distribuées à l’occasion d’un donativum. Cette émission comprend aurei, antoniniens sans marque d’officine, deniers, quinaires et sesterces (ces derniers étant de la taille d’un as du Haut-Empire). Le revers le plus marquant représente la Victoire avec deux captifs à ses pieds.

Troisième émission : automne 269. La dernière émission du règne n’est composée que d’antoniniens. A en juger par les quantités dans les trouvailles monétaires, cette émission fut de faible volume. La marque d’officine est toujours présente.

Les bustes sont drapés et cuirassés vu de face (A) ou vu de dos (A2), cuirassés avec un pan de paludamentum (B), ou une simple tête à droite ou à gauche (O et O1). Le poids moyen est réduit à 2,90 g.. Remarquons que, dans la pratique, il n’est pas possible de distinguer les monnaies au revers FIDES MILIT de la deuxième et de la troisième émission.

L’atelier de Milan ferma ses portes à la fin de l’automne 269, pour ne les rouvrir qu’à l’accession de Quintille en septembre 270.

Divo Claudio.

Le monnayage de consécration frappé à Milan présente généralement la titulature DIVO CLAVDIO GOTHICO que l’on ne retrouve dans aucun autre atelier. Le type de revers représente un autel allumé (le revers avec l’aigle n’est connu que par un seul exemplaire conservé à Vienne). Les monnaies de Milan se distinguent facilement des DIVO CLAVDIO des autres ateliers par le style.

Toutes ces monnaies ont été frappées par la troisième officine (marque T à l’exergue). Le poids moyen des 6 exemplaires du trésor de La Venèra est de 2,49 g. (2, 41 g. pour les 5 ex. du trésor de Normanby), contre 3,08 g. pour Quintille (62 ex.) et 3,55 g. pour la première émission d’Aurélien (33 ex.). Il peut sembler curieux que le poids moyen des DIVO CLAVDIO est de beaucoup inférieur à celui de l’empereur régnant, que se soit Quintille ou Aurélien. Certes, le « moindre mal » serait d’attribuer ces DIVO CLAVDIO au règne de Quintille, mais le nombre de pesées est sans doute insuffisant pour permettre toute conclusion définitive.

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prima cosa grazie... quindi il ritratto dell'imperatore claudio quando diciamo è come quello postato da te potrebbe esser da attribuirse a aureolo...poi vado a vedere se fra i miei claudi ho delle somiglianze con questa moneta...:)

quindi se ho capito bene non è la legenda del R che di solito aiuta bensì il ritratto dell'imperatore.... :)

grazie e complimenti per la competenza in materia

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