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Inviato

Riassumo l’eccellente lavoro di Giovanni Vitucci

L’IMPERATORE PROBO

Marco Aurelio Probo nacque a Sirmio il 19 agosto 232

Le notizie forniteci sulla sua famiglia sono piuttosto vaghe: che il padre servisse nell’esercito è certamente accettabile ma rimangono i dubbi che egli avesse rivestito il centurionato ed il tribunato (forse è un’invenzione dell’Historia Augusta). La sorella Claudia è un personaggio fittizio volto a creare un collegamento tra Probo e l’optimus princeps Claudio. Ugualmente falso è il legame che nell’HA (6,2) viene creato con Gallieno.

Anche le informazioni sulla carriera precedente l’elezione imperiale sono molto vaghe: è probabile che egli avesse iniziato la carriera militare dalla carica di gregalis e a poco a poco avesse fatto carriera. Probabilmente nella fanteria. Niente infatti spinge a legarlo a comandi di cavalleria (a parte il nome di Equitius dell’ Epit. de Caes. 36,2 e l’iscrizione AEQUITI su monete di Roma e Ticinum). Accettabile il tribunato sotto Valeriano ed una partecipazione alla guerra gotica del 256. Poco credibile la notizia che Valeriano gli avrebbe conferito il comando della III legione Felix perché Probo avrebbe meno di 30 anni. allo stesso modo sono da respingere il comando superiore degli eserciti illirici sotto Gallieno (che forse è semplicemente il ricordo amplificato in elogio di una sua militanza sul settore danubiano) ed il comando della X Gemina conferitogli da Aureliano. Al comando di legione tuttavia arrivò certamente.

Le imprese precedenti all’assunzione del potere che gli sono attribuite sono per gran parte non sue. L’HA ha volutamente confuso l’imperatore con l’omonimo Tenagino Probo per creare al primo un passato nobile. Tenagino Probo aveva sconfitto in una battaglia navale i Goti, liberando così il Mediterraneo dalla loro pirateria. Intorno al 269 aveva sconfitto i Marmaridi (beduini tra Egitto e Cirene) mentre era prefetto dell’Egitto. Mentre rivestiva la stessa carica si era opposto all’invasione palmirena dell’Egitto inizialmente con successo, ma poi, sconfitto, preferì suicidarsi. Prima della prefettura dell’Egitto aveva ricoperto probabilmente attorno al 268 il governatorato di Numidia sopprimendo un’insurrezione a Cartagine. Allo stesso modo, a Probo viene attribuita la liberazione dell’Egitto dai Palmireni, che invece fu opera di Marcellino.

È probabile invece che Probo avesse ottenuto da Tacito una carica superiore in Oriente, forse per sistemare la situazione del dopo Palmira ed impedire che i Persiani venissero a dare fastidio. Non è documentata la sua presenza nella campagna di Aureliano contro l’impero delle Gallie né che egli sia stato incaricato da questo imperatore della riorganizzazione delle Gallie e del limes germanico.

Alla morte di Aureliano a Caenophrurium probabilmente non era presente. L’ipotesi che Probo si trovi sul fronte danubiano è accettabile ma niente lo accerta. Comunque in questo periodo Probo doveva essere un generale già abbastanza noto. Esiste la possibilità che venisse a conoscenza della morte di Aureliano con un certo ritardo.

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Inviato

Alla morte di Tacito, sia Floriano che Probo furono proclamati imperatori dai rispettivi eserciti: Floriano quello che comandava mentre stava compiendo insieme a Tacito in Asia Minore una campagna contro i Goti, Probo quello orientale, avendo lui il comando su questo intero settore. Floriano non conclude la guerra gotica ma si muove contro Probo stabilendosi a Tarso. Un’epidemia gli decima l’esercito che era numericamente superiore rispetto a quello di Probo. Succedono solo alcuni scontri ma la situazione verrà risolta da intrighi che porteranno all’eliminazione di Floriano da parte dei suoi uomini (il ruolo di Probo in questa vicenda è minimizzato visto che le fonti che gli sono favorevoli non vogliono certo ricordare nei particolari un fatto abbastanza compromettente per Probo).

Probo imperatore unico. Il senato non può che ratificare l’acclamazione delle truppe. Forse fin da questo periodo il suo prefetto del pretorio è il futuro imperatore Caro. Il problema principale per Probo ora è l’invasione della Gallia da parte di Franchi e Alamanni. Prima di muovere verso la Gallia, conclude la campagna gotica in Asia Minore (ottenendo così il titolo di Gothicus Max) e probabilmente, ma non è affatto certo, incarica Giulio Saturnino di supervisionare il fronte orientale concedendogli il governatorato della Siria. La marcia verso la Gallia durò un po’ ma raggiunse questo territorio verso la buona stagione del 277, (dopo aver svernato forse a Sirmio, forse a Siscia, o altrove in territorio balcanico) pronto ad iniziare la guerra. La sua base logistica in Gallia potrebbe essere stata Lugdunum ma nessuna certezza. 277-8) 1° campagna contro Alamanni e Lugii (Longioni) = vittoria e sottomissione dei 9 reguli. Probo si dedica poi a fortificare nuovamente i confini, costruendo torrette di avvistamento oltre il Reno, ma non vi è nessun recupero degli Agri Decumates. 2° campagna. I generali di Probo combattono vittoriosamente contro i Franchi. 279) Probo, ultimati i lavori di fortificazione, si muove verso l’Alto Danubio contro Vandali e Burgundi che sconfigge sul fiume Lech. Le sue vittorie comportano l’imposizione di ostaggi, grano e bestiame, arruolamento di molti barbari negli auxilia in vari fronti dell’impero (es. in Britannia). Nessuno sterminio dei nemici ma dopo aver stabilito un accordo, Probo lascia che si ritirino. (Probo Germanicus Max).

Dopo la guerra contro i Germani, Probo nel 280 passa sul fronte danubiano contro i Sarmati in Pannonia-Mesia e i Geti in Tracia. Nessuna vera battaglia ma loro resa e accordi. Accolti nell’impero come ausiliari e coloni molti Bastarni, Gepidi, Greutungi, Vandali e Franchi (alcuni però si ribellano e saccheggiano varie zone del Mediterraneo).

In questo periodo (279-80) in Asia Minore si presenta il problema dei predoni Isauri. È probabile che sia stato risolto non da Probo in persona (che rimaneva sul Danubio per riorganizzare amministrazione e difese di quei territori) ma da qualche suo comandante (forse Terenzio Muciano). In Isauria sono stanziati molti veterani, i cui discendenti formeranno le legioni I Sagittaria, II, III Isaura.

Contemporaneamente in Egitto Tolemaide si ribella e i Blemmi nubiani attaccano la Tebaide. Nemmeno le operazioni di repressione di questi problemi videro per protagonista l’imperatore, ma furono risolte in poco tempo e senza grandi fatiche tramite qualche suo generale.

Dopodiché (280-1) l’insurrezione di Giulio Saturnino, che avvenne in Siria e non in Egitto (nemmeno ci poteva andare essendo questi probabilmente di rango senatorio). Esistono aurei coniati ad Alessandria ma questo dimostra solo che l’Egitto lo riconobbe imperatore. Forse l’insurrezione è dovuta all’ambizione del generale favorita dalla lontananza dell’imperatore, ma non durò molto. Appena Probo inviò le sue truppe, furono gli stessi soldati di Saturnino ad eliminarlo ad Apamea. È possibile in questo momento si sia arrivati con i Persiani ad un qualche accordo per mantenere la pace (Probo Persicus Max).

Nuovi problemi a occidente: rivolte di Proculo e Bonoso, di cui si sa veramente poco. È possibile che Proculo fosse stato un alto generale e si fosse ribellato a Lugdunum. La ribellione di Bonoso ebbe come zona di interesse Colonia e territori circostanti, probabilmente dovuta a qualche rivolta delle truppe romane stanziate sul limes germanico. Zosimo riferisce che ci fu anche un tentativo di usurpazione in Britannia ma finì male (il generale Vittorino sedò la ribellione, che forse è lo stesso console del 282, ricompensato così della sua impresa). L’erasione del nome di Probo su parecchie epigrafi (soprattutto in Spagna e Africa) dimostrano una notevole diffusione delle insurrezioni contro Probo, ma non sta ad indicare nessuna grande coalizione contro l’imperatore.

In Africa nuovi problemi con la tribù maura dei Baquati. Probo tenta un accordo ma la situazione peggiorerà poco dopo perché Diocleziano sarà costretto ad abbandonare Volubilis e le parti più interne della Tingitana, limitando così il dominio romano alla sola fascia costiera.

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Inviato

Finalmente Probo, dopo aver domato le ribellioni, ebbe il tempo di andare a Roma e celebrarvi il trionfo (281). Monete romane celebrano l’ADVENTVS AVGusti (anche se in questo periodo simili iscrizioni diventano sempre più convenzionali e meno legate a precisi avvenimenti storici – ma in questo caso sembra che l’adventus rispecchi proprio la venuta di Probo a Roma).

Il ruolo del senato continuò a rimanere lo stesso. Sotto Tacito non ci fu alcun ripristino del potere del senato e nemmeno sotto il militare Probo, che anzi, legittimò il suo potere trasformandosi in divinità (deus et dominus come Aureliano) e facendosi raffigurare in presenza di altre divinità quasi queste fossero suoi Comites. Sulle monete è celebrata la pace e l’imperatore che è il suo restitutor, avendo successo in questa impresa perché egli ha la sua investitura da parte degli dei (=Providentia Deorum).

Della sua attività amministrativa sono ricordati la sua riorganizzazione della Gallia (creazione della Novempopulana), della Rezia, della Tracia, dell’Isauria (che diventa provincia divisa dalla Cilicia), ed il suo provvedimento atto ad incrementare la produzione di vino nelle province. Si servì dell’esercito per la creazione di molte opere pubbliche e di utilità comune come ponti, strade, pulizia di canali, bonifiche …


Inviato

Tra le ultime notizie relative a Probo si parla di suoi progetti di una campagna persiana ma probabilmente, come per Aureliano, è solo un tentativo dell’HA di attribuirgli una grande impresa dimostrando così il valore militare del generale Probo. Verso l’estate del 282, Probo sta compiendo opere di prosciugamento e bonifica dei territori intorno a Sirmio. L’esercito è insoddisfatto e dispiaciuto di essere utilizzato per opere di così basso conto e inizia a serpeggiare malcontento (ma è poco probabile che un generale come Probo non se ne fosse accorto e non avesse preso provvedimenti). Ma probabilmente non tutto l’esercito di Probo era impegnato in questi lavori, anzi è possibile che l’imperatore si trovasse in quei territori per combattere i Sarmati sul limes danubiano (che è a prima impresa registrata per Caro, quando questi diviene imperatore).

Caro, prefetto del pretorio, ha un comando superiore sull’Alto Danubio (Rezia e Norico) e si ribella. È preferibile questa versione a quella (Zonara) che lo vede subire, lui nolente, l’acclamazione dell’esercito (che ha come compito quello di scagionare Caro dall’accusa di tradimento). Nel consiglio di guerra di Probo, solo il tribuno Martiniano accusa Probo di pigrizia e vorrebbe opporsi a Caro (questo Martiniano è difficile che corrisponda a Latino Martiniano procuratore delle Alpi Graie che dedica due iscrizioni a Caro e NUmeriano – se era nemico di Caro, perché questi non lo ricompensò con quella carica? Doppiogioco?). Probo marciò contro Caro con solo parte delle sue truppe che però passarono a Caro. Probo fu ucciso dai suoi stessi soldati vien detto in una turris ferrata, probabilmente una torretta di avvistamento, il che dimostra il lavoro di fortificazione dei confini a cui Probo si era molto interessato.


Inviato

Dies Imperii: maggio-giugno 276 (imperatore unico da luglio) (io invece credo da settembre perché sposto a fine giugno i dies imperii di Floriano e Probo)

Morte: non oltre il settembre del 282 (è testimoniato un VIII anno di regno alessandrino = dopo il 29 agosto 282)

Durata del regno: 6 anni e 4 mesi circa.

Tribunicia potestas rinnovata non il 10 dicembre ma il giorno del dies imperii:

TRP I = maggio 276-77 ……… TRP VII = maggio 282-3

COS I = 277 / COS II = 278 / COS III = 279 / COS IV = 281 / COS V = 282

Se volete contribuire postando qlc immagine monetale (o altri documenti) che confermi o smentisca il quadro sopra delineato, avanti. Spero di aver fatto cosa utile; per ora grazie dell’attenzione.

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Inviato (modificato)

Ciao Nicomaco

e grazie per questa breve ma completa biografia.

Probo personalmente cattura il mio interesse perchè è l'imperatore che chiude la serie del Braithwell Hoard (che copre il periodo da Valeriano I a Probo, appunto).

Aggiungo ancora una nota non propriamente storica quanto... enologica:

Probo è l'imperatore che diffuse nell'Impero un vitigno della sua terra d'origine che compare (cito a memoria) nel DNA del 70% dei vitigni attuali. Lo consegnò alle Legioni e ordinò che fosse piantato in tutte le zone sotto controllo romano. E quindi cancellò il decreto di Domiziano che imponeva un monopolio (in vigore ma non osservato, vedi la vasta produzione di vino gallico che pur in una sorta di semiclandestinità veniva commerciato e, evidentemente, tollerato) della produzione italica su quella degli altri territori. Perchè abrogò tale obbligo?

L'ipotesi attuale è che liberalizzò la produzione vinicola per ridurre i costi del governo centrale legati alla spedizione del vino destinato alle truppe di stanza sul Limes. Queste venivano rifornite da spedizioni passanti per Aquileia e da qui la bevanda veniva trasportata ai confini dell'Impero con grosse spese di trasporto.

Dopo la liberalizzazione della produzione ridusse il costo del trasporto, potendo ad esempio il limes germanico contare sulle più vicine zone di produzione renane e galliche.

Si tratta di una scoperta del 2011, della quale riporto un link del testo:

http://www.romagiornoenotte.it/appuntamenti/articoli/giovanni-negri-roma-caput-vini-romanzo-libro-mondadori-origine-del-vino.html

Da quel giorno quindi il vino potè essere prodotto ovunque nell'Impero e anche la Britannia ebbe vigneti (in realtà già diffusi precedentemente a Probo in forma semi-clandestina nella zona meridionale). Recenti ricerche delle quali purtroppo non ho trovato dati (com.personale) hanno confermato che anche nella Britannia del Nord, nei pressi di Eburacum (York) veniva coltivata una vite che tra l'altro abbisogna di temperature maggiori di quelle britanniche attuali e che potrebbe indicare che nel 300 d.C. la situazione metereologica dell'isola erano più clementi di quelle attuali. Il vino era diffuso tra le popolazioni locali che avevano accolto la romanizzazione mentre il consumo di birra d'orzo era prevalente tra le popolazioni rurali di origine alloctona.

Ciao

Illyricum

:)

Modificato da Illyricum65

Inviato

Vitucci in proposito dice (p.106-8):

i provvedimenti restrittivi relativi alla coltivazione di viti in Gallia esistevano già in età repubblicana per tutelare il monopolio italiano. Cita l’opera di L.Bellini, L viticultura nella politica economica di Roma repubblicana.

Ma tali provvedimenti venivano spesso ignorati e richiamati in vigore solo quando si presentavano crisi di sovrapproduzione in Italia (come avvenne sotto Domiziano). Questo imperatore edixit, ne quis in Italia novellaret, ordinò che in Italia nessuno piantasse nuove viti, utque in provinciis vineta succiderentur, relicta ubi plurimum dimidia parte, e che nelle province i vigneti venissero divelti, dimezzando il numero di questi dove la produzione abbondava; nec exsequi rem perseveravit, ma non ci fu applicazione seria dell’editto. (Svetonio, Domiz., 7,2). A 14,2 vien detto però che abolì il suo stesso editto, ut edicti de excidendis vineis propositi gratiam faceret… creditur.

Forse già Aureliano si era interessato della questione (HA Aurel. 48: vorrebbe distribuire gratuitamente il vino; vorrebbe far coltivare i terreni incolti dell’Etruria da parte di prigionieri di guerra, ma ne sarebbe distolto da una battuta del prefetto del pretorio à Paschoud, Vita Aureliani, 215, giudica il tutto pura fantasia … è davvero un bel paese quello dove si mangia e si beve a spese dell’imperatore …), ma fu Probo ad abolire il divieto che limitava la produzione vinicola nelle province, rianimando così la loro economia. Cfr. HA Prob. 18,8; Aur.Vict. 37,3; Epit.de Caes. 37,3; Eutr. 9,17,2; Hieron.,Chron., p.224 (Helm).

infine, il fatto che del padre di Probo si dica che fosse un contadino hortorum studiosus è semplicemente una notizia autoschediastica costruita sull’interessamento dell’imperatore relativo ad incrementare la viticoltura in varie parti dell’impero.


Inviato

Chiedo scusa in anticipo se il post verrà ritenuto OT

Ho apprezzato molto la curiosità enologica.....

ho cercato ulteriori informazioni sul libro citato da Illiricum65 (vedi link)

http://www.winenews.it/news/25100/roma-caput-vini-libro-che-non-solo-una-ricostruzione-storica-ma-anche-il-luogo-di-una-scoperta-genetica-grazie-agli-studi-di-attilio-scienza-tra-i-massimi-studiosi-di-viticoltura-al-mondo-i-capitoli-salienti-in-anteprima-su-winenews

la vicenda sarà anche (geneticamente) vera....ma leggendo i "capitoli salienti" del libro..... bè.....non mi sembra molto attendibile, o perlomeno è troppo elogiativo (sia dell'enologia che di Probo).

La cosa principale che mi ha fatto storcere il naso è che in tutti quei capitoli (oltre a ripetere sempre le stesse cose) non viene mai detto che il vino dei romani in realtà era qualcosa di simil marmellata da diluire (come da anni insegna Alberto Angela). Mi sembra una mancanza molto significativa.

o sbaglia Angela ? mah?


Inviato

Ciao,

La cosa principale che mi ha fatto storcere il naso è che in tutti quei capitoli (oltre a ripetere sempre le stesse cose) non viene mai detto che il vino dei romani in realtà era qualcosa di simil marmellata da diluire (come da anni insegna Alberto Angela). Mi sembra una mancanza molto significativa.... o sbaglia Angela ? mah?

Angela è un giornalista-scrittore (criticato da alcuni suoi colleghi per lo stile...) che cavalca un filone redditizio. Certo i suoi dati sono validati da consulenze con specialisti del ramo ma spesso trovi alcuni riferimenti che fanno sorridere un po' nell'esposizione. Un caso classico è, cito a memoria, che "il sesterzio veniva prodotto tagliando delle barre di metallo, come si fa con un salame per tagliarne le fette". Si tratta di un paragone per spiegare la produzione di sesterzi di barra a chi è inesperto ma qui sul Forum molti lo ricordano ancora per l'ondata di ilarità che produsse.

Per quel che ne so il vino non era una "marmellata" di vino ma veniva tagliato:

- perchè il tasso alcoolico era elevato

- per seguire il gusto dell'epoca

Veniva tagliato con acqua di mare, miele e quant'altro.

Il vino, infatti, si beveva solitamente unito all’acqua in una proporzione che di volta in volta veniva stabilita, nei banchetti, dal magister bibendi. Se poi il magister bibendi era Postumia, come ricorda Catullo, che prescriveva si dovesse servire del vecchio Falerno puro, allora si comprendeva bene il tono della serata. Nei Thermopolia, che si aprivano nelle strade delle città, il vino veniva servito caldo, accompagnato da cibi che, già pronti, potevano essere mangiati con facilità. Una ostentazione di ricchezza era invece, bere il vino raffreddato facendolo passare attraverso la neve, mentre particolarmente ambito e ricercato, era il vinum consulare (vino consolare) come viene chiamato da Marziale o un vino memore di un console antico come viene ricordato da Tibullo.

I romani, frequentemente, bevevano il mulsum, cioè il vino unito al miele e Apicio ricorda un vino mielato condito con pepe e numerosi altri ingredienti. Ancora Apicio ricorda un vino mielato condito con il solo pepe e, aggiunge che questo vino si conservava e veniva dato ai viandanti. Sappiamo inoltre che l’imperatore Alessandro Severo beveva, ogni giorno, due sestari di vino mielato con il pepe e quattro senza aggiunta di pepe.

Si legge in Macrobio che, per avere un vino mielato gradevole al palato, occorreva mescolare miele fresco dell’Imetto e vino vecchio Falerno. Anche Plinio consiglia di impiegare il vino vecchio, che per sua caratteristica aveva un sapore leggermente amaro, perché quello dolce non si univa altrettanto bene al miele. Marziale però non è dello stesso avviso perché preferiva gustare il prelibato Falerno senza l’aggiunta del miele. Columella suggerisce, per ottenere dell’ottimo mulsum, di impiegare il mosto derivato dal naturale gocciolamento dell’uva prima che venisse pigiata.

Un condimento abbastanza frequente del vino era la resina (resinata vina) che infondeva nel vino il suo caratteristico sapore. Marziale, però, considera questo vino scadente.

Il vino poteva essere aromatizzato anche con la pece e con la mirra che era considerata, quest’ultima, un ottimo condimento. Infatti Marziale suggerisce, a coloro che bevevano il Falerno caldo, di unirvi la mirra perché ne avrebbe esaltato il sapore.

Columella, Plinio e Palladio insegnano anche come preparare il vino al sapore di mirto, ma non si trattava di un vero e proprio vino “condito” da presentare nei banchetti, infatti Catone lo ricorda, insieme ad altri vini, che venivano preparati a scopo medicamentoso.

Apicio, per condire il vino, ricorda un metodo semplice per gli ingredienti utilizzati. Si trattava di mettervi in infusione dei petali di rosa, bene asciutti, ai quali era stata tolta l’”unghia” bianca e questo procedimento doveva essere ripetuto per tre volte ogni sette giorni. Quando si trattava di utilizzare questo vino: rosatum, bisognava aggiungervi del miele. Se poi al posto dei petali di rose si utilizzavano dei petali di viole, si otteneva il violacium. Sempre in Apicio si legge che il rosatum si poteva ottenere anche prendendo delle foglie verdi di limone che, dopo averle sistemate in un cestino fatto con foglie di palma, dovevano essere messe nel mosto e lasciate in infusione per 40 giorni. Al momento dell’utilizzo vi si doveva aggiungere del miele.

L’imperatore Eliogabalo offriva al popolo vino rosatum o vino mielato, oltre a vino aromatizzato, appositamente sistemato in piscine e in tinozze da bagno. Anche l’imperatore Gordiano II amava bere il vino rosatum come pure il vino aromatizzato dal lentischio, dall’assenzio e da altri aromi delicati. Comunque l’uso di aromatizzare i vini con la resina di lentischio, con la menta o con altre essenze era stato introdotto, per la prima volta da Eliogabalo e sempre quell’imperatore aveva fatto correggere il sapore del rosatum facendovi aggiungere anche un trito di pigne. Lampridio sottolinea che non si aveva notizia che questa raffinatezza fosse stata utilizzata prima di lui.

da http://www.saperesapori.it/Ilciboneltempo/Archivioarticoli/tabid/305/articleType/ArticleView/articleId/749/Il-vino-nellantica-Roma.aspx#.UT5ANVdy-lg

Inoltre il vino costituiva un'importante fonte accessoria di calorie quando il desco giornaliero del romano di ceto medio-basso era costituito normalmente da zuppe e pane.

Spesso il popolino e i legionari bevevano posca, acqua ed aceto, per la bassa gradazione alcoolica e la capacità dissetante.

http://www.saperesapori.it/Ilciboneltempo/Archivioarticoli/tabid/305/articleType/ArticleView/articleId/1003/Limportanza-del-vino-nella-Roma-Antica.aspx#.UT5BQldy-lg

Esistevano inoltre vini concentrati, ottenuti per bollitura in recipienti di piombo (vedi il discorso sul sospetto saturnismo da cui sarebbe stato affetto anche Caligola) ; continuando la cottura si ottenevano delle salse che venivano utilizzate per scopi alimentari (una sorta di "vin cotto" attuale in uso tra Marche e Abruzzo), ovvero ancora l'aceto balsamico attuale.

http://it.wikipedia.org/wiki/Defrutum

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

Ecco ! questa è una bella e concreta esposizione sul vino dei romani ! Secondo me hai detto + cose te in queste righe che le 200 pag del libro in questione.....cosi.....a sentimento.

Sempre leggendo riguardo questa vicenda che lega Probo all'enologia, ho letto che Probo aveva coniato anche una moneta con simboleggiato il grappolo d'uva..... sapete di che moneta si tratta ?


Inviato

magari sarò smentito... ma credo sia un po' una forzatura l'idea della moneta di probo con al rovescio un grappolo d'uva...

probabilmente si tratta di una qualche raffigurazione con cornucopia con frutta varia tra cui anche uva.

Probus-RICV-17-IIII.jpg

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