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Inviato

Facciamo un salto in Sardegna dove ritroviamo la dominazione spagnola con Filippo IV ( 1621 - 1665 ), la monetazione è diversa da quella già vista milanese e presenta i particolari e irregolari reali maltagliati, per l'uso del taglio a mano dei tondelli che venivano destinati alla coniazione.

Abbiamo anche nominali minori, ma indubbiamente il maltagliato risulta una moneta indubbiamente particolare nel panorama numismatico.

Aspetto eventuali altri contributi per zecche non ancora descritte o monete a loro riferite.


Supporter
Inviato

Buona serata

Prendo spunto da un accenno fatto da Arka nella discussione sulle oselle riguardo alla battitura a martello dei ducatelli, perché è proprio nella Venezia di questo periodo, precisamente sotto il dogato di Domenico Contarini (1659-1675), che vede la luce questo nuovo ducato, da subito chiamato dai veneziani "ducatello", perchè rispetto al ducato già presente in circolazione e che riporta la consueta immagine di Santa Giustina, pesa di meno (gr. 23,40 circa) ed anche il titolo dell'argento è inferiore (0,8264).

Nonostante ciò ebbe una larghissima diffusione e la sua battitura terminò con la caduta della Serenissima. Pur essendo ancora coniata a martello, come già detto, è una moneta che, a mio avviso, ha un indiscusso fascino (sarò di parte, ma a me piace molto).


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Voi che ne pensate?

saluti

luciano

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Inviato

Ottimo esempio Luciano per Venezia, moneta sicuramente simbolo e di riferimento che però cambia in questo periodo e quindi dimostra l'evoluzione della monetazione veneziana nel XVII secolo ; poco alla volta stiamo delineando un quadro rappresentativo e qualche immagine di moneta certamente è utile per la discussione,

Mario


Inviato

Domani ti apro una discussione ad hoc e ti metto un pò di dati, così incominci a ragionarci su... :blum:

Mario

Da molti (ahimè) anni mi occupo di statistica applicata ai dati archeologici. Mi piacerebbe partecipare alla discussione. Sono comunque d'accordo sul fatto che il calcolo della "tiratura" attraverso lo studio dei coni non è semplice (occorre una buona "popolazione" di monete ben leggibili) nè esiste accordo sulla vita media di un conio (si va da 10.000 a 40.000 a seconda degli autori!)


Supporter
Inviato

Da molti (ahimè) anni mi occupo di statistica applicata ai dati archeologici. Mi piacerebbe partecipare alla discussione. Sono comunque d'accordo sul fatto che il calcolo della "tiratura" attraverso lo studio dei coni non è semplice (occorre una buona "popolazione" di monete ben leggibili) nè esiste accordo sulla vita media di un conio (si va da 10.000 a 40.000 a seconda degli autori!)

Buona serata

certo che si; come si fa a dare un "range" (valore possibile) assoluto, senza tener conto del tipo di moneta che deve essere coniata; un conio (soprattutto quello di martello) che deve imprimere una immagine su una monetina da 3 o 4 grammi, come potrebbe essere un soldino, avrà un'usura minima rispetto allo stesso conio che deve imprimere una moneta del tipo del ducatello; analogamente c'è una bella differenza se la moneta è d'argento o di rame o ancora, se il conio viene battuto a "freddo" o a "caldo".

Sinceramente ho considerato questi studi sempre con un po' di sana diffidenza.

saluti

luciano


Inviato

Da molti (ahimè) anni mi occupo di statistica applicata ai dati archeologici. Mi piacerebbe partecipare alla discussione. Sono comunque d'accordo sul fatto che il calcolo della "tiratura" attraverso lo studio dei coni non è semplice (occorre una buona "popolazione" di monete ben leggibili) nè esiste accordo sulla vita media di un conio (si va da 10.000 a 40.000 a seconda degli autori!)

apro io una discussione domani sul tema

interessa molto anche a me

prendo i dati di mario intanto


Inviato

Qualcosa del genere è stato fatto per la lira del 1762 di Maria Teresa, ma effettivamente un pò di monete c'erano, qui mi acconterei di una analisi e magari anche un eventuale grafico dei rapporti tra moneta " grossa " e moneta " piccola ", che coi dati già messi a disposizione si può ricavare l'andamento.

Certamente il reperire tante monete non è agevole, sia di collezioni che di aste e in questo caso ne devi trovare comunque come diceva Eligio tante per avere qualche riscontro credibile,

Mario


Inviato

Buona serata

certo che si; come si fa a dare un "range" (valore possibile) assoluto, senza tener conto del tipo di moneta che deve essere coniata; un conio (soprattutto quello di martello) che deve imprimere una immagine su una monetina da 3 o 4 grammi, come potrebbe essere un soldino, avrà un'usura minima rispetto allo stesso conio che deve imprimere una moneta del tipo del ducatello; analogamente c'è una bella differenza se la moneta è d'argento o di rame o ancora, se il conio viene battuto a "freddo" o a "caldo".

Sinceramente ho considerato questi studi sempre con un po' di sana diffidenza.

saluti

luciano

Sono perfettamente d'accordo; così come penso che queste analisi siano interessanti e utili se usate come ipotesi di lavoro....e, ne sono convinto, tenendo sempre prudenzialmente le stime basse. In questo senso sono utili alcuni riferimenti a tests sperimentali. In questo mi sono state molto utili le indicazioni del compianto Marchetti, dell'Antica Zecca di Lucca.


Inviato

Per i maltagliati di Cagliari sotto Filippo IV ( 1621 - 1665 ), ecco un bell'esempio, un 5 reali con la data molto evidente, il1642, tratto da Nomisma 30, 2005, lotto 986, indubbiamente i maltagliati sono una particolarità monetaria del periodo che stiamo esaminando,

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Inviato

Vorrei però ovviare anche alla mancanza in questa discussione di almeno un riferimento visivo monetario della copiosa e importante monetazione genovese intorno al 1650, metto questa moneta, che indubbiamente mi piace molto, lo scudo largo del 1653, moneta di grande impatto, non solo simbolica per il messaggio e l'immagine religiosa, ma sicuramente moneta che rimane anche simbolo della città.

Nomisma 37, 2008, lotto 878

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Inviato

Rovescio dello scudo largo di Genova, 1653, peso gr. 38,14.

Ma di molto si può parlare ancora, di Firenze sicuramente, delle zecche emiliane e di altro ancora, la discussione è aperta ai contributi, in base alle proprie conoscenze, di tutti,

Mario

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Inviato (modificato)

Vorrei però ovviare anche alla mancanza in questa discussione di almeno un riferimento visivo monetario della copiosa e importante monetazione genovese intorno al 1650, metto questa moneta, che indubbiamente mi piace molto, lo scudo largo del 1653, moneta di grande impatto, non solo simbolica per il messaggio e l'immagine religiosa, ma sicuramente moneta che rimane anche simbolo della città.

Nomisma 37, 2008, lotto 878

Giusto. Credo sia stata una "mossa" dettata da motivi politici.

Con la solennissima cerimonia, il 25 marzo 1637, il doge di Genova elegge la Santa Vergine a propria Regina e si attribuisce la "corona reale" al posto della "corona ducale", adottata sino ad allora, per sottolineare l'affermazione di totale indipendenza della Repubblica.

Avvenne nel 1637. Nei giorni 2 e 3 gennaio i Serenissimi Collegi della Repubblica emanarono un decreto col quale Maria era dichiarata "Regina di Genova e di tutto il dominio". Promotori dell'iniziativa furono il cappuccino P. Zaccaria Boverio da Saluzzo e la santa Virginia Centurione Bracelli.

Il giorno 9 marzo i Serenissimi Collegi decretarono che sullo stendardo della Torre del Palazzo pubblico, della galea capitana e delle fortezze della Città fosse effigiata Maria SS.

Il 25 marzo nella cattedrale di S. Lorenzo avvenne la cerimonia che l'Accinelli racconta: "in detto giorno celebrossi la solennità nella cattedrale adornata di ricchi apparati, scelta musica, sparo di tutta l'artiglieria e suono di tutte le campane. Cantò Messa il Cardinale Gio. Domenico Spinola e, giunto all'offertorio, il Duce Gio. Francesco Brignole, assistito dai due Collegj a nome di tutta la Repubblica, presentogli in un bacile d'oro lo scettro e la corona regia, con le chiavi e dominio tutto consacrandosi nello stesso tempo, con Palme e cuori alla Sovrana Imperatrice tutta la Città, terre e castelli della Repubblica, ricevendo poi esso Eminentissimo a nome di Nostra Signora il regio donativo, lo pose sull'altare, ove a mezz'aria era collocata la immagine della B. Vergine fra un coro d'angeli e se ne formò subito atto pubblico per mezzo del cancelliere della Repubblica. La statua della B. Vergine Maria era con lo scettro in una mano e nell'altra il Bambino Gesù che alla Madre dice queste parole "et rege eos". La quale statua, chiamata "la Madonna del voto" fu trasportata in appresso nella chiesa di S. Bernardo e, per osservare i genovesi più viva la memoria di detto voto, nel 1652 nella stessa cattedrale eressero, di bronzo, un'altra sontuosa statua di N.S. che con molta solennità, alla presenza del doge e Collegj, la vigilia dell'Assunta si benedisse e collocossi sull'altar maggiore. Con pari solennità e per ordine pubblico in memoria di sì divota azione s'improntò nuova moneta di scudi d'argento dove da una parte lasciata la croce con l'iscrizione "Dux et Gubernatores Reip. Genuensis", dall'altra togliendone l'impronto del griffo con l'iscrizione "Corradus II Rex Romanorum" vi era impressa l'insegna di Maria Vergine, coronata di stelle, collo scettro reale ed intorno le parole ET REGE EOS"

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Modificato da dizzeta
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Inviato

Dopo l'ottimo intervento di Dizzeta su Genova, vorrei fare qualche accenno anche su Firenze, anche se inevitabilmente si potrà dire solo qualcosa.

Della produzione per Livorno e per Pisa, abbiamo già parlato, Firenze nel 1650 è sotto la guida di Ferdinando II, l'attività di questa zecca è notevole sia per quantità che per tipologie presenti ed aumenta come numeri rispetto a quella di Cosimo II.

Artisticamente siamo sempre su monete di grande pregio e fattura, di certo Ferdinando II cerca nel suo periodo di incentivare il commercio e la monetazione è ovviamente collegata a questo.

Rilevanti sono anche i commerci con l'estero e anche le coniazioni aureee furono, nonostante l'oro scarseggiasse, ben presenti.

Colla monetazione di argento rimaniamo sulla tradizione precedente con piastre, mezze piastre, testoni, lira, giuli e i loro sottomultipli, quindi una monetazione ampia e varia.

Vennero coniate anche monete spicciole di rame come i quattrini anche perchè era presente la piaga di monete forestiere di cattiva lega per le piccole transazioni ; si cercò con provvedimenti di tutelare la moneta piccola interna, ma non con grandi risultati.

Certamente il pregio artistico di alcune monete fiorentine rimane come caratteristica, grazie anche ad importanti incisori dell'epoca chiamati appositamente per lavorare sui conii.


Inviato

Come esempio della belleza artistica, del gusto del periodo, della ritrattistica dell'epoca posto questa piastra di Ferdinando II del 1638, moneta molto rara, con al rovescio la data del 1635, provenienza Nomisma 37, 2008, lotto 809,

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Inviato

Rovescio della piastra con data 1635 col S. Giovanni nell'atto di predicare,

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Inviato

Io continuo a buttare ami, sperando che poi qualcuno....abbocchi :blum: , come facciamo a non parlare di 1650 senza citare Mantova ?

Mantova e' sotto Carlo II Gonzaga/Navers ( 1647 - 1165 ), la monetazione di Mantova si inserisce sicuramente tra le più importanti e più significative italiane, ma anche europee.

Si denota una grande ricchezza artistica, anche dopo l'assedio della città del 1630, anche se però il numero dei grossi pezzi d'oro e d'argento dimunuisce.

Abbiamo l'esaltazione del ritratto, che è anche simbolo del potere, ma anche simbologie, la monetazione di Mantova è ricca di simboli.

Simboli anche religiosi come la pisside, Santa Barbara, ma anche il sole, monte Olimpo, il tronco d'albero con ramo, certo Mantova è Gonzaga, ma è anche monetazione, monetazione veramente importante e bella.


Inviato

Credo che parlare di monetazione di questo periodo e dimenticare i luigini non si possa proprio.

Rick ha all'inizio accennato a queste monetazioni che sono una espressione sicuramente rappresentativa del XVII secolo monetario.

Monete di imitazioni, coniate anche per le esportazioni, prendono il nome e riferimento dalle monete francesi di Luigi XIII con al diritto il busto del re ed al rovescio lo stemma coronato con i gigli di Francia.

Monete di imitazioni furono coniate da varie zecche sia in Francia che in Italia, in particolari zecche liguri.

Le tipolgie italiche sono simili al tipo francese, spesso il ritratto è anche femminile.

Tra i primi a battere moneta ci furono gli Spinola a Tassarolo e Ronco, i D'Oria o Doria a Loano e Torriglia, i Malaspina a Fosdinovo e altri ancora.

Anche qui volendo il discorso potrebbe ampliarsi.....

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Inviato

Un luigino abbastanza comune della zecca di Tassarolo a nome Livia Centurioni Oltremarini del 1666, moneta in argento di gr.2,02.

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Inviato (modificato)

Una chicca per Milano di questo periodo, una emissione speciale con il peso corrispondente a quello di due ducatoni del 1641 di Filippo IV, moneta di estrema rarità, RRRR, per coniare questa moneta venne preparato un nuovo ritratto di Filippo IV, dall'Argelati risulta che di questi ducatoni da due ne siano stati coniati circa 168 pezzi, risultano conosciuti a oggi una decina di esemplari, provenienza asta Cronos 3 del 2009 , lotto 295

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Modificato da dabbene

Inviato

Ecco il rovescio, per pura cronaca il pezzo aveva una base d'asta di 28.000 Euro, nel 2009,

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Inviato

Avevo lasciato un pò in sospeso Mantova con la sua monetazione e i Gonzaga, colmo la lacuna con almeno un pezzo rappresentativo, siamo nel 1666 con Ferdinando Carlo Gonzaga / Nevers con reggenza della madre Isabella Clara, è un ducatone dove si vedono i due ritratti precisi, ricchi di particolari, al rovescio un simbolo tipico e ricorrente di questa monetazione, il sole che sorge dal mare diradando le nubi, moneta molto rara, proveniente da asta 55a Varesi dell'8-9 aprile 2010, lotto 895

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Inviato

Ma il 1650 è anche i Farnese, i d'Este...., fermiamoci un attimo ai Farnese, in particolare a Ranuccio II Farnese ( 1646 - 1694 ), siamo a Piacenza, qui siamo nella grande dinastia, nell'epopea dei Farnese.

Mi viene in aiuto il libro " Zecche e monete a Piacenza " di Giuseppe Crocicchio e dell'amico Giorgio Fusconi, il libro è ricco di dettagli e particolari, in questo caso quasi chirurgici sul 1650.

Il 28 maggio 1649 fu emanata una nuova normativa per un nuovo nominale con le sue caratteristiche tecniche e specifiche ; parliamo della moneta da quaranta soldi o quarantano, protagonista di quegli anni.

Questa moneta doveva essere della bontà di 500 millesimi e del peso di gr. 10, 522.

Moneta che diventa " famosa " velocemente a quanto pare, se già il 17 dicembre 1650 esce una grida da dove apprendiamo che la moneta era falsificata e che anche i responsabili della falsificazione furono presto scoperti .

Nella grida si specifica che le monete false saranno distrutte, che non si ammette ignoranza e che i colpevoli saranno puniti con ogni rigore.

La piaga della falsificazione ricorre in questi anni in tante monetazioni che abbiamo già visto, come Firenze, Lucca, ora vediamo anche Piacenza.

Ma Piacenza vanta belle monete sotto Ranuccio II, abbiamo ducatoni, testoni e come abbiamo detto quarantani.


Inviato

Vediamo allora due monete di Piacenza, un ducatone del 1676 di Ranuccio II Farnese, con un ritratto dell'opulento Ranuccio, peso gr. 31,88, provenienza Nomisma 30, 2005, lotto 772

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