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Dopo la vittoria di Tapso nel 46, fu allestita a Roma la più cospicua emissione di aurei repubblicani, con almeno 100 coppie di coni. Esiste un'ampia varietà stilistica di questa moneta che riflette l'intervento di un elevato numero di incisori più o meno abili. Accanto ad esemplari che presentano un buon stile di incisione abbiamo altresì esemplari che presentano la testa velata con lineamenti rozzi e grossolani. Anche la legenda presenta queste diversità stilistiche. L'aureo è stato coniato nell'aprile-dicembre 46 ("COS TER"). Hirtius, in qualità di pretore, è il magistrato monetario incaricato di questa importante emissione. Aveva combattuto in Gallia come legato (si presume che sia l'autore dell'ottavo libro del De Bello Gallico). Nel 43 fu console per mandato del Senato, liberò Decimo Bruto cinto d'assedio a Modena ma morì assieme all'altro console C. Vibio Pansa nell'assalto dato al campo di Marco Antonio. Fu sepolto con grandi onori al Campo Marzio.

La testa velata (ripresa da un quinario di Cesare: Cr. 452/3) è stata attribuita a Pietà e a Venere; secondo Campana si tratta di Vesta, i cui riti erano curati dai pontefici.

I simboli del pontificato e dell'augurato, cariche rivestite da Cesare, hanno una forte valenza politica e sociale, oltre che religiosa. Entrambe queste cariche assicuravano la legittimità di ogni azione politica, assicurando la salvezza dello stato romano grazie al rispetto del volere divino. Gli Augures, detentori del lituus, prendevano gli auspici per determinare il favore divino; il Pontifex Maximus, che esercita il controllo sui sacrifici pubblici, assicurava l'aderenza ai dettami liturgici del mos maiorum


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