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Buona serata

E si, cari amici, intendo proprio scrivere di quello definito “il più vecchio mestiere del mondo”. :pleasantry:

E' in effetti una vecchia storia, tanto vecchia che nasce nella notte dei tempi; a noi sono giunte inequivocabili racconti di donne bellissime, seducenti, colte ed anche sapienti, che fecero del loro corpo un oggetto di desiderio e di scambio; di tantissime altre, prive di questi requisiti, l'oblio.

Desidero raccontarvi di quelle donne che praticavano il “mestiere” nella Venezia rinascimentale, luogo che, più di altri, ha rappresentato un paradigma, il modello di riferimento al quale guardare.

Guardiamo quindi anche noi, a distanza di tanto tempo, questo modello, non dal buco della serratura, ma alla luce del sole per i risvolti economici e numismatici che ci offre.

La Venezia nei primi decenni del 1500, come osserva il P.G.Molmenti in “La storia di Venezia nella vita privata” Roux e Favale 1885, era un convegno di forastieri, le venete cortigiane, celebrate ovunque per la gentilezza, l'eleganza e la civetteria carozzosa, avevano sempre menato vita splendida, tenuti appartamenti sontuosi e goduta un'ampia libertà, eludendo le leggi. Invano il Senato pubblicava decreti sopra decreti, commosso nel vedere le meretrici accresciute in tanto eccessivo numero; le quali posposta ogni erubescenza et vergogna, pubblicamente vanno per le strade e chiese e altrove, si ben ornate e vestite, che molte volte le nobili e cittadine nostre, per non esser differenti dal vestire dalle dette, non solum dalli forastieri, ma dalli abitanti non conosciute sono le buone dalle triste.

Quindi, all'apparenza, queste cortigiane “honorate”, non potevano distinguersi dalle nobili e dalle cittadine di censo; tutte si abbigliavano alla stessa maniera ed i modi usati dalle prime, non differivano poi molto, dalle seconde.

Quelle meno “honorate” erano invece riconoscibilissime; spesso erano vestite con abiti maschili, ma ancora più spesso poco vestite, col seno scoperto o con la gamba nuda a penzoloni dalla finestra...... :blush:

Marin Sanudo, nei suoi famosi “diarii”, ne parla più volte, sia in generale, sia di alcune di quelle che assursero alla fama ed al potere; potere dei soldi, ovviamente. Egli stima che a Venezia ce ne fossero circa 12.000; una industria, quella del sesso, che non poteva essere né trascurata né elusa.

Possiamo dire che era una delle attrazioni “turistiche” più importanti e che faceva convergere sulla città schiere di “visitatori”.

Proprio per questo venivano stilate delle vere e proprie guide, come quella del 1565 circa, intitolata: “Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia” dove ritroviamo una giovanissima Veronica Franco, credo la più famosa e la più “honorata” tra le onorate. Il suo domicilio risulta essere in Santa Maria Formosa e la sua prestazione ha un costo di due scudi.

Proprio colei che in età più matura (e ad altri “costi”) venne invitata dalla Signoria ad allietare Enrico III di Valois, re di Francia e di Polonia, di passaggio a Venezia; una notte che diede lustro e fama alla donna.....un po' meno al re che, certamente, non poteva farsi vanto di un coito prezzolato. :dirol:

Ma torniamo ai due scudi. Considerato il periodo, bisogna ritenere che ci si riferisca allo scudo d'oro, prima moneta ad essere così denominata e coniata sotto il dogato di Andrea Gritti (1523-1538) e poi successivamente da altri dogi; il primo scudo in argento, vede infatti la luce molto più tardi, sotto il dogato di Nicolò Da Ponte (1578-1585).

post-21005-0-91553300-1359135846_thumb.j

Scudo in oro al nome di Andrea Gritti

gr. 3,40 - diametro mm. 25

Continua...un po' per volta.... così lascio spazio agli interventi.

saluti

Luciano

Modificato da 417sonia
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Inviato

nell antica roma e a pompei si son rinvenute le tariffe che partivano da 1 quadrante (1/4 di sesterzio) per le prostitute di bassa lega , dette appunto quadrantarie mentre 1 sesterzio era la norma (con 1 sesterzio ci si prendeva 1 litro di olio)

che sappia io nella venezia del 1700 oramai in piena decadenza il 20% della popolazione aveva la sifilide e le 3 industrie principali erano il sesso , i teatri e il casino` (gioco d azzardo)


Inviato (modificato)

Proprio per questo venivano stilate delle vere e proprie guide, come quella del 1565 circa, intitolata: “Catalogo de tutte le principal et più honorate cortigiane di Venetia” dove ritroviamo una giovanissima Veronica Franco, credo la più famosa e la più “honorata” tra le onorate. Il suo domicilio risulta essere in Santa Maria Formosa e la sua prestazione ha un costo di due scudi.

Proprio colei che in età più matura (e ad altri “costi”) venne invitata dalla Signoria ad allietare Enrico III di Valois, re di Francia e di Polonia, di passaggio a Venezia; una notte che diede lustro e fama alla donna.....un po' meno al re che, certamente, non poteva farsi vanto di un coito prezzolato. :dirol:

Costava dunque già più di due scudi e...la sua tariffa salì ancora ???

Che poi (nonostante il Tintoretto) ...

http://venice11.umwblogs.org/portraiture-of-franco/

Ma se invece era così ..... :

http://web.tiscalinet.it/veniceforgirls/cond_femm/film.htm

Modificato da Flavio

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saluti luciano..."tu as brisè le tabou!!!!...".. :lol: ...io ne avevo vergona parlere di quelle cose....ma chi ai trovato il metodo....complimenti..!!.. :lol:

10 denari o un bianco.......12 denari per un soldo.......pare il tarife abituale per i piu presti servizi...!!!..

in giugnio 1462...una ragazza di 15,a 17 anni,sono pagate 2 a 6 bianci..........pensando che per le vendemie,una donna e pagata 2 bianci per la giornata.....!!!.. :o ....un operaio muratore,3 soldi al giorno,un aiuto muratore 20 denari al giorno........

il tempo di servizi e di una mezza ora......indicato da la ragazza,o la maestra per dilogiare il cliente(al caso che si ne sia adormintato)..... :lol:

passo su altre cose..... :rolleyes:

la prostituzione sara instutuata tra il 1350.1450....i primi proprietari sarano li eveci......in due parole.....l'ecclesiastici........!!... :rolleyes:

casa di gioia nel XVem.........!!... :lol: ......un imprezione di giaccio....!!!... :lol: post-22197-0-41961000-1359137381_thumb.j

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Inviato

Costava dunque già più di due scudi e...la sua tariffa salì ancora ???

Che poi (nonostante il Tintoretto) ...

http://venice11.umwblogs.org/portraiture-of-franco/

Ma se invece era così ..... :

http://web.tiscalinet.it/veniceforgirls/cond_femm/film.htm

eeeeeh, hai voglia.....nella prossima puntata dissipo il tuo dubbio

....la seconda immagine; per me molto più bella, ma non sono sicuro se i nostri gusti siano gli stessi che avevano i maschietti allora :unknw:

saluti

luciano


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Inviato

saluti luciano..."tu as brisè le tabou!!!!...".. :lol: ...io ne avevo vergona parlere di quelle cose....ma chi ai trovato il metodo....complimenti..!!.. :lol:

10 denari o un bianco.......12 denari per un soldo.......pare il tarife abituale per i piu presti servizi...!!!..

in giugnio 1462...una ragazza di 15,a 17 anni,sono pagate 2 a 6 bianci..........pensando che per le vendemie,una donna e pagata 2 bianci per la giornata.....!!!.. :o ....un operaio muratore,3 soldi al giorno,un aiuto muratore 20 denari al giorno........

il tempo di servizi e di una mezza ora......indicato da la ragazza,o la maestra per dilogiare il cliente(al caso che si ne sia adormintato)..... :lol:

passo su altre cose..... :rolleyes:

la prostituzione sara instutuata tra il 1350.1450....i primi proprietari sarano li eveci......in due parole.....l'ecclesiastici........!!... :rolleyes:

casa di gioia nel XVem.........!!... :lol: ......un imprezione di giaccio....!!!... :lol: attachicon.gifose.jpg

pas brisè, mais détruit, jagd :rofl: :rofl: ....mais cette c'est aussi la vie et l'histoire.


Inviato

ecco un statuto del "castello gioioso" di Pamier,in Francia.....data del 1500........come la piu parte de i casini,le ragazze devono pagare la camera,e il mangiare.....al patrone,ciamato "l'abbe"....pagano 12 denari per ogni ripasto,la matina,e la sera.......

pagano il letto,la camera,il fuocco,la lucce e il servizio,6 denari al giorno.......

a Genova,il cliente che bate la ragazza,e condanato a pagareil dotore,e verssare indemnita a il tenanciere perche la ragazza a fermato il tempo di lavoro......

i clienti devono lasciare le loro arme a l'intrata...!!!..... :)

altro passo su infiniti ditagli che non anno raporto sul temo di i soldi.......ma si po vedere che quelle metode ,cominciano a statuarssi nel medievo.......perche sono surgente di ricezza per quelli che gravitano intorno........fin che lo stato chi metera il suo naso...!!!... :lol: post-22197-0-44571600-1359140619_thumb.j

"les ribaudes" clerci e nobile donne di Boccace....1403...


Inviato (modificato)

" agita col pugno furioso i dadi e gridando invoca il gioco, zaram vocibus altis implorat, ripetendo invito e reinvito, ciò che dovrebbe assolutamente evitare ; Getta talvolta la moneta in alto sopra il tavoliere con voce demoniaca e fragorosa invoca sei, cinque, quattro, tre, due e asso e quando il punteggio non risponde all'augurio.......maledice tutti i santi. Venera Bacco e lo scacco, mette a rischio il denaro alla fortuna...... Ora in verità vaga in giro per taverne e postriboli di meretrici, dove consuma nel bere, giocare e fornicare gli spiccioli che si procura con furti e rapine.Inoltre spesso giurò e fece voto di abbandonare quel genere di scelleratezze, ma nel profondo disprezzo del giuramento e del voto tante volte su spergiuro quante volte giurò....."

Boncompagno da Signa

Di chi sto parlando ? del compagno della meretrice, il barattiere, la meretrice e il barattiere un tandem, una coppia spesso unita come potrete vedere, in sintonia, se vorrete, il tandem può partire Luciano, io parlerò del barattiere e tu..... :blum:

Parlandi di baratteria ci dobbiamo collegare a un mondo fatto di uomini che vivevano nella marginalità, definiti mali homines, erano collegati a tutto ciò che era l'azzardo.

Giocatori spesso apostrofati come maledetti e infami, il dado era a giudizio di tutti la loro attività, l'attività su cui vivevano.

La loro dimensione sociale nel Medioevo era sfuggente, non definita, vivevano in una zona ai confini con la legalità, le forze dell'ordine cercarono di controllare il fenomeno, diciamo di circoscriverlo, questo è forse il termine più appropriato.

Nel pieno duecento si individuano i primi siti dove si raduna questa emblematica umanità, pratica in modo più o meno tollerato l'azzardo e i dadi.

Sono luoghi centrali, aperti alla vista di tutti, a volte piazze importanti, posti in cui la collettività poteva vigilare e i tutori dell'ordine controllare e prevenire eventuali abusi.

Il fatto di essere alla luce del giorno, aiutava a limitare e sorvegliare il fenomeno.

La scelta del compromesso fu quella che fu praticata all'inizio, ma non durerà a lungo così.....

Il " barattiere " continua.....

Modificato da dabbene
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Buona giornata

....segue dal precedente.

Il valore di due scudi erano equivalenti a 16 lire o 320 soldi; cosa d'altro si poteva fare con un importo simile?

Si potevano acquistare, per esempio, queste cose:

  • 153 uova,

  • 25 libbre di olio (oltre 7,5 chilogrammi)

  • 1 staio di frumento

  • 4 galli selvatici

si arrivava così a circa 16 lire e non è poca roba ....ma pochissimo se consideriamo che il costo di una prestazione della Veronica Franco all'apice della sua carriera, andava oltre i 50 scudi.

50 scudi equivalgono a 170 grammi d'oro che, al titolo dello 0,917/000, si riducono a gr. 155,89; al valore odierno di €. 40,00 al grammo, tornano €. 6.235,60....non c'è che dire ma, scusate la digressione, Ruby Rubacuori pare guadagnasse di più.......

C'è anche da dire, però, che l'oro, a quel tempo, aveva un valore superiore.

Una “certa” Venezia si vantava dell'esistenza di tante cortigiane, della loro abilità e della loro avvenenza tanto che, nel seicento, correva una canzone:

Quanto son scaltre le mie cortigiane,

Sanno usar con l'amante arte e drittura;

Prodighe a quelli dan tutto il cuor loro

e si tirano a sé l'argento e l'oro.

Ma quanto argento e quanto oro? Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra le “categorie” di meretrici.

C'erano le meretrici da strada, quelle che si procacciavano i clienti in prossimità delle locande o del porto; c'erano poi quelle in età avanzata, che si concentravano nel quartiere di San Cassiano, nelle case di proprietà della nobile famiglia Rampani, in veneziano Ca' Rampani, e che la stessa cedette alla Repubblica, che si premurò di farne abitazioni per le vecchie prostitute.

Per molto tempo, a Venezia, “carampana” fu infatti sinonimo di vecchia prostituta. Questo quartiere arrivava fino al ponte delle Tette, così chiamato perché le meretrici si affacciavano su di esso dalle finestre dei palazzi adiacenti con il seno scoperto, per invogliare i passanti.

Non ho trovato alcuno scritto, come ha fatto il buon jagd, che riguardasse il costo per la “produzione del reddito” delle meretrici di basso rango, quelle che spesso avevano il protettore da mantenere.

Una prestazione con queste donne, poteva andare da un minimo di ¼ ad un massimo di ½ scudo; quindi pari a 2 lire o 40 soldi; nella “tariffa delle puttane di Venegia”, altro poemetto coevo, pare ispirato da Pietro Aretino che all'epoca soggiornava in città, si parla della Parisotta che “in la sua barca s'entra per mezzo scudo”...

Le cortigiane honorate non avevano questi problemi, vivevano in appartamenti lussuosi, avevano una corte di domestici ed una corte di protettori; non quelli che ci immaginiamo, quelli che ha descritto dabbene, rozzi, triviali e dediti al malaffare, ma nobili che facevano a gara per accaparrarsi le simpatie della donna in questione, elargendo soldi, regali e soddisfacendo i suoi vizi.

Cita il Molmenti che era uso, per i giovani patrizi, menar via una puta, cioè a dire che le facevano addobbare un appartamento e la mantenevano. Spesso quattro o cinque di loro si accordavano per mantenerne una, nella casa della quale poi si radunavano, quasi ogni giorno, per ridere, mangiare, giocare alle carte, a dadi, e ad altri più fisici giochi, senza ombra di gelosia....

continua....

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Inviato

nell antica roma e a pompei si son rinvenute le tariffe che partivano da 1 quadrante (1/4 di sesterzio) per le prostitute di bassa lega , dette appunto quadrantarie mentre 1 sesterzio era la norma (con 1 sesterzio ci si prendeva 1 litro di olio)

che sappia io nella venezia del 1700 oramai in piena decadenza il 20% della popolazione aveva la sifilide e le 3 industrie principali erano il sesso , i teatri e il casino` (gioco d azzardo)

Se non sbaglio il quadrante era 1/4 di asse, il quale valeva 1/4 di sesterzio...

1 denario per lupanare,1 asse per le terme?

Roberto


Inviato

Ma chi fu il primo barattiere ? Si usa dure che il primo fu l'architetto Nicolò Barattieri che, avendo risolto il problema di come innalzare le due enorni colonne davanti a Palazzo Ducale, sul bacino di San Marco,volle che i giocatori havessero libertà di giocare a piè delle dette colonne, senza pena alcuna; la vicenda si colloca intorno al 1172.

La figura del barattiere si diffonde facilmente e velocemente nell'Italia centro- settentrionale; è nelle città stato che il barattiere ha le maggiori fortune.

Assume diversi nominativi a seconda di dove si trova, spesso viene chiamato spavaldo, poltrone,vagabondo, gaglioffo, tra Veneto e Piemonete sarà chiamato arnaldo,marocco tra Bologno e a volte Firenze,scalabrini o scanabrino a Lucca, Prato e Modena, useolus a Mantova,manimundulus vicino a manigoldo a Perugia.

I termini più vicini a baratteria sono invece biscazzeria ma anche biscatia ; nel pieno duecento nascono i primi contratti d'appalto, la legislazione incomincia considerare questa fascia di società e la inserisce nei quadri normativi vigenti.

Ma è a Parma che nasce tutto,nel 1264, si assegna in concessione onerosa una taverna, non si parla ancora di baratteria ; la concessione era limitata al solo periodo delle fiere, in condizioni puramente sperimentali.

In sostanza Parma si inventa un luogo destinato al gioco proibito a pagamento, ma non le ha ancora dato un nome e chi potrà gestirlo e comprarlo.

Si cerca di mettere a profitto quello che resta un reato e come in qualche modo mettere sotto controllo lo strato di umanità che la circonda.

Continua.......


Supporter
Inviato (modificato)

Buona Domenica

Grazie Mario, non ricordo di aver letto dell'architetto Barattieri e dell'origine del termine....mi sa che si stia riproponendo un tandem tra noi in questa discussione; d'altra parte c'è una nemmeno tanto sottile liaison tra questi due universi... :pleasantry:

e allora, continuo la mia storia:

Lavoro allettante, non c'è che dire, bastava avere “fisico” e bell'aspetto...la cultura e le maniere sarebbero arrivate poi, se ci fosse stata l'avventura di incontrare un “buon partito” (o anche più d'uno) che si fosse fatto carico dell'istruzione necessaria.

Sempre da citato libro del Molmenti, Questi ci racconta che nella “Lauretta”, elegante balletto tratto dalla novella di Marmontel, scrive cinicamente il Ballarini: “figura molto la Pelosina, ch'è la giovane più osservabile di queste truppe. Sua madre desidererebbe farla uscire di verginità, ma il “ristretto” sono zecchini 300”.

Al solo valore dell'oro monetato, il “ristretto” sono €. 42.000,00 circa!

In quei tempi - e fortunatamente solo per talune famiglie, diciamo quelle che stavano proprio “messe male”- c'era la cinica consapevolezza che i figli erano un costo se non si aveva un lavoro di famiglia ai quali indirizzarli; per il maschio c'era l'alternativa di farlo monaco o prete, ma per la figlia la situazione era ancora più pesante; mantenerla, farle una dote, sposarla.......ci volevano soldi; anche il monastero non era una soluzione; anche lì ci sarebbe voluta spesso una dote....non diventava infatti la ragazza, sposa del Signore?

Meglio indirizarla al “mestiere”; se avesse avuto fortuna, sarebbe stata una donna libera, emancipata, ricca e potente, pur non essendo di nobile famiglia e così avrebbe mantenuto bene se stessa e la famiglia.

Già, la condizione della donna, allora, non era molto “felice” se non apparteneva alla nobiltà; sarebbe stata una ragazza, una moglie, una madre fra le tante, ma del popolo, sempre relegata all'ambito domestico, così come avveniva in ogni luogo, e fose Venezia era dei meno peggio.

Doveva essere lei a gestire casa, figli, denari; gli uomini erano al lavoro, magari in mare come pescatori e non tornavano se non dopo assenze di giorni; anche di settimane o mesi se erano imbarcati su navi commerciali o alla guerra....la donna non doveva avere “grilli per la testa”, non poteva aver tempo per svaghi, cultura, distrazioni che non fossero le partecipazioni alle messe domenicali o alle feste civiche o religiose comandate.

Giusto qualche proverbio coevo veneziano sulla donna:

  • che la piaxa, che la taxa e che la staga in caxa,

  • le done xe sante in ciesa, anzoli in strada, diavoli in casa, civete a la finestra e gaze (gazze) a la porta,

  • la dona che se marida g'ha da aver boca da porceo e schena d'aseneo,

  • donna sapiente no la val gnente.

Non sono – ovviamente – condivisibili, ma sono lo specchio di un tempo, quando la morale era molto differente dalla nostra e al di la di una superficiale religiosità manifestata con l'andare alle funzioni, si conduceva una vita cinica e dura.....chiaramente non quella condotta dalla nobiltà!

Antesignane delle recenti “escort”, le cortigiane “honorate” o meretrici oneste, furono anche spesso usate dalla Serenissima per carpire informazioni ai ministri ed ambasciatori stranieri, ai personaggi cospicui in visita nella città.

Attorno ad esse c'era tutto un corollario di “distrazioni” a disposizione del turista, come si conviene ad una metropoli cosmopolita quale era Venezia in quel tempo: taverne, ostelli, alberghi, teatri, feste danzanti, luminarie con fuochi d'artificio.

Non è nemmeno escluso che le cortigiane “honorate”, proprio per la loro sagacia ed erudizione, fossero anche presenti nelle feste private, organizzate dalla Serenissima per allietare il soggiorno di qualche persona importante in visita di stato e non, ed alla quale si doveva mostrare “bona ciera”, cioè si doveva largheggiare con il lusso, anche smodato, per impressionare l'ospite e dimostrargli la grandezza della Repubblica.

continua....

saluti

luciano

Modificato da 417sonia
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Inviato (modificato)

Se non sbaglio il quadrante era 1/4 di asse, il quale valeva 1/4 di sesterzio...

1 denario per lupanare,1 asse per le terme?

Roberto

Salve Ciosky.

Mi ricollego a quanto anticipato già da Rick per il mondo romano. La fonte principale che ho consultato sull'argomento è: "Vita quotidiana nell'antica Roma" di Karl-Wilhelm Weeber. 1 Se vogliamo limitarci ai soli guadagni, dice:

"Le tariffe dell'amore a pagamento erano assai basse, e comunque accessibili a tutti, quanto meno per le prostitute di strada e dei bordelli. La ricompensa base era, a Pompei, due assi, ovvero pari a due fette di pane o mezzo litro di vino scadente (...). A Roma si trovavano prostitute che prendevano ancora meno: la ricompensa minima era di un asse2. Il prezzo, naturalmente, poteva variare nel caso di servizi particolari, ma anche a seconda dell'aspetto e del fascino della prostituta. A Pompei non superava mai i 23 assi; a Roma era anche più alto3. Con le prostitute più anziane, il cliente poteva tirare sul prezzo (...). Anche lo Stato, peraltro, traeva profitto dall'amore a pagamento (...). Assai più elevate erano el tariffe delle prostitute di alto bordo: signore del demi-monde che offrivano servizi non solo sessuali ma anche culturali (come le etere del mondo greco n.d.t.): ballerine, cantanti, flautiste, suonatrici di cetra e attrici, invitate da uomini benestanti a banchetti e simili, ma anche per incontri segreti. (...) Non tutte le donne che lavoravano nello show-business erano prostitute."

Un esempio che ci è pervenuto:

A(NTE) D(IEM) XI K(ALENDAS) DECEMBR(ES) EPAPRA, ACUTUS, AUCTUS AD LOCUM DUXERUNT MULIEREM TYCHEN PRETIUM IN SINGULOS A(SSES) V F(UIT) M. MESSALA LENTULO CO(NSULIBUS).4

"Il 21 novembre Epapra, Acuto e Aucto condussero in questo luogo la signora Tyche. Il prezzo per ciascuno fu di 5 assi. Essendo consoli M. Messala e Lentulo."

Il fatto che siano nominati i consoli in carica per quell'anno porta questo graffito ad essere datato al 3 a.C.

_________________________

1 Il Weeber è storico e filologo classico. Insegna Storia antica all'Università di Wuppertal e Didattica delle lingue antiche all'Università di Bochum. E' uno dei massimi esperti della quotidianità del mondo antico.

2 Mart. I, 103, 10.

3 C.I.L., IV, 8034; Mart. IX, 4.

4 C.I.L., IV, 2450.

Modificato da Caio Ottavio
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Inviato

Dalla Parma del 1264 passiamo alla non lontana Bologna del 1265 e 1266, qui abbiamo dei contratti addirittura stipulati dal comune e questo ci indica che qualcosa sta cambiano, la baratteria da oscura e comunque controllata a distanza passa a un processo che gradualmente porterà alla bisca pubblica.

In questo caso abbiamo i documenti che testimoniano il tutto, era tutto regolato per iscritto con vincoli e permessi .

Si potrà giocare ma solo nella piazza del Comune, dovranno stare lì senza creare ingombri, sarà vietato alzare padiglioni, tende, coperture di frasche, con pioggia o neve si potrà ricoverarsi sotto i portici, i loro potestates dovranno risolvere i contratti con gli albergatori, potranno girare armati, dovranno denunciare eventuali assassini, banditi, falsari, ladri, questa diventerà una ordinanza tipo che sarà seguita di massima da moltre altre dopo, la strada era comunque ormai aperta....

Nelle gare di appalto le richieste furono molte, il costo del dazio si elevò nel tempo sempre più, l'attività faceva gola a molti ed era fruttuosa.

Nel 1271 a Bologna i luoghi della bisca sono quattro, uno per quartiere della città, la baratteria aveva trionfato, non ci sono dubbi.

Entreremo quindi in una fase in cui si passa dai divieti alle concessioni onerose, o potremmo anche dire dal reato al lucro, la baratteria diventa piano, piano una categoria che fa parte del vivere quotidiano, in poche parole i barattieri diventano una presenza diffusa sociale, indipendentemente dal fatto che questa fosse pubblica.

Ma molto altro c'è ancora, ma fretta non c'è,quindi alla prossima,

buona serata,

Mario

Continua......


Inviato

Salve Ciosky.

Mi ricollego a quanto anticipato già da Rick per il mondo romano. La fonte principale che ho consultato sull'argomento è: "Vita quotidiana nell'antica Roma" di Karl-Wilhelm Weeber. 1 Se vogliamo limitarci ai soli guadagni, dice:

"Le tariffe dell'amore a pagamento erano assai basse, e comunque accessibili a tutti, quanto meno per le prostitute di strada e dei bordelli. La ricompensa base era, a Pompei, due assi, ovvero pari a due fette di pane o mezzo litro di vino scadente (...). A Roma si trovavano prostitute che prendevano ancora meno: la ricompensa minima era di un asse2. Il prezzo, naturalmente, poteva variare nel caso di servizi particolari, ma anche a seconda dell'aspetto e del fascino della prostituta. A Pompei non superava mai i 23 assi; a Roma era anche più alto3. Con le prostitute più anziane, il cliente poteva tirare sul prezzo (...). Anche lo Stato, peraltro, traeva profitto dall'amore a pagamento (...). Assai più elevate erano el tariffe delle prostitute di alto bordo: signore del demi-monde che offrivano servizi non solo sessuali ma anche culturali (come le etere del mondo greco n.d.t.): ballerine, cantanti, flautiste, suonatrici di cetra e attrici, invitate da uomini benestanti a banchetti e simili, ma anche per incontri segreti. (...) Non tutte le donne che lavoravano nello show-business erano prostitute."

Un esempio che ci è pervenuto:

A(NTE) D(IEM) XI K(ALENDAS) DECEMBR(ES) EPAPRA, ACUTUS, AUCTUS AD LOCUM DUXERUNT MULIEREM TYCHEN PRETIUM IN SINGULOS A(SSES) V F(UIT) M. MESSALA LENTULO CO(NSULIBUS).4

"Il 21 novembre Epapra, Acuto e Aucto condussero in questo luogo la signora Tyche. Il prezzo per ciascuno fu di 5 assi. Essendo consoli M. Messala e Lentulo."

Il fatto che siano nominati i consoli in carica per quell'anno porta questo graffito ad essere datato al 3 a.C.

_________________________

1 Il Weeber è storico e filologo classico. Insegna Storia antica all'Università di Wuppertal e Didattica delle lingue antiche all'Università di Bochum. E' uno dei massimi esperti della quotidianità del mondo antico.

2 Mart. I, 103, 10.

3 C.I.L., IV, 8034; Mart. IX, 4.

4 C.I.L., IV, 2450.

grazie ,molto interessante.

ho consultato la sezione di LAMONETA e dava 1 denario....

ciao Roberto


Inviato

Il barattiere continua :blum: , erano previste anche multe e ammende nei contratti per i barattieri, multe in particolare per chi giocava fuori del luogo stabilito, per chi bestemmiava e per altre infrazioni.

Nasce intanto addirittura un pubblico registro, detto la cronica, in esso sono elencati i nomi dei barattieri.

La baratteria diventa adulta, entra nel quadro e nelle normative delle istituzioni, anche se su essa aleggerà sempre l'ombra della immoralità .

E' un percorso, e qui arriviamo all'aggancio a Luciano, che ha fatto nel 300 anche la prostituzione quando le autorità locali incominciano ad amministrarla in proprio con l'apertura di pubblici bordelli o con l'acquisto di alcuni di questi.

I luoghi del meretricio non erano più esercizi privati, ma strutture municipali che creano utili e anche l'appalto dei postriboli si inserisce in tutto questo.

Ma nel gergo comune il barattiere diventerà poi quello che è disposto a giocarsi tutto, a giocarsi " la sua roba "proprietà, abiti e altro, un uomo diciamo disposto all'estremo.

Si diceva come espressione, che anche oggi viene usata, si riconsce il barattiere perchè si è giocato tutto, anche le sue mutande.

Nelle sentenze del tempo pochissime riguardano sanzioni e infrazioni da parte di barattieri, non si vuole calcare la mano su questi reati, sembra che l'attività giudiziaria non voglia occuparnese più di tanto, viene di fatto tollerata e controllata.

In realtà creare ordine in tale materia e' molto intricato ma tutto porta nel tempo a un riconoscimento più o meno formale da parte dei poteri pubblici della baratteria e di chi la compone.

La bisca pubblica alla fine èun vantaggio per il fisco e il sistema più usato fu proprio la concessione in appalto.

In poche parole se c'era la gabella era tollerato, dove non c'era meno, molto meno....

Ora passo la parola....


Supporter
Inviato

Buona serata

segue dal precedente....

Anche l'incontro avuto dalla Veronica Franco con Enrico III, si può benissimo inquadrare in questa situazione; abbiamo tutti gli ingredienti di una missione diplomatica e di “intelligence”, seppur non convenzionale; un re con il quale la Serenissima vuole rafforzare le proprie relazioni e una cortigiana alla quale il governo permette di incontrare il sovrano straniero.....per quale motivo glielo si permette se non per carpire, tra le lenzuola, qualche informazione politica ed utile?

Con il pragmatismo tipico di Venezia, in questa occasione, il Senato ordina altresì ai Provveditori di lasciare libera ogni sorta di pompe, alla faccia delle vigenti leggi suntuarie, e duecento bellissime patrizie (siamo sicuri che fossero solo quelle?) si radunarono nella sala del Maggior Consiglio, vestite di bianco e ricoperte di diamanti...”erano gl'ornamenti del capo , del petto et del collo di perle e gioie con l'oro che fu giudicato il valor di 50.000 scudi” scrive il Vecellio.

€. 6.235.000 circa, al cambio come calcolato in precedenza; un patrimonio.

Con la conclusione del Concilio di Trento nel 1563 e la conseguente onda lunga della Controriforma, anche Venezia si trova a dover dare una “stretta” a tanta libertà, giusto per dare soddisfazione a papa Pio V che ha scatenato una campagna di repressione contro le prostitute. Il motivo di tale repressione? La storica Gaia Servadio sostiene che il motivo è duplice; da una parte si identifica un capro espiatorio al quale attribuire la causa dei mali della società e dall'altra avere un alibi per spogliare dei loro averi le cortigiane.......storia vecchia e ripetuta in tante altre differenti occasioni.

Sebbene Venezia non abbia mai abdicato alle proprie prerogative, nemmeno dinanzi ad un papa ed all'Inquisizione, certo il clima di ostilità condizionato dalla Controriforma, era palpabile.

La stessa Veronica venne accusata dal precettore di uno dei suoi figli di stregoneria, praticata per far innamorare gli uomini, di aver mangiato carne il venerdì, di essersi fatta passare per moglie, vedova o fidanzata per poter indossare gioielli e abiti vietati dalle leggi suntuarie, di aver organizzato bische nella propria casa e chi più ne ha, ne metta. Veronica si difese da sola, davanti ai giudici, ribattendo alle accuse con umiltà e buon senso e, fatto sorprendente per il periodo, che avvalora quanto scritto sopra, non fu condannata.

Nella Repubblica non ci fu mai la caccia alle streghe che altri stati vissero miseramente; ad ogni buon conto questo clima di incertezza fece decidere a non poche cortigiane honorate di mettere a frutto la loro sapienza ed abilità artistica, dando vita a compagnie di teatro. Da quel momento nel teatro il confine tra il ruolo dell'attrice e quello della cortigiana divenne molto labile.

Ciò che vennero invece più e più volte emanate, furono leggi sempre più restrittive circa l'uso di particolari indumenti, dei gioielli, degli accessori; ogni volta le leggi erano sempre più particolareggiate, dando la lunghezza di una gonna, il tipo di fattura di uno scialle, la grammatura degli orecchini se in oro o in argento, il tipo di fettucce o di nastri che guarnivano le camicette, il tipo di punto a maglia lecito e non........insomma, roba da matti, ma come si dice: “parte veneziana non dura una settimana” e quindi tutte queste leggi venivano aggirate con fantasia o per nulla applicate (nonostante le multe); da qui l'esigenza di reiterarle.

segue.....

Saluti

luciano


Inviato

Il barattiere continua....

Ma chi fu il re dei barattieri ? Perchè di re a un certo punto si parla, anzi di rex baracteriorum, è un titolo sicuramente, che forse veniva dato per auto proclamazione o forse lo era anche per conto del potere pubblico.

Il re era comunque un riferimento, l'ufficializzazione di un soprannome, ma a volte il potere pubblico aveva, in caso di bisogno, una persona da contattare, un tramite per questo mondo che annetteva non solo la baratteria, ma anche la ribalderia e la prostituzione.

Bassi servizi, ma volte servivano anche questi.

Il nome del re è Bartalo di Piero del Vacca , siamo nel 1364 circa, è una persona influente, che ha anche raggiunto una buona condizione sociale e una buona situazione finanziaria.

Egli funge funzioni di collegamento tra gli alti poteri e il suo mondo, una funzione comunque che ha la sua valenza.

C'è da dire che a questo " sovrano ", ne seguiranno poi altri riconosciuti, che questi sono quasi tutti in Toscana, in questa regione la baratteria e la ribalderia prolificano bene.

Finora era il dado il padrone del gioco d'azzardo, ma piano, piano si affaccia un nuovo gioco che prenderà poi rilevanza e ne sarà un concorrente e queste sono le carte da gioco.

Le carte da gioco all'inizio sono soggette a divieti e avranno diversi vantaggi rispetto ai dadi, intanto consentivano una varietà di giochi, non tutti legati alla fortuna,i tempi sono più lenti e meditati, c'era anche una maggiore cortesia insita in questo nuovo gioco.

A dispetto di tutti i divieti il nuovo gioco prende piede dalle taverne agli angoli delle strade fino ad ad arrivare ai salotti dell'aristocrazia.

Quindi anche se potenzialmente più pericoloso, il gioco delle carte poi alla fine fu più accettato e consentito e ritenuto comunque praticato in vari ambiti e in tutti gli strati sociali.


Inviato

Vi riporto un passo tratto da; "storia insolita di Venezia" di Marcello Brusegan - ed. Newton Compton Editori.

"....In questa città cosmopolita.....[la prostituzione] era considerato un male necessario oltre che scuola di vita. Il fenomeno delle cortigiane era tollerato e anche quasi incentivato. Fino dal XIV sec erano sottoposte alla vigilanza dalla magistratura dei "Signori della notte" e dei capisestiere..che avevano compiti di polizia.
Non potevano abitare in case comuni, non potevano frequentare le osterie e potevano girare per la città soltanto il sabato.
......Se è vero che lo Stato emanava norme per loro molto restrittive è anche vero che più volte le tutelava con delle leggi appropriate per proteggerle dai suprusi e dalle ancherie a cui spesso andavano incontro. ....Sembra inoltre che, per un certo periodo, il governo veneziano le invitasse a stare sui balconi a seno scoperto per arginare il diffondersi dell'omosessualità.
Era molte:nel censimento fatto a Venezia nel 1509 venivano contate 11.164 "femene da partito", cioè cortigiane. La loro professione non era considerata disonorevole, anzi spesso erano invidiate per il loro tenore di vita e per le amicizie che potevano vantare.....
Proprio per i visitatori stranieri venivano pubblicati veri e propri "cataloghi" di cortigiane con nomi, indirizzi e costo della prestazione."


Inviato

indubbiamente le cortigiane di Venezia avevano fama di essere le piu' affascinanti e colte dell'Europa, forse anche per l'attrazione che Venezia esercitava anche come città dei desideri nell'immaginario collettivo che resto' immutato per secoli, Ancora alla fine del XVI secolo il Gran Ferdinando De Medici

uno degli uomini più intelligenti, colti, brillanti ma anche più libertini e, detto tra noi, più dannatamente affascinanti del suo tempo… - non esitò a usare qualsiasi mezzo a sua disposizione per estorcere al suo bigotto genitore l’autorizzazione a viaggiare alla volta di questa sorta di ‘città delle meraviglie’… meraviglie artistiche, architettoniche, storiche, ma certamente anche muliebri


Supporter
Inviato

Vi riporto un passo tratto da; "storia insolita di Venezia" di Marcello Brusegan - ed. Newton Compton Editori.

"....In questa città cosmopolita.....[la prostituzione] era considerato un male necessario oltre che scuola di vita. Il fenomeno delle cortigiane era tollerato e anche quasi incentivato. Fino dal XIV sec erano sottoposte alla vigilanza dalla magistratura dei "Signori della notte" e dei capisestiere..che avevano compiti di polizia.

Non potevano abitare in case comuni, non potevano frequentare le osterie e potevano girare per la città soltanto il sabato.

......Se è vero che lo Stato emanava norme per loro molto restrittive è anche vero che più volte le tutelava con delle leggi appropriate per proteggerle dai suprusi e dalle ancherie a cui spesso andavano incontro. ....Sembra inoltre che, per un certo periodo, il governo veneziano le invitasse a stare sui balconi a seno scoperto per arginare il diffondersi dell'omosessualità.

Era molte:nel censimento fatto a Venezia nel 1509 venivano contate 11.164 "femene da partito", cioè cortigiane. La loro professione non era considerata disonorevole, anzi spesso erano invidiate per il loro tenore di vita e per le amicizie che potevano vantare.....

Proprio per i visitatori stranieri venivano pubblicati veri e propri "cataloghi" di cortigiane con nomi, indirizzi e costo della prestazione."

Ciao

Proprio così...avevano scollature tali che il seno era in bella mostra. Veniva ricoperto di "cerussa" (pigmento pianco a base di piombo), oppure con un impasto di lumache schiacciate nel mortaio, con latte di capra, grasso di maiale e canfora. :wacko:

I capezzoli venivano ravvivati da un tocco di carminio, in tono con il colore delle labbra. :unsure:

I peli del pube venivano spesso intrecciati con nastri di seta. :blink:

Oggi verrebbero prese per matte.......ma allora, evidentemente, non era così...

luciano

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Inviato

segue dal precedente

Certo è che le cortigiane più importanti riuscirono bellamente a farsi beffe delle leggi suntuarie, grazie anche alle notevoli protezioni di cui godevano. Una tal Tulli d'Aragona, originaria di Roma, ma trapiantata a Venezia, riceveva tranquillamente nel suo salotto artisti e letterati; lei stessa sapeva scrivere in prosa e versi poetici.

Così pure la celeberrima Veronica Franco; nella sua casa a Santa Maria Formosa, riceveva esponenti della più elevata nobiltà, poeti, letterati e artisti anche stranieri; anche lei fu autrice di opere, come il volume Terze Rime, dedicato al duca di Mantova o il libro Lettere familiari , dedicato, pensa un po', al cardinale Luigi d'Este.

A sua volta era invitata e partecipava a ritrovi nei migliori salotti dei più stimati letterati, tra i quali Domenico, Maffio e Marco Venier, suo principale pigmalione e affezionato “amico”, ma anche di artisti come il Tintoretto.

Siamo alla fine del secolo e con la peste del 1575 ci fu una vera decimazione; è comprensibile, quelle che potevano, scappavano per lidi più sicuri e quelle che non potevano, perché non godevano di protezioni o perchè a corto di soldi, rischiavano di venir “assoldate” dal governo per alleviare le pene dei moribondi nel Lazzaretto.

La nostra Veronica riuscì a scappare, ma la casa le venne saccheggiata e perse così gran parte del suo patrimonio, il processo del quale ho già detto e le sue reiterate, e mai accolte, suppliche al governo perché si facesse in parte carico del finanziamento per creare una casa accoglienza di prostitute madri, non sono altro che le ultime imprese notate di una “regina”; l'epilogo sarà l'esercizio del mestiere fino alla fine dei suoi giorni, il 1591, per sopravvivere e mantenere i suoi 5 figli.

Beffa del destino fu che il governo realizzò la casa accoglienza, ma lei non fu mai ospitata.

Fine

Luciano

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Inviato

Curiosità

nel medioevo si riteneva bella una donna con grossa corporatura ma non grassa. Di sicuro erano out le donne gracili e magre secondo lo standard che la magrezza era sinonimo di carestia e malattie. Il seno doveva essere abbondante e la scollatura portata al limite della provocazione. La carnagione doveva essere più chiara possibile, tanto da far vedere le vene blu in trasparenza. Di contro il colore scuro della pelle abbronzata era proprio di chi stava al sole e svolgeva lavori umili. Al tempo tutta la popolazione era solita lavarsi una volta l’anno per via dell’assenza o dell’inquinamento dell’acqua. Per cui, pur facendo molto uso di acqua di colonia e profumi vari, il problema principale del tempo era sicuramente il fetore. Anche i trucchi, usati abbondantemente nell'epoca romana, vennero abbandonati. La donna, doveva essere più al naturale possibile e il viso chiarissimo con esclusione delle gote

la prima casa autorizzata dalla legge e di fatto costruita, aprì i battenti a Messina nel 1432 durante il regno di Alfonso d'Aragona. Nell’editto era scritto a chiare lettere che "Le femmine non hanno diritto a preferenza in fra questo e quell'ospite. Tutti quelli che si presentano devono essere ricevuti e accontentati eccezion fatta per i leprosi, i briachi fuori di senno e coloro che mostrassero pustole e piaghe ripugnanti all'eccesso". :mega_shok: Per ragioni sempre legate al controllo dell’ordine pubblico si divisero le prostitute in diverse categorie: la donna innamorata, una specie di cortigiana del tempo, la concubina che frequentava uomini di elevato ceto sociale, la cantunera, cioè colei che si prostituiva per le strade, la “donna di partito” che esercitava nei luoghi autorizzati dalla legge, la “schiava”, costretta con la violenza a prostituirsi.


  • 1 anno dopo...
Supporter
Inviato (modificato)

Buona giornata

A distanza di un anno, complice il convegno numismatico di Bergamo, al quale sono stato questa mattina, riprendo questa discussione.

Vi posto una “Parte” (Legge) che riguarda gli obblighi ai quali le meretrici dovevano sottostare.

Una delle tante che si sono succedute nel tempo; questa è dell'11 marzo 1653 e, temo, come tutte le precedenti e successive, sarà stata snobbata... ma, d'altra parte, si sa e l'ho già scritto che: “Parte veneziana non dura una settimana” ….

Buona lettura.

Saluti

luciano

Parte meretrici 1.pdf

segue...

Modificato da 417sonia
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