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Modificato da L. Licinio Lucullo
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Nel 137 comparvero, per la prima volta, tipi che si distaccavano dalla tradizionale scelta iconografica, sulle monete RRC 234/1 e RRC 235/1. Ciò nonostante, anche i “nuovi” tipi richiamavano iconografie già apparse nella tradizione monetale della Repubblica: il giuramento dell’aureo RRC 28/1 e la lupa che all’atta i gemelli della diracma RRC 20/1.

La legenda a lungo è stata ritenuta parte dei tria nomina del monetiere; sembra ormai assodato che si riferisca al solo Faustolo, senza volontà di rivendicare una discendenza da lui. È invece indiscutibile la spiccata valenza celebrativa, forse in connesione con l’assedio di Numantia (134-133): la rappresentazione del mito ricorda il favore divino, dopo gli episodi di prigionia dei consoli e la disfatta di Mancino. Il tipo sembra avere anche un collegamento cercato dal monetiere con il generale Q. Pompeius. Il R/ è “un vero quadretto di genere ove l’unico elemento rigido è rappresentato dalla lupa la cui lunga coda svolge, nel quadro compositivo, la funzione di staccare e porre in secondo piano la figura del pastore, ammirato e perplesso. Il fico ruminale è rappresentato da un arido alberello che a stento ingentilisce la sua secchezza con la presenza di qualche uccellino […]. La vivacità della rappresentazione dei due pupi è sorprendente e risalta maggiormente per l’espressiva ferocia della belva […] trattata con semplicità ed immediatezza” (E. Bernareggi, Eventi e personaggi sul denario della repubblica romana, 1963)

La raffigurazione del bastone di Faustolo non è casuale: esso divenne il lituus, bastone augurale di Romolo, conservato e venerato fra le reliquie della Repubblica.

Modificato da L. Licinio Lucullo
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Questa emissione è molto importante, attestando una definitiva sedimentazione della leggenda dei gemelli.

Significativa la presenza del picchio, animale totemico, relitto della religione romana più arcaica (Carandini, "Remo e Romolo").

Modificato da L. Licinio Lucullo

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