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Il monetario viene spesso identificato in T. Didius T. f. Sex. n., tribuno nel 103, pretore nel 101, governatore in Macedonia dove nel 100 sconfisse gli Scordisci ottenendo il trionfo. Console nel 98, restaurò la Villa Publica e per questa ragione è commemorato (forse da un discendente) sul denario Cr. 429/2 (dove il nomem della gens è mutato in DIDIus). Proconsole in Spagna Citeriore dal 97 al 93 si guadagnò un secondo trionfo; legato di Silla durante il bellum sociale, morì sul campo di battaglia, alle falde del Vesuvio, nell’89.

Crawford attribuisce a lui l’emissione e interpreta il R/ come un combattimento fra due gladiatori, uno armato di frusta l'altro di bastone. Anche Banti nel suo Corpus vi vede un combattimento fra gladiatori.

L’interpretzione più diffusa riconosce tuttavia nel R/ un episodio delle guerre servili, per la differenza tra i due personaggi (quello di sinistra è chiaramente più maestoso) e per le armi usate (frusta contro bastone o spada). Osserva al riguardo Alteri: "Un guerriero romano, armato di scudo e spada, sta colpendo colla frusta o lo staffile un guerriero armato anch'egli di scudo e spada, ma che si difende senza contrattaccare". Precisa Bernareggi (Eventi e personaggi sul denario della Repubblica Romana): "Il dritto e il retro sono in stretta correlazione tra di loro. La testa di Roma galeata ha un'aria tranquilla, è imponente per la sua serenità. Una guerra di schiavi non può evidentemente creare preoccupazioni alla potenza romana. Il R/ completa questa visione distaccata e sprezzante della contingenza sanguinosa. Il soldato romano non userà la sua spada contro il servo riottoso; basterà che alzi lo scudiscio e questi sarà soccombente: le ginocchia gli verranno meno, il braccio alzato per colpire gli ricadrà all'indietro, cercherà solo di difendere il volto dai colpi prima di cadere prostrato. Forse nella realtà le cose non andavano nel senso giusto, ma l'effetto suggestivo è immediato, l'efficacia propagandistica di questo denario è notevolissima".

Babelon e Gianfranco Casolari (I Denarî della Repubblica Romana) ritengono che il denario rappresenti T. Deidius, padre del monetario, pretore in Sicilia nel 138 o nel 135, mentre con il flagellum colpisce un capo degli schiavi armato di spada (la prima guerra servile si svolse in Sicilia tra il 135 e il 132 ma fu soffocata dai consoli C. Fulvio Flacco, Calpurnio Pisone e Publio Rupilio, non da Didio).

Riccio e Amisano, infine, attribuiscono l’emissione al figlio del console del 98 (abbassandone quindi la datazione, forse a dopo la sua morte) ritenendo che commemori un episodio della vita di quest’ultimo: quando giunse in Illirio, sulle terre sconvolte dagli Scordisci, trovò l’esercito in stato di prostrazione e fece immediatamemnte irrigidire la disciplina per riportarlo a combattere. La moneta rappresenterebbe un centurione che fustiga un legionario indisciplinato

Modificato da L. Licinio Lucullo

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