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Inviato (modificato)

Ciao,

volevo subito mettervi al corrente che questa discussione non ha stretto legame con la presente Sezione ma intendo mettervi al corrente di questa importante scoperta. Inoltre mi permetterà di delinearvi un breve resoconto sulla conquista romana nel settore nord-orientale dove risiedo. Dopo circa una settimana di visione la sposterò nella Sezione “Storia ed Archeologia” dell’amico Flavio che più le compete, come già fatto qualche tempo fa per la discussione sul sito romano di Burnum.

Chiaramente, se ci fosse qualche problema in merito mi rendo disponibile ad anticipare lo spostamento… ma spero comprenderete il mio entusiasmo e chiuderete un occhio… dopo aver letto la notizia! ;)

In data odierna sposto la discussione, come promesso, nella Sezione sopra indicata. Mi auguro che venga compresa l'importanza di questo ritrovamento che riveste particolare spicco nella romanizzazione dell'area nord-orientale dell'Italia ma soprattutto perchè di tratta di un ritrovamento di estrema rarità a livello internazionale.

Al momento infatti sono noti solo alcuni siti coevi come quello in Germania cui fa cenno Flavio (Hermeskeil - http://www.livescience.com/23197-germany-roman-fort.html ) e in Spagna (vedi il pdf Quesada Roman Army). Si tratta comunque di evidenze archeologiche più recenti.

Oltre ai rinvenimenti romani sono venute alla luce testimonianze di abitati preistorici (Età del rame?) e protostorici finora ignoti.

Si tratta di uno dei pochi lavori del genere svolti con utilizzo della tecnologia LiDAR su un territorio così vasto.

Per quel che ne so qualcosa di analogo venne svolto in Germania, nella Foresta Nera e alla fine di tale analisi i siti noti vennero decuplicati.

Un analogo caso è quello del territorio tra Yucatan e Guatemala dove il LiDAR ha permesso la mappatura di insediamenti, strade e quant'altro della Cultura Maya e celati dalla vegetazione.

http://www.nytimes.com/2010/05/11/science/11maya.html?_r=0

http://www.caracol.org/include/files/chase/ChaseEtAl2011.pdf

Insomma una tecnologia spettacolare che consente la visione di strutture interrate o semplicemente celate dalla vegetazione.

Verso la fine del II secolo a.C. l’esercito romano fu impegnato in tre nuove guerre. Si trattava delle Guerre Istriane, descritte da Tito Livio nel suo Ab Urbe Condita e che portarono alla conquista del settore nord-orientale italiano e, come conseguenza, alla fondazione di una città importante nel periodo romano imperiale come Aquileia. I primi eventi bellici furono motivati da Roma con la pacificazione di un territorio occupato da tribù Istrie e Liburne che erano dedite alla pirateria navale e compromettevano gli scambi commerciali nel settore alto-adriatico.

La prima guerra istro-romana risale al 221 a.C. quando Roma si scontrò con Cenomani e Insubri. Loro alleati, gli Istri sconfitti divennero tributari dell’Urbe.

La seconda guerra istro-romana si svolse nel 178 a.C. Sembra che i Romani sbarcassero nei pressi della futura Tergeste, nella piana di Zaule (?) e fondarono un insediamento militare. Gli Istri osservarono con molta attenzione i movimenti dei Romani.

Secondo le fonti classiche, durante una giornata di nebbia, i primi attaccarono l'accampamento mal difeso. L'attacco creò un grande panico tra i Romani e non furono più in grado di valutare il reale pericolo di quella minaccia. Gli Istri approfittarono della situazione per cacciare in mare gli avversari. Poiché i Romani credettero che un consistente esercito avesse invaso il territorio, il console Manlio Vulsone, con i suoi 1200 uomini presenti nell'accampamento, decise di ritirarsi e contemporaneamente inviò dei messi affinché ricevessero degli aiuti. Nel frattempo gli Istri penetrarono nel campo romano abbandonato e saccheggiarono le scorte di cibo e vino abbandonate. I Romani si riorganizzarono e decisero di colpire gli Istri nell'accampamento. I soldati di Epulo, il Re Istro, furono colpiti improvvisamente e non riuscirono ad opporre alcuna resistenza, in quanto ubriachi.

Ricomposto l'esercito che svernò ad Aquileia, l'Urbe decise di preparare la campagna militare contro l'Istria, la cui vittoria avrebbe portato la stabilità nell'area adriatica. Nel 177 a.C. un esercito di 22.400 uomini e 1.200 cavalli al comando del console Manlio Vulsone mosse verso gli Istri.
L'esercito repubblicano penetrò in Istria, distrusse ed incendiò tutto ciò che incontrò al suo cammino.
Gli Istri presero le armi e si scontrarono con l'acerrimo nemico in una zona a noi ignota della penisola.
L'esito della battaglia fu disastroso per gli Istri che perdettero circa 4.000 uomini. Dopo questa disfatta gli Istri si asseragliarono nelle loro città, e sperarono che dalla loro capitale Nesazio sarebbero stati capaci di opporre una tenace resistenza.
I Romani giunsero sino alla capitale del regno dei Epulo e la assediarono.



Modificato da Illyricum65
spostamento discussione

Inviato

In realtà la narrazione di Tito Livio lascia alcuni punti oscuri e non sono ben note le città che furono distrutte durante le varie guerre: solo Nesazio è stata riconosciuta in una località su altura sita nei pressi di Pola.

Nesazio, oltre ad essere molto probabilmente il maggiore centro degli Istri (Histri), loro capitale regale e religiosa da cui dopo la penisola stessa prese il nome, salì all'onore delle cronache al momento della conquista romana nel 177 a.C.: il castelliere fu una delle ultime sacche di resistenza nella penisola (assieme ai due centri fortificati di Mutila e Faveria, pure essi nella bassa Istria) e sopportò un lungo assedio e la deviazione delle acque che lo rifornivano prima d'essere espugnato e saccheggiato. Prima dell'entrata delle truppe romane buona parte della residua popolazione, tra cui il re histro Epulo (o Epulone) e l'intera sua corte, preferì il suicidio piuttosto che arrendersi e cadere in schiavitù a un nuovo sistema romanizzato da loro visto come barbaro ; i rimanenti sopravvissuti furono quasi tutti ridotti in schiavitù. La vicenda è narrata nel "De Bello Histrico" (andato perduto) e riportata da Ennio nei suoi Annales e da Livio nel Ab Urbe Condita.
Pare che ancora successivamente, per sedare una rivolta delle popolazioni istriane non ancora dome, reparti romani guidati dal console Claudio Pulcro occuparono la cittadella e la distrussero nel 129 a.C.

La cittadella così sottomessa divenne quindi un munito castrum romano ed in seguito, tornata a fiorire, sarà elevata a municipium autonomo. Ma durante il lungo periodo romano la sua importanza sarà offuscata da quella della vicina città di Pola che i romani eressero a principale centro della penisola.

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Basilica da Nesactium

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Resti tempio romano


Il centro era posto lungo la Via Flavia, importante strada romana che provenendo da Pola proseguiva oltre l'Arsa lungo la riviera liburnica. È appurato che Nesazio continuò a fiorire nel periodo paleocristiano e bizantino, come testimoniano le rovine di ben due basiliche paleocristiane, riuscendo a resistere e ad opporsi alle prime invasioni in Istria nel V secolo, fu invece duramente colpita dalle successive incursioni dei secc. VII-VIII che la rasero al suolo.

(tratto da Wikypedia)

Questo in riassunto quello che rimandano le fonti storiche. E finora non erano state individuate presenze romane relative alle campagne militari della conquista romana. Fino ad oggi.

Posso annunciarvi che nel 2012 è stato individuato sull’altipiano triestino un insediamento databile in base alla ceramica al II secolo a.C. verosimilmente riferibile alle campagne di cui sopra o almeno al primo periodo di conquista romana.

In questo ultimo periodo è uscito un articolo su una rivista internazionale e in questi giorni si sta dando diffusione a livello nazionale.

Inoltre, con malcelato orgoglio, posso dirvi di aver portato con un piccolo modesto contributo articolo sulla scoperta (infatti compaio tra gli autori dello stesso). Ma il maggior merito va al Dottor Federico Bernardini, colui che ha avuto l’occhio e l’intuito per insistere nelle ricerche e fare questa importante scoperta.

Vi allego alcuni link:

L’abstract dell’articolo principale

http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0305440312005547

(in inglese)

Un articolo della stampa nazionale e uno su quella locale

http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/13_gennaio_18/carso-scoperto-antico-accampamento-romano_a54c4cec-6149-11e2-8866-a141a9ff9638.shtml

http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/01/20/news/gli-antichi-soldati-romani-accampati-sul-carso-1.6379864

Ciao e grazie per l'attenzione

Illyricum

:)

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Inviato

Ciao Ilyricum :) .

Comprendo il Tuo entusiasmo ed anzi non solo chiuderò un occhio ma anche l'altro (in pratica non ci vedo più).

Notizia veramente interessante.

Ausilio tecnologico, il LIDAR, veramente efficace per l'archeologia che, da quanto mi dicono e leggo, in questi ultimi tempi apporta notevoli contributi anche nello studio di Aquileia.

Si tratterebbe di una scoperta che, dal punto di vista storico e storico-militare, nulla avrebbe da invidiare alla recente scoperta dell'accampamento d'epoca cesariana ad Hermeskeil.

Da quanto letto nei link da Te postati, gli elementi sui quali si baserebbe l'attribuzione della scoperta mi sembrerebbero alquanto positivi, seppur ancora minimi.

Speriamo possano essere al più presto condotte ricerche archeologiche puntuali e speriamo, ancor di più, che non divenga prima terreno di caccia dei soliti sciacalli.


Inviato

Speriamo possano essere al più presto condotte ricerche archeologiche puntuali e speriamo, ancor di più, che non divenga prima terreno di caccia dei soliti sciacalli.

Ciao Flavio,

in effetti la comunicazione "ufficiale" sulla rivista internazionale è quella interessante scientificamente.

La presentazione al pubblico è importante a livello di diffusione preliminare della scoperta ma allo stato attuale porta anche ad un rischio potenziale di "nighthawking" ovvero di "sciacallaggio".

La speranza è che le istituzioni pubbliche o qualche finanziatore comprendano l'importanza del sito e vi effettuino dei sondaggi a conferma ed integrazione dei primi dati evidenziati dalla ceramica. Il sito finora era di difficile identificazione, soggetto a rimboschimento e non vi erano grosse evidenze se non qualche coccio qua e là. Nel 1900 Merchesetti descriveva "ceramiche protostoriche e più recenti" presso un "castelliere a doppia recinzione".

Sarebbero necessari dei sondaggi in profondità per portare alla luce reperti che se ci sono sono sepolti tra le rocce calcaree di base.

Curioso è anche il fatto che ci sia un primo recinto ed una struttura all'interno con asse diverso da quello della struttura principale.

Si tratta a mio parere di due costruzioni successive.

Nell'area giuliana c'è un'altra struttura che a suo tempo fu interpretata come forte romano più o meno alla distanza che gli storici latini davano dal mare.

Insomma ci sarebbe tanto da studiare e rivedere.

Come inoltre segnalato nel testo sul Journal of Archeology la scansione LiDAR ha evidenziato in altre zone strutture protostoriche che "normalmente" non sono rilevabili: recinzioni di castellieri, probabili torri, tumuli... un grande strumento di analisi del territorio... Quando ho visto le prime immagini sono rimasto stupefatto!

Ciao

Illyricum

:)


Inviato (modificato)

Ne sono venuto al corrente stamattina, ma il monte Grociana Piccola non l'ho mai sentito (guarda che ignorante...) sicuramente dalle parti di Grozzana, ma verso il monte Concusso o verso la Val Rosandra?

Devo vederlo, chissà quante volte sono passato di là...

[edit] trovato, adesso ho capito esattamente dov'è:

Si percorre la SS. n. 14 da Basovizza verso il valico di Pese e si svolta poi a destra in direzione di San Lorenzo e Draga Sant’Elia. Poco dopo l’incrocio, sulla destra parte un sentiero che conduce fino alla sommità del Monte Grociana Piccola.

Modificato da Exergus

Inviato

Nell'area giuliana c'è un'altra struttura che a suo tempo fu interpretata come forte romano più o meno alla distanza che gli storici latini davano dal mare.

Interpretato e poi smentito o confermato come forte romano ?

Di che sito si tratta ?

Conosco il "Castellazzo di Doberdò", prima castelliere protostorico e poi riutilizzato in epoca tardo romana come probabile sito fortificato militare (si leggono molto bene le murature protostoriche e le fasi edilizie romane, nonostante le distruzioni della grande guerra), ma non credo Ti riferisca a questo sito.


Inviato

Si percorre la SS. n. 14 da Basovizza verso il valico di Pese e si svolta poi a destra in direzione di San Lorenzo e Draga Sant’Elia. Poco dopo l’incrocio, sulla destra parte un sentiero che conduce fino alla sommità del Monte Grociana Piccola.

Exergus, si può organizzare un'uscita con Bernardini, credo... ;)

Conosco il "Castellazzo di Doberdò", prima castelliere protostorico e poi riutilizzato in epoca tardo romana come probabile sito fortificato militare (si leggono molto bene le murature protostoriche e le fasi edilizie romane, nonostante le distruzioni della grande guerra), ma non credo Ti riferisca a questo sito.

Complimenti Flavio, dimostri un'ottima conoscenza di questa zona così distante da Augusta Taurinorum!

Castellazzo di Doberdò è locato all'inizio del Vallone di Gorizia, su un'altura che presenta una parte terminale scoscesa e ben difendibile. Questa è delimitata sulla parte pianeggiante da spesse murature (ampliate in più epoche) a secco. Vi si rinvennero selci microlitiche (a semilune) probabilmente dell'età del rame, ceramiche protostoriche dei castellieri e monete romane, dimostrando una frequentazione protratta per varie epoche. I resti sono esposti presso il Museo del Castello di Gorizia, se ben ricordo.

Quello che intendo io è questo: il Monte San Rocco, ovvero la collina che si erge dirimpetto allo stabilimento siderurgico della Wartsilia (ex-Grandi Motori).

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Nell foto quello cerchiato è il Monte Usello, che sorge su una collina a destra dell'entrata dello stabilimento industriale. Dopo lo scasso terrigeno dovuto alla messa a coltura di olivi vi emersero delle ceramiche protostoriche e romane.

L'altra foto è del Monte San Rocco appunto, rilievo arenaceo (noto anche per essere una località con fossili marini) che, visto da una quota maggiore (e pure al LiDAR) evidenzia delle strutture murarie. Nel Medioevo vi si ergeva una piccola cappella votiva ed è possibile che si tratti del quadrato più piccolo. La

recinzione trapezoidale potrebbe essere legata all'impianto di un forte romano. Tra l'altro ai piedi del colle scorre il Torrente Rosandra e nelle descrizioni degli storici latini si accenna che gli Istri attaccarono le truppe romane lungo la strada che percorrevano sino al corso d'acqua da cui la attingevano. Il presidio doveva essere di una certa dimensione, venendo descritte torri e bastioni e non un semplice campo di sosta temporaneo.

La postazione si troverebbe all'ingresso della Val Rosandra che funge da accesso all'altipiano e vi si trovavano vari castellieri a presidio (Monte San Michele, Monte Carso i più vasti).

Purtroppo non vi sono mai stati eseguiti sondaggi e tra l'altro la zona odiernamente è utilizzata come campo da motocross. In superficie vi furono rinvenute abbondanti ceramiche di età romana.

Ciao

Illyricum

:)


Inviato

Purtroppo il sito di monte San Rocco non è solo un campo da motocross, che sarebbe il meno... è stato usato per anni come discarica di inerti (e non solo), adesso in superficie si trovano ancora ceramiche (moderne...) piastrelle, calcinacci e rottami vari, ferraccio, plastica, eternit e altre schifezze del genere, ci ho fatto una passeggiata tempo fa, una tristezza...


Inviato

DE GREGE EPICURI

Complimentoni al membro della Società per la Preistoria e Protostoria del Friuli Venezia Giulia. Mi de archeologia no capisso gnente, ma la discussiòn dei "aborigeni" sul Piccolo la xe propio còcola!

  • Mi piace 1

Inviato

Ciao,

pongo alla vostra attenzione il ritrovamento sopra descritto.

Spero di riscontrare il vostro interesse.

Ciao

Illyricum

:)


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