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In Lazio e Campania si diffuse, a partire dall'epoca della Seconda Guerra Punica e sino alla fine del Bellum Sociale, una monetazione enea locale, sia imitativa che con caratteristiche proprie, sviluppata soprattutto per sopperire alla carenza di monete di piccolo taglio.
I rinvenimenti noti provengono dal bacino del Liri e dagli scavi di Pompei e sono stati studiati e catalogati da Clive Stannard (Riconiazioni e monetazione imitativa nella tarda Repubblica, 2003; Provisional catalogue of Pompeian pseudo-mint, 2010), che le distingue fra:
– imitazioni di piccoli nominali ufficiali romani, probabilmente falsificazioni prodotte per circolare unitamente ai tipi copiati, fra cui in particolare gli assi fiduciarî di Luceria (Cr. 97/28) e Canusium, cui quindi sarebbero coevi (211-208). Si distinguono per lo stile più povero (sebbene sia probabile che alcuni esemplari, riusciti meglio, prendessero effettivamente il posto di quelli ufficiali e, pertanto, non siano ormai più riconoscibili) e il peso inferiore (tra 2 e 3 grammi). Forse, quindi, furono tollerati o anche emessi da comunità locali, per sopperire alla carenza di spiccioli e, quindi, accettate "a peso", come once.
– monete con tipi originali, sicuramente in circolazione nel 140 (data in cui naufragò una nave che li trasportava) e vi permasero sino al 90 (come attestano alcune riconiazioni ufficiali sopra di essi); probabilmente, scomparvero subito dopo. Si deve ritenere che fossero emissioni di una o più autorità locali, riconosciute da Roma (secondo Stannard) o in lotta contro di essa (secondo altri studiosi).
– imitazioni rudimentali di emissioni straniere, affiancate a una consistente presenza delle stesse monete straniere autentiche, rinvenute in gran copia sia nel bacino del Liri che a Pompei. La maggior parte dei tipi imitati provengono da Ebusus, altri da Massilia. Le monete originali copiate comprendono un arco temporale dalla fase antecedente alla Seconda Guerra Punica (dalla metà del II secolo, a Pompei) alla fine del primo secolo. Il conteso dei ritrovamenti (compreso un quadrante romano posteriore alla lex Papiria del 91, sovraimpresso a una moneta autentica di Ebusus) fa ritenere che questa monetazione terminasse dopo il 91, probabilmente verso l'89.
Fra le caratteristiche comuni, le emissioni sono anepigrafiche o, comunque, recano legende che identificano persone e non luoghi; inoltre i pezzi in bronzo sono spesso associati a quelli in piombo.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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Il bronzo (bioncia?) recante al R/ la pantera con tirso nelle fauci (SNG ANS 772; SNG Cop. 345) è l'emissione più comune fra le coniazioni del bacino del Liri (circa il 14% dei pezzi rimasti). Veniva originariamente ritenuta una bioncia di Capua degli anni 216-211 (Gr.); Robinson invece l'attribuisce a una comunità in lotta contro Roma durante la campagna annibalica; Garucci infine l'attribuisce a Volsinii (provenenedo molti ritrovamenti da Bolsena). Alcuni esemplari sono stati trovati anche a Roma, Lungotevere Testaccio, uno in Spagna, molti infine dal bacino del Liri. Il R/ richiama peraltro coniazioni ufficiali romane (RRC 16/1, 464/7 e 494/36 e bronzi imperiali). È quindi probabilmente una coniazione pseudo-ufficiale del Liri (databile al 140-89) di un'autorità ormai ignota (Stannard), oppure una coniazione di emergenza romana. Oggi è correntemente classificata come oncia di Minturnae.

Stannard (15-19) distingue tre emissioni:
- gruppo più antico, di stile curato. In media: diametro 19,6 mm, peso 7,34 g;
- stile più approssimativo. In media: 15,37 mm, 4,95 g;
- ultima emissione, con stile rozzo. Il tirso, non più affusolato, termina con una doppia e grossa pigna. In media: 15,79 mm, 3,99 g.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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Esiste una variante (Stannard 20) che al D/ reca l'effige di Apollo; al R/ compare una linea di esergo sotto la pantera.

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Modificato da L. Licinio Lucullo

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