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Secondo Crawford, l'attribuzione di questo gruppo di monete alla zecca di Narbo, prima colonia romana d’oltralpe, si ricollega al fatto che, dei due firmatari dell’emissione, L. Licinius Crassus aveva caldeggiato la deduzione della colonia contro l’opposizione del Senato, mentre Cn. Domitius Ahenobarbus aveva costruito la prima strada romana della Gallia, la via Domitia, che appunto collegava la colonia all’Italia. Inoltre, tutte le monete del gruppo presentano unità di stile e singolarità rispetto alle emissioni romane coeve: sono firmate sempre, al R/, da L. Licinius Crassus e Cn. Domitius Ahenobarbus (forse perchè duoviri coloniae deducendae) e alternativamente, al D/, da altri cinque magistrati monetari (forse come curatores denariorum flandorum): M. Aurelius Scaurus (Cr. 282/1); L. Cosconius (Cr. 282/2); C. Poblicius Malleolus (Cr. 282/3); L. Pomponius (Cr. 282/4); L. Porcius Licinus (Cr. 282/5).

L. Licinius Crassus diventerà poi console nel 95. Cn. Domitius Ahenobarbus è probabilmente il monetario di un altro denario, battuto a Roma nel 116 o nel 115 che sarà poi console nel 96; oppure si tratta del console del 122 (figlio dell’omonimo del 162 che, appena eletto, si recò nella Gallia Transalpina per muovere guerra agli Allobrogi, colpevoli di aver dato asilo a Tutomotulo, re dei Salluvi, nemici dei Romani, che avevano devastato il territorio degli Edui, alleati di Roma). Quest’ultimo nel 121, con l'assistenza del generale Quinto Fabio Massimo Allobrogico, sconfisse una coalizione di Allobrogi e Arverni, comandata dal re Bituitus (o Vituitus), presso l'oppidum di Vindalium, alla confluenza del Sulga e del Rodano. Dopo questa vittoria la pacificazione del territorio proseguì senza più resistenza. Nel 118 creò la colonia di Narbo Martius (Narbo è il nome locale del fiume e Martius deriva dalla dedica a Marte), che divenne presto il centro principale della provincia della Gallia Narbonense. Per collegare più facilmente la nuova colonia con l'Italia, Gneo Domizio Enobarbo ordinò la costruzione di una strada che prese il suo nome, la Via Domizia, che collega le Alpi alla valle del Rodano, arrivando fino ai Pirenei. Questa via, costruita inizialmente per scopi militari, fornì un forte stimolo per lo sviluppo dell'economia, e agevolò gli scambi commerciali della provincia con Roma e la Spagna. Rientrato a Roma divenne censore nel 115 con Lucio Cecilio Metello Diademato; morì intorno al 104, lasciando due figli, Gneo (console nel 96) e Lucio (console nel 94).

Eckhel, ripreso da Babelon, data la moneta al 92, durante la censura di Domizio Enobarbo e Licinio Crasso e suppone che le monete rechino il loro nome, a titolo di liberalità, unitamemnte a quelli di ben 5 monetieri (Scauro, Cosconio, Malleolo, Pomponio e Porcio Licinio), indizio quest’ultimo di un intervenuto ricambio nella composizione del collegio dei triumviri.

Gli altri associati di queste emissioni non ebbero invece un cursus honorum noto.

Secondo alcuni il guerriero barbaro rappresentato sul R/ nell'atto di guidare la biga sarebbe da identificare con il re gallo Bituitus, catturato dal padre di Cn. Domitius Ahenobarbus; Crawford, pur interpretando il personaggio come un guerriero barbaro (lo testimonierebbero le armi indossate tra cui il carnyx e lo scudo con il tipico disegno a reticolo), non lo identifica come Bituitus.

Modificato da L. Licinio Lucullo

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