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La moneta presente al Museo Nazionale di Napoli (collezione Santangelo) era l'unica conosciuta fino al 1984, quando ne apparve un'altra nell'asta Schweizerische Kreditanstalt 2; dal 1999 sono comparse altre 9 monete, di cui 4 con le stesse caratteristiche (parti di un tesoretto?) e una trovata in contesto archeologico (ripostiglio di La Palma, inv. n. 282). Si contano complessivamente 7 od 8 conî del diritto e uno solo conio del rovescio.

Secondo Pierluigi Debernardi e Olivier Legrand, Roman Republican silver coins of the quadrigatus period struck in Spain, questa monetina appartiene alla terza delle serie del quadrigato emesse in Spagna (caratterizzate da stile peculiare). Questa serie, di cui si conosce un solo quadrigato (asta Aureo Calicò 227, n. 22) e due mezzi quadrigati (uno dei quali proveniente dal Cerro Colorado hoard), sarebbe stata coniata nel 215-212 da Cneo Scipione, probabilmente per ingraziarsi i favori di tribù locali, maggiormente orientate all’uso di dracme e frazionali (come si evince anche da Villaronga, Les dracmes ibèriques i llur divisors, Barcellona 1998, e da vari ripostigli spagnoli).

Gli esemplari giuntici sembrano allineati sul peso teorico di 1 scrupolo (1,137 g), valore che potrebbe essere rappresentato  dal cavallo.

Questa moneta è stata individuata con quella di cui parla Varrone (LL, v, 174) , laddove afferma che "libella la decima parte della moneta Denario, che valeva un asse del peso di una libbra, ed era piccola d'argento" (“nummi denarii decuma libella ... et erat ex argento parva”). Tuttavia, se (come i più ritengono, nummi denarii  sono da intendere i quadrigati, pesanti 6 scrupoli), questa moneta avrebbe dovuto avere un peso tendenziale di 0,6 scrupoli (0,68 g), eccessivamente lontano da quello attestato.

Quanto al suo valore, si nota che secondo Thomsen e Crawford il quadrigato era associato all'asse librate ridotto di 240 scrupoli e quindi (stante il rapporto di valore tra argento e bronzo pari a 120, attestato dalle emissioni romano-campane, da cui deriva 6*120/240=3) valeva 3 assi; la monetina in esame sarebbe allora valsa un semisse, ma ciò contrasta con la testimonianza di Varrone.

Giesecke e Pedroni preferiscono tuttavia considerare il quadrigato come una moneta del valore di 5 assi semilibrali da 144 scrupoli (6*120/144=5), che avrebbe aperto la strada verso un sistema decimale. In questo caso Cr. 28/5 sarebbe valsa (se pesava effettivamente 1 scrupolo) 0,833 assi; a questo valore fa riferimento chi ritiene che esa fosse la moneta indicata da Varrone (arrotondando 0,833 a 1).

La proposta di considerarla una litra deriva dal fatto che la didracma, in Sicilia, era suddivisa appunto in 10 litre, ma la vera litra siciliana pesava al massimo intorno a 0,8 g (esiste però una monetina coniata a Siracusa, con Artemide e Civetta, del peso di circa 1,1 g, considerata una moneta da 1,25 litre oppure, da altri, una moneta allineata allo scrupolo romano).

Infine, per Debernardi e Legrand (opera citata), corrispondendo a 1/3 di dracma essa sarebbe stata un diobolo, di valore corrispondente - nel sistema denariale - al sesterzio

Modificato da L. Licinio Lucullo

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