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Inviato

Ciao a tutti, vi sottopongo questa strana moneta che ho in collezione.

E' un grosso veneziano a nome (..) GRADONICO, sembrerebbe BArtolomeo (1339-1342) (R1) piuttosto che il più comune Pietro (1289-1311). Quello che più colpisce però è il brutto aspetto del tondello, che non pare d'argento fino (normalmente usato per i grossi almeno fino alla metà del '300) ma piuttosto una lega molto bassa (vedi le corrosioni su entrambi i lati). Il peso è leggermente calante rispetto agli standard, il che spiegherebbe il minor contenuto in fino. Voi che ne pensate? falso d'epoca o prova? O magari emissione "d'urgenza" della zeecca?

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Inviato

Io propenderei per un bel falso d'epoca, provenienza balcanica, fine Duecento primi Trecento. In quest'epoca un po' tutte le città italiane si accorgono che le buone imitazioni di qualche anno prima sono fraudolentemente peggiorate e bandiscono queste monete dalla circolazione. Prima di GRADONICO di solito c'è una sigla incomprensibile TRA / XRA e varianti.

Il verderame tradisce lo scarso contenuto d'argento della moneta, che autentica doveva contenere il massimo titolo d'argento ottenibile all'epoca.

Se non vedo male, direi che c'è anche il buchetto provocato dal punteruolo o dal chiodo che usavano i cambiavalute per "annullare" le monete false (da cui l'espressione "non valere un soldo bucato")

Complessivamente un "documento" proprio simpatico, con una bella storia da raccontare.

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Inviato

grazie!

L


Inviato

confermo la presenza di un foro in alto, nascosto in parte dalle incrostazioni di ossido di rame.


Supporter
Inviato

Buona serata

sono anch'io della stessa opinione di mfalier. Bella testimonianza.

saluti

luciano


Inviato

qualcuno mi riesce ad aiutare? ricordo un episodio dell'Inferno di Dante dove veniva descritto un falsario di grossi veneziani in Serbia o Croazia non mi ricordo. Ricordo che ne parlava un articolo su Panorama Numismatico di qualche tempo fa. Dato che questo pezzo è in qualche modo in relazione, mi piacerebbe rileggere il passo ciao grazie


Inviato (modificato)

C'é un libretto che si intitola "numismatica dantesca"... Comunque riassumo brevemente... Non si tratta di paesi lontani, é il castello di Romena... Il signore del posto (probabilmente) ordinó ad un falsario dei fiorini d'oro e lui eseguí... Ovviamente successe un putiferio diplomatico... Per poco non bruciarono vivo questo signorotto... Bruciarono comunque lo spenditore che trovarono con le monete (poverino, forse era quello che c'entrava meno :) )

Adesso faccio le citazioni per benino... Cerco il testo e copio nel prossimo post ;) .

Comunque non é questa l'unica storia documentata.

I falsari non erano una categoria che poteva vivere alla luce del sole... Chi decideva di fare moneta falsa rischiava la morte ogni giorno e spesso erano morti atroci... C'era comunque chi rischiava mosso dalla fame o dalla passione per l'illegalitá.

Addirittura troviamo giá sotto Barbarossa le prime leggi contro l'imitazione (in questo caso non falsificazione ma imitazione) ... Ricordo che giá in quel caso le pene erano parecchio severe.

Come mai si é cosí attenti alla falsificazione? Soprattutto quando si tratta di falsi o imitazioni che mantengono anche l'intrinseco adeguato la situazione pare strana.

Ricordiamo che nel Medioevo la moneta era la forma di pubblicitá piú grande; l'effige posta su di essa rappresentava prima l'autoritá temporale e, successivamente anche il sacro (ricordo le immagini dei santi che appaiono nel XIII sec.).

In modo particolare Firenze aveva il suo giglio e nel periodo delle repubbliche, la moneta era uno dei simboli a cui il popolo era maggiormente attaccato... Copiare il giglio su una moneta falsa era un atto di non rispetto e disonore molto alto... peggio di chi calpesta la bandiera di una nazione oggi... Significava lucrare sull'immagine di una cittá a scapito dei concittadini (in un tempo, poi, in cui lucrare era ritenuto immorale e peccato mortale anche se non era a scapito di nessuno e non si falsificava niente)

Modificato da magdi
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Inviato (modificato)

Trovato! ... Ho tutti gli appunti perché quando studio un argomento ricopio tutte le citazioni brevi e faccio la fotocopia dei documenti lunghi :)

Sull'argomento "falsi" ho

per il diploma di Enrico di Barbarossa potete trovarlo sul Baldassarri; si parla delle pene rivolte a chi imitasse il tipo e lo stile del denaro lucchese (riferendosi soprattutto a Pisa), in modo particolare il taglio della mano destra e la multa in oro non monetato... Questo, secondo me, non solo per il reato di lesa maestá, ma soprattutto perché si aveva la paura di destabilizzare un tipo: quando l'imitazione e l'emissione normale fossero circolate insieme, gli imitatori potevano svalutare la moneta a piacimento, causando una perdita d'immagine per il vero denaro lucchese che stava andando molto bene sui mercati.

Dante che, nell'inferno, al canto XXX, v.115 scrive "io dissi falso e tu falsasti il conio"; la nota si rivolge all'episodio in cui i conti Guidi organizzarono nel castello una zecca per falsificare fiorini ed incaricarono Mastro Adamo che fu, dunque, arso vivo.

Ho una nota dell'illustre Papadopoli che scrive di un aristocratico condannato nel veronese (siamo piú avanti... 1604)... Tale Carlo Maniscalco e il suo complice Paolo Gobbo vennero decapitati con l'accusa di falsificazione.

C'é un articolo di Bellesia su una zecca di falsari, riferita sempre allo stesso periodo e sempre nel veronese che tratta del ritrovamento di una zecca clandestina (forse la stessa?) qui troviamo tondelli da battere e (udite udite) un torsello !!!!

Saccocci ci parla, poi, del castello di Toppo in cui sono stati rinvenuti manufatti per la falsificazione delle monete. nel castello di Sacuidic si trovava una zecca clandestina e ne sono stati trovati i resti recentemente, ma ci sono diverse zecche clandestine venute alla luce negli ultimi anni, in particolare in Sardegna, Toscana, Emilia Romagna e Marche. Probabilmente anche alla Purga di Durlo (alto vicentino) si trovava una zecca clandestina. Ancora altri resti sono stati rinvenuti a Castel Corno (Val Lagarina, prov. Di Trento).

Va detto che, iniziative personali a parte, c'erano anche zecche accreditate che si impegnavano con dedizione alla coniazione di falsi; tra queste spicca Frinco (ne parla anche il Promis in "sulle monete del Piemonte). Una cittá importante, parlando di falsi d'epoca, é Passerano... In questa cittadina c'erá una fiorente attivitá di falsificazione della moneta altrui... Addirittura i Savoia arrivarono a togliergli il privilegio di coniare moneta propria.

Consiglio la lettura dell'articolo di Saccocci ( si trova all'interno di "pro costruendo Castrum et Domum de Laurentino, il castello di Toppo") e, soprattutto, se trovate qualcosa che riguarda il nord Europa vi prego di condividerlo: mi risulta che in alcune zone del nord era maggiormente in uso la falsificazione.

Modificato da magdi
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Inviato

qualcuno mi riesce ad aiutare? ricordo un episodio dell'Inferno di Dante dove veniva descritto un falsario di grossi veneziani in Serbia o Croazia non mi ricordo. Ricordo che ne parlava un articolo su Panorama Numismatico di qualche tempo fa. Dato che questo pezzo è in qualche modo in relazione, mi piacerebbe rileggere il passo ciao grazie

Stefano II Urosio, re di Serbia (Rascia) fra il 1282 e il 1321, è il protagonista di un famoso passo della Divina Commedia. A lui Dante si riferisce come "a quel di Rascia / che male ha visto il conio di Vinegia" (Paradiso XIX, 140-141).

Da vedere F. Valerani, La numismatica nella divina commedia, "Rivista Italiana di Numismatica" XXVIII (1915), pp. 193-216.

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  • 3 settimane dopo...
Inviato

Ciao a tutti, vi sottopongo questa strana moneta che ho in collezione.

E' un grosso veneziano a nome (..) GRADONICO, sembrerebbe BArtolomeo (1339-1342) (R1) piuttosto che il più comune Pietro (1289-1311). Quello che più colpisce però è il brutto aspetto del tondello, che non pare d'argento fino (normalmente usato per i grossi almeno fino alla metà del '300) ma piuttosto una lega molto bassa (vedi le corrosioni su entrambi i lati). Il peso è leggermente calante rispetto agli standard, il che spiegherebbe il minor contenuto in fino. Voi che ne pensate? falso d'epoca o prova? O magari emissione "d'urgenza" della zeecca?

Hai per caso un dato ponderale più preciso?


Inviato

domani ti so dire con precisione al milligrammo. cmq il diametro è compatibile con i grossi del periodo, lo spessore invece è inferiore e questo mi ha fatto propendere per un falso d'epoca.


Inviato

allora, il pezzo pesa 2.213 grammi. ciao. Luigi


Inviato (modificato)

allora, il pezzo pesa 2.213 grammi. ciao. Luigi

Il peso è normale. Per quel che si può vedere, il tuo esemplare non mostra quelle alterazioni dello stile e della legenda tipiche delle falsificazioni balcaniche. Sarei dunque propenso a ritenerlo un originale veneziano, forato (come è frequente nelle monete di Venezia provenienti dal medioriente) e ridotto in cattive condizioni forse per esposizione a una forte fonte di calore.

Modificato da Bartolus

Inviato

sullo stile concordo pienamente con te. anche io non avevo notato differenze sostanziali con i grossi veneziani. quello che mi faceva un po pensare erano-e sono le tracce di ossido di rame verde su entrambi i lati, che non si dovrebbero trovare su un pezzo in argento 999. il peso in effetti corrisponderebbe ai pezzi del tempo.


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