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IGNORED

Denario con "EID MAR"


L. Licinio Lucullo

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Questa moneta è citata persino da Dione Cassio (XLVII, 25): Bruto “coniò delle monete sulle quali era raffigurato un pileo tra due pugnali per dichiarare, attraverso le figure e anche la scritta, che egli, d’accordo con Cassio, aveva dato la libertà alla Patria”.

I due soli pugnali sono quindi chiara allusione a Bruto e Cassio, come capi del colpo di Stato. Gli unici ritratti sicuri di Bruto sono quelli presenti sulle monete che lo qualificano imperator: questi denarî di Plaetorio Cestiano e gli aurei di Servilio Casca e Pedanio Costa; tutti gli altri ritratti vengono identificati grazie a queste tre immagini.

Belloni, che riteneva questa moneta probabilmente coniata per pagare il soldo alle truppe (onde la scelta di qualificarsi come imperator), osserva che è l’unica emissione repubblicana in cui l’antagonista politico venga dileggiato e infamato, per affermare che Bruto, pur avendo tradito la fiducia di Cesare, aveva agito per il bene superiore della Patria.

Nodelman ha eseguito uno studio accurato del denario dal punto di vista storico-artistico, suddividendo i ritratti di Bruto in tre stili: "barocco" sugli aurei di Casca, "neoclassico" su quelli di Costa e "realistico" sui denarî di Cestiano, "il più sobrio e più preciso", a sua volta suddiviso in due categorie, una 'plastica' e una 'lineare', suggerendo che entrambi siano stati ottenuti da un medesimo prototipo.

Non si esclude comunque che il ritratto non sia di Marco, il cesaricida, ma di Lucio, il fondatore della Repubblica, per via della barba (come nel cosiddetto "Bruto Capitolino"). Marco si vantava di conservare un'immagine di Lucio; sembra quindi compiere una trasfigurazione dalla rappresentazione del presunto avo a quella inquietante, inaccettabile nella vecchia cultura romana, del vivo congiurato.

Cahn ("EIDibus MARtiiis", in Numismatica e antichità classiche, XVIII, 1989) ha censito 56 esemplari del denario ritenuti autentici.

Un esemplare in ottimo stato di conservazione (3,82 gr per 19 mm di diametro) è stato scoperto nel 1996 a Petres, nella Macedonia greca (numero di inventario 3629), entro un contenitore presente in una delle abitazioni poste sull'acropoli, assieme ad altri 124 denari che vanno dal 105 al 43-42 (P. Adam-Veleni in Οβολός 4, Tο νόμισμα στο μακεδονικό χώρο, University Studio Press, 2000).

Il Portable Antiquities Scheme britannico riporta la registrazione, effettuata da un privato, di un secondo rinvenimento, avvenuto nell’Oxfordshire (i.d. FAPJW-E8D710).

Bruto a Filippi aveva la possibilità di contare su vicine miniere in grado di dare oro e argento (situate nei Monti Lekani e sfruttate sino all’epoca ottomana, come risulta dagli atti del simposio “Old World archaeometallurgy", Heidelberg 1987) e questa potrebbe essere una delle ragioni per avere stabilito il quartiere generale proprio in questa località, oltre alla sua buona posizione strategica fra Grecia e Asia Minore.

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  • 2 settimane dopo...

Le foto del rinvenimento e il riassunto in Inglese dell'articolo:

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