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Inviato (modificato)

Ipotesi di datazione (in ordine crescente di data proposta):

  • Marchi e Tessieri (1839) prima del 673, regno di Numa Pompilio;
  • Eckhel (1792) prima del 539, regno di Servio Tullio;
  • Mommsen (1860) 450, dopo i decemviri;
  • Corradi (2003) nel 423;
  • Lenormant (1844) dopo il 390;
  • Samwer e Bahrfeldt (1883) prima del 350;
  • Milne (1942) dopo il 289 o (1946) dopo il 350;
  • Forzoni (1995) prima del 338, battaglia di Anzio;
  • Hill, Cesano, Breglia, Alteri, Panvini Rosati dopo il 338, battaglia di Anzio;
  • Babelon, Soutzo e Grueber dal 338 al 269;
  • Haeberlin dal 335 al 286;
  • Willers dal 343 al 340;
  • Millingen dal 334;
  • Giesecke (1922) dal 312;
  • Sear (1926) dal 311;
  • Mattingly (1928) intorno al 300;
  • Giesecke (1928) nel 290;
  • Giesecke (1934) dal 280 al 275, durante la guerra contro Pirro;
  • Mattingly (1929), Thomsen, Zehnacker e Coarelli (2013) dopo il 260, battaglia di Milazzo;
  • Pedroni (1996) nel 258;
  • Thurlow e Vecchi (1979) dal 240;
  • Mattingly (1945) nel 235;
  • Crawford (1974 e 1985) dal 225;
  • Sear (1952) dal 222 al 205.
Modificato da L. Licinio Lucullo
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  • 1 anno dopo...
Inviato

Di tutta la monetazione prodotta dalla Repubblica Romana, le serie di aes grave sono certamente tra le più affascinanti. In esse è evidente il riflesso delle istituzioni, della religione, dell’economia della Roma arcaica nonché l’espressione degli inizi del suo dominio sul mondo occidentale allora conosciuto. Romolo Calciati, nel 1978, scrisse un brano che offre una visione suggestiva dell’impressione che poteva suscitare il possesso, da parte dei Romani, di queste monete: “Raramente una moneta riesce a dare una tale impressione di potenza, di realismo, di aderenza storica del soggetto monetario alla realtà sociale e politica della nazione che intende rappresentare. Immaginiamo questo asse poderoso e ponderoso gettato sul piatto della bilancia dello scambio come una spada di Brenno: esso dava la sensazione precisa della potenza di Roma repubblicana. Diremmo, col linguaggio contemporaneo, che questo asse librale era un efficacissimo mezzo di comunicazione, il corrispettivo della stampa, della televisione, delle parate militari”. Da un certo momento in poi la prua di nave divenne un simbolo costante che significava la consapevolezza, da parte dello Stato, che il potere marittimo avrebbe aperto a Roma nuovi orizzonti di conquista e di consolidamento del potere. Sulla superficie del dritto di questa serie vennero raffigurate le principali divinità del pantheon romano che erano radicate nella più antica tradizione religiosa, e che, per l’occasione, consentivano di distinguere i diversi valori nominali a colpo d’occhio.

Coarelli evidenzia come nel Nel 260, a Mylae, i Romani ottengano la loro prima grande vittoria navale. Secondo l’autore, la fondazione del tempio di Giano al Foro Olitorio si collega proprio con il trionfo navale di C. Duilio, e in questo senso si coniuga l’iconografia al D/ e al R/ di questo asse. Sappiamo dall’iscrizione della colonna rostrata di Duilio che egli, durante il trionfo, si impegnò ad assegnare al popolo la preda navale: si trattava probabilmente della restituzione del tributum, che durante la Prima Guerra Punica era stato particolarmente oneroso, e secondo Coarelli potrebbe essere avvenuta in bronzo, mediante elargizione di questi assi. La data dell’elargizione potrebbe essere fissata al 258, quando Duilio ricoprì la censura e probabilmente inaugurò il tempio di Giano. L’emissione di questa serioe di aes grave dovrebbe quindi essere successiva all’esposizione della preda durante il trionfo (260) ma precedente all’elargizione (258)


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