L. Licinio Lucullo Inviato 2 Gennaio, 2013 #1 Inviato 2 Gennaio, 2013 (modificato) http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G200/1 Modificato 7 Febbraio, 2013 da L. Licinio Lucullo
L. Licinio Lucullo Inviato 2 Gennaio, 2013 Autore #2 Inviato 2 Gennaio, 2013 (modificato) Notevole, nel tempo intercorso fra le emissioni Cr. 318 e Cr. 437, il mutamento del dittongo del nomen della gens da -oi- a -oe-. Sono noti due Gaio Celio Caldo, il console del 94, al quale è attribuita la moneta Cr. 318/1 ( https://www.lamoneta.it/topic/105849-denario-di-c-coelius-caldus/ ) , e il questore che nel 50 serviva in Cilicia sotto Cicerone, che lo nomina nel suo epistolario. Inoltre, questo stesso monetario ha firmato un’altra emissione, https://www.lamoneta.it/topic/102263-denarii-di-c-coelius-caldus/ Sull’identificazione dei monetarî: - per Babelon, un Gaio, figlio del console, è autore dei denarî Cr. 318/1 e 437/1, suo figlio Gaio, nipote del console, di Cr. 437/2 e 3. - per Crawford e Belloni, il console è l’autore del denario Cr. 318/1 mentre suo figlio, da identificare con il questore, è quello della serie Cr. 437, datata al 51, quando si preparava per le elezioni alla questura. I titoli di imperator e augure andrebbero attribuiti al console. - per Grueber i titoli delle legende sono riferiti ai due figli del console: Gaio imperator ed augure, Lucio settemviro epulone. Il monetario di Cr. 318 sarebbe Gaio, figlio del console, quello della serie Cr. 437 sarebbe invece il questore del 50, figlio di Lucio; - Per Harlan, il console è autore del denario Cr. 318/1 e suo nipote (figlio di suo figlio Lucio) Gaio, da identificare nel questore, quello della serie Cr. 437, datata al 51, quando quegli si preparava per le elezioni alla questura. Il titolo di augure (e di conseguenza quello di imperator) andrebbe attribuito al console, essendo decemvir sacris faciundis (A. X); infatti si tratta del collegio incaricato della tenuta dei libri sibillini, che nel frattembo Silla aveva incrementato a 15 membri. Il settemviro epulone intento a preparare il lictisternio sarebbe invece Lucio, figlio del console e padre del questore. Per quanto riguarda l’iconografia: - la figura al D/ è il console, unico della gens, homo novus; la tavoletta con L(ibero) e D(amno) si riferisce alla sua lex tabellaria. È un ritratto fra i più efficaci per realismo e vivezza psicologica, caratterizzato dalla fronte ampia e segnata da rughe, il naso lungo e diritto, le labbra piene (Belloni). Rimarchevole il fatto che il progressivo accentuarsi della personalizzazione della propaganda gentilizia abbia condotto a commemorare, sulle monete, antenati così prossimi come addirittura il padre (o nonno); - il Sole potrebbe essere un tipo parlante, riferito al cognomen Caldus (Eckhel, che cita Varrone “Comitiis cum sole caldo ego et Q. Axius senator tribulis suffragium tulissemus”, e dubitativamente, Belloni) oppure, vista anche la presenza dello scudo macedone (riproposto anche su uno dei trofei), oppure una rievocazione di successi militari in Macedonia - ormai ignoti - conseguiti da un altro antenato, Lucio Coilio, legato nella guerra contro Perseo (probabile autore dell’emissione Cr. 154/1); lo scudo ovale presente al R/ di Cr. 437/1 (e richiamato su uno dei trofei di Cr. 437/4), potrebbe riferirsi a vittorie riportare dall’imperator contro i Celti (Crawford) od Oriente (Harlan); a favore della prima ipotesi depongono carnyx e lancia su una delle altre emissioni, Cr. 437/4 Modificato 5 Aprile, 2020 da L. Licinio Lucullo
L. Licinio Lucullo Inviato 5 Aprile, 2020 Autore #3 Inviato 5 Aprile, 2020 Discussioni su questa emissione: https://www.lamoneta.it/topic/186750-la-breve-gloria-della-gens-coelia/
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