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Turchia: “Sulla collina c’è gente sospetta che scava”. Arrivano poliziotti....
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Rassegna Stampa
“Sulla collina c’è gente sospetta che scava”. Arrivano poliziotti e Archeologia. Scoperta villa romana con tappeti di mosaici marini 13 dicembre 2023 – “Sulla collina c’è qualcuno che sta scavando di notte”. La telefonata arriva in forma anonima al distretto di polizia. Le coordinate indicate dalla voce sono precise. Il punto è discosto e appartato. Un luogo ideale per l’azione di tombaroli. L’area indicata non appare su alcuna carta archeologica. E’ sconosciuta, storicamente parlando. Zona di ulivi e di arbusti. C’è bel poggio naturale, che domina la vallata a perdita d’occhio. Scattano i sopralluoghi e gli interventi di salvaguardia. Nell’ambito degli scavi di salvataggio condotti nella regione di Mardin, in Turchia, nei pressi di Uzunkaya, sono stati rinvenuti così mosaici appartenenti alle rovine di una villa risalente all’epoca romana. La notizia è stata data nelle ore scorse dalle autorità locali e dal museo del comprensorio. Più sotto, in questa pagina, diamo ogni particolare. Tutto è iniziato con un avviso di scavo illegale nella zona rurale di Uzunkaya, a circa 30 chilometri dal centro del distretto, nota come Kela Hanma (il castello della signora).Il villaggio di Uzunkaya è popolato da curdi di affiliazione non tribale e nel 2021 aveva una popolazione di 144 abitanti. Difficile, per i residenti, non notare l’arrivo di qualche forestiero, che si muove nelle campagne. Gli agenti, rispondendo prontamente all’avviso, hanno condotto indagini che hanno rivelato la presenza di numerosi scavi abusivi e il degrado del tessuto architettonico della zona. Sotto la guida del direttore del Museo di Mardin, Abdulgani Tarkan, è stato avviato uno scavo di salvataggio nella regione, coinvolgendo l’esperto archeologo Volkan Bağcılar, l’esperto museale Mehmet Şan e una squadra di sei lavoratori provenienti dalla Direzione Laboratori Regionali Restauro e Conservazione di Diyarbakır. Durante lo scavo, è stata scoperta una villa rustica, un insediamento rurale circondato da mura, composto da un corpo centrale e da edifici minori disposti attorno ad esso. Ciò che ha colpito gli archeologi è la presenza di mosaici pavimentali che decorano la villa. Questi mosaici, appartenenti al periodo bizantino-tardo romano, coprono un’area di circa 100 metri quadrati e sono caratterizzati da intricati disegni che rappresentano varie figure di animali. La peculiarità di questa scoperta risiede nella raffigurazione di creature marine nei mosaici, una caratteristica mai riscontrata prima nella regione. Tra gli elementi raffigurati ci sono squame di pesce, triangoli affiancati, esagoni, ottagoni, motivi a svastica, alberi, uccelli acquatici, polpi, pesci, cozze, foche, anguille e piante acquatiche. Uno straordinario tappeto di pietra che doveva incantare l’ospite e propiziare ricchezza e prosperità. Il tutto è pullulante di vita e di cibo evocato. Come restando al margine di una peschiera ricca di ogni bendidio e poi camminare in essa, fondendosi con un’universo benigno. Il direttore del Museo di Mardin, Abdulgani Tarkan, ha spiegato che la zona non ospita solo ville rurali, ma comprende anche aree con diversi resti architettonici sul versante meridionale e una necropoli risalente al V-VII secolo. Questo luogo sembra essere stato utilizzato da una famiglia facente parte della classe dirigente, con una villa circondata da piccole stanze per la servitù e i soldati. L’obiettivo principale degli archeologi è ora preservare e proteggere i mosaici per esporli successivamente nel museo. Tarkan ha sottolineato che questa scoperta è unica nella regione e che i mosaici con creature marine saranno rimossi con cura per evitare ulteriori danni, con l’intento di portarli alla luce e renderli accessibili al pubblico. Un prezioso tassello della storia locale e della ricca eredità culturale di Mardin è così giunto alla luce, arricchendo la comprensione della vita e dell’arte dell’epoca romana in questa affascinante regione. Perché Anatolia e Turchia sono ricchissime di reperti e di edifici romani I Romani conoscevano l’importanza strategica dell’Asia Minore perché forma un ponte naturale fra Est ed Ovest dove passavano le vie commerciali e militari. Dopo la morte di Alessandro Magno ed il regno di altri sovrani anatolici minori, i Romani presero il controllo dell’Asia Minore nel secondo secolo d.C. e qui regnarono per diversi secoli. Essi misero piede per la prima volta in Anatolia nel 190 a.C. dopo la vittoria contro il re Antioco III di Seleucia in Magnesia. Dopo la morte di Attalo III di Pergamo nel 133 a.C, stabilirono la provincia di Asia Minore con Efeso come capitale. Durante il periodo di Pax Romana, il commercio e la cultura avanzarono in Asia Minore. Diverse città sono cresciute durante questo periodo e sono diventate importanti centri di cultura romana. Imperatori romani come Augusto, Adriano, Traiano, ecc. viaggiarono in questa terra ed aiutarono lo sviluppo della provincia. Grandi città romane furono costruite in Anatolia durante il periodo romano; Efeso, Afrodisia, Perge e Aspendos erano le più importanti. Questi centri urbani erano collegati con il resto dell’Impero con un ottimo sistema di vie, e, sotto il profilo culturale, erano oggetto di una capillare e profonda romanizzazione, attraverso urbanistica, architettura, biblioteche, arene e teatri, cultura e lingua, nonché con straordinari servizi come gli acquedotti e le fognature, che fornivano comfort sconosciuti nel mondo non romano. La conquista era profonda. I Romani occupavano le zone, portando propri coloni e premiando i locali fedeli al progetto. Durante il regno dell’Impero Romano, una nuova religione ebbe sviluppo in Anatolia; il Cristianesimo. I primi cristiani si stabilirono ad Antiochia (moderna Hatay), Iconio (moderna Konya), Efeso ed in Cappadocia. San Paolo fece i suoi viaggi in Asia Minore per diffondere la parola di Dio. https://stilearte.it/sulla-collina-ce-gente-sospetta-che-scava-arrivano-poliziotti-e-archeologi-scoperta-villa-romana-con-tappeti-di-mosaici/ -
Aizanoi: altre teste di statue romane scoperte nel fango del fiume. 100 marmi scolpiti trovati dall’inizio degli scavi
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Altre teste di statue romane scoperte nel fango del fiume. 100 marmi scolpiti trovati dall’inizio degli scavi Altre teste di scultura – probabilmente scolpite durante la fioritura romana dell’area – sono state trovate ad Aizanoi, in Turchia. Negli scavi effettuati nell’antica città di Aizanoi nel distretto di Çavdarhisar di Kütahya, a Penkalas Koca Chay, la seconda testa della statua di Afrodite, dea dell’amore, e la terza testa del dio del vino Dioniso, sono stati portati a luce. Lo ha annunciato, nelle ore scorse, il museo Aizanoi Antik Kenti Aizanoi Ancient City. La scoperta è stata compiuta durante gli gli scavi effettuati nel fiume Penkalas, che termineranno a giorni per poi riaprire nel corso della prossima primavera. Le notevoli scoperte degli ultimi tempi sono scaturite da interventi di regimentazione del fiume, che si sono svolte contestualmente ad indagini archeologiche di supervisione, che hanno consentito il recupero di alcuni ponti romani in pietra e a circa 100 parti .- anche considerevoli – di statue. Probabilmente questa parte della città antica era stata distrutta da rovinose piene del fiume e dall’abbandono della città da parte dei residenti, durante il medioevo. Aizanoi o Ezani sorgeva a circa 1000 metri sul livello del mare. Le rovine si trovano al di là del fiume Penkalas. La città fu un importante centro politico ed economico soprattutto in epoca romana. Il luogo conserva un elegante tempio di Zeus, un particolare complesso teatro-stadio e un macellum. Il nucleo urbano cadde in declino nella tarda antichità. Il capo del dipartimento di archeologia della Facoltà di Lettere e Scienze dell’Università Kütahya Dumlupınar, il Dr. Gökhan Coşkun, ha dichiarato che uno degli obiettivi principali degli scavi di quest’anno è stato l’area di Koca Çay, nota nell’antichità come “Penkalas”. Questa zona è stata oggetto di indagine dal 2021, e durante i lavori, è stato rivelato che ci sono quattro ponti di marmo risalenti all’Impero Romano che attraversano il torrente. Attualmente, due di questi ponti sono stati restaurati. Il Dr. Coşkun ha anche rivelato la scoperta di antichi ponti sul torrente, evidenziando che i lavori nella zona continuano e che alcune parti del terzo ponte crollarono a causa di una forte inondazione. Questo ha portato alla luce non solo le teste delle statue, ma anche diversi blocchi di marmo. https://stilearte.it/altre-teste-di-statue-romane-scoperte-nel-fango-del-fiume-100-marmi-scolpiti-trovati-dallinizio-degli-scavi/ Avevano iniziato le scoperte: -
Trovata scultura di Filisco, da cui furono tratte tutte le Muse danzanti
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Trovata una statua nel terreno. Gli archeologi: “E’ l’originale. Da questa scultura di Filisco furono tratte tutte le Muse danzanti” @ Photo: Stratonikeia and Lagina Excavation Nel cuore dell’antica città di Stratonikeia è stata scoperta una statua di grande importanza. Apparterrebbe a un gruppo perduto, che si ritiene sia l’archetipo, poi ampiamente replicato e rivisto, delle muse danzanti. Ne ha dato notizia, nelle ore scorse, il Ministero turco della cultura. Secondo gli archeologi turchi questa sarebbe l’opera dello scultore Philiskos o Filisco, dalla quale sarebbero derivate altre sculture, in epoca romana. Quindi il primo modello. Le ricerche sul terreno continuano, nella speranza di trovare altre statue che dovevano comporre l’elegante insieme. Sappiamo bene, comunque, che, nel passato,- in Italia, fino all’Ottocento – le statue antiche mutile e i marmi venivano “cotti” per produrre calce. La statua appare nel fondo della fossa @ Photo: Stratonikeia and Lagina Excavation Il Ministero della Cultura e del Turismo ha emesso una dichiarazione ufficiale confermando che questa statua, scoperta durante i recenti scavi nella cittadina di Eskihisar, nel distretto di Yatagan, provincia di Mugla, è il solo esemplare autentico risalente al periodo ellenistico. Ciò significa che saremmo di fronte al ritrovamento di un vero archetipo scultoreo. Il Prof. Dr. Ramazan Özgan, che ha condotto lo studio, ha dichiarato: “Questa statua, di cui esistono solo repliche di epoca romana in diverse parti del mondo, sarà esposta nel Museo di Muğla dopo la sua scoperta a Stratonikeia”. Stratonikeia, con i suoi imponenti 7 km quadrati di marmo, è una delle città costruite in pietra più grandi del mondo. Situata nella regione dell’Antica Caria, questa città-stato vanta due grandi santuari dedicati a Ecate e Zeus, che testimoniano la ricchezza culturale e religiosa dell’epoca. Le “Muse Danzanti” sono storicamente legate alla mitologia come figlie dell’unione divina tra Zeus e Mnemosyne. Secondo la tradizione, Philiskos o Filisco, scultore del II secolo a.C., sarebbe stato l’artefice originale di quest’opera, mentre numerose riproduzioni romane della statua si diffusero successivamente in Anatolia e Grecia, per poi giungere a Roma e in ogni angolo dell’Impero. Le muse danzanti in una stampa tratta da incisione della cerchia di Mantegna @ Regione Lombardia, Catalogo dei beni culturali Anton Raphael Mengs, Parnaso, Museo dell’Ermitage Filisco di Rodi, scultore greco attivo nella prima metà del II secolo a.C., ha lasciato un’impronta duratura nell’arte antica per il suo realismo leggiadro e il suo virtuosismo. Secondo Plinio, le opere attribuite a Filisco adornavano il tempio di Apollo Sosiano a Roma, tra cui statue di Apollo, Latona, Artemide e le nove Muse. Appartenente a una delle famiglie di artisti operanti a Rodi durante l’epoca ellenistica, Filisco è considerato il probabile creatore dell’archetipo scultoreo rappresentante Apollo e le Muse. Ciclo delle Muse, copia da Filisco di Rodi, II secolo. Museo archeologico di Istanbul. Foto G. Dall’Orto Wikimedia Commons Un gruppo scultoreo risalente al II secolo, oggi esposto nel museo archeologico di Istanbul (nell’immagine, qui sopra – e rinvenuto nelle “terme di Faustina” a Mileto, è derivato dall’archetipo di Filisco. Sebbene il gruppo originale risalga al periodo compreso tra il 179 e il 160 a.C., la presenza di un gruppo simile a questi, nel tempio di Apollo Sosiano a Roma, è attestata, oltre che dalle fonti storiche, da una testa femminile, caratterizzata da uno stile classicista e prassitelico. La statua, seppur mutila, è strutturata per rappresentare la danza della musa, come ben visibile da questa immagine @ Photo: Stratonikeia and Lagina Excavation Com’è possibile dire che la donna raffigurata fosse impegnata in una leggiadra danza? Il marmo è scolpito nell’accurata riproduzione delle masse corporee in movimento, seguendo il chiasmo, cioè la postura di tensione e rilassamento contrapposti degli arti. E ciò è bene visibile anche dalla fotografia, quanto la linea obliqua segnata dalle spalle. L’iconografia delle Muse nel gruppo di Filisco ha goduto di notevole successo, dando origine a numerose repliche o derivazioni o riletture che decoravano le case romane. Le opere derivate si distinguono per il panneggio trasparente del mantello, evidenziando le forme della veste sottostante con un virtuosismo tipicamente rodio. Un esempio è la base circolare rinvenuta ad Alicarnasso, risalente al 120 a.C. circa. Un altro contributo significativo all’iconografia di Filisco è il rilievo con l’apoteosi di Omero firmato dallo scultore Archelao di Priene, datato intorno al 130 a.C. Questo rilievo presenta una scena in cui le Muse sono ritratte accanto ad Apollo, Zeus e Mnemosine sul monte Elicona. Si ritiene che nel gruppo originale di Filisco, le figure fossero disposte su diversi registri, creando un ambiente paesistico e scenografico, come evidenziato, ad esempio, nel supplizio di Dirce. https://stilearte.it/trovata-una-statua-nel-terreno-gli-archeologi-e-loriginale-da-questa-scultura-di-filisco-furono-tratte-tutte-le-muse-danzanti/ -
Aigai: Statuette della dea Demetra trovate in una misteriosa cisterna
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Statuette della dea Demetra trovate in una misteriosa cisterna, forse collegata a un antichissimo luogo di culto Nell’antica città di Aigai, situata nella regione occidentale della Turchia, precisamente a Manisa, due affascinanti statuette raffiguranti Demetra, la dea greca della terra e della fertilità, sono state scoperte in questi giorni all’interno di una cisterna durante scavi archeologici. Questa straordinaria scoperta getta nuova luce sulla storia della città, che fu un’antica città greca, successivamente romana, e vescovado in Aeolis. Aigai, conosciuta anche come Aigaiai, è stata menzionata sia da Erodoto che da Strabone come parte della dodecapoli eoliana e ha giocato un ruolo significativo come santuario di Apollo. La sua epoca d’oro si svolse sotto la dinastia Attalide, che dominò la regione dalla vicina Pergamo tra il III e il II secolo a.C. I resti della città sono ora situati vicino al moderno villaggio Yuntdağı Köseler, nella provincia di Manisa. Il professor Yusuf Sezgin, capo del dipartimento di archeologia dell’Università Manisa Celal Bayar e leader della squadra di scavo ad Aigai, ha guidato la scoperta delle statuette di Demetra nella cisterna. La cisterna, situata vicino alla strada per il “santuario di Atena” in città, ha presentato caratteristiche uniche rispetto ad altre scoperte simili. Il professor Sezgin ha spiegato che la statuetta di Demetra è stata trovata deliberatamente posizionata sotto quello che chiamano il “braccialetto della cisterna”, una rientranza all’ingresso della cisterna. Una scoperta straordinaria, poiché di solito non si trovano figurine simili all’interno di queste strutture. La statuetta raffigura la dea Demetra, una figura di grande importanza nella mitologia greca, soprattutto come dea dell’agricoltura, garantitrice della fertilità e protettrice delle piante. Ancora più sorprendente è stato il ritrovamento di un’altra statuetta di Demetra all’interno della stessa cisterna, anch’essa raffigurata nella stessa postura. Il terzo ritrovamento, sebbene danneggiato, è un pezzo di vaso decorato con frammenti che mostrano covoni di grano, chiaramente associati alla dea Demetra. Il professor Sezgin ha sottolineato l’importanza della figura di Demetra in antiche città rurali come Aigai, dove il culto della dea era particolarmente forte. La dea dell’agricoltura aveva un ruolo chiave nel garantire la fertilità e la produttività del suolo, rendendola una delle divinità più importanti in un contesto agricolo. La recente scoperta di una cisterna a pochi metri dal santuario di Atena ad Aigai, presumibilmente utilizzata per feste e rituali religiosi, suggerisce un legame diretto con le celebrazioni legate a Demetra. La cisterna è unica nel suo genere, poiché al suo interno sono state rinvenute più figurine rispetto a qualsiasi altra cisterna, rendendo questo sito un tesoro archeologico ricco di significato storico e mitologico. https://stilearte.it/statuette-della-dea-demetra-trovate-in-una-misteriosa-cisterna-forse-collegata-a-un-antichissimo-luogo-di-culto/ -
Il castello di Gaziantep CROLLA dopo 2.000 anni
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Storia ed archeologia
Il castello di Gaziantep CROLLA dopo 2.000 anni E’ crollato, come un castello di carte. Al dolore per le migliaia di vittime del devastante sisma che ha spaccato la Turchia, che ha spostato la terra dell’Anatolia di tre metri, si somma la perdita del Castello di Gaziantep, patrimonio dell’umanità UNESCO, che da duemila anni svettava su un altopiano dell’Anatolia sud-orientale della Turchia. Il castello di Gazientep si trovava nella città omonima, una metropoli da 1 milione e 700 mila abitanti, nata dalle ceneri di Antiochia ad Taurum, non la “Antiochia” celebre come la città fondata dal diadoco Seleuco I Nikator; un’altra città, distante circa 100/150 chilometri a Nord Est. Il video racconto dell’articolo sul canale di Vanilla Magazine: La prima costruzione del castello è di epoca ittita, i quali su quel promontorio costruirono un osservatorio militare, mentre furono i romani a realizzare il primo castrum e a dare alla città una rilevanza nel tessuto geografico dell’Anatolia. La forma che aveva fino a poche ore fa è da attribuirsi sempre a un imperatore Romano, Giustianiano I, che noi moderni abbiamo la brutta abitudine di chiamare bizantino, il quale nel VI secolo costruì torri, gallerie, mura e tutta la struttura portante dell’edificio moderno. Le torri costruite furono in tutto 36 su una circonferenza di un chilometro e duecento metri per un’area di circa 11 chilometri quadrati, una fortezza imponente in una zona che evidentemente all’epoca era di grande importanza per i Romani d’Oriente. Il castello nel 2008. Fotografia via Wikipedia Dopo i romani d’oriente furono tantissimi i popoli che apportarono modifiche alla fortezza di Gazientep, Mamelucchi, Dulqadiridi, Ottomani, Selgiuchidi e persino i cavalieri crociati, che controllarono la fortezza dalla fine dell’XI all’inizio del XIII secolo circa. Dopo la fine dei regni crociati il castello e la città passarono sotto il controllo dell’Impero Ottomano, che diedero alla fortezza l’aspetto quasi definitivo che si osservava fino a pochissime ore fa. Solimano il Magnifico rafforzò le mura, completò le opere di urbanizzazione interna, diede alle torri l’aspetto moderno e rese il castello l’opera d’arte militare che era diventato bene patrimonio dell’umanità. Dopo la fine dell’Impero Ottomano e con la Turchia moderna nel 1940 il Castello di Gazientep divenne un museo di storia, uno scrigno di tesori che racchiudeva opere di tutte le epoche che aveva vissuto, da quando, circa migliaia di anni fa, gli ittiti avevano iniziato a rendere l’area un insediamento militare. Fra i tanti reperti si trovavano mosaici di epoca romana, pavimenti in ceramica, oggetti di epoca neolitica e un’infinità di manufatti dei diversi popoli che abitarono, costruirono e prosperarono in questa ricchissima zona dell’Anatolia. Le rovine del castello oggi Il castello è oggi un cumulo di macerie, un ammasso di pietre e mattoni che rovinano fino alle pendici del promontorio. La fortezza è crollata in due momenti distinti, in primo luogo sono cadute una parte delle mura, durante il primo terremoto, e poi è crollato tutto quanto con il secondo terremoto, tutte scosse comprese fra i 6,4 e i 7,7 gradi Richter https://www.vanillamagazine.it/il-castello-di-gaziantep-crolla-dopo-2-000-anni/ -
TURCHIA. Recuperate dal fondo di un torrente due teste di sculture greche. Sono Afrodite e Dioniso. Due splendide teste scolpite di divinità greche sono state recuperate durante uno scavo archeologico ad Aizanoi, seguito ad alcuni lavori in un fiume, nell’’antica città della Turchia occidentale situata a 50 chilometri dal centro di Kütahya. Sono i volti splendidi di Afrodite, dea dell’amore e della bellezza, e di Dioniso, dio del vino e dell’ebrezza. Due opposti convergenti. La testa di Afrodite misura 48 centimetri di altezza mentre quella di Dioniso è alta 43 centimetri. Queste parti di scultura sono state recuperata dal letto del corso d’acqua. Precedenti indagini archeologiche avevano portato in luce, poco lontano, le figure delle due divinità, mancanti del capo. Si ipotizza che la mutilazione delle statue, avvenuta in un’epoca imprecisabile – seppur temporalmente distante da noi -, sia stata frutto di un possibile atto volontario di rimozione. La decapitazione ha colpito anche la statua di Igea, il cui corpo, scolpito nella pietra calcarea, è stato trovato nelle settimane scorse. Aizanoi o Ezani era una città dell’Antica Grecia situata in Asia Minore (attuale Anatolia occidentale) i cui resti sorgono nei pressi dell’attuale città turca di Çavdarhisarm, a circa 1000 metri sul livello del mare. Le rovine si trovano al di là del fiume Penkalas. La città fu un importante centro politico ed economico soprattutto in epoca romana. Il luogo conserva un elegante tempio di Zeus (nella foto sottostante), un particolare complesso teatro-stadio e un macellum. Il nucleo urbano cadde in declino nella tarda antichità. https://www.archeomedia.net/turchia-recuperate-dal-fondo-di-un-torrente-due-teste-di-sculture-greche-sono-afrodite-e-dioniso/
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Dopo le "delusioni" del Fascione e della Vetta... Secondo voi è autentica? Sono effettivamente 25 kurush? Come capisco l'anno? Ovviamente, sempre un caro grazie a tutti coloro che vorranno indirizzarmi?
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Un’antica stele dimostra l’esistenza di un “regno perduto” in Anatolia Un gruppo internazionale di ricerca lavora ormai dal 2017 in un sito, Türkmen-Karahöyük (Turchia Centrale), risalente all’età del bronzo e del ferro, abitato all’incirca tra il 3500 il 100 a.C. Nel 2019 succede qualcosa che manda in fibrillazione Michele Massa, direttore del progetto archeologico regionale Konya del British Institute, e James Osborne, professore assistente dell’Istituto Orientale dell’Università di Chicago. Mentre tutti i ricercatori e gli studenti sono lì intenti a raccogliere frammenti di ceramiche, a mappare il grande tumulo, a fotogrammarlo dall’alto con i droni, scoprendo tra l’altro che si tratta di uno dei più grandi siti pre-ellenistici dell’Anatolia, ecco che arriva un contadino a raccontare di una grande pietra con strane incisioni che affiora da un canale di drenaggio in un terreno di sua proprietà, lì nelle vicinanze degli scavi. Il sito di Türkmen-Karahöyük in Anatolia L’uomo descrive così bene la pietra da suscitare l’immediata curiosità di Massa e Osborne. I due archeologi si precipitano sul luogo, vedono la pietra semisommersa e subito scendono nel canale, con l’acqua che arriva ai loro fianchi. Basta un’occhiata e gli archeologi capiscono subito di trovarsi davanti a un’antichissima stele, incisa con caratteri luviani. Il luvio è un’antichissima lingua indoeuropea, usata in Anatolia nell’età del bronzo e del ferro, che nella forma scritta si avvale di caratteri cuneiformi e di geroglifici. La stele trovata in un canale di drenaggio Quella stele, così fortunosamente ritrovata, è un tesoro archeologico: “In un lampo abbiamo avuto nuove importanti informazioni sull’età del ferro in Medio Oriente”, dice Osborne. Perché quella vecchia pietra racconta di un regno fino ad ora sconosciuto, governato da un sovrano di nome Hartapu, che riesce a conquistare il vicino regno di Muska, che dovrebbe corrispondere alla Frigia dell’età del ferro, dove governava Mida, il re dal tocco d’oro. Sulla pietra c’è scritto: “Gli dei della tempesta hanno consegnato i re [opposti] a sua maestà”, e l’entusiasta Osborne la descrive come “una scoperta meravigliosa, incredibilmente fortunata”. Un particolare geroglifico ha subito fatto capire che quell’incisione era un messaggio dal re al suo popolo. Gli archeologi ancora non sanno il nome di quel regno perduto, ma ipotizzano che il sito di Türkmen-Karahöyük fosse la sua capitale, e Hartapu il suo re, all’incirca nell’VIII secolo a.C. La scoperta della stele chiarisce anche un’altra scritta trovata, già da molto tempo, su un vulcano a 16 chilometri a sud del sito archeologico, dove viene nominato un re Hartapu, sconosciuto quanto il suo regno, almeno fino al ritrovamento delle pietra. Oltre al valore storico-archeologico, la stele stuzzica la fantasia degli amanti del mito, con quel riferimento alla vittoria riportata sul re della Frigia, che potrebbe identificarsi con il leggendario Mida, un personaggio a metà tra realtà e fantasia. Il mito racconta di questo re avido che chiede al dio Dioniso un dono particolare: poter trasformare in oro tutto ciò tocca. Viene accontentato, ma così non riesce nemmeno più a mangiare ed è costretto a chiedere a Dioniso di togliergli quel potere. Nemmeno la figura storica di Mida è ben chiara: per qualche studioso visse nel II millennio a.C, per altri era il sovrano che nell’VIII secolo a.C. regnava sul popolo dei Muški, proprio quelli sconfitti dal re Hartapu. https://www.vanillamagazine.it/unantica-stele-dimostra-lesistenza-di-un-regno-perduto-in-anatolia/amp/
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Emoji di 3700 anni fa scoperto su un’anfora turca
ARES III ha aggiunto un nuovo link in Storia ed archeologia
Emoji di 3700 anni fa scoperto su un’anfora turca Una faccina, formata da due puntini a rappresentare gli occhi e una linea curva aperta in un sorriso. Sembra proprio uno smile la decorazione rinvenuta su una brocca risalente al 1700 avanti Cristo e venuta alla luce durante gli scavi compiuti nella città turca di Karkamış, situata lungo il confine siriano. A fare la bizzarra scoperta, un team turco-italiano di archeologi, che ha visto anche la partecipazione di alcuni esperti dell’Università di Bologna. Un dolce smile L’anfora con lo smile sarebbe appartenuta agli ittiti, popolazione indoeuropea che abitava la regione dell’Asia Minore. Secondo gli archeologi, il manufatto serviva come recipiente per contenere lo sherbet, una dolce bevanda a base di spezie, frutta e fiori e molto simile al nostro sorbetto. Ritrovamento unico Si tratta davvero di un’emoji o, piuttosto, di un simbolo disegnato magari per catalogare l’anfora? A tal proposito, il ricercatore Nicolò Marchetti dell’Università di Bologna ha pochi dubbi: «La faccina sorridente è certamente presente sull’anfora – ha detto l’archeologo -. Sul manufatto non sono presenti altri decori e non ci sono paralleli con altri ritrovamenti nell’area». Insomma, i tanto moderni smile non sono altro che un’invenzione che ha quasi quattro millenni… https://rivistanatura.com/emoji-3700-anni-scoperto-unanfora-turca/ 114448277-a990b2b3-6ed8-49f3-b97a-356b97149a26.webp -
Ciao a tutti, volevo mostrarvi questa banconota che ho preso per 19 euro. Non colleziono banconote turche ma questa l'ho presa per 2 motivi: il prezzo il periodo storico Inoltre dovrebbe trattarsi della banconota stampata dai britannici, un falso, per ingannare e causare problemi economici in Turchia... Tipo le Sterline false dei Nazisti insomma. Se qualcuno ne sa di più, ben venga ogni intervento! Volevo sapere da voi se il prezzo pagato va bene, e cosa ne pensate della conservazione. BB? SPL? Se non erro queste banconote non hanno circolato e si trovano spesso in alta conservazione... Questa come potete vedere dalla foto, è integra e non piegata, zero strappi, niente buchi o tagli, nessuna scritta o segno di penna... Gli unici difetti sono la parte inferiore scura, come se fosse stata bruciata o a contatto con una fonte di calore, e una rpesenza ai lati destro e sinistro di piegature, come segni di graffetta o banda laterale che teneva forse la mazzetta di banconote... non saprei! La carta è spessa e croccante... A voi le immagini. Come l'ho vista mi ha subito affascinato... spero di aver fatto un buon acquisto. Ciao =)
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