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riapre oggi l'area sacra di Largo Argentina a Roma
Vel Saties ha aggiunto un nuovo link in Storia ed archeologia
I resti di quattro templi di età repubblicana si stagliano affiancati nel cuore di Roma. Alle loro spalle, il luogo dove venne assassinato Giulio Cesare. È questa l’Area Sacra di Largo Argentina, un sito archeologico carico di fascino e suggestioni che per quasi un secolo, a partire dalla riscoperta avvenuta durante gli anni venti del Novecento, era visibile solo dall'alto. Conclusi i lavori di valorizzazione condotti dalla Sovrintendenza e resi possibili grazie all’atto di mecenatismo della Maison Bulgari, da oggi 20 giugno sarà possibile entrare nell’Area Sacra e ripercorrerne la vita millenaria toccandola quasi con mano, osservandone i resti e le strutture dal livello originario. L’itinerario di visita permette di ammirare i templi a distanza ravvicinata con un percorso su passerella pienamente accessibile alle persone con disabilità, e si avvale di nuove aree espositive (nel portico della Torre del Papito e nel limite orientale dell’Area Sacra) per raccontare la storia del luogo dall’età repubblicana ai tempi moderni. Per maggiori info: https://bit.ly/3XeHAhe Preacquisto obbligatorio su https://bit.ly/441sbTu Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card- 5 commenti
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Vulcanus Vulcane, impiger deus deumque faber, mea verba audi: magna dis deabusque domicilia in sacro Olympo extrue - - O Vulcano, Dio infaticabile, fabbro degli dei, ascolta le mie parole: costruisci delle grandi residenze per gli dei e per le dee nel sacro Olimpo. – Vulcano (Vulcanus, Volcanus o in arcaico Volkano) è divinità del fuoco terrestre e distruttore. Appartiene alla sfera divina dei tempi arcaici (citato da Varrone). Era collegato al fuoco e alla sua azione e come epiteti aveva Mulciber, Quiesus e Mitis, per scongiurarne l’azione distruttiva. In seguito identificato con il greco Efesto, l’epiteto Mulciber fu interpretato come “colui che addolcisce i metalli nella forgia”. A Roma vi erano molti templi arcaici a lui dedicati. Il principale e più antico santuario di Vulcano a Roma era il Volcanal, situato nell'area Volcani, nell'angolo nord-ovest del Foro Romano, con un'ara e un fuoco perenne. Secondo la tradizione il santuario era stato dedicato da Romolo, che vi aveva posto una quadriga di bronzo, preda di guerra dopo la sconfitta dei Fidenati, e la sua statua con la lista dei suoi successi bellici scritta in greco. Al tempo di Plinio il Vecchio (70 d.c.) nel Volcanale c'era un albero di loto che si riteneva più antico della città stessa e le cui radici si diramavano fin sotto il Foro di Cesare, passando sotto le stationes municipiorum, cioè i locali destinati a riunioni di cittadini delle città principali dell'impero. L'area Volcani era circa 5 m. più alta del Comitium e da essa i re e i magistrati della prima repubblica, prima che fossero costruiti i rostra, si rivolgevano al popolo. I Vulcanalia in suo onore si celebravano il 29 aprile, quando il sole iniziava a scaldare i campi e le creature, e il 23 agosto, quando i granai erano a rischio di incendi per la calura. Venivano creati in onore del Dio dei fuochi, in cui venivano sacrificati pesci o piccoli animali che venivano mangiati sul posto dalla gente. Vulcano era tra gli Dei da placare dopo in grande incendio di Roma nel 64 d.c.. In risposta, Domitian (81–96) edificò un nuovo altare a Vulcano sul colle del Quirinale, aggiungendo un vitello e un cinghiale rossicci ai sacrifici dei Vulcanalia. Un flamen Volcanalis fu preposto al culto del Dio e lo stesso officiava il sacrificio alla Dea Maia, ogni anno alle calende di maggio. https://it.wikipedia.org/wiki/Vulcano_(divinit%C3%A0) Nella Gallia ben presto fu assorbito e assimilato per sincretismo con divinità ctonie che svolgevano funzioni di fabbri divini: uno di questi ad esempio forgiava le armi degli Dei. Talvolta Volcano assorbì anche funzioni svolte da Mercurio. Tutto ciò funge da prologo ad una moneta e quindi a una serie monetale della seconda metà del III secolo, periodo tribolato per l’Impero e soprattutto per chi viveva nell’area gallica. Area dove doveva era di stanza un cospicuo numero di truppe romane. Da qui la richiesta di una enorme massa di monete da utilizzare nei pagamenti degli stipendi militari. La tipologia che ha attirato la mia attenzione è quella seguente...
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Quando l'ho visto sono rimasto senza parole... ho rischiato di vendere un rene per averlo ma mi è andata bene! :-) Nonostante venga da eBay non ho mai visto nulla di così bello! Che ne dite? Con questo ho quasi raggiunto la pace dei sensi numismatici (seee... ma a chi la racconto? :-D)! OBVERSE: Laureate head of Maxentius facing right, IMP C MAXENTIUS P F AVG. REVERSE: CONSERV VRB SVAE, Tetrastyle temple containing Roma seated left Maxentius stg. r., wearing military attire, his foot on captive, receiving globe from the goddess and holding sceptre in left, wolf and twins in pediment of temple. Mint mark A Q followed by officina mark in ex. (Aquileia, AD 309-10) RIC: vi, p. 325. SEAR: 14992. DIAMETER: 28 mm. WEIGHT: 9.5 g. Ciao! TWF
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Salve a tutti. Ho acquistato questa moneta che già è stata discussa qui (http://www.lamoneta.it/topic/141261-di-ritorno-dal-convegnonapoli/). L'unico problema è che non si è raggiunta una identificazione. La moneta ha un diametro di 22mm e fu coniata nella città ionica di Teos (al dritto TEOC). Sempre al dritto è possibile notare una contromarca di un busto rivolto a destra. Si è pensato che al dritto sia ritratto Dioniso giovane e turrito oppure la dea della città. Niente di più... Qualcuno, gentilmente, potrebbe aiutarmi nell'identificazione? Grazie
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In questa sessione parlerò di una delle città a me rimasta nel cuore: Città del Messico. Analizzerò alcuni splendidi luoghi archeologici che hanno segnato la storia di questa maestosa e misteriosa città del centro America. Tlatelolco La storia narra che il 13 Agosto 1521 gli spagnoli, guidati da Alvarado, massacrarono più di 40.000 aztechi. Ben 400 anni dopo, con esattezza il 2 ottobre 1968, avvenne un secondo terribile massacro dove persero la vita, per mano dell'esercito, centinaia di studenti che manifestavano contro il governo. Effettivamente l'impressione che si ha una volta giunti sul sito, è di un luogo pieno di dolore. La gente del luogo ancora oggi si ferma a raccontare ai pochi turisti che si avventurano tra le rovine, come ci sia quasi una sorta di maledizione che avvolge questo sito. La cittadina sorge sulla "Plaza de las Tres Culturas", una delle piazze più importanti di Città del Messico. Il nome "Tres Culturas" sta ad indicare come in questo luogo si fondano tre momenti storici differenti che vanno dal preispanico al coloniale fino all'età contemporanea. Essendo io amante dell'antichità, ho seguito con più ammirazione la parte preispanica: secondo la leggenda il dio Huitzilopochtli elegì gli Aztechi affinchè governassero questa terra. Nel sito archeologico è possibile ammirare più di sessanta strutture che comprendono altari, piattaforme e templi. A seguire ne analizzerò le principali compiendo insieme a voi un piccolo viaggio virtuale attraverso le rovine della città. Fonte principale: Mexico Tlatelolco, Salvador Guilliem Arroyo, INAH, México, 2009 Ixchel
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Salve a tutti. Seguendo il vostro consiglio, mi appresto a postarvi una piccola ricerca sul Tempio di Giove Capitolino a Roma. Era uno dei più grandi templi romani, edificato sul Campidoglio al tempo dei Re, iniziato da Tarquinio Prisco fu completato da Tarquinio il Superbo. La sua inaugurazione avvenne il 13 Settembre del 509 a.C. ad opera di uno dei primi consoli repubblicani Marco Orazio Pulvillo. Il Tempio era dedicato alla triade capitolina, Giove, Giunone e Minerva e fu il centro di culto per molte generazioni, davanti a esso, infatti, si concludevano le cerimonie trionfali, vi si svolgevano le assemblee solenni del Senato e i sacrifici augurali per i nuovi consoli. Al suo interno vi erano collocati, in una teca di marmo, anche i Libri Sibillini, nove libri nei quali erano scritti i fati di Roma. Si crede che il Tempio fu edificato in contrapposizione di quello di Iuppiter Latiaris sul Monte Albano spostando così il centro religioso latino a Roma. Durante la sua esistenza il Tempio subì molte catastrofi, fra le quali numerosi incendi, il primo di questi avvenne nell'83 a.C. che si portò via anche i preziosi Libri Sibillini. Fu Lucio Cornelio Silla che volle la sua ricostruzione, che terminò nel 69 a.C. conservandone la pianta e le caratteristiche estetiche. I successivi restauri avvennero con Augusto, fino al 69 d.C. quando fu distrutto da un incendio sotto Vespasiano che lo ricostruì, e terminò nel 75d.C.. Sfortunatamente la nuova struttura non ebbe vita lunga, infatti, nell'80, soltanto 5 anni dopo venne di nuovo distrutto dalle fiamme e Tito, in carica quell'anno, decise di procedere alla sua ricostruzione, completata però sotto Domiziano. Da qui in poi il Tempio rimarrà intatto fino al IV sec., inseguito fu abbandonato a se stesso decadendo rovinosamente. Passando adesso alla sua struttura, sappiamo che il Tempio aveva dimensioni veramente grandi, 53x62 con una superficie di 15.000 m2c.ca. Era rivolto verso Sud-Est. Era esastilo, periptero su 3 lati, infatti il lato posteriore aveva un lungo muro (sine postico) e sorgeva su di un podio accessibile tramite una scalinata. Aveva un pronao formato da 3 file di 6 colonne tuscaniche in tufo, mentre l'altra metà del Tempio vedeva una cella tripartita nel quale figuravano al centro, la statua di Zeus, alla sua sinistra Minerva e a destra Giunone. Di seguito una pianta e un prospetto: Ma parliamo adesso dei suoi confronti con la Numismatica. Cercando e ricercando, ho trovato come prima attestazione del Tempio su di un Denario repubblicano della Gens Volteia del 78 a.C. con al D/ Giove e al R/ il Tempio con sotto "M∙VOLTEI∙M∙F". RRC 385/1: Ora, come possiamo vedere l'aspetto è molto diverso da come l'ho descritto poco fa, da questo si presume che il Tempio in principio avesse un impianto tetrastilo. Sulle 3 celle non sembrano esserci dubbi, in quanto si distinguono abbastanza bene 3 porte chiuse. Il frontone ha una specie di "piovra", forse un fulmine e il tetto è ricoperto da decorazioni verticali. Sul fastigio possiamo vedere una sorta di tridente. Le decorazioni sono molto probabilmente approssimate, perchè sappiamo che in vetta al tempio doveva esserci una quadriga con Giove, prima fittile e poi dal 296 a.C. in bronzo. Sappiamo anche che nel 142 a.C. il tetto fu ricoperto da lastre di bronzo e probabilmente nella moneta è rappresentato l'effetto ottico che doveva dare il riflesso di esso al sole. Un'altra moneta rappresentante il Tempio è sempre un Denario di Petillio Capitolino, del 43 a.C. con al D/ Giove con la scritta "CAPITOLINVS" e al R/ il Tempio con sotto "PETILLIVS". Crawford 487/1. Il Tempio è adesso rappresentato come esastilo ed è dunque ragionevole supporre che il Tempio figurato nella moneta precedente non fosse altro che una rievocazione della "vecchia forma" visto che non abbiamo notizie tra il 78 e il 43 a.C. che ci facciano supporre ad un corposo restauro; o meglio, come già detto sappiamo che nel 69 a.C. Silla concluse la ricostruzione, ma sappiamo anche che lo ripropose tale e quale al precedente (che doveva essere a questo punto già esastilo). Le decorazioni del tetto sono le medesime, possiamo intravedere delle forme aquiline agli acroteri e probabilmente una stilizzazione della quadriga sul fastigio. Nel frontone un'altra rappresentazione schematica di quelle che dovevano essere importanti decorazioni, probabilmente Giove al centro con ai lati dei cavalli. Nei 3 intercolunni centrali si intravedono delle perlinature verticali, molto probabilmente anch'esse schematizzazioni delle 3 statue visto anche il basso livello di dettaglio della moneta al rovescio, ma possibile è anche che siano stati ornamenti. Tra l'altro c'è da dire che adesso la statua di Giove ricostruita da Apollonio, era in marmo, crisoelefantina, probabilmente in copia a quella di Zeus a Olimpia. Sempre dei soliti anni, 43-42 a.C., e riferita alla solita GensPetillia, è la moneta seguente, un Denario con al D/ un'aquila con sopra "PETILLIVS" e sotto "CAPITOLINVS" e al R/ il Tempio di Giove con "S F" ai lati, RRC 487/2: Pur essendo una moneta contemporanea alla precedente il disegno sembrerebbe migliore, più dettagliato, si riconoscono i capitelli, lo stilobate e la gradinata. Le decorazioni frontonali sono le medesime lasciando intravedere più figure antropomorfe che in precedenza. Negli intercolunni centrali ancora 3 perlinature verticali che a questo punto si potrebbero identificare come ornamenti, somigliano molto ai nostri sonagli scacciaspiriti. Con più fantasia potrebbero anche essere le chiusure delle porte (che nella moneta di Volteio sono perlinate) viste in prospettiva, ossia più corte, ma questa idea è molto fantasiosa. L'ipotesi degli ornamenti resta la più valida. Finita la monetazione repubblicana andiamo in quella imperiale,con i tre Imperatori che hanno dato di più al Tempio, ossia i Flavi, che come abbiamo detto prima hanno ricostruito il Tempio per ben 2 volte. Iniziamo con la moneta di Vespasiano, un sesterzio del 75 d.C. con al D/ IMP CAES VESPASIAN AVG P M TR P PP COS VII, testa laureata a destra e al R/ Il Tempio di Giove con sotto "S∙C" Un'altra storia, il Tempio è adesso perfettamente rappresentato, gradinata, colonne scanalate, capitelli corinzi, fregio (in precedenza assente)e sopratutto decorazioni frontonali e del tetto. Ma andiamo con ordine: sul tetto adesso si possono distinguere ondulature, forse pseudo tegole, adesso in bronzo dorato, statue antropomorfe e probabilmente ancora aquile (oppure sfingi) agli acroteri. Nel frontone ora il dettaglio è magnifico, probabilmente riprodotti al centro sono ancora gli Dei capitolini, Giove, Minerva e Giunone con ai lati probabili scene di battaglia. Negli intercolunni adesso non si può fare a meno di notare che fanno la loro comparsa le statue degli Dei, che come abbiamo detto a partire da sinistra sono, Giunone con peplo, Giove a torso nudo (si vedono persino gli addominali) con in mano un'asta e Minerva, sempre di peplo vestita. Singolare è la statua alla sinistra del Tempio. Successivamente abbiamo detto che nell'80 il Tempio fu distrutto e a commemorare la sua ricostruzione ci pensarono per ultimi Tito e Domiziano. Il primo, che non vide la fine dei lavori (morì nell'81 d.C.) lo commemora con un: al D/ IMP TITVS CAES. VESPASIANAVG P M, testa laureata a destra e al R/ CAPIT RESTIT, con il Tempio. Ed ecco un gran problema, il Tempio si presenta di nuovo tetrastilo, diverso però da quello della Gens Volteia. Partendo dal basso vediamo la gradinata, le colonne con capitello dorico, le statue degli Dei (ugualmente rappresentate come nel Vespasiano), l'architrave e il frontone decorato in maniera approssimativa. Sul tetto, delle figure agli acroteri e la quadriga in vetta. Ora, l'idea che mi sono fatto è quella che con questa moneta si volesse commemorare gli antichi fasti del Tempio, oltre ovviamente alla recente ricostruzione, infatti, ci sono tutti gli elementi che riconducono ai tempi arcaici. Le porte del Tempio sono aperte in conseguenza, forse, della maggiore voglia di onorare gli Dei. Sulla scia di quella di Tito anche Domiziano, che completò la ricostruzione, commemorò l'evento con una Tetradracma per Efeso. Al D/ IMP CAESAR DOMITIANVS AVG, testa laureata a destra e al R/ CAPIT RESTIT, Tempio di Giove dell'82 d.C. Anche qua il tempio è quello descritto nella moneta di Tito, tetrastilo, con colonne doriche, architrave e frontone poco decorato. Sul tetto figure a cavallo ai lati e quadriga al centro. Si definisce adesso in maniera più il disegno del frontone, ossia due figure in ginocchio intorno ad una specie di altare con un sole sopra di esso. Le statue sono uguali, scettro nella mano sinistra, Minerva e Giunone in piedi e Giove a sedere. Vedendo questa moneta, con gli scettri "perlinati", ho pensato che potessero essere questi ad essere rappresentati nelle prime monete ma sembrerebbe troppo strano non aver inserito anche parte delle statue (presupponendo che fossero coperte dalle colonne e visibili solo quest'ultimi).
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