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Si svolgevano in questi giorni di febbraio...
Illyricum65 ha aggiunto un nuovo link in Storia ed archeologia
LUPERCALIA I Lupercali (Lupercalia) erano delle festività romane che si celebravano dal 13 al 15 febbraio, in onore del dio Fauno in quanto Luperculus ovvero protettore del bestiame ovino e caprino dall’attacco dei lupi. Un’altra interpretazione da Dionigi di Alicarnasso riporta i Lupercalia come commemorazione dell’allattamento di Romolo e Remo da parte della lupa. Venivano celebrati nella grotta detta Lupercale sul colle Palatino dove i gemelli sarebbero stati allattati. Avevano elementi in comune con il culto dei Falischi di Hipri Sorani, praticato sul monte Soratte. Furono uno dei primi culti aboliti dai Cristiani ma il papa Gelasio (492-496 d.C. ) afferma in una lettera che la popolazione, nonostante ormai fosse cristiana, continuasse a festeggiarli. La festa era celebrata dai Luperci, sacerdoti seminudi spalmati di grassi e con una maschera di fango sulla faccia; indossavano solamente una pelle di capra sacrificata nel lupercale a coprire le pudenda. Diretti da un magister erano divisi in due schiere costituite da una dozzina di sacerdoti l’una: i Luperci Fabiani e i Luperci Quinctiales cui Giulio Cesare aggiunse una terza, i Luperci Iulii. In età repubblicana i Luperci erano scelti fra i giovani patrizi ma da Augusto in poi la cosa fu ritenuta sconveniente per loro e ne fecero parte solo giovani appartenenti all'ordine equestre. Plutarco riferisce nella vita di Romolo che il giorno dei Lupercalia, venivano iniziati due nuovi luperci (uno per i Luperci Fabiani e uno per i Luperci Quinziali) nella grotta del Lupercale; dopo il sacrificio di capre e, pare, di un cane, i due nuovi adepti venivano segnati sulla fronte intingendo il coltello sacrificale nel sangue delle capre appena sacrificate. Il sangue veniva quindi asciugato con lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano ridere. Questa cerimonia è stata interpretata come un atto di morte e rinascita rituale, nel quale la "segnatura" con il coltello insanguinato rappresenta la morte della precedente condizione "profana", mentre la pulitura con il latte (nutrimento del neonato) e la risata rappresentano invece la rinascita alla nuova condizione sacerdotale. Venivano poi fatte loro indossare le pelli delle capre sacrificate, dalle quali venivano tagliate delle strisce, le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste. Dopo un pasto abbondante, tutti i luperci, compresi i due nuovi iniziati, dovevano poi correre intorno al colle saltando e colpendo con queste fruste sia il suolo per favorirne la fertilità sia chiunque incontrassero, ed in particolare le donne, le quali per ottenere la fecondità in origine offrivano volontariamente il ventre, ma al tempo di Giovenale ai colpi di frusta tendevano semplicemente le palme delle mani. In questa seconda parte della festa i luperci erano essi stessi contemporaneamente capri e lupi: erano capri quando infondevano la fertilità dell'animale (considerato sessualmente potente) alla terra e alle donne attraverso la frusta, mentre erano lupi nel loro percorso intorno al Palatino. Secondo Quilici, la corsa intorno al colle doveva essere intesa come un invisibile recinto magico creato dagli scongiuri dei pastori primitivi a protezione delle loro greggi dall'attacco dei lupi; la stessa offerta del capro avrebbe dovuto placare la fame dei lupi assalitori. Tale pratica inoltre non doveva essere stata limitata al solo Palatino ma in epoca preurbana doveva essere stata comune a tutte le località della zona, ovunque si fosse praticato l'allevamento ovino. (Tratto da Wikipedia) Ciao Illyricum
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