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una moneta e una storia Constantinvs pro Vrbe Sva
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Come accennato nella mia precedente discussione ([una moneta e una storia] Maxentivs pro Vrbe Sva - Monete Romane Imperiali - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo), lo scontro tra Massenzio e Costantino fu presto inevitabile ed avvenne al Ponte Milvio, il 28 ottobre del 312. La vittoria, come sappiamo, arrise a Costantino. Massenzio, sconfitto, vi perse la vita. Il crollo finale del regime di Massenzio possiede una eccezionale testimonianza archeologica: la scoperta nel 2005 delle sue insegne imperiali sul colle Palatino, dove furono sepolte dagli sconfitti per impedire che finissero nelle mani dell’odiato nemico. Sono conservate presso il Museo Nazionale di Palazzo Massimo, a Roma. Io ho avuto la possibilità di vederle dal vicino in occasione della mostra “Costantino 313” tenutasi al Palazzo Reale di Milano nel 2013 per commemorare il cosiddetto “Editto di Milano”. Sono splendide, in particolare lo scettro con il suo bel globo verde. Dopo Ponte Milvio, Costantino (in parallelo con le azioni volte consolidare il suo dominio) si applicò coscientemente per soppiantare Massenzio nel cuore dei Romani con una oculata campagna propagandistica. Non deve quindi stupire che Costantino sia ricorso al più potente strumento allora disponibile: le monete. Il RIC VI riconosce tre monete, tutte coniate a Roma nel 313: la 303, la 304 e la 312. Vediamole nel dettaglio. Cominciamo dalla 303 e 304: Si tratta di due monete aventi al rovescio la legenda LIBERATORI VRBIS SVAE: Ecco la 303: Della 304 non ho trovato una immagine (magari qualcuno di voi mi può aiutare). Essa si distingue dalla 303 in quanto il busto di Costantino e’ laureato, drappeggiato e corazzato (E) anziché solo laureato e corazzato (D); inoltre la 304 e’ stata coniata dalla 3^ officina (T), mentre la 303 dalla seconda (S). Tuttavia, sono noti esemplari “non in RIC”: Questa e’ la RIC VI 303 ma della terza officina (T): Ed ecco la RIC VI 304, ma seconda officina (S): Ed ora passiamo alla RIC VI Roma 312: Qui il rovescio e’ dunque RESTITVTOR VRBIS SVAE Queste monete LIBERATORI VRBIS SVAE e RESTITVTOR VRBIS SVAE sono strettamente collegate alla serie CONSERV URB SVAE di Massenzio. Tuttavia, mentre il dritto e’ logicamente cambiato (ora vi ci appare l’effigie di Costantino), il rovescio e’ lo stesso (sempre la dea Roma seduta dentro un tempio), ma con una legenda del tutto diversa: LIBERATORI VRBIS SVAE alternato a RESTITVTOR VRBIS SVAE, che identificano senza ombra di dubbio Costantino come vincitore del tiranno (“liberator”) e come restauratore (“restitutor”) della pace e della giustizia nella città di Roma, ora identificata come “sua”, nello stesso modo che aveva usato Massenzio nella sua serie (in cui si era identificato come “conservatore”, “protettore”). Particolare il fatto che entrambi i tipi siano stati coniati a Roma nel 313; probabilmente furono emessi per il consumo immediato del popolo di Roma: il messaggio doveva essere forte e chiaro. Con Costantino le parole non sono mai banali. Le parole “liberatori” (addirittura al dativo, una vera e propria dedica) e “restitutor” rappresentano appieno lo sforzo del vincitore di rappresentare il suo rivale Massenzio non come un mero usurpatore, ma come un tiranno dal quale il Senato ed il popolo romano erano stati liberati. E’ una differenza sottile, ma non da poco. Allarghiamo ora per un attimo un po’ il discorso. E’ da notare come, di pari passo alla produzione delle serie succitate da parte della zecca di Roma, anche altre zecche abbiano prodotto monete volte ad enfatizzare lo stesso tema. Ecco allora i tipi : ROMAE AETER AVGG di Londinium (es. RIC VI 269): ROMAE RESTITVTAE: sempre Londinium (es. RIC VI 272): RECVPERATORI VRB SVAE di Arelate (es. RIC VII Arelate 33): Anche queste produzioni terminano presto. Si chiude, infatti, nel 315 con il tipo RESTITVTORI LIBERTATIS da dalle zecche di Ticinum e Treviri: RIC VII Treveri 23: e’ in bianco e nero, ma e’ un solido RIC VII Ticinum 31: solido anche qui Come detto sopra, in Costantino nulla e’ casuale, anche la scelta di queste ultime zecche. La scelta di Londinium potrebbe essere legata (questo e’ un mio pensiero) al forte legame con la Britannia. Basti pensare che, alla morte del padre Costanzo Cloro, furono proprio le truppe di stanza ad Eburacum a nominarlo addirittura augusto nel 306. Quanto a Ticinum , in realtà significa Mediolanum dove Costantino si recò dopo aver lasciato Roma. Proprio a Mediolanum, nel febbraio del 313, si celebrò il matrimonio tra la sorellastra Costanza e Licinio, che sancì l’alleanza tra i due augusti. Fu poi in quella sede ed in quella occasione che fu promulgato il cosiddetto Editto di Milano, che fu stabilito il nuovo assetto dell’impero e che fu programmata la guerra contro Massimino Daia. Non dimentichiamo poi il ruolo che la città aveva avuto come capitale occidentale durante la prima Tetrarchia ed anche la sua posizione strategica. Quanto a Treviri, sappiamo che fu a lungo capitale imperiale dove Costantino risiedette come Cesare e dove svolse una intensa attività edilizia, a dimostrazione del forte legame con questa città. Ricordiamo, a titolo di esempio, la Basilica Palatina: Ma a Treviri tornò anche dopo aver lasciato Milano per affrontare una campagna contro Franchi e Germani e vi celebrò anche i decennalia del regno, proprio nel luglio del 315. Quanto ad Arelate, ricordiamo che proprio Costantino vi aveva trasferito la zecca di Ostia (se ne e’ già parlato). Come detto, Costantino lasciò Roma nel gennaio del 313. Il brevissimo lasso di tempo trascorso in città fa emergere tutta la sua capacità di statista in grado di riconquistare la fiducia e il rispetto del Senato e del popolo romano con una vera transizione ideologico-religiosa (se così si può dire) , anche se certo la forza degli eserciti ebbe il suo peso (oltre che grande uomo di stato era anche un grande uomo di armi). Non dimentichiamo come Costantino fosse arrivato a Ponte Milvio, ovvero sotto l’egida dell’ ”In hoc signo vinces”, paladino di Cristo contro il pagano Massenzio. Se guardiamo alle monete su postate, però, non vi sono ancora simboli cristiani, ma addirittura c’e’ ancora un tempio pagano e una dea (anche se questa dea e’ Roma). Inutile dire quindi che, al momento della sua partenza, una tale radicale trasformazione non era stata ancora completata, anche se certamente era avviata nella giusta direzione. Ne e’ una ulteriore prova la costruzione dell’Arco ordinata dal Senato poco tempo dopo, nel 315: La cosa per noi interessante e’ nella iscrizione: Al centro dell'attico è presente la seguente iscrizione: «IMP(eratori) · CAES(ari) · FL(avio) · CONSTANTINO · MAXIMO · P(io) · F(elici) · AVGUSTO · S(enatus) · P(opulus) · Q(ue) · R(omanus) · QVOD · INSTINCTV · DIVINITATIS · MENTIS · MAGNITVDINE · CVM · EXERCITV · SVO · TAM · DE · TYRANNO · QVAM · DE · OMNI · EIVS · FACTIONE · VNO · TEMPORE · IVSTIS · REM-PUBLICAM · VLTVS · EST · ARMIS · ARCVM · TRIVMPHIS · INSIGNEM · DICAVIT ·» «All'imperatore Cesare Flavio Costantino Massimo Pio Felice Augusto, il Senato e il popolo romano, poiché per ispirazione divina e per la grandezza del suo spirito in una sola volta con il suo esercito ha vendicato lo Stato, per mezzo di una giusta guerra, sia dal tiranno che da ogni sua fazione, dedicarono questo arco insigne per trionfi.» Le parole chiave sono sicuramente INSTINCTV DIVINITATIS: Costantino ha vinto per “ispirazione divina”. Ma di quale dio? Non vi e’ ancora un accenno diretto al Dio dei Cristiani, anche se dietro lo si intuisce chiaramante. E’ ancora un po’ presto per una affermazione esplicita, ma e’ questione di poco. E poi colpisce anche la parola “DE TYRANNO”: come detto su, nella sua politica propagandistica, Costantino ha liberato Roma non da un semplice usurpatore, ma da un vero e proprio tiranno. Insomma, le parole sono pietre, nel vero senso della parola. Quanto alla attività edilizia iniziale, in riferimento all’area del foro, a Costantino (che trovò molti monumenti – o almeno i due principali, ovvero il tempio di Venere e Roma e la cosiddetta Basilica) non solo già progettati e strutturati, ma anche quasi del tutto conclusi o prossimi alla conclusione, non restò che eseguire sia l’eventuale e non precisabile completamento strutturale e decorativo sia, più probabilmente, la dedicazione o ridedicazione con il suo nome. Proprio nel periodo che seguì la vittoria su Massenzio, iniziò inoltre la costruzione della sua prima basilica, quella del Laterano. Si è molto discusso su questa collocazione ‘periferica’ della cattedrale. L’interpretazione più in voga è quella che mostra un Costantino assai prudente che non vuole urtare l’aristocrazia e la popolazione stessa, ancora in forte maggioranza pagana, e preferisce quindi inserire la cattedrale il più lontano possibile dal centro della vita pubblica, ove si trovavano anche molti luoghi sacri della religione pagana. O forse, più prosaicamente, la basilica era così grande che difficilmente poteva essere collocata nell’affollato centro cittadino? Della vecchia basilica, oggi resta il nucleo principale del cosiddetto Battistero Lateranense: In vicinanza, Costantino iniziò anche la costruzione del nuovo palazzo imperiale, chiamato Sessorium (sui resti del vecchio palazzo di Elagabalo agli Horti Spei Veteris) dove risiedette la madre Elena. Di esso rimangono i resti delle Teme Eleniane e il cosiddetto tempio di Minerva Medica, in realtà una splendida aula decagona con cupola. Vi era anche una chiesa (oggi chiesa di Santa Croce in Gerusalemme) che doveva contenere le reliquie di Cristo trovate dalla madre Elena in Terrasanta. Successivamente al periodo che ci interessa, Costantino effettuerà poi una intensa attività edilizia in senso “cristiano” che esula dalla attuale discussione. Per chi vuole approfondire alleghero’ una lettura. Fonti: - RIC volume VI - Constantine the Great-- History and Coins (constantinethegreatcoins.com) - Iconografia_di_Costantino.pdf - Roma_costantiniana.pdf Le_iconografie_monetali (1).pdf Ciao da Stilicho- 19 commenti
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