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  1. Scoperto e restaurato vaso di 6000 anni fa realizzato con una zanna d’elefante. Fu oggetto di un rito oscuro. Cosa conteneva? · Un raro vaso d’avorio, ricavato dalla lavorazione di una zanna d’elefante, avvenuta 6.000 anni fa è stato scoperto in uno scavo archeologico nel sud di Israele e sottoposto a restauro. Il ritrovamento – che era stato tenuto segreto – è stato annunciato poco fa dall’Israel Antiquities Authority, a restauro avvenuto. L’oggetto risale al calcolitico, cioè all’Età del Rame. Il ritrovamento è avvenuto in uno scavo dell’Autorità per le Antichità israeliane vicino a Beer Sheva. “Il raro vascello, noto nella ricerca come “amphoriskos” (un barattolo), attesta i rapporti commerciali tra la terra d’Israele e l’Egitto seimila anni fa. – dice l’autorità archeologica – Il reperto sarà presentato al pubblico per la prima volta questo giovedì a Gerusalemme nell’ambito della conferenza annuale della Società Preistorica Israel. La conferenza si terrà presso al Campus Nazionale di Archeologia Jay e Jeannie Schottenstein, dove saranno presentati nuovi reperti degli ultimi anni di scavi preistorici”. Nel corso dello scavo vicino a Beer Sheva è stato portato alla luce un antico insediamento con spazi che furono scavati nel suolo. “Verso la fine dei lavori, quando l’archeologo Emil Aladjem stava facendo le ultime misure, ha notato il bordo di un vaso di basalto. – prosegue l’Israel Antiquities Authority – Di conseguenza, lo scavo è stato ampliato, ha rivelato tre grandi ciotole, impressionanti. I contenitori erano stati deposti nel modo seguente: due di essi erano stati collocati uno nell’altro, mentre il terzo fungeva da copertura per entrambi. Quando la piastra superiore è stata rimossa, la piastra inferiore ha rivelato d’essere piena di terra, all’interno della quale si trovavano i pezzi frantumati di un vaso d’avorio, materiale raro e prezioso”. “Dal modo in cui sono state sistemate le ciotole, il vaso d’avorio, rotto già nell’antichità, è stato chiaramente sepolto in maniera deliberata – il che sembrerebbe attestare l’importanza attribuitagli”, ha spiegato anche il dottor Ianir Milevski, ex responsabile della sezione preistorica dell’Autorità Israel Antichities e oggi anche collaboratore del Consiglio Nazionale delle Ricerche Argentine. – I vasi sono stati appositamente sistemati in maniera specifica, con attenta premeditazione. Nei circoli accademici è generalmente accettato che i depositi di statuette e vasi rotti e le sepolture siano parte di attività cerimoniali”. “Il vaso è di 20 centimetri di diametro. È bellissimo, ed eccezionale nel suo design”, aggiunge il Dr. Milevski. “Le piccole maniglie laterali sono disposte simmetricamente. Due i esse sono inserite nel collo del recipiente, altre due sono state disposte verticalmente verso la base”. I direttori degli scavi Avishai Levi-Hevroni e Martin Pasternak della Israel Antichities Authority hanno portato i reperti e il loro contenuto al Campus Nazionale di Archeologia Jay e Jeannie Schottenstein. In collaborazione con il Dr. Ianir Milevski e la Dr. Liora Kolska Horwitz dell’Università Ebraica di Gerusalemme, il team ha raggiunto la prima comprensione della natura del vaso, che è stato realizzato con zanna di elefante. Il processo di conservazione e restauro guidato da Olga Negnevitsky, esperta di conservazione dell’avorio, è stato estremamente complesso e ha richiesto molta pazienza. L’obiettivo era ricostruire la nave dai suoi pezzi nella sua forma originale, salvaguardandone l’autenticità e il valore storico. “Questo ritrovamento approfondisce la nostra comprensione del periodo calcolitico e degli scambi culturali della nostra regione con culture vicine e lontane”, dicono i ricercatori. “Una delle domande più interessanti su questo contenitore”, aggiungono Levi-Hevroni e il Dr. Milevski, “è se il vaso sia giunto qui completamente realizzato o se la zanna d’avorio sia stata importata qui come materia prima e poi scolpita da un artigiano locale. Il contenitore è ben fatto e utilizza al massimo la zanna originale, che era un materiale pregiato. Se è stato prodotto qui, rivela l’alto standard degli artigiani locali”. Ulteriori analisi biomolecolari, che saranno effettuate dal Dr. Harel Shochat dell’Università di Haifa e dal Dr. Liora Kolska Horwitz dell’Università Ebraica di Gerusalemme, stabiliranno da dove è nato l’avorio in base alla dieta dell’elefante. Si tratta ora di capire cosa potesse contenere originariamente il vaso d’avorio e conoscere il motivo della complessa sepoltura. Una cerimonia di fondazione, forse, con una ricca offerta agli Dei? E’ evidente che i contenitori di basalto e il vaso d’avorio appartenessero a un mondo superiore. https://stilearte.it/scoperto-e-restaurato-vaso-di-6000-anni-fa-realizzato-con-una-zanna-delefante-fu-oggetto-di-un-rito-oscuro-cosa-conteneva/
  2. ARES III

    Misteriosa scatola in pietra

    Scavi nel sotterraneo. Trovano una scatola di pietra con 9 scomparti. Studiano il contesto. A cosa poteva servire. Ipotesi? Nella foto: la strada terrazzata della città di Davide, la scatola e gli archeologi.@ Foto di Emil Algam, Autorità per le Antichità Un’enigmatica e rara scatola di pietra del periodo del Secondo Tempio, scoperta negli scavi dell’Autorità per le Antichità nella Città di David, è esposta al pubblico per la prima volta, in queste ore, al Museo di Israele Il contenitore a nove scomparti risale a circa 2.000 anni fa. Il manufatto, insolito nella sua progettazione, è stato scoperto negli scavi dell’Autorità per le Antichità nella Città di David nel Parco Nazionale attorno alle mura della Vecchia Gerusalemme, finanziati dall’Associazione Elad e in collaborazione con il Ministero del Patrimonio. “La scatola – dice l’autorità israeliana per l’antichità – è di forma quadrata, misura 30×30 cm ed è realizzata in pietra calcarea tenera (Kirton) lavorata da uno scultore. E’ divisa in nove celle quadrate, simili per dimensioni e volume. I lati dell’oggetto, scoperto negli scavi lungo la strada a gradini della città A David in uno strato di rovine della fine del periodo del Secondo Tempio, anneriti, e sembra essere stato bruciato durante gli eventi della Grande Rivolta che portarono alla distruzione di Gerusalemme. Il vaso a nove scomparti fu scoperto tra i resti di un edificio che sorgeva accanto alla strada a gradini e che veniva utilizzato come negozio”. I ricercatori ipotizzano che il contenitore fosse utilizzato per attività commerciali e per la presentazione di merci in quantità piccole e misurate. Forse contenevano droghe e spezie? Secondo i responsabili degli scavi, il dottor Yuval Baruch e Ari Levy dell’Autorità per le Antichità, “negli scavi della strada terrazzata, dove è stato scoperto il vassoio, sono stati rinvenuti anche molti altri oggetti che testimoniano la vivace attività commerciale. Sono stati rinvenuti, tra l’altro, recipienti per la conservazione di vasellame e vetreria, impianti di produzione mobili e fissi, attrezzature per cucinare, strumenti per misurare i volumi, monete e numerosi pesi in pietra, di vario valore, a testimonianza dell’attività commerciale di un vivace mercato urbano che operava lungo la strada. La strada, che era la strada principale della città 2000 anni fa, era utilizzata dai pellegrini e collegava la Piscina di Shiloh al Monte del Tempio. Sembra, quindi, che anche il vaso con le celle sia legato all’attività commerciale che si svolgeva sulla strada.” Il sistema economico e commerciale che operava a Gerusalemme durante il periodo del Secondo Tempio era di natura simile a quello esistente nelle altre città del mondo romano. Era un’economia basata sulla produzione locale di beni di consumo e sulla loro vendita nei mercati, insieme all’importazione di altri prodotti, alcuni anche esotici. Nel frattempo, c’erano anche aspetti particolari del commercio a Gerusalemme, che veniva condotta come città del tempio. Molti aspetti della vita quotidiana e del commercio erano condotti alla luce del tempio, e ciò si esprime, in particolare, nell’estrema severità degli abitanti della città e della Francia sulle leggi di impurità e purezza. Per questo è stato addirittura istituito il detto “una violazione della purezza in Israele”. Tra i reperti archeologici distinti che rappresentano il fenomeno, spiccano gli strumenti in pietra, migliaia dei quali furono scoperti negli scavi in tutta la città antica e nei suoi dintorni. Le ragioni per utilizzare strumenti fatti di pietra sono halachiche e affondano le loro radici nel riconoscimento halachico che la pietra, a differenza degli strumenti fatti di argilla e metallo, non riceve impurità. Per questo motivo è stato possibile addirittura utilizzare gli strumenti di pietra nel tempo e ciclicamente. Sembra, quindi, che la scatola di pietra con le celle della Città di Davide sia anche legata in un modo o nell’altro alla peculiare economia di Gerusalemme, quella che veniva condotta all’ombra del tempio e sotto la stretta osservanza delle leggi di impurità e purezza. Per questo motivo può anche essere considerato un distinto reperto di Gerusalemme. Lo dicono Levy e il dottor Baruch. Ma a cosa serviva lo strumento con le cavità cubiche? Frammenti di un oggetto simile furono scoperti circa 50 anni fa dall’archeologo Nachman Avigad negli scavi del quartiere ebraico, e furono da lui scherzosamente chiamati “ciotola di cracker“. Questo soprannome “si attacca” all’oggetto e da allora viene utilizzato anche da alcuni ricercatori che si occupano dell’argomento. Da allora sono stati rinvenuti altri frammenti di questo tipo di vaso, tutti a Gerusalemme, e soprattutto negli scavi della Città di David, ma quello recentemente scoperto è l’unico esemplare completo conosciuto nella ricerca archeologica. Eppure, in questa fase della ricerca, la risposta all’enigma del manufatto e del suo utilizzo rimane ancora senza risposta. ** Secondo Dodi Mbaruch, curatore senior della Divisione Archeologica del Museo di Israele , “La scatola è stata trovata rotta in molti pezzi con parti mancanti. I frammenti sono stati trasferiti al Laboratorio di Conservazione degli Artifatti del Museo di Israele, dove sono stati conservati e restaurati da Victor Uziel -. I nostri laboratori di conservazione, sanno ricevere reperti frantumati direttamente dal territorio e portarli dalla “modalità scavo alla modalità esposizione”.Abbiamo collocato la scatola nella nostra esposizione permanente, insieme ad un gruppo dei reperti spettacolari provenienti dalle lussuose case di Gerusalemme risalenti alla fine del Secondo Tempio – arazzi colorati, lampadari e magnifici vasi di gres e metallo – siete invitati a venire a vederli”. https://stilearte.it/scavi-nel-sotterraneo-trovano-una-scatola-di-pietra-con-9-scomparti-studiano-il-contesto-a-cosa-poteva-servire-ipotesi/
  3. ARES III

    Trovato uno scarabeo in corniola

    Escursionista vede brillare qualcosa nel terreno. Lo recupera e avverte gli archeologi. Ricerche alla base di una collina Erez Avrahamov, 45enne residente a Peduel, in Israele, stava facendo un’escursione nella Riserva Naturale Tabor Stream in Bassa Galilea, quando ha trovato un antico sigillo a forma di scarabeo, risalente al periodo del Primo Tempio. Lo ha comunicato in queste ore l’Israel Antiquities Authority. L’oggetto antico è stato trovato ai piedi di Tel Rekhesh. Il sito è stato identificato come “Anaharat”, una città nel territorio della tribù di Issachar citata nella Bibbia da Giosuè (19:19). Tel Rekhesh è una collina – ricca di grotte, fonti d’acqua e pozzi – che si trova nella parte nord-orientale di Israele. “Ho avuto due giorni liberi dal servizio riserve dell’IDF e ho deciso di approfittare delle giornate soleggiate per fare escursioni”, afferma Avrahamov. “Mentre camminavo, ho visto qualcosa che brillava per terra, e all’inizio ho pensato che fosse una perla colorata o una pietra arancione. Quando l’ho raccolto, ho visto che la pietra era incisa come uno scarabeo. Ho chiamato l’Autorità israeliana per le Antichità e ho comunicato la fantastica scoperta. ” Nir Distelfeld (nella foto qui sopra), Ispettore dell’unità di prevenzione dei furti di antichità dell’Autorità israeliana per le antichità, racconta: “Ho ricevuto una chiamata da Erez, e ho capito che aveva trovato qualcosa di speciale. Gli ho detto di guardare bene l’altro lato dello scarabeo – il lato piatto – e controllare se ci fosse qualcosa di inciso. Ho sentito subito manifestazioni di gioia e meraviglia, al telefono. Mi ha detto che poteva vedere una figura incisa”. Secondo il professor emerito Othmar Keel dell’Università di Friburgo lo scarabeo, che è stato realizzato scolpendo e incidendo una pietra semipreziosa chiamata corniola, raffigura, sulla parte piatta – quella che poteva essere usata come timbro di sigillo, una mitica creatura, un grifone o un cavallo alato al galoppo. Qualcosa di simile a Pegaso. Scarabei di questo tipo sono datati all’VIII secolo a.C. Secondo il dottor Itzik Paz, archeologo dell’Autorità israeliana per le Antichità che ha scavato a Tel Rekhesh, “questo è uno dei reperti più importanti di Tel Rekhesh, datato all’età del ferro (VII-VI secolo a.C.). A quel tempo, una grande fortezza sorgeva sul tell che apparentemente era sotto il controllo assiro, l’impero responsabile della distruzione del Regno del Nord d’Israele. È quindi del tutto possibile che lo scarabeo, scoperto ai piedi del tell, testimoni la presenza dell’amministrazione assira (o eventualmente babilonese) sul sito. Il motivo grifone sul sigillo è un motivo artistico noto nell’antica arte del Vicino Oriente, ed è comune nei sigilli dell’età del ferro. Se davvero il sigillo può essere datato, potrebbe essere possibile collegarlo alla presenza assira nella fortezza di Tel Rekhesh, scoperta di grande significato.” Lo scarabeo è un tipo di sigillo il cui uso è stato diffuso in tutto il mondo antico dal IV millennio a.C. in poi. Il nome egizio dello scarabeo deriva dal verbo “diventare” o “essere creato”, poiché gli egiziani vedevano lo scarabeo come un simbolo del dio creatore. Gli scarabei venivano rappresentati utilizzando pietre, tra cui pietre semipreziose, come l’ametista e il corniolo, ma la maggior parte degli scarabei erano di steatite, una pietra-talco grigio-bianco, morbida, che era solitamente rivestita da una smalto verde-blu. Dal momento che la smalto è sopravvissuto solo in climi secchi, come quelli dell’Egitto, gli scarabei trovati in Israele raramente conservano tracce della smalto. Un discorso diverso vale per il corniolo, che ha, in modo naturale, questo colore acceso. https://stilearte.it/escursionista-vede-brillare-qualcosa-nel-terreno-lo-recupera-e-avverte-gli-archeologi-ricerche-alla-base-di-una-collina/
  4. ARES III

    Scavi su dolmen nel Golan

    “Ecco cosa abbiamo scoperto”. Cosa sono queste strutture di 4mila anni fa e cosa conservano ancora. Gli scavi Recentemente, all’interno di un antico dolmen oggetto degli scavi condotti dall’archeologo Uri Berger dell’Autorità delle Antichità israeliane nel Golan, sono emersi reperti ornamentali di notevole interesse. Tra di essi spiccano perline colorate di vetro e pietra, probabilmente derivanti da scambi commerciali con regioni distanti, una spilla di bronzo e antichi vasi di ceramica risalenti a 4.000 anni fa, come comunicato dall’Israel Antiquities Authority. Il dolmen collocato su un rialzo e circondato da grosse pietre @ Israel Antiquities Authority L’archeologo mostra il punto del ritrovamento @ Israel Antiquities Authority I dolmen sono tombe megalitiche preistorica a camera singola. La realizzazione dei dolmen viene collocata nell’arco di tempo che va dalla fine del V millennio a.C. alla fine del III millennio a.C., anche se in Estremo Oriente l’uso del dolmen si prolungò fino al I millennio a.C. L’attività di scavo archeologico condotta da Berger, nell’ambito dell’espansione degli insediamenti di Natur e Ani’am nel Golan, ha portato alla luce nuove informazioni su queste affascinanti costruzioni. “I dolmen sono essenzialmente strutture funerarie monumentali, e gli ornamenti sono stati collocati nelle camere funerarie con l’intenzione di accompagnarne i defunti nell’aldilà. È comune trovare perline colorate come offerte tombali nei dolmen, ma ciò che ci ha sorpreso è la presenza di decine di perline”, afferma Berger. “La diversità dei reperti suggerisce la presenza di una notevole ricchezza sepolta nella tomba. È evidente che nel corso degli anni molti oggetti siano stati depredati. Oltre al sorprendente numero di perline, le dimensioni relativamente imponenti dei dolmen qui scoperti indicano un notevole investimento di risorse sia in termini di tempo che di materie prime, suggerendo uno speciale status elevato per i defunti.” Le perline per collane, bracciali od ornamenti degli abiti, considerate preziosissime dai nostri antenati dell’Età del Bronzo @ Israel Antiquities Authority Ad Ani‘am, sono stati rinvenuti frammenti di ceramica risalenti al periodo romano, risalenti a circa due millenni dopo la costruzione dei dolmen. Si presume che in questo periodo i dolmen siano stati riutilizzati, forse come depositi per prodotti agricoli, sfruttando le fresche condizioni delle camere circondate da massi imponenti. “I manufatti ritrovati nei dolmen di Natur e Ani‘am forniscono importanti indicazioni sulla datazione della costruzione dei dolmen nel paese e sul periodo in cui sono stati effettivamente utilizzati”, conclude Berger. Le fotografie di questa pagina sono state scattate da Anastasia Shapiro, Anya Kleiner e Sapir Haresh per l’ Israel Antiquities Authority. https://stilearte.it/ecco-cosa-abbiamo-scoperto-cosa-sono-queste-strutture-di-4mila-anni-fa-e-cosa-conservano-ancora-gli-scavi/
  5. ARES III

    Ritrovato un bel mortaio

    Soldati in pattugliamento si imbattono in altri oggetti archeologici. Cos’è e di cos’è fatto il reperto portato alla luce dai riservisti I militari riservisti israeliani hanno replicato l’impresa compiuta precedentemente dai membri del 404° battaglione del 282° Corpo dei Vigili del Fuoco, che avevano scoperto una lampada ad olio bizantina presso la striscia di Gaza. Questa volta, è stata la 143° Divisione a fare una nuova scoperta: un mortaio completo di pestello. L’utensile, utilizzato per macinare il sale o i cereali, è di basalto. Gli scopritori, tra cui un archeologo dell’Autorità per le Antichità israeliane, hanno consegnato il reperto ai Tesori Nazionali per la conservazione. Il tenente colonnello della Riserva mostra il mortaio con pestello @ Foto: Israel Antichities Authority. Il Tenente Colonnello della Riserva Yair Amitzur, comandante del fronte civile nella 143a Divisione, insieme al Maggiore della Riserva Elyashiv Bohbut, che è anche il secondo rabbino della Divisione, ha individuato il mortaio basaltico, dal peso superiore a 10 chili, durante i normali pattugliamenti nella busta di Gaza. I militari hanno notato un ammasso di terra lungo il bordo della strada, da cui spuntava un pezzo rotondo di basalto. Tirandolo fuori, hanno scoperto che si trattava di un grande e pesante mortaio con pestello. Yair Amitzur, grazie alla sua competenza archeologica, lo ha identificato immediatamente come un antico strumento per macinare. Il basalto è una roccia di origine vulcanica, caratterizzata da un colore scuro o nero, specie nel caso di lucidatura e di elimanzione delle incrostazioni superficiali. Questa roccia ha origine da un magma che si solidifica rapidamente al contatto con l’aria o l’acqua ed è predominante nella composizione della parte superiore della crosta oceanica. I magmi basaltici si generano attraverso il processo di fusione causato dalla decompressione del mantello terrestre. L’oggetto antico subito dopo il recupero @ Foto: Israel Antichities Authority. Queste rocce, spiega il Tenente Colonnello, sono comuni nel nord di Israele e in altre regioni distanti da quella in cui è stato trovato il reperto, suggerendo che il contenitore è stato trasportato da lontano. Si ipotizza che, in passato, fosse utilizzato per macinare soprattutto grano e altri prodotti agricoli. La scoperta ha suscitato entusiasmo, riaffermando che il Negev occidentale è stato un importante centro di insediamento, attraverso le generazioni, testimoniando guerre e battaglie passate, ma anche il costante rinnovo dell’insediamento e la prosperità dell’area. Il mortaio è stato affidato alla National Treasures dellAutorità per le Antichità israeliane per essere adeguatamente conservato. Il Tenente Colonnello Yair Amitzur, pur impegnato nella busta di Gaza, anticipa con entusiasmo il ritorno al lavoro a tempo pieno nell’ambito dell’archeologia. Sarah Tal, archeologa dell’Autorità per le Antichità israeliane, ha raccolto il reperto e ha rilasciato un certificato di buona conservazione, notando che mortai simili sono stati utilizzati in periodi che vanno dall’antichità biblica al periodo mamelucco. La consegna del reperto all’archeologa dello Stato ç Foto: Israel Antichities Authority. Eli Escusido, direttore dell’Autorità per le Antichità israeliane, sottolinea l’importanza di preservare scoperte archeologiche anche in situazioni di guerra. Collaborando con le Forze di Difesa israeliane, l’Autorità per le Antichità israeliane si impegna a lasciare gli antichi ritrovamenti al loro posto e a coinvolgere gli ispettori per estrarre il massimo di informazioni sul contesto storico delle scoperte. https://stilearte.it/soldati-in-pattugliamento-si-imbattono-in-altri-oggetti-archeologici-cose-e-di-cose-fatto-il-reperto-portato-alla-luce-dai-riservisti/ PS: come sempre errori, ad esempio "nella busta di Gaza"....ma non era una striscia ?
  6. ARES III

    Quattro spade romane a Ein Gedi

    LA SCOPERTA ARCHEOLOGICA PIÙ SORPRENDENTE DEL 2023? LE QUATTRO SPADE ROMANE A EIN GEDI “Una scoperta sensazionale”. Con queste parole, lo scorso settembre, era stato definito dagli archeologi dell’Autorità Israeliana per le Antichità (IAA) il ritrovamento di quattro spade romane, che per 1900 anni erano state nascoste in una grotta a Ein Gedi, nel deserto di Giudea. Ora la prestigiosa rivista National Geographic l’ha inserita al primo posto nella lista delle sette scoperte più sorprendenti del 2023. Le armi sono state trovate per caso da un docente dell’Università di Ariel, il dott. Assaf Gayer, che, infilando una mano in un anfratto della grotta, aveva avvertito la presenza del metallo. Le quattro spade, dalle lame taglienti e in ottimo stato di conservazione, erano ancora nelle fondine di cuoio e di legno quando sono state estratte: tre lunghe 60-65 cm (Roman Spatha) e una più corta di 45 cm con un pomo a forma di anello. “Ci siamo stropicciati gli occhi, credevamo di sognare. Mai visto niente del genere” hanno detto gli studiosi in una nota. Si ipotizza che le spade fossero state sottratte ai legionari romani dai ribelli ebrei durante il periodo della rivolta di Bar Kokhba. I ricercatori hanno sottoposto gli oggetti ad esami del Dna per aver maggiori dettagli: “Vogliamo verificare se abbiano mai trafitto persone, se siano rilevabili tracce di sangue o forse anche ricostruire il Dna storico che potrebbe essere collegato al popolo d’Israele”. Il National Geographic ha assegnato il secondo posto alla scoperta di una nuova statua “moai”- la testa gigante di pietra - a Rapa Nui, nota come Isola di Pasqua, nell’Oceano Pacifico e il terzo posto a una città Maya perduta portata alla luce grazie alla tecnologia Lidar (Laser Detection and Ranging). Seguono un tempio sommerso in Italia, due antichi laboratori di mummificazione egiziani, alcune pietre preziose ritrovate nel sito delle terme romane nell’odierna Carlisle, in Inghilterra e il relitto della nave giapponese ‘Montevideo Maru’ nel Mar Cinese Meridionale. https://www.shalom.it/blog/israele-bc1/la-scoperta-archeologica-pia-sorprendente-del-2023y-le-quattro-spade-romane-a-ein-gedi-b1139791
  7. Breve nota sulla festività di Hanukkah חַנֻכָּה Hanukkà significa inaugurazione o dedicazione del Tempio in Gerusalemme, che fu riconsacrato e daccapo inaugurato dopo la profanazione avvenuta durante la dominazione siriaca, grazie alla vittoriosa insurrezione condotta dai Maccabei. La festa, detta anche Festa delle luci che si accendono ogni sera, inizia il 25 del mese di Kislev e dura otto giorni, aggiungendo ogni sera una candela nel candelabro, detto chanukkià. Si celebra appunto l’insurrezione contro il dominio siriaco e la liberazione di Gerusalemme con inaugurazione del riconsacrato Tempio. L’epoca degli avvenimenti che si commemorano è il secondo secolo avanti l’era cristiana, partendo dal necessario antefatto della divisione dell’impero di Alessandro Magno, dopo la sua prematura morte (323 a.C.), tra i suoi generali o diadochi (successori), che furono in continuo contrasto tra loro. La terra di Israele fece dapprima parte, con l’Egitto, del regno di Tolomeo Sotere e i suoi successori, chiamati anche Lagidi (da Lago, padre di Tolomeo I), con capitale Alessandria, la città fondata da Alessandro Magno, via via popolata anche da una notevole comunità ebraica e sede di una cultura ebraica all’incontro con la civiltà ellenistica. Sorsero città ellenistiche, di cultura greca, anche in terra di Israele. L’ influenza ellenistica attrasse ebrei, nella stessa terra di Israele, con conseguenti differenze e controversie in seno al popolo ebraico, ma non era ancora coattivamente invasiva nella sua corrente più assimilatrice. Il regno tolemaico fu in contrasto con il regno siriaco dei Seleucidi, discendenti di Seleuco, generale di Alessandro Magno, e avendo perso la battaglia di Panion (anno 198 a.C.), presso le fonti del Giordano, dovette cedere la terra di Israele ai Seleucidi. I Seleucidi vinsero sui Lagidi, ma se la dovettero vedere con l’ espansione romana. I romani, comandati da Lucio Cornelio Scipione, detto poi Asiatico, batterono Antioco III, nella battaglia di Magnesia, nella attuale Turchia, nel 190 a.C. Gli sottrassero quella regione, gli tolsero gli elefanti usati per scopo bellico e gli imposero une forte indennità. Il regno siriaco, pressato da Roma, traspose la pressione sui paesi dominati. Seleuco IV Filopatore, figlio di Antioco III, cercò di metter le mani sui beni del Tempio di Gerusalemme, che serbava anche fondi affidatigli da privati. Ve lo attirò un collaborazionista ebreo di nome Simone. La popolazione di Gerusalemme oppose resistenza e l’accesso al Tempio fu sbarrato da robusti vigilanti, descritti dalla leggenda agiografica come cavalieri celesti. A Seleuco successe il più deciso Antioco IV, che al bisogno di quattrini affiancava un accresciuto dispotismo colorito di religione, presentandosi come Epifane, una regale manifestazione della divinità. Era stato ostaggio dei Romani per quattordici anni ed era salito al trono col loro permesso. Sapeva quanto fosse difficile misurarsi con Roma e più se ne dovette accorgere quando il legato romano Gaio Popilio Lenate gli intimò di desistere da un’azione contro l’Egitto. Anche per fronteggiare culturalmente la potenza latina, si fece campione della civiltà ellenica nello stadio aggiornato dell’Ellenismo, con una tonalità religiosa volta a sacralizzare il potere. La volle imporre anche agli ebrei, una parte dei quali, per così dire modernizzante, la condivideva in una sorta di sincretismo. Ma ad Antioco non bastava il compromesso con questi strati, tra i quali del resto variava il grado di assimilazione all’ellenismo, non mancando settori che perseguivano equilibrio e serbavano valori tradizionali e nazionali. Antioco voleva di più, nominava e destituiva proni personaggi alle cariche sacerdotali. Cominciò ad imporre rituali greci, sacrifici agli dei e trasgressioni della Torà, come pasti in pubblico con ostentazione di carne suina. Giunse, nel dicembre del 167 a.C., a violare il Tempio, collocandovi la statua di Zeus, scolpita con le proprie fattezze.Vi furono ebrei che affrontarono il martirio pur di non infrangere i precetti. Altri ebrei si ritirarono lontano dai centri abitati per tener fede alla tradizione. Coraggiose pattuglie scelsero la via della Resistenza al seguito della prode famiglia asmonea dell’anziano Mattatià, che diede il via all’insurrezione dalla cittadina di Modin, presso Lidda, coi cinque figli, detti Maccabei, dal soprannome (Martello, Maccabi) di Yehudà (Giuda): gli altri fratelli erano Yochanan (Giovanni), Shimon (Simone), Eleazar, Yonatan (Gionata). Il vecchio padre di lì a poco morì. Data la disparità delle forze con l’esercito regolare siriaco, i Maccabei intrapresero una guerriglia di tipo partigiano, riuscendo sul finire del 165 a.C., a liberare Gerusalemme; entrarono nel Tempio, lo purificarono dalle contaminazioni politeistiche o idolatriche, lo riconsacrarono e vi inaugurarono il ripristinato culto ebraico. Hanukkà, nome dell’evento e della ricorrenza, significa appunto Inaugurazione. Era il 25 del mese Kislev, che il popolo ebraico di anno in anno festeggia, celebrando l’evento. Il Tempio fu illuminato con la tradizionale lampada, la Menorà, ma si reperì, in quella situazione di emergenza, poco olio per l’accensione, pensando quindi che l’illuminazione durasse poco. Secondo la leggendaria tradizione, la fiamma durò prodigiosamente otto giorni, sicché altrettanto dura il festeggiamento di anno in anno, accendendo ogni sera, nelle sinagoghe e in ogni casa, la lampada, diversificata dalla comune Menorà (lampada a sette bracci) e quindi detta Chanukkià. La Channukià è dotata di un braccio in più che sporge, con l’appoggio per apporvi una candela di servizio (shammash) onde servire all’accensione delle altre. Sorse in seguito una discussione tra le scuole di due celebri maestri, Shammai ed Hillel, vertente sulla scelta se si debba partire, la prima sera, dall’accensione di tutte le otto candele, diminuendo di sera in sera (così sostenne rabbi Shammai), oppure cominciare con una sola candela ed aumentare il numero di sera in sera. Così sostenne rabbi Hillel, il cui parere prevalse. Le candele destinate all’accensione della hanukkià non devono servire ad altri usi, pratici o profani. L’accensione è preceduta da un’apposita benedizione. Dopo l’accensione si recita una dichiarazione che ne spiega il significato. Quindi si intona il salmo 30, canto per l’inaugurazione della Casa di preghiera. Si prosegue con il celebrativo inno «Maoz Zur Yeshuatì» (Possente Rocca della mia Salvezza). Ecco l’inizio dell’inno: מָעוז צוּר יְשוּעָתִי לְךָ נָאֶה לְשָבֵּח תִכּון בֵּית תְפִלָּתִי וְשָם תודָה נֵזַבֵּחַ Maoz Zur Yeshuatì Lekhà naè leshabeach Tikkon bet tefillatì ve sham todà nezabeach Possente Rocca della mia salvezza, a Te si conviene dar lode, ristabiliamo la casa della mia preghiera e là faremo il rito di ringraziamento. La guerra non terminò con la liberazione di Gerusalemme e la riappropriazione del Tempio. Continuò con alterne vicende e nel 160 a.e.v. cadde Yehudà in battaglia. Alla resistenza sul piano militare i condottieri affiancarono un’azione diplomatica di primo rapporto con Roma, che continuava ad indebolire e a circoscrivere l’egemonia siriaca, e con altri popoli e città, in particolare Sparta. Si inviò in Roma un’ambasceria ebraica, che fu ricevuta in Senato. Era invero un’alleanza pericolosa con il leone, perché Roma, più tardi, investì la Giudea, occupandola, fino alla tragedia nazionale del 70, quando il Tempio fu distrutto. Ma Roma si sarebbe comunque espansa nel Levante, fino a incombere sullo Stato ebraico. Intanto, nel secondo secolo, si pervenne, sotto la dinastia asmonea, ad ottenere una soddisfacente misura di autonomia regionale dal Regno siriaco e successivamente all’indipendenza, con ampliamento dello Stato giudaico. Le vicende sono narrate nei Libri dei Maccabei. Il primo fu scritto originariamente in ebraico, ma resta solo in traduzione greca. Il secondo fu redatto originariamente in greco. Per questo motivo, non essendo in ebraico, non sono compresi nel canone ebraico della Bibbia (Tanakh), ma sono stati conservati e inclusi nel canone cattolico e in quello greco ortodosso della Bibbia. Vi è anche un terzo ed un quarto libro, ma sono giudicati apocrifi e come tali non sono compresi nel canone cattolico. Il canone ortodosso comprende anche il quarto. Il terzo libro ha argomento diverso, che non riguarda in effetti i Maccabei, perché tratta di una persecuzione degli ebrei in Alessandria, di età precedente, sotto i Tolomei, non riscontrata in quei termini e proporzioni dalla storiografia, e del prodigioso intervento salvifico. https://www.bethhillelroma.com/2021/11/26/breve-nota-su-hanukkah/ Oggi inizia proprio Hanukkah.
  8. Scoperte e studiate le centrali che producevano su larga scala i micidiali proiettili per frombolieri di 7200 anni fa Una ricerca dell’Israel Antiquities Authority, recentemente pubblicata sulla rivista “Atiqot 111”, ha rivelato le prime prove di guerra e di armi organizzate nel Levante meridionale, in particolare nell’area dell’odierna Israele. Il progetto di ricerca ha dimostrato che esisteva una produzione “industriale” di armi e proiettili già 7.200 anni fa. Questi proiettili erano usati da frombolieri, soldati armati di fionde o frombole, che sarebbero stati uniti nelle divisioni di fanteria. Il fromboliere più noto nella storia è il re biblico Davide. I proiettili per fionda di 7200 anni fa @ Israel Antiquities Authority “La ricerca, intrapresa dal Dr. Gil Haklay, Enno Bron, Dr. Dina Shalem, Dr. Ianir Milevski e Nimrod Getzov dell’Autorità delle Antichità Israeliane – afferma la Iaa stessa in un comunicato delle scorse ore – ha esaminato 424 proiettili per fionde del periodo calcolitico inferiore (c. 5800-4500 a.C.) che sono stati scoperti in due grandi siti archeologici scavati dall’Autorità delle Antichità israeliane: a En Esur nella pianura di Sharon settentrionale e a En Zippori nella Bassa Galilea”. Uno dei due siti dai quali sono stati portati alla luce le pietre biconiche levigate @ Israel Antiquities Authority “La ricerca ha rivelato che le centinaia di slingstone erano quasi identiche. – prosegue l’Autorità israeliana per le antichità – Erano fabbricati per lo più con calcare duro/dolomite, ed erano quasi tutti uniformi di dimensioni, con una lunghezza media di 52 mm, una larghezza di circa 321 mm e un peso medio di 60 grammi”. “Le pietre, che dovevano essere proiettate da una fionda, sono levigate, con una specifica forma aerodinamica biconica, consentendo una proiezione esatta ed efficace”, dicono gli archeologi. “Pietre simili sono state trovate in altri siti del paese, principalmente dalla valle Hula e dalla Galilea a nord fino allo Sharon settentrionale, ma questa è la prima volta che vengono trovate in scavi in concentrazioni così grandi. ” @ Israel Antiquities Authority Il peso, la forma e la levigatezza erano studiati affinché il proiettile – aerodinamico – potesse giungere di punta sull’avversario, con una notevole potenza devastante, in grado di creare ferite mortali al cranio o ferite e fratture nel corpo. Ricordiamo che, secoli dopo, l’esercito romano metteva in campo frombolieri che venivano impiegati sul campo di battaglia come tiratori scelti. I proiettili, in quel caso, erano di metallo e venivano lanciati dai frombolieri a una velocità spaventosa, in grado di produrre ferite simili a quelle che sarebbero state provocate, successivamente, dalle piccole armi da fuoco. “Le pietre levigate trovate in Israele sono le prime prove di guerra nel Levante meridionale. La somiglianza dei proiettili indica una produzione industriale su larga scala. L’impegno profuso nella forma aerodinamica e nella lisciatura delle superfici delle pietre indicano che erano destinate ad essere armi esatte e mortali”, dicono i ricercatori. – La grande quantità di proiettili di pietra e lo sforzo fatto per produrle indicano una preparazione organizzata per la battaglia, e potrebbe essere stato uno sforzo comunitario per produrre munizioni. Se è così, sembra che nel primo periodo calcolitico ci sia stata un’escalation nei preparativi alla guerra, che ha comportato un passaggio dalla produzione individuale a quella su larga scala, dando lavoro a molte persone. La grande concentrazione di questi proiettili fornisce la prova dei preparativi più intensivi per la guerra nel periodo calcolitico inferiore nella regione". https://stilearte.it/scoperte-e-studiate-le-centrali-che-producevano-su-larga-scala-i-perfetti-e-micidiali-proiettili-per-fionde-e-frombolieri-di-7200-anni-fa/
  9. Scavano in un punto isolato. Scoprono la tomba di una donna di più 2000 anni fa. Aveva uno specchio costosissimo. La tomba della donna @ Foto Shai Halevi, Autorità israeliana per le antichità. A destra lo specchio deposto nel sepolcro. @ Foto: Autorità israeliana per le antichità Un team di ricercatori dell’Università di Tel Aviv e dell’Autorità per le antichità israeliane ha fatto una scoperta sorprendente nella regione di Gerusalemme: una tomba contenente i resti carbonizzati di una donna greca, identificata come un’etera, insieme a un raro specchio a scatola pieghevole in bronzo. Questa scoperta è straordinaria per diversi motivi, tra cui la cremazione, che rappresenta la prima prova di questo rituale in Israele durante il periodo ellenistico. Nella storiografia moderna, il termine “ellenismo” si riferisce a quel periodo storico e culturale dell’antica storia del Mediterraneo che ebbe inizio dopo le conquiste di Alessandro Magno, culminate con la sua spedizione contro l’Impero persiano nel 334 a.C., e si estese fino alla fondazione formale dell’Impero Romano. Questo periodo ebbe termine con la morte di Cleopatra VII e l’annessione dell’ultimo regno ellenistico, il Regno tolemaico d’Egitto, nel 30 a.C., seguita dalla vittoria di Ottaviano a Azio nel 31 a.C. La ricerca è stata condotta sotto la guida del dottor Guy Stiebel del Dipartimento di Archeologia e del Vicino Oriente antico dell’Università di Tel Aviv, insieme all’archeologo Liat Oz dell’Autorità per le antichità israeliane. Secondo il dottor Stiebel, questa scoperta rappresenta un importante passo avanti nella comprensione della storia della regione, poiché fornisce nuove prospettive sui costumi funerari e la presenza di popolazioni greche in quest’area. All’interno della camera funeraria, gli archeologi hanno scoperto ossa umane carbonizzate, che sono state identificate come appartenenti a una donna dal dottor Yossi Nagar, antropologo fisico dell’Autorità israeliana per le antichità. Questa donna era molto probabilmente un’etera, una compagna o cortigiana che accompagnava personale militare di alto livello o funzionari governativi ellenistici durante le campagne di Alessandro Magno o le Guerre dei Diadochi. Ciò che ha reso questa scoperta ancora più straordinaria è la presenza accanto alle ossa di numerosi chiodi di ferro piegati e, sorprendentemente, di un corredo funerario contenente uno specchio a scatola pieghevole in bronzo. Secondo Liat Oz, direttore degli scavi per conto dell’Autorità israeliana per le antichità, questo è solo il secondo specchio di questo tipo scoperto in Israele, e in tutto il mondo ellenistico ne sono noti solo 63 esemplari. La qualità di questo specchio è così elevata che sembrava essere stato realizzato ieri. Gli specchi a scatola pieghevole erano oggetti di lusso costosi e rappresentavano un importante simbolo di connessione e relazioni intime tra i clienti e le hetairai, le compagne dell’antica Grecia. Queste donne facevano parte di un’istituzione sociale che forniva servizi di accompagnamento sociale e, a volte, servizi sessuali. Alcune di loro divennero addirittura le consorti ufficiali di sovrani greco-ellenistici e generali di alto rango, influenzando la cultura e l’arte dell’epoca. Tuttavia, la domanda principale sollevata da questa scoperta è perché la tomba di una donna greca sia stata trovata così lontana da qualsiasi insediamento dell’epoca, lungo la strada per Gerusalemme. La mancanza di insediamenti vicini suggerisce che questa donna accompagnasse un militare di alto rango o un funzionario del governo ellenistico e che fosse stata sepolta in un luogo isolato. I ricercatori stanno attualmente lavorando a un progetto di follow-up per ottenere ulteriori informazioni sull’origine della produzione dello specchio e sulla vita della donna. Questa scoperta archeologica straordinaria offre un’affascinante finestra sul passato e potrebbe svelare ulteriori segreti sulla presenza greca nell’antica Israele. https://www.stilearte.it/scavano-in-un-punto-isolato-scoprono-la-tomba-di-una-donna-di-piu-2000-anni-fa-aveva-uno-specchio-costosissimo-gli-archeologi-era-una-sorta-di-escort/
  10. ARES III

    Israele, scoperto un antico portale

    Israele, scoperto un antico portale che può cambiare la storia dell'urbanizzazione nella regione Il reperto risale a circa 5.500 anni fa, lo ha fatto sapere l'Autorità israeliana per le antichità È una scoperta che può cambiare la storia dell'urbanizzazione in Israele spostandone di molti secoli indietro la lancetta del tempo. Si tratta di un portale risalente a circa 5.500 anni fa. Lo ha fatto sapere l'Autorità israeliana per le antichità: ad oggi diventa la porta più antica conosciuta in Israele, un imponente passaggio in pietra e mattoni di fango. Il ritrovamento è avvenuto in quella che era l'antica città di Tel Erani, vicino Kiryat Gat cittadina a sud di Tel Aviv. "È la prima volta che viene scoperta una porta così grande risalente al primo periodo del bronzo - ha detto Emily Bischoff, direttore degli scavi avviati durante lavori per una nuova condotta dell'acqua - La cosa interessante di questa porta è che è stata costruita in parte con mattoni di fango e in parte con pietre monolitiche. E queste sono più grandi di me". L'antica città di Tel Erani (circa 37 acri) è uno dei primi esempi di urbanizzazione in Israele: colonizzata nel primo periodo del bronzo, a partire dal 3.300 a.C. circa, e abbandonata alla fine del primo periodo del bronzo, intorno al 2.500 a.C. A Tel Erani, gli archeologi hanno scoperto prove di urbanizzazione, inclusi edifici pubblici, strade e mura di fortificazione, un possibile sistema di drenaggio e "stratificazione sociale", il che significa che alcune persone avevano case più belle di altre, in base al loro status. In precedenza gli esperti avevano creduto che l'urbanizzazione in quest'area fosse iniziata circa 5.200 anni fa, che era l'età della più antica porta conosciuta. "È probabile che tutti i passanti, commercianti o nemici che volevano entrare in città dovessero passare attraverso questa imponente porta", ha detto Martin-David Pasternak, un ricercatore dell'IAA la cui area di competenza è l'età del bronzo. "Il cancello non solo difendeva l'insediamento, ma trasmetteva anche il messaggio che si stava entrando in un insediamento importante, forte, ben organizzato politicamente, socialmente ed economicamente". https://www.rainews.it/articoli/2023/08/israele-scoperto-un-antico-portale-che-puo-cambiare-la-storia-dellurbanizzazione-nella-regione-0518e9dd-42cc-49d5-98bc-e1a0f3aeb142.html Archaeologists Find 5,500-Year-Old City Gate in Israel A monumental 5,500-year-old city gate has been unearthed at Tel Erani in Israel, according to an announcement by the Israel Antiquities Authority on Tuesday. This latest discovery is Israel’s oldest known city gate. Instead of the traditional local mud-brick, the stone for this gate was constructed from giant stone blocks dating to the Early Bronze Age. Standing at nearly five feet tall, the gate also included a stone passageway through the city walls and two stone guard towers. The material construction of the gate puzzled archaeologists, along with the presence of another gate made of mud-brick that is more consistent with the rest of the settlement. The team used pottery found with the gates to determine that they were both operational during the same time. The gate would have served as both a defense mechanism and as a signal of political, social, and economic fortitude during a time when Egyptians were beginning to unify the Lower and Upper kingdom. By the end of the Bronze Age, the Egyptians had settled in the area. Prior to this discovery, the earliest known gate in Israel was built three centuries later at Tel Arad. While Tel Erani has been occupied since the Chalcolithic period, it was largely settled in the Bronze Age. Based on Bronze Age pottery found at the site, archaeologists know that Tel Erani traded with other areas in the region such as the Negev and the Judean Desert. Rescue excavations over the last month have been funded by the Mekorot water company, who found artifacts while laying a new water pipe. https://www.artnews.com/art-news/news/oldest-city-gate-tel-erani-israel-1234677071/amp/ ARCHAEOLOGY 'IT’S THE FIRST TIME PEOPLE ARE LIVING INSIDE CITY WALLS' Discovery of Israel’s oldest gate resets clock on local urbanization by centuries Alongside 5,500-year-old entrance to fortified city at Tel Erani, near Kiryat Gat, archaeologists find evidence of social stratified city-dwelling in Israel An aerial view of the 5,500-year-old gate at Tel Erani, the oldest known gate in Israel, taken in 2023 before the area was backfilled for preservation. (Emil Aladjem/IAA) Archaeologists have uncovered the oldest known gate in Israel, a 5,500-year-old imposing stone and mud-brick passageway to the ancient city of Tel Erani, the Israel Antiquities Authority announced Tuesday. The gate’s discovery near the central city of Kiryat Gat has forced archaeologists to reconsider when urbanization began in the region, now saying it was likely centuries earlier than previously believed. “This is the first time that such a large gate dating to the Early Bronze IB has been uncovered,” Emily Bischoff, the IAA’s director of the excavation, said in a video about the gate. The latest excavations at Tel Erani were discovered recently during an IAA survey of the area ahead of laying a new water line to Kiryat Gat. “What’s interesting about this gate is it was built partially from mud bricks and partially from monolithic stones, and these stones are larger than me,” said Bischoff. The ancient city of Tel Erani is one of the first examples of urbanization in Israel. Around 150 dunams (150,000 square meters or 37 acres), it was settled in the Early Bronze Period, starting around 3,300 BCE, and abandoned at the end of the Early Bronze Period, around 2,500 BCE. By signing up, you agree to the terms At Tel Erani, archaeologists have uncovered evidence of urbanization, including public buildings, city planning such as streets and fortification walls, a possible drainage system, and “social stratification,” meaning that some people had nicer homes than others, based on their status. Previously, experts had believed that urbanization in this area had started around 5,200 years ago, which was the age of the oldest known gate in Israel. Until the current discovery, the oldest gate to a fortified city was in Tel Arad, near Beersheba. But the dating of the Tel Erani gate pushes the evidence of the start of urbanization back by a number of centuries, to around 5,500 years ago. Discovery of Israel’s oldest gate resets clock on local urbanization by centuries Emily Bischoff, the director of the excavation for the Israel Antiquities Authority, at the Tel Erani site near Kiryat Gat. (Yoli Schwartz/IAA) “It is probable that all passersby, traders or enemies who wanted to enter the city had to pass through this impressive gate,” said Martin-David Pasternak, an IAA researcher whose area of expertise is the Bronze Age. “The gate not only defended the settlement, but also conveyed the message that one was entering an important, strong settlement that was well-organized politically, socially and economically.” Clear evidence of social organization Bischoff noted that the construction of the gate and fortification walls required bringing stones from quite a distance and manufacturing hundreds or thousands of mud bricks. “This was not achieved by one or a few individuals. The fortification system is evidence of social organization that represents the beginning of urbanization,” she explained. “It’s the first time people go from living all over the region to living inside the city walls.” Discovery of Israel’s oldest gate resets clock on local urbanization by centuries An aerial shot of the Tel Erani excavation site in 2023. (Emil Aladjem/IAA) Archaeologists also found a number of interesting smaller discoveries, including a complete alabaster jar, a number of juglets, and red-colored bowls. The fortification wall, which is 7 to 8 meters thick, dates to a time when Egypt was invading the area. Tel Erani has hosted several archaeological excavations since the mid-1950s, directed by the Department of Antiquities, the Israel Antiquities Authority, Ben Gurion University of the Negev, and University of Krakow, Poland. Skeletal samples from Tel Erani helped archaeologists peer into the tartar on ancient teeth and understand what kinds of foods the ancient Canaanites ate. The current excavations took place ahead of a new water line, which Mekorot, Israel’s National Water Carrier, hopes to start building this year to provide more water to Kiryat Gat. In particular, the new water line will serve the current and planned Intel factories, which use an enormous amount of water to produce computer chips. Discovery of Israel’s oldest gate resets clock on local urbanization by centuries Pottery discovered while excavating the Tel Erani site near Kiryat Gat in 2023, during an Israel Antiquities Authority survey ahead of laying a water pipe. (Emil Aladjem/IAA) Intel plans to invest $25 billion for an additional chip manufacturing plant in Kiryat Gat, which should open in 2027. Chip manufacturing plants require massive amounts of ultra-pure water to keep the silicone wafers free from the smallest specks of debris or dust, as well as for cooling. The water line construction will start in the next few months and is expected to finish in 2024. After the excavation concluded, the area was backfilled to protect the gate. Mud brick construction is particularly susceptible to erosion and vandalism. Discovery of Israel’s oldest gate resets clock on local urbanization by centuries An aerial view of the 5,500-year-old gate at Tel Erani, the oldest known gate in Israel, taken in 2023 before the area was backfilled for preservation. (Emil Aladjem/IAA)
  11. Scoperto in Israele uno “specchio magico” di epoca bizantina Il ritrovamento è avvenuto durante un corso organizzato dal Ministero dell’Istruzione israeliano in collaborazione con l’IAA – Autorità israeliana per le antichità. 500 gli studenti coinvolti La giovane autrice ella scoperta. Photo: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority Pochi giorni fa, la diciassettenne Aviv Weizman di Kiryat Motskin, vicino Haifa, ha preso parte a uno scavo archeologico dell’Autorità israeliana per le Antichità presso l’antico sito di Usha, nell’ambito di un corso di sopravvivenza destinato ai giovani. Grande la sua sorpresa quando ha trovato un raro reperto risalente all’epoca bizantina, uno “specchio magico” di 1.500 anni fa. Durante il corso organizzato dal Ministero dell’Istruzione, i giovani partecipano agli scavi archeologici condotti dall’IAA, l’Autorità israeliana per le Antichità in siti situati in tutto il Paese destinati ad essere aperti al pubblico in futuro. Uno di questi è il sito di Usha vicino a Kiryat Ata, scavo diretto dall’archeologa Hanaa Abu Uqsa Abud dell’Autorità per le Antichità d’Israele . Questa settimana, si legge in un comunicato diffuso dall’IAA, lo scavo ha prodotto un ritrovamento speciale: un insolito frammento di ceramica che ha fatto capolino dal terreno tra le pareti di un edificio. Aviv ha trovato il frammento, lo ha raccolto e lo ha mostrato al dottor Einat Ambar-Armon, direttore del Northern Education Center dell’Autorità israeliana per le antichità, che vi ha riconosciuto il frammento di uno “specchio magico” di 1500 anni fa. Uno specchio magico emerso in passato in un altro scavo a Nitzana, in Israele, interessante per il confronto con il reperto appena trovato. Photo: Clara Amit, Israel Antiquities Authority Secondo Navit Popovitch, esperto dell’Autorità israeliana per le antichità, “il frammento fa parte di uno ‘specchio magico’ del periodo bizantino e risale al IV-VI secolo d.C. Al centro della placca si trova uno specchio di vetro, collocata come amuleto per proteggere dal malocchio: si pensava infatti che lo spirito maligno, ad esempio un demone, guardandosi vedesse il proprio riflesso, e questo proteggesse il proprietario dello specchio. Placche simili sono state trovate in passato in corredi funerari, deposti nelle tombe al fine di proteggere i defunti nel loro viaggio verso l’Aldilà”. L’area di scavo vista dall’alto. Photo: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority Eli Shayish, direttore del Ministero dell’Istruzione Shelah e degli studi sulla terra d’Israele , ha commentato: “La partecipazione degli alunni agli scavi archeologici approfondisce il loro sentimento di appartenenza al paese e al suo patrimonio culturale”. Eli Escusido, direttore dell’Autorità israeliana per le antichità, aggiunge: “Durante la settimana, i giovani hanno scoperto ulteriori reperti, tra cui vasi di ceramica, monete, frammenti di pietra decorati e persino un acquedotto. La storia, solitamente insegnata in classe, prende vita da terra. Un allievo che scopre un ritrovamento nel corso di uno scavo non dimenticherà mai l’esperienza. Non c’è modo migliore per legare i giovani al loro Paese e al loro patrimonio culturale”. I giovani e il team dell’IAA durante lo scavo. Photo: Emil Aladjem, Israel Antiquities Authority Secondo Saar Ganor, coordinatore del progetto per conto dell’IAA, “questa scoperta impreziosisce la cooperazione in corso tra l’Autorità israeliana per le Antichità e il Progetto Shelah del Ministero dell’Istruzione: allo stesso tempo, aiuta a scoprire il passato del paese e a fornire ai giovani un’esperienza di crescita personale, collegandoli alle loro radici". https://storiearcheostorie.com/2023/08/03/archeologia-scoperto-in-israele-uno-specchio-magico-di-epoca-bizantina/
  12. ARES III

    Idolo egizio trovato in Israele

    Cammina sulla spiaggia con il marito e trova una pietra con figura. Gli archeologi: “E’ antica, rappresenta dea feconda” Durante una passeggiata con il marito, sulle rive del Mediterraneo, a Palmachimun, nel sud di Israele, una donna israeliana ha visto sulla battigia, mossa dalle risacca, un’arenaria che, rotolando, sembrava evidenziare, su un lato una figura in rilievo. Ha cosi deciso di raccogliere lo strano oggetto e, successivamente ha avvisato gli archeologi dell’Iaa, l’agenzia statale israeliana che si occupa di antichità. “Il mare era piuttosto grosso – ha testimoniato la signora – le onde erano alte, il tempo era invernale. Stavamo camminando lungo il mare quando all’improvviso ho notato che questa pietra veniva verso di me”. La pietra sulla quale è incisa, in altorilievo, la figura sacra della dea egizia Hathor. Foto @ Yuli Shwartz/IAA) Com’è corretta procedura la 74enne ha segnalato il ritrovamento all’autorità, la quale ha inviato sul posto gli archeologi. Gli esperti hanno affermato che si tratta di una statuetta della dea egizia Hathor e molto probabilmente ha più di 3000 anni. Hathor o Ator è una divinità egizia appartenente alla religione arcaica dell’Egitto. Potremmo dire che essa è un solo una divinità femminile, ma che era adorata proprio per il sostegno che, secondo le credenze dell’epoca, dava alle donne stesse, come dea della gioia, dell’amore, della maternità e della bellezza. Come Signora dell’Occidente, accoglieva maternamente le anime dei defunti. Sotto il profilo del culto potremmo sottolineare alcuni elementi che poi troveremo nel culto cristiano della Madonna. https://www.stilearte.it/cammina-sulla-spiaggia-con-il-marito-e-trova-una-pietra-con-figura-gli-archeologi-e-antica-rappresenta-dea-feconda/
  13. ARES III

    I monili d’oro di Monte Scopus

    Israele: esposti per la prima volta dopo 50 anni i monili d’oro di Monte Scopus In occasione della 48esimo Congresso Archeologico organizzato dall’Israel Antiquities Authority, assieme all’Israel Exploration Society e alla Israel Archaeological Association, per la prima volta dal 1971 – quando furono scoperti – sono stati esposti i monili d’oro provenienti da una tomba del Monte Scopus, a nord-est di Gerusalemme. Si tratta di un’occasione davvero unica: studiati per più di 50 anni dopo il loro rinvenimento, avvenuto per mano di una missione archeologica guidata da Yael Adler per il Dipartimento di Antichità israeliano, finalmente i gioielli possono raccontare al grande pubblico la storia di chi li indossava. Infatti, nell’ambito del progetto “Publication of Past Excavations Project”, diretto dal Dott. Ayelet Dayan, dal Dott. Ayelet Gruber e dal Dott. Yuval Baruch del Israel Antiquities Authority, gli studiosi hanno potuto pubblicare la storia di questi monili. Orecchini d’oro, una forcina per capelli, un ciondolo d’oro e perline d’oro, perle di corniola e di vetro provengono dalla sepoltura di una giovane donna e portano il simbolo di Luna, divinità romana: questo dettaglio fa pensare che i gioielli fossero portati per tutto il corso della vita della fanciulla, per poi accompagnarla anche durante la morte. Gli orecchini provenienti dal corredo funebre della giovane fanciulla, ph. Emil Aladjem Non deve stupire che a Gerusalemme – o Aelia Capitolina in età romana -, nella tarda antichità, si trovasse il culto di Luna: infatti, dopo il I secolo d.C., molte persone provenienti da diverse parti dell’Impero si stabilirono nella colonia, portando con sé culti e tradizioni, tra cui appunto quello di Luna, molto apprezzato dalle giovani ragazze. Inoltre, questo corredo sembrerebbe simile ad un altro gruppo di gioielli rinvenuto nel 1975 dagli scavi sul Monte degli Ulivi diretto dal Prof. Vassilios Tzaferis per conto del Dipartimento delle Antichità. Comprendeva orecchini d’oro, una collana con ciondolo a forma di luna e una forcina d’oro, si trattava forse di una moda seguita dalle ragazze di élite elevata che accompagnava il più profondo culto della dea lunare. Collana con ciondolo dal corredo funebre, ph. Emil Alajdem Dettaglio del ciondolo, ph. Emil Aladjem https://mediterraneoantico.it/articoli/archeologia-classica/israele-esposti-per-la-prima-volta-dopo-50-anni-i-monili-doro-di-monte-scopus/
  14. ARES III

    Israele amo in rame di 6mila anni fa

    Archeologia, in Israele amo in rame di 6mila anni fa Destinato alla pesca di squali o grandi tonni Un amo da pesca in rame di 6.000 anni è stato scoperto da archeologi israeliani durante uno scavo ad Ashkelon, città costiera nel sud del Paese. L'amo non solo è uno dei più antichi mai rinvenuti ma era destinato - secondo gli esperti - alla cattura di squali o di altri pesci di dimensioni analoghe. Lo strumento misura 6,5;centimetri in lunghezza e 4 in larghezza e le sue grandi dimensioni lo rendono adatto per la caccia a squali o grandi tonni di 2/3 metri. A rendere speciale la scoperta - come ha detto la co-direttrice degli scavi Yael Abadi-Reiss - è che "gli ami da pesca più antichi trovati finora erano fatti di osso ed erano molto più piccoli di questo". "L'uso del rame è iniziato nel periodo calcolitico ed è affascinante scoprire - ha aggiunto - che questa innovazione tecnologica è stata applicata nell'antichità per la produzione di ami da pesca per i pescatori lungo la costa mediterranea". In quel periodo - hanno sottolineato gli esperti - Ashkelon era circondata da insediamenti che si basavano su pratiche agricole ancor oggi in uso. A prevalere - hanno aggiunto - era l'allevamento del bestiame (tra cui pecore, capre e bovini) e la coltivazione di grano, orzo, legumi e frutteti. "Abbiamo appreso delle abitudini alimentari delle persone che vivevano qui 6.000 anni fa - ha continuato ancora Abadi-Reiss - dai resti di ossa di animali rinvenuti in antiche fosse di rifiuti, dai chicchi di grano arso trovati nei forni e dagli strumenti di caccia, cucina e lavorazione del cibo recuperati, tra cui falci di selce e una varietà di vasi di ceramica che servivano per lo stoccaggio, la cottura e la conservazione del cibo mediante fermentazione e salatura". Ma - ha osservato - "il raro amo da pesca racconta la storia dei pescatori del villaggio che salparono in mare con le loro barche e gettarono in acqua l'amo di rame appena inventato, sperando di aggiungere gli squali costieri al menu". La scoperta è stata fatta nel 2018 durante i lavori per un nuovo quartiere della città ma ora, per la prima volta, l'amo sarà esposto ad aprile in occasione del 48/o Congresso Archeologico in programma a Gerusalemme. https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2023/03/29/archeologia-in-israele-amo-in-rame-di-6mila-anni-fa_ce02139b-3204-488d-b158-a6651f1eef5c.html
  15. ARES III

    Uova di struzzo nel Negev

    Archeologia, trovate in Israele uova di struzzo di oltre quattromila anni Otto uova di struzzo, risalenti ad oltre 4.500 anni fa, sono state rinvenute in un antico pozzo del fuoco sepolto nelle dune di sabbia nel deserto del Negev nel sud di Israele. Lo ha fatto sapere l'Autorità delle Antichità Israeliane secondo cui la datazione dei reperti è attualmente provvisoria e potrebbe essere retrodata fino a 7.500 anni fa. "Abbiamo trovato un campeggio, che si estende su circa 200 mq, utilizzato dai nomadi del deserto fin dalla preistoria - ha detto Lauren Davis, direttrice degli scavi - e nel sito sono stati rinvenuti pietre bruciate, selce e strumenti di pietra, nonché frammenti di ceramica. Ma la scoperta veramente davvero speciale è questa collezione di uova di struzzo". "Sebbene i nomadi non abbiano costruito strutture permanenti in questo sito - ha aggiunto - i reperti ci permettono di capire la loro presenza nel deserto. Questi campeggi sono stati rapidamente coperti dalle dune e sono stati riesposti con il movimento della sabbia per centinaia e migliaia di anni". Questo - secondo l'archeologa - il motivo della "eccezionale conservazione delle uova che permette di dare un'occhiata alla vita dei nomadi che vagavano per il deserto nei tempi antichi". "La prossimità delle uova al pozzo del fuoco - ha sottolineato la studiosa - indica che non si tratta di una scoperta casuale naturale, ma di una raccolta intenzionale delle uova. Una di queste si trovava direttamente nel pozzo del fuoco e questo rafforza la convinzione del loro uso come cibo. Le uova di struzzo erano schiacciate ma ben conservate, nonostante fossero scoperte nello strato superficiale". https://www.ansa.it/amp/sito/notizie/mondo/2023/01/12/archeologia-trovate-in-israele-uova-struzzo-di-4mila-anni_7525b0c0-4339-4dd9-9a18-7f4e0bc6b98c.html
  16. ARES III

    Pettine con iscrizione antichissima

    Scoperta la frase più antica mai scritta: “Possa questo pettine debellare i pidocchi dai capelli e dalla barba” L’iscrizione comprende 17 lettere che formano 7 parole e compare su un oggetto di lusso, un pettine d’avorio a doppio bordo ritrovato nel sito archeologico di Lachish «Possa questo pettine debellare i pidocchi dai capelli e dalla barba». È una semplice preghiera contro i pidocchi la frase più antica mai scritta nell’alfabeto più antico del mondo – quello proto-sinaitico o proto-cananeo. Secondo lo studio pubblicato sul Jerusalem Journal of Archaeology, l’incisione comprende 17 lettere che formano 7 parole e compare su un oggetto di lusso, un pettine d’avorio a doppio bordo ritrovato nel sito archeologico di Lachish, la seconda città-stato cananea del secondo millennio a.C. più importante del regno di Giuda. «L'iscrizione è molto umana», ha dichiarato il professor Yosef Garfinkel, archeologo dell'Università Ebraica di Gerusalemme, che ha contribuito a dirigere gli scavi. «C'è un pettine e sul pettine c'è il desiderio di distruggere i pidocchi sui capelli e sulla barba. Oggi abbiamo tutti questi spray, medicine moderne e veleni. In passato non c'erano». Una preoccupazione che toccava tanto i poveri quanto i ricchi, visto il materiale di cui è fatto il pettine. Il reperto, che misura 3,5 cm per 2,5 cm, è stato scoperto nel 2017, ma le incisioni sono state individuate solo nel dicembre dell’anno scorso. L'analisi dei segni ha confermato che si tratta di scrittura proto-cananea, il primo alfabeto inventato circa 3.800 anni fa, anche se i ricercatori ritengono che l’oggetto sia stato realizzato intorno al 1700 a.C. Per quanto riguarda le sue condizioni, il pettine è usurato e ha perso i denti, ma i monconi rimasti mostrano che un tempo da un lato aveva sei denti distanziati tra loro per rimuovere i grovigli di capelli, mentre dall’altro erano presenti 14 denti per rimuovere i pidocchi e le uova. Un’ulteriore prova dello scopo per cui era utilizzato è arrivata quando i ricercatori lo hanno esaminato al microscopio e hanno identificato le membrane esterne degli stadi di ninfa dei pidocchi, lunghi mezzo millimetro. «Il fatto che questa iscrizione riguardi la vita ordinaria è particolarmente affascinante», ha dichiarato al Guardian Christopher Rollston, professore di lingue semitiche nord-occidentali presso la George Washington University negli Stati Uniti. «Nel corso della storia umana i pidocchi sono stati un problema perenne. E questa iscrizione rivela bene che anche i ricchi e i famosi nell'antichità non erano esenti da questi problemi. Possiamo solo sperare che questo pettine inciso sia stato utile per fare ciò che dice di dover fare: debellare alcuni di questi fastidiosi insetti». https://www.lastampa.it/cultura/2022/11/09/news/frase_piu_antica_incisa_su_pettine_per_pidocchi-12229212/ Fotografia del pettine di Dafna Gazit, senior photographer dell'Israel Antiquities Authority, tratta dal volume del Jerusalem Journal of Archaeology
  17. Israele, scoperta la città natale di San Pietro: un mosaico di 1500 anni fa rivela la posizione della biblica Betsaida Lo chiamano ormai il mosaico di San Pietro. Una decorazione pavimentale di 1500 anni fa che sta calamitando l’attenzione di studiosi di tutto il mondo perchè indicherebbe oggi il luogo esatto della perduta città biblica di Betsaida, dove nacque l’apostolo. Il mosaico conserva una iscrizione preziosissima per gli archeologi: in greco antico, tradotta e interpretata come una preghiera di intercessione al “capo e comandante degli apostoli celesti”. Ossia, Pietro, il primo dei seguaci di Gesù, tramandato come il “capo del gruppo” di fedeli, Simon Pietro colui che viveva facendo il pescatore fino a quando non incontrò Gesù: fu così che abbandonò la propria casa per seguirlo. Il mosaico è stato rinvenuto un anno fa, durante gli scavi condotti presso un’antica chiesa del I secolo d.C. nel Nord di Israele. Ma solo ora è stato riportato alla luce dagli strati di terra e fango l’intero testo subito interpretato. E quella che ormai viene definita “la chiesa degli Apostoli” diventa la prova archeologica importantissima: la chiesa, infatti, sarebbe stata costruita per commemorare la casa natale di San Pietro in quella che era la città di Betsaida. Insomma, quella che oggi è El-Araj nel nord del paese sarebbe proprio la città biblica perduta di Betsaida, situata sulla sponda settentrionale del Mar di Galilea. Una scoperta definita dagli studiosi «eccezionale», anche perché potrebbe porre fine a una lunga discussione sul fatto che Pietro sia nato a Betsaida o Cafarnao, entrambe menzionati nella Bibbia. Come riporta l’inglese Daily Mail, tutto è iniziato con lo scavo condotto nel 2021 presso le rovine della chiesa bizantina presso el-Araj. Qui, nell’ambiente della sagrestia è cominciato a riaffiorare la decorazione del pavimento con tessere bianche e nere con motivi decorativi floreali incorniciati da un medaglione rotondo. L’interesse degli archeologi è stato però catturato dalle lettere dell’iscrizione. GLI ESPERTI «Questa scoperta è il nostro più forte indicatore del fatto che Pietro avesse un’associazione speciale con la basilica, ed era probabilmente dedicata a lui - spiega al Daily Mail Steven Notley, archeologo del Nyack College di New York - Dato che la tradizione cristiana bizantina identificava abitualmente la casa di Pietro a Betsaida, e non a Cafarnao come spesso si pensa oggi, sembra probabile che la basilica ricordi la sua casa». La chiesa sembra sia stata distrutta da un terremoto nel 749 d.C. e così sepolta dall’evento sismico, nell’oblio del tempo. «Uno degli obiettivi di questo scavo - ha dichiarato il direttore dello scavo Mordechai Aviam - era verificare se abbiamo nel sito uno strato del I secolo, che ci permetterà di suggerire un candidato migliore per l’identificazione della biblica Betsaida. Non solo abbiamo trovato resti significativi di questo periodo, ma abbiamo anche trovato questa importante chiesa e il monastero intorno ad essa». https://www.ilgazzettino.it/esteri/scoperta_citta_san_pietro_israele_dove_nato_apostolo_gesu-6877081.html
  18. Una scoperta conferma l’età antica della Bibbia: si legge il nome di Dio Un amuleto datato al X secolo potrebbe riscrivere la storia dell’Antico Testamento. Oltre ad essere il primo uso del nome di Dio in Israele (“YHWH”), anticipa di diversi secoli l’alfabetizzazione degli israeliti e quindi conferma l’età antica della Bibbia. Una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni. Se venisse confermata, si tratterebbe del più antico testo ebraico (contenente il nome di Dio, “YHWH“) e anticiperebbe di molti secoli la datazione dell’Antico Testamento. «Questo è un testo che si trova una volta ogni 1.000 anni», ha spiegato Gershon Galil, studioso dell’Università di Haifa. L’annuncio è stato fatto giovedì scorso a Houston (Texas) da parte dell’archeologo Scott Stripling ed il ritrovamento è avvenuto sul monte Ebal, noto dal testo biblico del Deuteronomio (Dt 11,29). Si tratta di un amuleto a forma di tavoletta di piombo (2x2cm) che è stata datato al 1400 a.C. Il più antico uso del nome di Dio: “YHWH” Il sito archeologico era stato aperto 30 anni fa quando venne alla luce un altare circolare che l’archeologo Adam Zertal ritiene costruito dal condottiero biblico Giosuè una volta entrato nella terra d’Israele. Si tratta infatti di un evento descritto così nella Bibbia: «In quel tempo, Giosuè costruì un altare al Signore, Dio di Israele, sul monte Ebal, secondo quanto aveva ordinato Mosè, servo del Signore, agli Israeliti» (Giosuè 8, 30-35). Il prof. Galil, già presidente del dipartimento di Storia ebraica all’Università di Haifa, ha affermato che «l’amuleto è stato lasciato intenzionalmente vicino a questo luogo di culto. La mia conclusione è che la storia biblica dell’altare di Giosuè è un fatto storico». La tavoletta (o amuleto) sarebbe quindi il primo uso attestato del nome di Dio in Terra d’Israele e riporterebbe indietro di diversi secoli l’orologio dell’alfabetizzazione israelita, dimostrando che gli ebrei erano già alfabetizzati quando entrarono in Terra Santa. La scoperta prova l’alfabetizzazione degli israeliti. Questo proverebbe, di conseguenza, che i loro profeti avrebbero potuto scrivere la Bibbia. «Alcuni hanno scritto in modo denigratorio che non sarebbe stato possibile scrivere la Bibbia in un’età così antica perché non c’era una scrittura alfabetica», ha detto Stripling. «Con la scoperta di questo amuleto non si può più sostenere che il testo biblico non sia stato scritto fino al periodo persiano o ellenistico». «Questo ritrovamento cambia anche la cronologia per l’Esodo dall’Egitto ed il successivo ingresso in Israele», ha aggiunto l’archeologo. Gli studiosi, infatti, concordano che questi eventi avvennero durante il XIII secolo a.C. Ma ora si può sostenere che «siano avvenuti precedentemente». «Il testo coincide con gli eventi biblici». Secondo la Bibbia, sul monte Ebal vennero invocate alcune maledizioni verso coloro che violarono la legge di Dio, un patto siglato tra gli ebrei i Dio prima di entrare nella terra d’Israele. Sulla tavoletta, ritrovata grazie a scansioni tomografiche, sono emerse proprio alcune di queste maledizioni. «Non si tratta di un’iscrizione antecedente alla Bibbia», ha dichiarato l’archeologo Stripling. «Crediamo che coincida con gli eventi biblici, c’è verosimiglianza e coerenza tra ciò che si legge nel testo biblico e ciò che abbiamo scoperto. Se il testo dicesse il vero, questo è ciò che ci aspetteremmo di trovare e, in effetti, è ciò che abbiamo trovato». Occorre avvertire però che i ricercatori non hanno ancora pubblicato la scoperta su una rivista accademica sottoposta a revisione paritaria. Tuttavia, l’Associates for Biblical Research afferma che un articolo accademico verrà pubblicato entro la fine dell’anno e sarà firmato da Stripling, Galil, Ivana Kumpova, Jaroslav Valach, Pieter Gert van der Veen, Daniel Vavrik e Michal Vopalensky. https://www.uccronline.it/2022/03/28/una-scoperta-cambia-leta-della-bibbia-piu-antica-di-quanto-si-pensi/
  19. ARES III

    Tesoro nelle acque di Cesarea

    Straordinaria scoperta archeologica in Israele: rinvenuto un antico tesoro sott’acqua, con una delle immagini più antiche di Gesù Un tesoro sottomarino è stato ritrovato dagli archeologi in Israele: monete di 1.700 anni fa tra i naufraghi ritrovati al largo di Cesarea Un gruppo di archeologi marini, al largo della costa di Cesarea, ha scoperto negli ultimi mesi una serie di antichi manufatti, tra cui alcuni risalenti al terzo secolo, come ha rilevato mercoledì l’Autorità per le antichità israeliane. Le scoperte dei subacquei includono un anello d’oro con gemma verde scolpita con l’immagine cristiana del “Buon Pastore” – una prima rappresentazione di Gesù – e l’immagine scolpita dell'”Arpa di David” I reperti provengono dai relitti di due navi che affondarono nei pressi della città costiera settentrionale durante il periodo romano e mamelucco. “Le navi erano probabilmente ancorate nelle vicinanze e hanno fatto naufragio a causa di una tempesta”, hanno affermato Jacob Sharvit e Dror Planer dell’Unità di archeologia marina dell’IAA. “Potrebbero essere state ancorate al largo dopo essere entrati in difficoltà, o temendo tempeste, perché i marinai sanno bene che l’ormeggio in acque poco profonde e aperte al di fuori di un porto è pericoloso e soggetto a disastri“, hanno aggiunto. Alcuni dei reperti più intriganti includono quelli ritenuti effetti personali di coloro che erano a bordo. Gli archeologi hanno scoperto uno spesso anello d’oro con una gemma verde intarsiata che raffigura un giovane pastorello vestito con una tunica con un montone o una pecora sulle spalle. Si crede che l’immagine sia il simbolo cristiano del “Buon Pastore”, una prima rappresentazione di Gesù come una figura benevola, suggerendo che il suo proprietario fosse probabilmente un paleocristiano. “Le coste israeliane sono ricche di siti e reperti che sono immensamente importanti beni del patrimonio culturale nazionale e internazionale“, ha affermato Eli Eskozido, direttore dell’Autorità per le antichità israeliane. “Sono estremamente vulnerabili, motivo per cui l’Autorità per le antichità israeliane conduce indagini subacquee per individuare, monitorare e salvare qualsiasi antichità”. Gli scafi naufragati delle due navi e i loro carichi sono stati scoperti sparsi a soli quattro metri sott’acqua, ha affermato l’IAA. Il tesoro scoperto includeva “centinaia di monete romane d’argento e di bronzo della metà del III secolo d.C. e un grande ammasso di monete d’argento del periodo mamelucco”. Gli archeologi hanno anche scoperto una figurina di bronzo a forma di aquila, numerose campane di bronzo, vasi di ceramica e una grande ancora di ferro. È stata scoperta anche una gemma rossa che si credeva fosse stata incastonata all’interno di un anello, con un’immagine scolpita di una lira, conosciuta nella tradizione ebraica come “Arpa di David” e nella mitologia greca come “Lira di Apollo“. Eskozido ha fatto appello a coloro che si tuffano, fanno snorkeling e nuotano lungo le coste israeliane di essere consapevoli dei potenziali artefatti e di riferire qualsiasi risultato alle autorità. “Ci rivolgiamo ai subacquei: se vi imbattete in un antico ritrovamento, prendete nota della sua posizione sottomarina, lasciatelo in mare e segnalarcelo immediatamente”, ha detto. “La scoperta e la documentazione di manufatti nel luogo di ritrovamento originale ha un’enorme importanza archeologica e talvolta anche un piccolo ritrovamento porta a una grande scoperta”. https://www.meteoweb.eu/2021/12/israele-rinvenuto-sottacqua-un-tesoro-antico/1749901/#site-header
  20. ARES III

    Un uovo millenario

    Israele, trovato un uovo di gallina di 1000 anni La fantastica scoperta durante gli scavi in un pozzo nero d'epoca islamica Un uovo di gallina millenario, perfettamente intatto e conservato. La fantastica scoperta degli archeologi dell’Israel Antiquity Authority a Yavne – distretto centrale d’Israele – sta facendo il giro del Mondo. Durante gli scavi di un antico pozzo nero risalente al periodo islamico -circa 1.000 anni fa-, ecco spuntare l’uovo millenario. Elie Haddad, Liat Nadav-Ziv e Jon Seligman, che stavano dirigendo i lavori nel sito archeologico facente parte del progetto Israel Land Authority nella città, hanno scoperto un’area industriale estesa risalente al periodo bizantino. Alcuni frammenti di guscio d’uovo recedenti, erano già stati rinvenuti, come ad esempio nella città di Davide e a Cesarea e Apollonia, ma nessun uovo di gallina era mai stato recuperato in perfetto stato di conservazione e integro come questo. Una scoperta sensazionale, dunque, perché difficilmente i gusci fragili delle uova non si rompono. Come sia finito l’uovo in quel pozzo, resta un mistero. Nella stessa fossa del periodo islamico, infatti, si trovavano bambole in osso di 1000 anni fa, usate come giocattoli. Il recupero dell’uovo millenario Nonostante l’estrema cautela con cui l’uovo è stato rimosso, il guscio è stato rotto, ma nel laboratorio di prodotti organici dell’Autorità per le antichità israeliane, l’ambientalista Ilan Naor ha riportato l’uovo nello stato in cui è stato trovato. Un uovo di gallina difficilmente viene recuperato intatto, come sostengono gli esperti, è molto più semplice trovare integro un uovo di struzzo dal guscio più spesso e resistente. La conservazione dell’uovo scoperto in Israele è evidentemente dovuta al microclima caratteristico del pozzo nero in cui è stato trovato. “Sfortunatamente, l’uovo aveva una piccola crepa sul fondo, ha spiegato Lee Perry Gal, dell’Israel Antiquity Authority e uno dei maggiori esperti di pollame del mondo antico, quindi la maggior parte del contenuto era fuoriuscito. Rimaneva solo una parte del tuorlo, che è stato conservato per future analisi del DNA” Le uova, anche in epoca antichissima, erano considerate l’alimento proteico per eccellenza nel mondo ellenistico e romano antico. L’allevamento di pollame è stato introdotto in Israele 2.300 anni fa, ma nel periodo islamico, dal VII secolo d.C in poi, con il divieto di mangiare carne di maiale le famiglie avevano bisogno di un sostituto proteico che non richiedesse particolari tecniche di raffreddamento o conservazione, e queste caratteristiche le ritrovarono proprio nelle uova e nella carne di pollo. Uovo Millenario scoperto in Israele https://siviaggia.it/notizie/israele-trovato-uovo-millenario/333987/
  21. ARES III

    Nuove scoperte in Israele

    In Israele riemergono ‘pezzi’ di Bibbia: archeologi ritrovano un’antica fortezza dell’epoca del Re Davide Scavo archeologico in Israele riporta alla luce un antica fortezza biblica: civiltà delle quali si erano quasi perse le tracce riemergono dal passato Pezzi di storia e di Bibbia che riemergono dal passato. Di recente sulle alture del Golan, in Israele, durante scavi esplorativi prima della costruzione di un nuovo quartiere, è stato rinvenuto quello che potrebbe essere il più antico insediamento fortificato risalente all’epoca di Davide, secondo re di Israele, databile a circa 3.000 anni fa. All’interno dei resti del forte nel sito di Haspin, nel nord di Israele, datato all’XI-IX secolo a.C., sono state rinvenute le incisioni rupestri di due figure che tengono le braccia in alto, forse in preghiera e probabilmente rivolte verso la Luna. Non è ancora noto chi presidiasse la fortezza, costruita con grandi massi di basalto e muri larghi quasi un metro e mezzo. Come ha spiegato al “Times of Israel” Ron Be’eri, consulente scientifico della Israel Antiquities Authority, l’ipotesi è che la fortezza dell’era del re Davide (che rese gli israeliti, con loro capitale Gerusalemme, un popolo stanziale e organizzato) possa essere la prima prova della presenza dei geshuriti citati nella Bibbia. “Nel momento in cui gli imperi egiziano e ittita vengono distrutti si crea un grande vuoto. Non abbiamo resoconti scritti di quell’epoca e torniamo a una sorta di ‘preistoria’ in cui possiamo fare affidamento solo su manufatti fisici. Quindi si entra nel campo delle supposizioni”, ha spiegato l’archeologo israeliano. Il piccolo forte ritrovato ora venne costruito su una collina che poteva servire come punto d’osservazione in una posizione strategica, sopra il canyon del fiume El-Al. Secondo Be’eri, il forte testimonia l’era di conflitti e della lotta per il controllo iniziata dopo la caduta dell’impero ittita settentrionale intorno al 1180 a.C. Tra i popoli che si battevano c’erano i geshuriti, ovvero un gruppo di aramei la cui capitale si trovava nell’odierna Betsaida, a nord del Mar di Galilea. Come ha spiegato Be’eri, è altamente probabile che il forte di Haspin (o Hispin) appartenesse al popolo geshurita o a un altro gruppo arameo. Le testimonianze fisiche di questi popoli giunte fino a noi sono poche e nessuna documentazione testuale esterna a parte alcune citazioni nella Bibbia. I manufatti israeliti dell’epoca visibili ancora oggi sono tanti, ma vi sono molti meno resti lasciati dai popoli aramei. Gli esempi più vicini ai reperti del forte si trovano nel sito archeologico di Tel Bethsaida. Come è spiegato dalla della Israel Antiquities Authority, lo scavo archeologico del sito è stato eseguito principalmente da residenti e giovani locali. “È possibile che il forte fosse presidiato dai geshuriti, che secondo la Bibbia, governarono nel Golan meridionale e intrattenevano relazioni diplomatiche con il re Davide e la dinastia davidica. Il complesso che abbiamo esposto è stato costruito in una posizione strategica sulla piccola collina, sopra il canyon El-Al, che domina la regione, in un punto in cui era possibile attraversare il fiume – spiegano i direttori degli scavi, Barak Zin ed Enno Bron -. Durante lo scavo è stato scoperto un altro raro ed emozionante ritrovamento, una grande pietra di basalto con incisione schematica di figure a due corna con braccia aperte. Potrebbe esserci anche un altro oggetto accanto a loro. È interessante notare che nel 2019, una figura scolpita su una stele di pietra cultuale è stata trovata nel progetto di spedizione di Bethsaida, diretto dal dottor Rami Arav della Nebraska University, a Betsaida appena a nord del Mare di Galilea. La stele, raffigurante una figura cornuta con le braccia aperte, è stata eretta accanto a una piattaforma rialzata (bama) adiacente alla porta della città. Questa scena è stata identificata da Arav come rappresentante del culto del dio della luna. La pietra di Hispin si trovava su uno scaffale vicino all’ingresso e non una, ma vi erano raffigurate due figure. Secondo gli archeologi, è possibile che una persona che ha visto l’imponente stele di Betsaida, abbia deciso di creare una copia locale della stele reale. La città fortificata di Betsaida è considerata dagli studiosi la capitale del regno arameo di Geshur, che governò il Golan centrale e meridionale 3000 anni fa . Le città del Regno di Geshur sono conosciute lungo la costa del Mar di Galilea, tra cui Tel En Gev, Tel Hadar e Tel Sorag, ma i siti sono poco conosciuti nel Golan. Questo complesso fortificato unico solleva nuovi problemi di ricerca sull’insediamento del Golan nell’età del ferro. A seguito di questa scoperta, verranno apportate modifiche ai piani di sviluppo insieme al Ministero dell’edilizia abitativa e delle costruzioni, in modo che l’unico complesso fortificato non venga danneggiato. Il complesso si svilupperà come un’area aperta lungo la riva del fiume El-Al, dove si svolgeranno attività didattico-archeologiche, come parte del patrimonio culturale e di legame con il passato. Siamo sbalorditi da questi rari risultati e grati per l’opportunità di sperimentare il lavoro sul campo e rafforzare i legami delle giovani generazioni con le loro radici”. http://www.meteoweb.eu/2020/11/israele-scoperta-archeologica-fortezza-bibbia-re-davide-foto-video/1506743/
  22. Israele, ritrovate 425 monete d’oro risalenti a circa 1100 anni fa Una scoperta sensazionale durante degli scavi in un sito nei pressi della città di Yavne, Ritrovato in Israele un tesoro di più di 1000 anni. Si tratta di 425 monete d'oro. Liat Nadav-Ziv e Elie Haddad, direttori degli scavi, hanno affermato che probabilmente si tratta di un tesoro che qualcuno aveva seppellito nella speranza di poterlo poi recuperare in un secondo momento. Secondo le prime ricostruzioni, le monete risalirebbero al IX secolo, periodo di massimo splendore del califfato degli Abassidi. https://it.euronews.com/amp/2020/08/24/israele-ritrovate-425-monete-d-oro-risalenti-a-circa-1100-anni-fa
  23. Israele: trovata una fortezza che aiuterà a ricostruire eventi biblici Si tratta di una struttura in buono stato di conservazione e dunque sarà aperta al pubblico nei prossimi giorni Il Medio Oriente, e in particolare il suo sottosuolo, continua a riservare scoperte sorprendenti. Una fortezza di 3200 anni fa utilizzata dai canaanei per fronteggiare gli attacchi di filistei, da un lato, e di israeliti, dall’altro, è tornata alla luce grazie ad un gruppo di archeologi israeliani , che l’hanno scoperta nei pressi della località di Kiryat Gat, nelle vicinanze della storica Lakish. Si tratta di una struttura in buono stato di conservazione e dunque sarà aperta al pubblico nei prossimi giorni. Lo ha reso noto la Autorità israeliana per le antichità. La fortezza di circa 20 metri quadrati – che aveva torri di guardia – era situata su una elevazione strategica da dove si controllava il transito su una arteria di collegamento fra la fascia costiera (dove si trovavano gli insediamenti filistei di Ashkelon, Ashdod e Gat) ed il deserto di Giudea, nei pressi del quale vi era invece la presenza di israeliti. Nei locali sono stati rinvenuti utensili dell’epoca, per lo più di fattura egizia. “Questa fortezza – hanno commentato gli archeologi Saar Ganor e Itamar Weissbein – ci consente di dare un’occhiata ravvicinata ad eventi descritti nella Bibbia nel Libro dei Giudici, ed in particolare alle lotte infuriate quando la terra di Canaan era ancora sotto dominio egizio”. http://www.meteoweb.eu/2020/08/scoperta-archeologia-israele-fortezza/1469818/
  24. Nell’area archeologica di Hippos, nel nord di Israele, i ricercatori dell’Università di Haifa hanno portato alla luce un mosaico di 1.500 anni raffigurante uno dei più noti miracoli compiuti da Gesù. Cinque pani e due pesci, proprio come raccontano gli evangelisti nel Nuovo Testamento. Si tratta della pavimentazione, perfettamente conservata, di una chiesa costruita vicino al lago di Tiberiade, noto anche come Mar di Galilea, distrutta da un incendio nel 700 d.C https://it.businessinsider.com/israele-scoperta-mosaico-gesu-pani-pesci/amp/
  25. ARES III

    Maschera di bronzo di Pan

    Scoperta di 5 anni fa: Maschera in bronzo del dio Pan ritrovata in Israele: la scoperta presso il lago Tiberiade Una grande maschera di bronzo raffigurante il dio Pan è stata ritrovata in Israele, nei pressi del lago Tiberiade, durante una campagna di scavi condotta dall’Università di Haifa. Una scoperta inaspettata quanto eccezionale avvenuta nel Parco Nazionale di Hippos-Sussita a circa 2 chilometri dal lago, nel nord del Paese. La maschera, rarissima secondo gli archeologi, è diversa da ogni altro reperto simile poiché, come ha spiegato Michael Eisenberg, direttore degli scavi, ‘gran parte delle maschere di bronzo del periodo ellenistico o romano sono delle miniature‘, questa, invece, è a grandezza naturale, caratteristica principale che conferma la straordinarietà della scoperta. Una maschera in bronzo del dio Pan, che la mitologia greca rappresenta mezzo uomo e mezzo caprone, è stata scoperta durante un’operazione di scavo condotta dagli archeologi dell’Università di Haifa nel sito di Sussita, in Israele. Il prezioso reperto presenta, nascosti tra i capelli, due piccoli corni, un particolare che ha indotto gli studiosi a ritenere la maschera come una raffigurazione di Pan, figlio di Ermes e dio dei pastori, della musica e del divertimento. ‘Corni come quelli, ha infatti spiegato ancora Eisenberg, di norma sono associati appunto al dio della musica e dei piaceri. Inoltre, analisi di laboratorio hanno rivelato trecce di una barba da caprone, lunghe orecchie appuntite e altre caratteristiche tipiche del satiro‘. Non solo. L’eccezionalità della scoperta fatta in Israele sta anche nel fatto che la maschera è interamente di bronzo, visto che la maggior parte dei manufatti utilizzati nel teatro antico sono fatti di pietra o al massimo di terracotta. Come dicevamo, la scoperta è avvenuta in una località nei dintorni del lago Tiberiade, precisamente nello scavo archeologico di Sussita. Qui un tempo sorgeva la città romana di Antiochia Hippos, antica ‘polis‘ a est del Mare di Galilea, situata sulle montagne che sovrastano la città ebraica di Tiberiade. Sul luogo del ritrovamento, ritenuto al di fuori della città di Hippos, gli archeologi hanno riscontrato anche i segni di una grande struttura di basalto che, insieme alla maschera, li ha indotti a pensare che il sito doveva aver ospitato un altare dedicato proprio a Pan: con molta probabilità, infatti, i riti e le offerte sacrificali venivano effettuati non solo dentro le mura della città, ma anche fuori, nei boschi e nelle grotte. Del resto, un altare all’aperto simile dedicato al dio ‘pastore’ era già stato rinvenuto a nord dello stesso sito. L’eccezionale scoperta della maschera in bronzo, dunque, conferma l’enorme valore storico e archeologico di questa zona, che è stata teatro, tra il 2011 e il 2012, di altri due importanti ritrovamenti: una statua di Ercole e una stele funeraria di basalto. https://www.nanopress.it/articolo/maschera-in-bronzo-del-dio-pan-ritrovata-in-israele-la-scoperta-presso-il-lago-tiberiade/73945/amp/
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