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  1. folleperifolles

    Antoniniano di Postumo

    Buongiorno a tutti Condivido con voi un bell'antoniniano di Postumo, acquistato il mese scorso. Anche se non era l'obiettivo principale dell'asta, ho deciso "di pancia" di portarlo a casa per il bel ritratto, che peraltro in mano crea dei piacevoli giochi di luce con l'argentatura residua.. 23 mm, 3,23 g Il venditore lo cataloga come RIC V, 58, ma guarderò con calma l'Elmer per un'identificazione più precisa... Insieme alla moneta, ho ricevuto anche il cartellino del precedente venditore, malamente spiegazzato e incastrato dietro quello dell'asta: Clelio Varesi di Pavia. Vista l'omonimia e la sede del negozio, immagino che sia un predecessore di @Alberto Varesi. Se posso, potrei sapere a che anni può risalire il cartellino?
  2. grigioviola

    Wiesbaden hoard

    Wiesbaden è la seconda città più popolosa del Land Assia in Germania di cui ne è anche il capoluogo ed è nota fin dall'antichità per le sue terme contando ben 26 sorgenti. In epoca romana la città assunse una discreta importanza e nei suoi pressi venne edificato un importante forte militare. Questo breve cappello introduttivo è per inquadrarvi geograficamente e storicamente la zona di provenienza di un paio di monete di recente acquisizione di cui in questi giorni ho avuto modo di ricostruire attentamente il pedigree. Si tratta di un paio di antoniniani di Vittorino che nel 1966-67 il numismatico R. Weiller ebbe modo di rilevare nel mercato acquisendone un lotto di 274 esemplari: tutti di questo usurpatore gallico e tutti provenienti da un tesoro appunto scoperto nei dintorni di Wiesbaden nel 1936-37. Le informazioni riguardanti questo ripostiglio sono molto scarne e Weiller le ha raccolte in un piccolo articolo pubblicato nel numero 7 di Numismatic Chronicle del 1967 grazie anche ad alcune informazioni raccolte dagli studiosi Maria R. Alfoldi e Marcel Thirion. Il deposito, di cui non si ha una lista esaustiva degli imperatori, copriva un periodo che andava dal regno di Postumo a quello di Costantino (259 - 337), constava di diversi chilogrammi di monete e conteneva anche 5 antoniniani di Leliano. Weiller nel suo studio non lo dice, ma data la relativamente elevata presenza di antoniniani di questo raro usurpatore, la presenza di antoniniani di Postumo e di almeno 274 antoniniani di Vittorino appare verosimile, a mio avviso, che il termine di chiusura con Costantino possa essere falsato dal ritrovamento sparso nei pressi del ripostiglio di monete in realtà non facenti parte del deposito che doveva invece essere un classico ripostiglio di antoniniani del III secolo. O ancora, che si trattasse di due distinti ripostigli interrati in zone vicine in epoche distinte salvo poi essere rinvenute assieme e contestualmente immesse nel mercato numismatico. Weiller a tal proposito afferma "no further details are known to me except that the coins were dispersed soon after the discovery, so making a complete description impossible". Dall'analisi di questa sola porzione superstite di antoniniani di Vittorino, Weiller ricava una presenza percentualmente superiore di antoniniani attribuibili alla zecca che Elmer identifica con Colonia (circa 2/3 contro la porzione rimanente attribuibile alla seconda zecca di Trier). Inoltre, all'interno di questo gruppo maggiore lo studioso osserva come vi siano relativamente molti legami di conio e uno stato di conservazione superiore con diversi esemplari apparentemente accantonati senza aver circolato a lungo. Gli esemplari in mio possesso sono quelli catalogati rispettivamente al numero 74 e 132 del report pubblicato da Weiller: D\ IMP C VICTORINVS°P°F°AVG R\ PAX AVG, V|*, ramo di palma 2,70 gr - 20 mm - or. assi 7h cat. n. 74 D\ IMP C VICTORINVS°P°F°AVG R\ INVICTVS AVG, *| 2,60 gr - 18 mm - or. assi 1h cat. n. 132 La ricostruzione del pedigree che sono riuscito a ottenere è la seguente: 1936-37 Wiesbaden hoard - 1966-67 ex R. Weiller (274 antoniniani di Vittorino) - 1968 ex Seaby - 2021 ex Baldwin of St. James auction 56 (from an english gentleman collection) - 2021 ex Den of Antiquity La cosa che rende questi pezzi per me ancor più interessanti, è anche il corredo documentale che li accompagna e che è stato creato dall'ultimo proprietario (il cosiddetto english gentleman citato nell'asta Baldwin): Le monete sono corredate dal caratteristico ticket rotondo tanto caro ai collezionisti d'oltremanica, da una scheda descrittiva in cui sono indicati i dati relativi alla provenienza e alla catalogazione e da una foto-ingrandimento in bianco e nero d'epoca. Tutto questo corredo mi fa pensare a un collezionista molto meticoloso, appassionato e studioso. Per chi volesse approfondire, il breve articolo su questo ripostiglio che ho citato in precedenza, lo potete leggere per intero qui: https://www.jstor.org/stable/42664462?seq=1
  3. Pablos

    Le monete di Aureolo

    Le monete di Aureolo: Approfittando del recente acquisto di questo antoniniano di Aureolo, ringraziando infinitamente @grigioviola per avermi inondato di materiale da leggere e su cui riflettere, e invitando chiunque a correggermi in caso abbia scritto delle imprecisazioni, vorrei provare, da semplice appassionato, a ripercorrere con voi un pezzetto di storia imperiale che è intrinsicamente legato a una zecca: quella di Mediolanum. Ho notato che la quasi totalità dei testi sono in lingua straniera, e ciò potrebbe scoraggiare, dunque, magari anche per provare ad invogliare qualcuno allo studio del terzo secolo, ho deciso di fare un post con tutte le nozioni apprese, chiedendo scusa (e permesso) a chi, sulla materia, ne sa una marea più di me, come @Agricola, o il già citato @grigioviola o ancora @Illyricum65 e tanti altri. Dunque scusate per questo "blitz" storico. Spero, ad ogni modo, che possa essere utile a qualcuno. La vicenda è succolenta poichè, in questa occasione, la numismatica si immerge, fino a scomparire, nei meandri della storia. Partiamo da quest’ultima. Contesto storico: L’Impero sta attraversando un momento di crisi che sembra pericolosamente irreversibile, siamo verso il culmine dell’Anarchia militare, periodo che ha portato alle sue estreme conseguenze il dominato, ponendo la classe militare al centro dell’organismo romano, a scapito del vetusto Senato, ormai ridotto ad aggeggio QUASI del tutto inerte. Siamo nel 267 d.C. Gallieno è rimasto solo a governare: suo padre, Valeriano, è stato catturato durante la guerra con i Sasanidi. Postumo, homo novus, che dal nulla era riuscito a diventare governatore della Germania, acclamato dalle sue truppe imperatore, ha da poco messo in atto una secessione, dando, così, alla luce il così detto “Impero gallico”, formato da Britannia, Spagna e Gallia. A Sud dell’Impero, invece, Settimio Odenato, ha attuato un’ulteriore secessione formando il Regno di Palmira. Dunque l’impero è diviso, sostanzialmente, in tre parti: Impero gallico, Impero centrale, Regno di Palmira. Gallieno, benchè la Historia Augusta, essendo filosenatoria, lo definisse come un ozioso pervertito dedito solo alle orge, era probabilmente molto astuto, tanto da capire perfettamente il ruolo predominante della classe militare in quel difficile periodo, tanto da attuare una riforma militare, che verticalizzò l’esercito, puntando soprattutto sulla cavalleria, al vertice della quale vi era il magister equitum. Aureolo: Aureolo, nativo della Dacia, emerse per aver combattuto con valore in Pannonia, e per essersi distinto per aver sconfitto diversi nemici di Roma come magister equitum sotto il comando di Gallieno, eventi su cui non ci dilungheremo. È importante ricordare che nella guerra contro il secessionista Postumo, Aureolo fu mandato, con la sua cavalleria, a Mediolanum, posto a guardia e difesa dell’Impero centrale contro un possibile attacco gallico. Aureolo stesso, però, una volta raggiunta Mediolanum, si fece proclamare imperatore, facendo fare marcia indietro a Gallieno, che era partito per l’Illiria, pensando di avere le spalle coperte. Un vero e proprio tradimento insomma. Mediolanum fu assediata, ma Gallieno morì, ucciso da un ennesimo traditore. Gli succedette Claudio, il suo magister militum, il quale riuscì a portare Aureolo allo stremo. Aureolo dall’inizio della rivolta, avevo più volte invocato l’aiuto di Postumo a gran voce, non ricevendo mai alcuna risposta. I motivi per cui Postumo non si interessò ad attaccare l’Impero centrale possono essere stati molteplici, alcune tesi virano verso il fantastico, altre tesi appaiono come più probabili, come quella che evidenzia il fatto che Postumo, in quel momento, fosse particolarmente impegnato a fronteggiare Leliano, usurpatore gallico, o quella secondo la quale non avesse interesse ad espandersi, volendo avere per sé solo una fetta ricca e gestibile, come effettivamente era quella già in possesso. Una sorta di tranquilla oasi vicino al manicomio centrale. Abbiamo due versioni della morte di Aureolo: una vuole che morì nel conflitto con Claudio, presso il Pons Aureoli (per l’appunto, Ponte di Aureolo), dove sarebbe stato anche fatto seppellire dall’imperatore stesso con un certa clementia, mentre l’altra versione vede Aureliano come uccisore di Aureolo. Le monete di Aureolo: Il vocabolario online Treccani, parlando di Aureolo dice: “false sono le monete a lui attribuite”. Ciò non è del tutto vero, nel senso che è ormai pacifico fra gli studiosi di numismatica, fra cui ricordiamo Jean-Marc Doyen e Jerome Mairat, che vi siano dei particolari antoniniani emessi dalla zecca di Mediolanum, per l’appunto, da Aureolo, ma in nome di Postumo, e questa è l’aspetto più intrigante di tutta la faccenda, il punto che lega saldamente numismatica e storia: Aureolo, una volta rivoltatosi ed aver, dunque, preso il controllo di Mediolanum e della sua zecca, avrebbe fatto coniare monete con al dritto il busto di Postumo e al rovescio messaggi di omaggio nei confronti della cavalleria di cui era il comandante. In totale quattro sono le emissioni di antoniniani attribuite ad Aureolo. Prima emissione: D/ IMP POSTVMVS AVG R/ FIDES AEQVIT Rovescio della Prima officina R/ CONCORD AEQVIT Rovescio Seconda officina R/ VIRTVS AEQVIT Rovescio Terza officina ------------------------------------------------------------ Seconda emissione: D/ IMP POSTVMVS AVG R/ FIDES EQVIT (P in esergo) R/ CONCORD EQVIT (S in esergo) R/ VIRTVS EQVIT (T in esergo) ------------------------------------------------------------ Terza emissione: D/ IMP C POSTVMVS P F AVG R/ FIDES EQVIT (P in esergo) R/ CONCORD EQVIT (S in esergo) R/ VIRTVS EQVIT (T in esergo) ------------------------------------------------------------ Quarta emissione: D/ IMP C POSTVMVS P F AVG R/ SALVS AVG (P in esergo) R/ VIRTVS EQVITVM (S in esergo) R/ PAX EQVITVM (T in esergo) Iniziamo, ora, ad analizzarne le peculiarità senz’altro: Possiamo dividere le emissioni in due gruppi: Il primo gruppo, quello recante al dritto “IMP POSTVMVS AVG”, e il secondo quello recante “IMP C POSTVMVS P F AVG”. L’antoniniano coniato nella quarta emissione con al rovescio “SALVS AVG” è un unicum, in quanto è l’unica tipologia a non avere un riferimento alla cavalleria. Potremmo ricondurre l’utilizzo della SALVS a uno stato di salute non ottimale di Postumo, o come semplice augurio. esempio di antoniniano di Aureolo con al R/ SALVS AVG Non c’è bisogno di spiegare l’importanza, poi, della cavalleria in tutta questa vicenda, motivo per il quale è così diffusa nelle quattro emissioni. Attribuzione: Veniamo a un aspetto. L'attribuzione. Le monete attribuite ad Aureolo, per la maggior parte, sono state rinvenute in suolo non italico. Dunque sorge un primo dubbio che ora andremo a sciogliere: come si sono attribuite tanto certamente queste quattro coniazioni ad Aureolo? Vi sono più premesse, che, seppur probabili e non assolutamente certe, portano a una determinata conclusione: Queste quattro emissioni furono coniate a Mediolanum, da Aureolo in nome di Postumo. Vediamo le premesse che portano a tale conclusione. 1) Confrontando un antoniniano attribuito ad Aureolo in nome di Postumo, e un altro di Postumo di qualsiasi altra zecca gallica, salterà all’occhio la differenza nello stile del ritratto, cosa che denota, in primo luogo, il fatto che Postumo non poteva avere il controllo diretto su quelle particolari emissioni, e che, in aggiunta, non vi era un raffronto diretto con le altre zecche galliche. Neanche si può ipotizzare la via imitativa data la fattura e i numeri di officina. Questo sta a significare che quegli antoniniani sono stati coniati in una zecca fuori dalla Gallia, ma pur sempre da zecche ufficiali. esempio di antoniniano coniato in una zecca gallica (RIC Vii 303 - Colonia) esempio di antoniniano coniato a Mediolanum (CONCORD [A]EQVIT; S in esergo) 2) Nei rovesci degli antoniniani con questo stile particolare vi è un riferimento alla cavalleria (AEQVITUM/EQVITUM), cosa che coincide, ricordiamolo, col fatto che Aureolo fosse magister equitum. 4) L’utilizzo di “AEQVITVM” invece del semplice “EQVITVM” risulta una forma di correzione già presente nella monetazione precedente di Gallieno. 3) Queste monete, in aggiunta, presentano un anomalo contenuto di stagno. Vi era un’unica zecca che, da Gallieno, coniava monete con così alto contenuto di stagno (e questo lo sappiamo grazie allo studio delle tracce di oligoelementi): la zecca di Mediolanum. Incrociando i dati storici con quelli numismatici, vediamo che, da una parte la Historia Augusta ci racconta di un magister equitum di nome Aureolo, mandato a Mediolanum per sorvegliare il confine, che, ad un certo punto, si rivoltò contro Gallieno, invocando l’aiuto di Postumo; da un’altra parte vediamo queste strane monete di Postumo, coniate a Mediolanum celebranti la cavalleria, che nello stile ricalcano alcune emissioni di Gallieno. La connessione è presto fatta: quelle monete furono coniate da Aureolo in nome di Postumo. Vi ringrazio per l'eventuale lettura.
  4. "Aspects of the relationship between the central and Gallic empires in the mid to late third century ad with special reference to coinage studies", Bourne, Richard John (2000) View File Tesi di laurea sull'impero gallico con approfondimenti storico-numismatici. Testo fondamentale per lo studio del periodo e della monetazione. Submitter grigioviola Submitted 27/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  5. Dopo aver discusso e presentato in questa sezione molte ripostigli inglesi del III secolo, questa volta mi trasferisco in Francia, più precisamente a Reyssouze nell’Ain dove l’11 ottobre del 2014 durante alcuni lavori privati in un terreno, è stato fortuitamente scoperto un ripostiglio di 2096 monete di cui 17 denari e 2079 antoniniani. 1147 antoniniani appartengono all’Impero Gallico e 577 risultano essere produzioni irregolari. Tra le imitazioni vengono segnalati anche almeno 11 esemplari della serie DIVO CLAVDIO (conteggiati però con il gruppo di emissioni relative all’Impero Centrale). L’intero ripostiglio, dopo uno studio preliminare, è stato messo in vendita tramite asta pubblica. Questa è la composizione del ripostiglio per imperatori (e congiunti): Impero Centrale Settimio Severo Geta Caracalla Eliogabalo Giulia Mesa Alessandro Severo Massimino Gordiano III Filippo I Otacilia Severa Filippo II Traiano Decio Errenia Etruscilla Divi Treboniano Gallo Volusiano Valeriano I Gallieno Marianina Salonina Salonino Valeriano II Gallieno (regnante da solo) Salonina Claudio II Divo Claudio Quintillo Aureliano Severina Tacito Florian Probo Caro Carino Numeriano Diocleziano Impero Gallico Postumo Aureolo Mario Vittorino Tetrico I Tetrico II Imitazioni Il report preliminare attualmente disponibile (a cura di Isabelle Bollard-Raineau), costituisce l’unico studio esistente sul ripostiglio, ma non è completo e soprattutto non è privo di errori e refusi. Il blocco di monete degli imperatori gallici, per esempio, non è stato classificato completamente e nella lista dei sovrani ufficialmente non risultano emissioni di Mario, mentre a seguito di una revisione del materiale da parte della casa d’aste che ne ha curato la vendita, è emerso un antoniniano dell’imperatore gallico del tipo FELICITAS AVG. Leliano non risulta invece presente nel ripostiglio. Il deposito è stato trovato con il suo contenitore originario: una vaso in lamina di bronzo di fattura italica, ma di produzione locale. Si tratta di un normale vaso di uso comune di fatto presente tra le normali dotazioni domestiche. Si tratta quindi di un possibile ripostiglio apparentemente “domestico”. C’è un grande lasso temporale tra le emissioni più vecchie e quelle più recenti: il termine “post quem” è il 286 a fronte di un termine “ante quem” del 195. Tale tipologia di ripostiglio rientra in una serie di depositi analoghi come Goeblingen (2769 es; TPQ 279), Cléry (2787 es; TPQ 282), Reichenstein (2555 es; TPQ 283) ma è paragonabile anche a depositi più consistenti come Evreux (73373 es; TPQ 282), Sainte-Pallaye (8864 es; TPQ 283), Bavai (6659 es; TPQ 289), Annecy (10640 es; TPQ 281) o l’italiano La Venera (46077 es; TPQ 287). Il tesoro di Reyssouze presenta una parte di evidente tesaurizzazione (lampante la presenza di denari d’argento del periodo severiano, ma anche di buoni antoniniani in biglione con un discreto quantitativo di argento) e una parte che doveva riflettere parte della circolazione monetaria del periodo nonostante il mantenimento dello scopo iniziale dell'accumulo (la tesaurizzazione). La presenza di antoniniani di Probo in ottimo stato di conservazione fa propendere per una data di chiusura del ripostiglio anteriore al 300, approssimativamente collocabile tra il 286/290 e potrebbe quindi essere messo in relazione con le invasioni barbariche che interessarono le Gallie attorno agli anni ‘80 del III secolo e quindi condizionato proprio dal periodo di instabilità e scarsa sicurezza del territorio che gravava sulla provincia gallica recentemente riannessa all’Impero Centrale. Sulla composizione si possono fare alcune considerazioni. Per la componente di monete relative all’Impero Centrale, gli esemplari anteriori al 253 costituiscono una porzione consistente di una sessantina di esemplari di cui fanno parte 17 denari che di sicuro uscirono dalla circolazione monetaria attorno al 251 a seguito del loro recupero sistematico durante il regno di Traiano Decio prima e Treboniano Gallo dopo. Il grado di usura di questi pezzi non è elevato, anzi, alcuni esemplari godono di una buona conservazione come ad esempio il pezzo di divinizzazione emesso da Caracalla per Settimio Severo. (DIVO SEVERO PIO / CONSECRATIO; RIC 191e; 211 d.C.) Si tratta quindi di esemplari sottratti abbastanza repentinamente dalla circolazione e quindi di una sorta di ripostiglio iniziato e continuato nel tempo. Molto presumibilmente l’accantonamento dev’essere iniziato prima della sparizione totale dalla circolazione delle monete di argento puro e quindi sicuramente prima degli anni ‘50 del III secolo: una sorta di ripostiglio famigliare presumibilmente gestito da più generazioni. La presenza di antoniniani di buona lega della prima metà del III secolo è altrettanto rilevante: 22 esemplari di Gordiano III (20 della zecca di Roma e 2 della zecca di Antiochia) 13 esemplari di Filippo I e congiunti (di cui anche un denario a nome di Otacilia Severa, tutti della zecca di Roma), 9 esemplari di Traiano Decio e congiunti, 3 esemplari di Treboniano Gallo e 1 solo esemplare di Volusiano. La composizione di antoniniani dell’Impero Centrale da Valeriano a Quintillo è così strutturata: 52 sono gli esemplari della serie DIVO CLAVDIO di cui 11 ufficiali, 31 indetermnati e 10 imitativi. Complessivamente sono raggruppati in 40 di tipo Altare e 12 di tipo Aquila. Circa la componente “gallica” invece la ripartizione fatta nello studio preliminare è la seguente: Che va tuttavia rettificata dato che nel computo è “scappato” un esemplare di Mario confuso per un altro sovrano gallico. Mi soffermo ad approfondire alcuni aspetti di questo gruppo dato che, come ben sapete, il cuore dei miei interessi numismatici riguarda proprio la monetazione dell’Impero Gallico. la presenza delle monete galliche è piuttosto notevole (più della metà dell’intero ripostiglio se consideriamo le imitative) le imitative galliche sono quasi tutte di buon modulo e di buon peso. Si possono considerare pressoché assenti i cosiddetti minimi (diametro inferiore ai 10 mm). Le imitative presenti inoltre hanno uno stile molto aderente ai prototipi ufficiali o comunque abbastanza buono tale da confondersi con i tipi imitati o comunque da essere utilizzati con pari valore delle emissioni ufficiali. La presenza di moneta gallica così strutturata rispecchia l’evoluzione della produzione (e circolazione monetaria) senza tradire l’intento originario del deposito ovvero la costituzione di un gruzzolo di tesaurizzazione che riflette il progressivo impoverimento del materiale monetale pur tuttavia continuando a rispettare il principio della legge di Gresham: accantonamento della moneta con maggior contenuto di fino e mantenimento nel flusso circolatorio della moneta più povera. La qualità delle imitative presenti infatti rappresenta proprio un lavoro di selezione del circolante: tesaurizzazione della sola moneta rispondente a determinati standard (buon peso, buon modulo e stile vicino alle emissioni regolari) e conseguente scarto di imitative di bassa qualità, peso e moduli ridotti che erano comunque in circolazione (se non addirittura in produzione) al momento della formazione/occultamento del tesoro. Utilizzando le classi di catalogazione delle imitative proposte da Jean Marc Doyen nel suo studio sulla monetazione imitativa, nel ripostiglio di Reyssouze la produzione locale è da ricondurre sostanzialmente alle classi 1 e 2 con sporadici esemplari rientranti nelle classi 3 e 4 (quantitativi comunque non rilevanti): Quindi le classi 3 e 4, di fatto assenti nel deposito, erano in circolazione e in produzione proprio nell’ultimo periodo di accantonamento del deposito e della sua chiusura. L’ultimo blocco di Antoniniani a essere analizzato è quello riferibile agli anni 270/288 e riconducibile all’Impero Centrale con la riannessione dei territori gallici (dopo il 273 grazie ad Aureliano). La composizione è così strutturata: Aureliano: 199 esemplari (48,7% Milano; 21,1% Roma; 16,7% zecca incerta; 4,5% Serdica; 4% Siscia; 2,5% Lione; 2,5% Pavia; 0,5% Cizico) Tacito: 61 esemplari (70,5 % Lione; 23% Pavia; 4% Roma) Floriano: 7 esemplari (Lione) Probo: 177 esemplari (79,7% Lione; 14,7% Pavia; 2,3% Roma; 1% Siscia; 2,3% zecca incerta) Caro: 6 esemplari (5 Lione, 1 Roma) Carino: 19 esemplari (18 Lione, 2 Roma) Numeriano: 16 esemplari (Lione) Diocleziano: 4 esemplari (Lione) Gli esemplari appartenenti al periodo di chiusura del ripostiglio sono mal rappresentati e costituiscono un gruppo assai poco numeroso rispetto l’insieme del tesoro. Ampliando lo spettro d’analisi si può notare come con Aureliano il grosso dell’apporto al flusso monetario era garantito dalla zecca di Milano per poi passare il primato alla zecca di Lione che di fatto garantiva, assieme all’atelier di Pavia (aperto in concomitanza alla chiusura di Milano) la quasi totalità del circolante dell’area gallica. Verosimilmente la tesaurizzazione di esemplari nuovi e riformati di Aureliano prima e Probo poi, doveva essere bilanciata dal permanere in circolazione di un considerevole quantitativo di numerario imitativo abbondantemente svilito e sottopeso segnale di come vi fosse necessità di moneta spicciola per i traffici quotidiani e di come nei territori gallici abbia faticato a imporsi la moneta riformata che doveva sostituire le emissioni galliche. Chiudo ora la discussione allegandovi la mia rappresentanza del ripostiglio qui analizzato, ovviamente la scelta degli esemplari è ricaduta sostanzialmente nei sovrani gallici, imitative comprese, con l’inclusione degli imperatori centrali coevi Claudio, Quintillo e Aureliano (di quest’ultimo ho optato per l’ultima emissione uscita dalla zecca di Milano prima della sua chiusura). Purtroppo mancano all’appello Gallieno e Mario per la rappresentanza completa dell’arco temporale di mio interesse, ma mi ritengo comunque soddisfatto della composizione del mio “petit tresor monétaire”. 1) Postumo e Aureolo 2) Vittorino 3) Tetrico I e II 4) Claudio e Quintillo 5) Imitative 1/2 6) Imitative 2/2 7) Aureliano Portate pazienza per le foto... fatte al volo ieri sera con il telefono, poca luce e nessun accorgimento particolare. Nel gruppo, apparentemente alquanto "ordinario", ci sono alcune chicche per appassionati gallici e un pezzo interessante e anche, direi, abbastanza raro che è sfuggito sia in fase di catalogazione preliminare che in fase di verifica prima della vendita all'incanto e della successiva rivendita da parte del venditore professionale (purtroppo i miei sono acquisti di "seconda" tornata e quindi risentono di un leggero rincaro). Vediamo se notate gli elementi di maggior interesse... io non vi dico nulla
  6. Illyricum65

    Leominster Roman Coin Hoard

    Ciao, dopo la recente discussione su un deposito monetale italiano, rientro nei ranghi proponendovi un nuovo hoard britannico. Si tratta del Leominster Hoard, rinvenuto nel Herefordshire (Midlands, Galles). E' stato rinvenuto nel luglio 2013 ma dopo il passaggio presso il British Museum ne è stata data comunicazione preliminare solo nell'agosto 2015. Come di norma è stato rinvenuto da due metal detectorist. Consta di 518 esemplari per cui un hoard abbastanza piccolo come dimensioni ma comunque penso già abbastanza significativo per dare alcune indicazioni sul periodo che rappresenta, ovvero gli anni tra il 260 e il 290 d.C. Vi sono rappresentati l'Impero Gallico, quello Britannico e quello centrale. Nei link che accludo vedrete alcune monete di Tacito e Massimiano. Maximianus http://www.bbc.com/news/uk-england-hereford-worcester-33815609 http://www.herefordtimes.com/news/13582367.Roman_coin_hoard_found_near_Leominster_classed_as_treasure/ Dalle indagini delle immagini RX del grumo delle monete è stato evidenziato che era stato deposto in tre sacchetti a loro volta raccolti in uno di pelle di dimensioni maggiori. Per ulteriori dettagli... bisogna attendere le comunicazioni ufficiali del British Museum. Ciao Illyricum :)
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    Articolo con licenza "creative common" sulla monetazione dell'impero seccessionista gallico del III secolo a firma di Giard Jean-Baptiste
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