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  1. Titta99

    - Denario di Eliogabalo -

    Buonasera a tutti ;) Ecco un'altra delle monete che avevo acquistato prima di Natale... si tratta di un denario di Eliogabalo (219 d.C.), con un dritto molto gradevole alla vista, data l'alta definizione del busto, e con un rovescio un po' più rovinato, penso anche a causa di un conio debole. Seguiranno i dettagli tecnici e poi un approfondimento storico su questo imperatore molto particolare... ammetto che sono rimasto molto stupito, leggendo la biografia di quest'uomo ( :pleasantry:). A chi non lo conoscesse, consiglio di leggere di seguito... non si finisce mai di stupirsi · Dettagli tecnici - Peso: 3,00 grammi - Diametro: 18 mm - Asse: 180° - Materiale: argento - Patina: gradevole - Condizioni generali: SPL+ al dritto, BB al rovescio (debolezza di conio) · Classificazione D/: busto laureato e drappeggiato di Eliogabalo verso destra; intorno, IMP CAES ANTONINVS AVG R/: MARS VICTOR, con Marte andante verso destra con un trofeo e una lancia. 219 d.C. – RIC 123 · Contestualizzazione della moneta Si dice che Vario Avito, detto Eliogabalo, fosse uomo bellissimo e di grande fascino, perché a soli quattordici anni portato nel campo militare suscitò lo slancio e l'acclamazione di tutti. Ucciso Macrino, Eliogabalo entrò in Antiochia nel 218, imponendole un tributo di guerra che distribuì alle truppe, si conferì l'imperio proconsolare e la potestà tribunizia, che datò dalla morte di Caracalla, e fece notificare la decisione al Senato di Roma. Insieme alla notifica spedì un suo ritratto in cui appariva con una assurda veste di porpora e d'oro, ingioiellato e con la corona mitraica. Fu il primo segno di squilibrio di Eliogabalo che, già sacerdote, si era proclamato Gran sacerdote di Elios, il Dio sole orientale, e alla fine si era messo in testa di essere lui stesso Elios, e come tale voleva essere adorato. Il Senato, che non era in grado di opporsi alla volontà dell'esercito, ratificò l'elezione del nuovo imperatore, esaltò Caracalla e pose il ritratto di Eliogabalo nel tempio della Vittoria. Si opposero invece all'elezione i governatori di province partigiani di Macrino e alcuni comandanti di legione, forse nella speranza d'impadronirsi dell'impero che ormai saltava di mano in mano. Ma Eliogabalo, appoggiato dall'esercito, ebbe la meglio e fece uccidere i capi della III Legione Gallica, quello della IV Scitica, il comandante della flotta di Cizico, Basiliano governatore dell'Egitto, e i governatori della Pannonia, della Siria, dell'Arabia e di Cipro. Di propria mano uccise pure un suo zio, insomma una strage. Dall'Asia poi tornò a Roma e vi portò l'aerolite di Emesa, sacro al dio Sole, per cui costruì uno splendido tempio sul Palatino: l'Elagabalium. Più che a governare fu interessato al sacerdozio per il suo Dio. Eliogabalo, che prese il nome dal suo Dio El-Gabal, rese pubblico il suo culto col nome di Deus Sol Invictus (Dio Sole Invitto) e lo pose al di sopra di Giove, nominando se stesso Sacerdos amplissimus Dei inviati Solis Elagabali. Egli si fece persino erigere delle statue, per farsi adorare come un dio. In più dette al Dio una compagna, la dea fenicia Astarte che fece trasportare da Cartagine a Roma, dove furono celebrate le mistiche nozze tra le due divinità straniere. Figurarsi la rabbia dei Romani, tolleranti certo verso le divinità straniere, ma non alla declassazione dei propri Dei. L'Elagabalium fu costruito sul lato nord-orientale del Palatino, circondato da colonne, di di 70 m per 40, a sua volta circondato da un portico colonnato. Si trovava di fronte al Colosseo e la piattaforma del tempio era stata costruita già sotto Domiziano, probabilmente un luogo di culto di Giove. I resti di questa terrazza sono ancor oggi visibile sul lato nord-orientale del Palatino, che dà sull'Arco di Costantino. Dopo la morte di Eliogabalo, il tempio fu ridedicato a Giove da Alessandro Severo. Del tempio rimangono oggi solo la terrazza e pochi resti nel giardino della chiesa di San Sebastiano al Palatino. Per celebrare le nozze tra i due Dei si unì, in qualità di sacerdote del dio sole, con la sacerdotessa della dea Vesta, per procreare, come lui stesso disse "bambini simili a dei". Non c'era scandalo più grande. Il popolo, che aveva visto, sotto Caracalla, seppellire vive tre vestali colpevoli di aver violato il voto di castità, vide ora Eliogabalo, ripudiata la moglie Giulia Cornelia Paola, violare questo sacro principio sposando la vestale Giulia Aquilia Severa. Inoltre si riteneva che la violazione della castità delle Vestali portasse grandi sventure a Roma. Per diventare Gran sacerdote, Eliogabalo si fece circoncidere, costringendo dei collaboratori a fare altrettanto. Cassio Dione racconta che pensasse di castrarsi, senza averne però il coraggio. Emulava così i Galli, sacerdoti di Cibele la cui barbara usanza di castrarsi era da tempo stata proibita dai Romani. Eliogabalo passava il tempo in feste, obbligando i Senatori a presenziare mentre danzava attorno all'altare di Deus Sol Invictus al suono di tamburi e cimbali. In più compiva sacrifici umani su schiavi e prigionieri (che i Romani aborrivano e giudicavano barbari), e cerimonie di unioni sessuali sull'ara del Dio (che i romani giudicavano indecenti e blasfeme). Un'altra cosa che scandalizzò i Romani fu l'orientamento sessuale e il comportamento di Eliogabalo sulla base orgiastica delle religioni orientali, ma la società romana era bel lungi da questa mentalità di orge, rapporti omosessuali, prostituzione sacra, e sesso in generale. Di Eliogabalo si diceva a Roma che l'imperatore era il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti. Ciò fu detto anche a Giulio Cesare, ma questi faceva la sua vita ben lontana dagli occhi di tutti, e più dell'avventura omosessuale con re di Bitinia non si sapeva, anche se si supponeva. Eliogabalo sposò, per poi divorziare, cinque donne, delle quali conosciamo solo tre. La relazione più importante però fu quella con un auriga, uno schiavo biondo della Caria di nome Ierocle, che l'imperatore chiamava suo marito. Per la Historia Augusta, scritta un secolo dopo, sposò anche un uomo di nome Zotico, un atleta di Smirne, con una cerimonia pubblica nella capitale. Cassio Dione scrisse che Eliogabalo si dipingeva le palpebre, si depilava e indossava parrucche prima di prostituirsi nelle taverne e nei bordelli, e persino nel palazzo imperiale. Infine, riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d'oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti. Di conseguenza, Eliogabalo fu spesso considerato transessuale. Il governo dello stato passò nelle mani della nonna e dei favoriti e per la prima volta si vide a Roma una donna, Mesa, intervenire al Senato e firmarne i decreti. I Senatori erano scandalizzati dal comportamento dell'imperatore ma il popolo no, per le frequenti elargizioni dell'imperatore e le feste molto folcloristiche in onore di Elios, ma i Pretoriani erano allarmati, anche perché Mammea, aiutata da Mesa, aveva con elargizioni raccolto simpatie in favore del figlio Alessiano. Tanto fece che convinse Eliogabalo ad adottare il cugino nel 221, dichiarandolo Cesare col nome di Marco Aurelio Alessandro. Però il favore delle truppe verso di lui allarmarono Eliogabalo, che annullò l'adozione e gli tolse il titolo di Cesare. I soldati si ribellarono e, messo al sicuro nel campo di porta Nomentana il giovane cugino, assalirono la villa in cui si trovava Eliogabalo minacciando di ucciderlo se non avesse revocato la cancellazione e non cacciasse dalla corte i favoriti. Cessato il pericolo, l'imperatore ricominciò a mostrare il suo malanimo verso il cugino. Nel 222 non permise che Alessandro salisse insieme con lui sul Campidoglio per compiervi i voti; poi ordinò ai senatori di allontanarsi da Roma, con la speranza di far ammazzare il cugino senza che alcuno si opponesse. I soldati delle coorti pretorie, che avevano intuito le intenzioni, insorsero, soprattutto perché Eliogabalo aveva sparso la notizia allarmante di una malattia di Alessandro. L'imperatore, in compagnia della madre, corse al campo per calmarli, ma non riuscendovi si nascose in una closea (fogna). I cortigiani vennero trucidati dalle soldatesche inferocite; Eliogabalo e Soemide, trovati nel loro rifugio, furono uccisi e i loro corpi, furono trascinati per le vie e infine gettati nel Tevere. Come sempre, ogni commento è ben accetto :hi: Se ci sono errori, segnalateli pure :good:
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