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Risultati per Tag 'elagabalo'.
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Salve, tutti...é da un po' che ha iniziato a incuriosirmi la monetazione riguardante la dinastia dei severi, e mi era venuto in mente di iniziare una collezione concentrata su questa. In particolare trovo molto belli i denarii dei severi e quindi pensavo di concentrarmi su quelli. Voi come vi muovereste per costruire questa collezione? Nel frattempo ho acquistato questi due denarii: Un RIC 20b di Geta con la Securitas al Rovescio e un RIC 71 di Elagabalo con la Fides al Rovescio Di cui allego foto. Volevo sapere cosa ne pensavate di questi due primi acquisti e qualche consiglio da parte vostra. Grazie Mille!!
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Oggi vorrei presentarvi questa moneta che ho acquistato di recente: Si tratta di un denario del peso di 1,94 grammi e del diametro massimo di 19.93 mm. Purtroppo, la moneta, oltre ad essere in bassa conservazione, ha anche una perdita di sostanza da ore 8 a ore 10 (quasi un distacco lineare ad andamento verticale) che non la deturpa, ma che anzi mi ha consentito di buttare un occhio al suo interno per studiarmelo. Se l’ho classificato correttamente dovrebbe trattarsi di un denario di Elagabalo, il RIC IV 140: D/ IMP CAES M AVR ANTONINVS AVG: busto di Elagabalo volto a destra, laureato, drappeggiato e corazzato R/ SALVS ANTONINI AVG: la Salus, in abito drappeggiato, stante a destra, nutre (da un piatto che tiene con la mano sinistra) un serpente che tiene fermo sul petto con la mano destra. Zecca di Roma. Data di emissione indeterminabile secondo il RIC durante l’intero regno di Elagabalo (218-222 d.C.) Rarità: C Giusto per orientarci, ecco un esemplare tratto da Wildwinds: Certo tutta una altra storia... Come avete visto, il mio e’ un denario suberato. E questo e’ stato il motivo che mi ha spinto all’acquisto, complice anche un costo davvero basso, poco più di una pizza al salamino piccante, la mia preferita. Non avevo ancora un esemplare suberato in collezione e, peraltro, non avevo ancora nulla di Elagabalo. Quale occasione migliore quindi? Devo dire che trovo l’effigie di Elagabalo molto bella, pur con tutti i limiti di una conservazione certo non ottimale. Il ritratto e’ quello di un giovane adolescente, dai lineamenti delicati e dallo sguardo fermo, ma non autoritario; una immagine che certo non fa intravvedere gli eccessi di cui, secondo gli storici antichi, si rese protagonista durante il suo regno. Trovo che la malachite che emerge dal bronzo, con quella particolare forma e disposizione, dia un particolare fascino al volto che quasi delinea senza deturpare. Poi, quel verde brillante crea un bel contrasto con il grigio perlaceo dell’argentatura residua. Il rovescio e’ assai particolare. E’ praticamente tutto di rame scuro (di colore “bronzeo”, appunto), con aree rossicce ed un po’ rilevate di cuprite tra ore 10 ed ore 12. Il rivestimento argenteo si e’ quasi del tutto perso nella lunga strada percorsa dalla moneta prima di giungere nelle mia mani; residua solo un piccolo lembo tra ore 4 e ore 5, con il bordo leggermente sollevato, quasi che stia per staccarsi anche lui per liberare del tutto l’anima di rame della moneta da cui emerge, confusa e nebulosa l’immagine della Salus e del suo serpente. Questa e’ una Salus particolare; e’ una SALVS ANTONINI AVG. Qui il rovescio si riferisce all’imperatore come garante del benessere (in senso lato) della dinastia degli Antonini di cui faceva parte anche lui dopo che il capostipite della famiglia severiana, Settimio Severo, si era autoproclamato figlio di Marco Aurelio e fratello di Commodo, attribuendo il nome di Antonino al suo figlio maggiore Caracalla. Credo che il nome Antoninus associato ad Elagabalo risalga ai momento dello scontro con Macrino, quando le “siriane” Iulia Maesa e Iulia Mamaea, iniziarono a complottare per la salita al trono del rispettivo nipote e figlio sostenendo che fosse figlio naturale di Caracalla. Per orientarci, ecco l’albero genealogico dei Severi: Torniamo alla Salus. Quella che vediamo qui è la rappresentazione più comune della Salus a partire da questo momento in avanti. La dea e’ in piedi ed e’ colta nel gesto di tenere stretto contro il petto il serpente (che con le sue spire pare dimenarsi tra le sue braccia) per poi spingerlo verso il piatto che tiene in mano per nutrirlo. Ho letto (ora non ricordo dove) che il gesto (piuttosto irrealistico) ricorda un po’ quello che fanno i bambini quando per gioco cercano di dare da mangiare agli animali domestici come se fossero bambole. Non entrerò nel merito del significato e del ruolo dei suberati (sui quali tanto si e’ scritto e tanto si scriverà) in quanto ciò esula dalla discussione che vuole essere soprattutto descrittiva. Il nome “suberato” deriva da “sub” ed “aes” ed indica una moneta di rame rivestita di argento. Viene talora indicata anche con il termine francese “fourré ” che a me, onestamente, piace e che si può tradurre con “farcito”. Mi piace perche’, forse, mi fa venire in mente i wafers che adoravo da piccolo e che mangio tutt’ora quando ne ho l’occasione… Il rivestimento, infatti, poteva avvenire applicando una sottile pellicola di argento sul tondello di metallo vile con pressione a freddo e successivo riscaldamento alla temperatura di fusione dell’argento, appena di poco inferiore a quella del rame, consa che avrebbe consentito l’adesione dei foglietti. Una altra tecnica era quella del “bagno”, che consisteva nell’immergere in tondello riscaldato nell’argento fuso. Insomma, tipo un "Oreo" come questo (il suggerimento e’ di mia figlia): Ora proviamo ad analizzare l’interno della moneta guardandolo proprio nel punto in cui vi e’ la perdita di sostanza. Ho provato a fare una foto con i miei scarsi mezzi e con la mia poca competenza (non chiedetemene un’altra, di meglio non posso fare) ed ecco cosa e’ saltato fuori. Per orientarci, la parte superiore corrisponde al dritto. Pare di rilevare tre strati (a mo’ di wafer, appunto) che io l’ho interpretato così. Partendo dall’alto, il primo strato, piuttosto sottile, dovrebbe essere l’argentatura che sul dritto e’ ancora ben rappresentata (ed in particolare lo e’ in quel punto). Il secondo, più spesso, dovrebbe essere l’anima di bronzo Il terzo (di spessore intermedio tra i precedenti) ipotizzo che possa trattarsi della patina del bronzo del rovescio, anche perché in questo punto l’argentatura e’ saltata (chissà quando, ma non penso da poco, visto comunque lo spessore). Penso che sia la patina perché anche questa, lì sul margine, pare staccarsi. Un ultimo accenno al peso. I denarii ufficiali sotto Settimio Severo avevano un tenore medio di argento di 50,78% e contenevano quindi fino a 1,72 grammi in media di fino (dati tratti dai lavori di Walker del 1978 e di Carradice del 1983 e riportati da Savio in “Monete romane”). Qui siamo pochi anni dopo e credo che si possa considerare una percentuale di fino del 50% circa. A conferma di ciò, cercando sul nostro forum ho letto che Prieur, per i denarii di Elagabalo coniati a Roma, ha calcolato in media un peso di 3.38 grammi con un tenore d’argento del 50% e, tra essi, quelli della tipologia SALVS ANTONINI AVG hanno un peso di 3.05 g. Guardando su OCRE, la media dei pesi su 11 esemplari di SALVS ANTONINI AVG e’ di 3,08 grammi (sebbene su pochi esemplari, in linea con quanto trovato da Prieur). Ora il mio denario pesa 1,94 grammi, nettamente sottopeso; tuttavia, bisogna considerare anche la perdita di sostanza che sicuramente incide nella determinazione. Ora vi lascio. La famiglia mi reclama. Vado a fare colazione con gli amati wafers. Da Vardacate, buona lettura (spero) e buona domenica. Stilicho
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Buongiorno, dsìestato dal fatto che oggi 11 marzo ne ricorre l'anniversario della morte (222 d.C.), ero quasi sicuro che nella Sezione fosse stata postata una biografia a nome di Elagabalo ma ad un controllo ciò è risultato errato. Pongo rimedio con un breve scritto in merito, aperto ad inserimenti e commenti. ELAGABALO L’11 marzo 222 d.C. muore l’imperatore Sesto Vario Avito Bassiano (Sextus Varius Avitus Bassianus) più conosciuto come Elagabalo. Era nato nel 204 da Sesto Vario Marcello (Sextus Varius Marcellus) e Giulia Soemia Bassiana (Iulia Soaemias Bassiana) , ultimogenita di Giulia Mesa (Iulia Maesa) , sorella dell’imperatrice Giulia Domna (Iulia Domna) Fu esiliato nella città d’origine, Emesa in Siria, assieme alla famiglia da Macrino dove divenne sacerdote del dio solare Elagabal (da cui prese il soprannome). Nominato imperatore su acclamazione dei soldati della Legio III Gallica e prese il nome di Marco Aurelio Antonino per ricollegarsi a Caracalla di cui erano state messe in giro voci fosse il figlio illegittimo per rafforzare pubblicamente la sua pretesa al trono. Lo scontro militare presso Antiochia contro Macrino lo elesse imperatore a tutti gli effetti (218). Ben presto però il sostegno iniziale scemò e si assistette a varie ribellioni anche da parte della stessa Legio III Gallica. I motivi erano vari: l’elevazione di madre e nonna al rango di Auguste e concedendo loro il permesso di presiedere alle riunioni in Senato; cercò di far adorare come unico dio Elagabal, costruendo un nuovo tempio sul Palatino dove raccolse le reliquie più sacre di Roma (tra le quali il Palladio e gli scudi Ancilia); infine cercò di farsi adorare come dio egli stesso. Tra le sue mogli ci fu anche la vergine vestale Aquilia Severa e instaurò un rapporto amoroso con un auriga di nome Ieracle che chiamava “suo marito”. La nonna Giulia Mesa resasi conto degli errori del nipote cominciò a lavorare per sostituirlo e fece adottare dall’imperatore il cugino Alessandro Severo. In seguito al crescente seguito riscosso da Alessandro, Elagabalo cercò invano di farlo uccidere. All’ennesimo tentativo di ordire l’omicidio del cugino, i pretoriani rivolsero le armi verso di lui e lo uccisero. Questi gli ultimi istanti della sua vita riportati dalla Historia Augusta (Elagabalo, 16-18). "I pretoriani decisero di prendere l'iniziativa. I primi a cadere furono naturalmente i complici di Elagabalo, che fecero una fine degna della loro vita, giacché prima di essere uccisi furono tutti evirati oppure impalati. Fu poi la volta di Elagabalo, che venne raggiunto e ucciso in una latrina dove aveva cercato rifugio. Il cadavere fu trascinato per strada in mezzo alla folla e poi, per colmo di ingiuria, gettato in una cloaca. Siccome però la cloaca era troppo stretta e il cadavere non passava, Elagabalo fu tirato di nuovo fuori e fu trascinato in giro per il circo. Infine, gli fu legata ai piedi una zavorra affinché non galleggiasse, e fu gettato nel Tevere dal ponte Emilio, per impedire che qualcuno lo seppellisse. Con Elagabalo fu uccisa anche la madre, una donna svergognata, degna in tutto del figlio." Dopo la morte il Senato ne decretò la damnatio memoriae. Elio Lampridio così scrisse nella Historia Augusta (Elagabalo, 1): "Non era mia intenzione scrivere la biografia di Vario Antonino Eliogabalo, perché avrei voluto che andasse perduto per sempre perfino il ricordo di un imperatore della sua sorta, ma poi ho pensato che purtroppo prima di lui c'erano già stati imperatori a lui simili, come un Caligola, un Nerone o un Vitellio, e allora ho cambiato idea." Gli successe il cugino Alessandro Severo. Ciao Illyricum
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Buongiorno, in data odierna i pretoriani si ribellano ed uccidono l'imperatore Sesto Vario Avito Bassiano (Sextus Varius Avitus Bassianus) più conosciuto come Elagabalo. Per una rapida biografia vi rimando al link: Ciao Illyricum
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Vorei aquistare il Denario commemorativo in ocasione del trasferimento della Sacra Pietra Nera da Emesi a Roma. Il venditore dischiara che e RR.Il peso e 3,06 gr, 18 mm, forgiato nell 219/Antiochia. L'unico simile che ho trovato era anche lui RR, pero il carro ed i cavalli guardavano dall'altra parte.Visto il prezzo elevatissimo vorrei qualche consiglio da voi. Pensate che e vero , quale e la vostra valutazione / il prezzo e di 1070 euro/ Grazie
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