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  1. Lo stock monetario ad Aquileia nel V secolo: nuove prospettive di ricerca, a cura di Michele Asolati e Andrea Stella. Intervento nell'ambito del convegno online il 17 aprile 2021 dal titolo ITALIA SETTENTRIONALE E REGIONI DELL’ARCO ALPINO TRA V E VI SECOLO.
  2. Illyricum65

    Follis di Aquileia

    Buongiorno, come la maggioranza dei frequentatori della Sezione sapranno, tra la fine del III secolo e gli inizi del IV le sorti dell’Impero furono rette da un sistema politico ideato da Diocleziano. La motivazione era data dalla necessità di dover regnare, vigilare e difendere un territorio vastissimo, sia a livello di pericoli provenienti dall’interno (ribellioni ed usurpazioni) che dall’esterno (invasioni barbariche). Da principio (285) Diocleziano nominò suo vice (Cesare) Marco Aurelio Valerio Massimiano e il primo aprile 286 lo elevò al ragno di Augusto (Nobilissimus et frater) affidandogli la guida di metà dell’Impero e creando in pratica una diarchia. Se Diocleziano si affidava alla protezione del suo nume Giove (Iovio), Massimiano si affidò a quella di Ercole (Erculio) ovvero di un semidio figlio del primo, per cui riconoscendogli indirettamente una certa subordinanza (seppure di facciata fossero allo stesso livello). Il passo successivo fu quello di eleggere altri due cesari (293), sia per ridurre ulteriormente le aree di competenza sulle quali vigilare (nonostante tutto si erano verificate varie rivolte), sia per creare una linea di successione e garantire quindi continuità al sistema diarchico: Diocleziano nominò Galerio a Nicomedia (maggio?), Massimiano Costanzo I (Mediolanum, 1 marzo). In pratica si passò da un sistema diarchico a una Tetrarchia con due Augusti e due Cesari a regnare sulle quattro aree in cui era stato diviso l’Impero. Dopo una dozzina di anni, il 1 maggio 305, Diocleziano e Massimiano abdicarono in favore dei loro cesari Galerio e Costanzo I (Cloro) che individuarono a loro volta i loro successori in Massimino Daia e in Flavio Valerio Severo. Mi fermo qua perché l’anno successivo Costanzo I muore e il figlio Costantino manda a monte il tavolo (e decretando alla fine il crollo della Tetrarchia)… Questo breve excursus storico serviva solamente per presentare una serie di follis emessi da Aquileia durante la Prima Tetrarchia (oltre alle tipiche e più comuni GENIO POPVLI ROMANI e SACR MONETA AVGG ET CAESS NOSTR) . Esemplari non rarissimi ma nemmeno così comuni. Ve ne presento alcune, tratte da http://numismatics.org Si trattano di appelli alla lealtà, alla fedeltà dell’esercito nei confronti degli (nostri) Augusti e Cesari: FIDES MILITVM AVGG ET CAESS NN. La Fedeltà drappeggiata stante frontale regge uno stendando in ciascuna mano. RIC VI Aquileia 57 a Data A.D. 305 Nominale AE1 Zecca Aquileia Dritto IMP CONSTANTIVS P F AVG: Head of Constantius Chlorus, laureate, right Rovescio FIDES MILITVM AVGG ET CAESS NN: Fides, draped, standing front, head left, holding standard in each hand. RIC VI Aquileia 61 a Data A.D. 305 Nominale AE1 Zecca Aquileia Dritto IMP CONSTANTIVS P F AVG: Bust of Constantius Chlorus, laureate, helmeted, cuirassed, left, holding spear (or sceptre) over right shoulder and shield on left arm. Rovescio FIDES MILITVM AVGG ET CAESS NN: Fides, draped, standing front, head left, holding standard in each hand.
  3. Buongiorno, in questi ultimi giorni ho avuto modo di leggere l’interessante testo “Ritualità connesse alla costruzione di domus. Le offerte monetali di fondazione ad Aquileia” di Grazia Facchinetti ( https://www.academia.edu/1646860/Ritualit%C3%A0_connesse_alla_costruzione_di_domus._Le_offerte_monetali_di_fondazione_ad_Aquileia ). A seguito di ciò, nell’ottica di continuare un percorso già iniziato che indaga l’utilizzo non propriamente commerciale del “manufatto monetale” in favore di quello cultuale/spirituale in epoca romana vi presento un breve riassunto dell’articolo stesso. Per prima cosa va segnalato che non è pervenuta alcuna fronte scritta latina che descriva i rituali di fondazione (e in cosa consistessero) in relazione ad edifici privati. Cosa intendiamo con questo termine è presto detto: un insieme di pratiche religiose e divinatorie che venivano osservate non solo al momento della costruzione di un edificio (pubblico o privato) ma anche più in generale di insediamenti di carattere urbico. Secondo la tradizione, Roma e tutte le città definibili come urbes erano state fondate secondo un protocollo rituale di matrice etrusca i cui passaggi fondamentali sono riassunti da Plutarco nella Vita di Romolo. Ma tralasciando quest’ultimo aspetto focalizziamoci sulla costruzione di edifici. Si tratta di rituali già in uso nella preistoria - Fornace Gattelli (Ravenna) boccale in terracotta rovesciato sopra alla zampa destra di un cane e Serra Cicora (Nardò – Lecce) sepoltura T7 come un atto fondativo compiuto dal gruppo che per primo occupò il pianoro - per dirne due reperibili sul web. Tornando al contesto di apertura discussione, le indagini archeologiche svolte in Aquileia e nel suo territorio hanno evidenziato alcuni episodi di offerta di monete durante la costruzione di abitazioni. Questo tipo di ritualità trova numerosi confronti nel mondo romano e nella stessa Aquileia risulta praticato anche nel caso di edifici pubblici con funzione verosimilmente beneaugurante e protettiva nei confronti delle costruzioni in cui veniva realizzato. Le attestazioni di rinvenimento sono certamente sotto rappresentate in quanto: - - Nella maggior parte dei casi non sono state individuate perché ancora occultate - - Potrebbero non esser state interpretate come esiti rituali. Al momento dell’articolo il rinvenimento più arcaico era il seguente - - Quadrante del 8 a.C. rinvenuto in un muro augusteo-tiberiano della domus attigua dei magazzino portuali, rinvenuto inglobato nella malta e frammenti di calcare di Aurisina. Il fatto che non provenga sia stata rinvenuta conglobata alla malta del muro ma in giacitura secondaria, per quanto prossima, non permette di suffragare con una buona probabilità l’ipotesi del rito di fondazione. D’altra parte la presenza di scaglie di calcare nella malta è tipica delle fondamenta delle abitazione dell’epoca (in elevato malta + laterizio). - - Follis di Costante emesso tra il 337 e il 340 ad Aquileia rinvenuto dopo il distacco di alcune tessere musive dalla domus dei Putti danzanti ( file:///C:/Users/Andrea/Downloads/83_84_12.pdf ). La sua posizione subito sotto le tessere del mosaico fa ritenere che sia stato deposto prima del confezionamento dello stesso. Altre monete sono state rinvenute nel 2010 ma al momento dell’uscita dell’articolo non erano ancora state studiate: nota interessante, in genere sono deposte agli angoli della stanza. - - AE3 di Costanzo II (FTR del periodo 351-561) in un livello di preparazione di un mosaico della domus delle Bestie ferite. Una seconda è illeggibile. Entrambe rinvenute agli angoli della sala mosaicata. - - Moneta nello strato di preparazione di un mosaico di età tardo antica in Fondo ex-Violin (struttura di utilizzo non ben noto). Tre esemplari sono stati scoperti sotto i basoli dell’attigua area scoperta. - - Moneta illeggibile proveniente da un intonaco da edificio ad est de Foro (domus? Edificio pubblico?) - - Follis di Massenzio (307 d.C.) sotto il pavimento in cotto dell’ambiente C della Villa di Vidulis e moneta di Massimiano nel livello di preparazione del mosaico della sala V Vi sono poi segnalazioni in edifici pubblici aquileiensi di cui allego stralcio dello scritto: Si può pertanto segnalare che le maggiori documentazioni sono legate a deposizioni a livello pavimentale che non murario. Forse il fatto che le domus dei Putti danzanti e quella delle bestie ferite siano cronologicamente prossime può indicare che nel periodo vi era un rituale propiziatorio (?) che prevedeva la deposizione di esemplari agli angoli dalla stanza; va segnalato che nei riti di fondazione urbici le deposizioni sono sempre nei pressi di porte o angoli, ritenuti punti importanti. Altro dato interessante è il fatto che le deposizioni coinvolgono monete comuni di rame/bronzo e non nominali di pregio. La scelta era casuale? Si posizionava una moneta di basso valore perché tanto il gesto era meramente simbolico? La maggior evidenza in epoca tardoantica è casuale (sono state indagate maggiormente domus del periodo) o spiegabile con lo svilupparsi di nuovi riti più tardi? La moneta avveniva solo in occasione di fondazione o anche in caso di restauro. Chi poteva essere l’offerente? Il proprietario dell’edificio o gli stessi mosaicisti magari auspicando un buon esito del lavoro in opera? La deposizione aveva lo stesso significato in ogni stanza o vi erano diversi auspici a secondo dell’utilizzo del vano? In altre occasioni ed in altre zone si sono visti fenomeni di deposizioni simili ma non uguali: scavi Università cattolica di Milano, rinvenimento di un vaso fittile contenente 3 denari I-II secolo a.C. sotto vari strati di pavimentazioni successive; Ptuj, contenitore in terracotta contenente 2 assi I secolo d.C., 1 lucerna, ossa di uccello e gusci d’uovo. Una ipotesi proposta è stata quella, nel caso dei ritrovamenti tardoantichi, che si trattasse di nuovi riti simbolici da parte di proprietari di religione cristiana, dal momento che vi è qualche attestazione di riti di fondazione nei luoghi di culto (Battistero?). Tante domande aperte e che rimarranno irrisolte… questa volta poche immagini ma sempre delle nostre care monete abbiamo parlato! Saluti Illyricum
  4. Martedì 28 dicembre 2021, h. 18:00-19.00 CONFERENZA "La “libertà” di trovarsi sul confine: diffusione e circolazione della moneta patriarcale di Aquileia (secc. XII-XV)" A cura del Prof. ANDREA SACCOCCI (Professore Ordinario di Numismatica all'Università degli Studi di Udine). Link di iscrizione alla conferenza su Zoom (gratuita): https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN_AuxfSnRoS1itBgInBDquYA La monetazione dei Patriarchi di Aquileia non presenta pezzi vistosi: l’oro a quanto si sa è assente e le monete d’argento e di mistura si limitano a pezzature modeste, sia per il peso che per il titolo, però spesso di notevole bellezza. È una monetazione interessante perché costituisce una singolare serie autonoma, iniziata nel generale rigoglio degli affari italiani che ebbe inizio con le Crociate. Si protrae per due secoli, dal ‘200 alla caduta del Patriarcato come potere temporale (1420). Vediamo in essa rispecchiate le esigenze del commercio friulano e la struttura politica del paese. La conferenza si terrà in diretta sulla piattaforma Zoom e sulla pagina Facebook di A.C.CulturArti (www.facebook.com/A.C.CulturArti/videos), in differita sul canale YouTube di A.C.CulturArti (https://www.youtube.com/channel/UCBErWhQdXqcP8w6UvCJvyew). L'evento è organizzato da A.C.CulturArti ed è inserito nel programma del 3° Festival dell'Archeologia Pubblica “senzaConfini”, finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia.
  5. Illyricum65

    Flavius Magnus Magnentius e Aquileia

    Buonasera, parte di questa giornata uggiosa l’ho dedicata ad un personaggio storico proveniente dalla Gallia ma che per ha trascorso parte della sua vita nella mia area. Flavius Magnus Magnentius (Magnenzio) Flavius Magnus Magnentius nacque a Samarobriva (Amiens) nel 303 d.C. Proveniva da una famiglia di origini barbare (probabilmente Franche e Bretoni), ricevette una educazione di tipo latino e intraprese la carriera militare. Di alta e robusta corporatura si mise in luce e raggiunse il comando degli Herculiani e degli Ioviani, ovvero delle guardie del corpo dell’Imperatore Constans (Costante I) con il grado di Comes. Vari elementi portano a ritenere che fosse pagano ma alcune serie monetali emesse a suo nome si riferiscono palesemente al cristianesimo. Zosimo riporta che in un clima di contestazione nei confronti della politica di Costante durante una festa privata organizzata dal Comes Marcellino ad Augustodunum (attuale Amiens) Magnenzio indossò la porpora imperiale facendosi chiamare Augusto. Le truppe appoggiarono subito la sollevazione contro Costante inneggiando a Magnenzio Imperatore (18 gennaio 350). Ad essi si unì ben presto anche il popolo della città e le truppe giunte dall’Illirico e Magnenzio ordinò la morte di Costante che fuggì alla volta della Hispania. Fu però raggiunto e ucciso nei pressi dei Pirenei (in una chiesa ad oppidum Helena, località dedicata alla nonna dell’Imperatore), da un gruppo di cavalieri guidati da tale generale Gaisone. Magnezio, forse cercando l’appoggio dei pagani, revocò le leggi antipagane promulgate da Costante e consolidò il controllo della Gallia, la Spagna e la Britannia; Costanzo II, l’Augusto fratello di Costante che controllava la parte orientale dell’Impero non potè intervenire per tempo in quanto impegnato nella campagna contro i sasanidi. Magnenzio quindi acquisì il controllo della parte occidentale dell’Impero: dopo tanto tempo era salito al potere un imperatore non appartenente alla dinastia costantiniana. Non acquisì subito il controllo dell’Italia fintanto a che Marcellino, inviato dalla Gallia come magister officiorum, non uccise l’usurpatore Nepoziano (1 luglio 350). Puntò invece prioritariamente a controllare l’Illirico e la Pannonia approfittando dell’impegno bellico di Costanzo II in Oriente e per questo motivo si spostò ad Aquileia (febbraio 350) ma Vetranione (Vetranio), il comandante delle truppe romane di stanza in Pannonia, sembra con l’appoggio di Costantina (sorella di Costantino II, Costanzo II e Costante nonché moglie di Annibaliano e quindi di Costanzo Gallo in seconde nozze) si proclamò Augusto (Sirmium, 1 marzo 350) e chiese l’appoggio a Costanzo II che in un primo momento glielo concesse. Stipulata una pace con i Sasanidi Costanzo incontrò a Heraclea (Sintica) una ambasciata congiunta da parte di Magnenzio e Vetranione (che nel frattempo si era alleato con il primo) al fine di ottenere il loro rispettivo riconoscimento come co-reggenti, che fu negato. Le trattative continuarono con Vetranione e si conclusero con l’incontro tra i due a Serdica e quindi alla rinuncia alla porpora imperiale da parte dell’usurpatore (Naissus, 25 dicembre 350) che si ritirò a vita privata in Bitinia. Restava in piedi il dualismo tra Magnenzio e Costanzo II; il primo sposò Giustina, una aristocratica imparentata con Costantino I, al fine di legittimare le sue aspettative al trono. Ma ciò non poteva bastare a Costanzo; lo scontro militare era vicino. Magnenzio poteva contare sull’appoggio di truppe provenienti dai contingenti gallici e da gruppi germanici mentre parte dell’esercito rimaneva comunque lungo il limes renano guidato dal cesare Decenzio a vigilare su eventuali incursioni alemanne (fomentate da Costanzo II). Rinforzato l’esercito con contingenti Franchi e Sassoni mosse alla volta dell’Illirico. La parte avversa contava sulle truppe prima guidate da Vetranione e su quelle di provenienza orientale (tra le quali contingenti di cavalleria): Costanzo, dopo aver nominato a sua volta Cesare Costanzo Gallo (Sirmium, 15 marzo 351), cui delegò il controllo delle province orientali, avanzò nell’Illirico per dirigersi verso l’Italia e, subita una sconfitta presso Atrans, fu costretto a ritirarsi a Siscia, concedendo l’avanzata a Magnenzio. Quest’ultimo a Petovio fu raggiunto da un emissario dell’Imperatore che gli prometteva il controllo della Gallia in cambio della cessione di Italia e Africa: si trattava di un escamortage per valutare la consistenza dell’esercito gallico. Resosene conto avanzò verso Siscia radendola al suolo e puntando quindi verso Sirmium. Non riuscendo a penetrarvi, cinse d’assedio Mursa. Qui i due eserciti si scontrarono (28 settembre 351): i 36.000 al comando contro gli 80.000 di Costanzo II e grazie alla cavalleria il secondo vinse. Magnenzio fuggì e perse sul campo di battaglia 24.000 effettivi mentre Costanzo pur denunciano la perdita di 30.000 uomini potè festeggiare la vittoria, rinunciò ad inseguire Magnenzio e il resto del suo esercito e trascorse l’inverno a Sirmium. L’usurpatore nel frattempo si ritirò ad Aquileia dove riorganizzò l’esercito e rinforzò le difese dei Claustra Iulium Alpiarum sulle Alpi Giulie. Nel frattempo le notizie dalla Gallia non erano delle migliori: Decenzio con le forze ridotte di cui disponeva non riusciva a contenere gli Alamanni che avevano incendiato Castrum Rauracense e si erano insediati nei territori tra Treveri e il Reno. Tentò invano di chiedere una tregua e nell’estate 352 Costanzo II aggirò le difese dei Claustra ed entrò in Italia giungendo ad Aquileia dove non trovò Magnenzio che a sua volta stava tentando la ritirata verso la Gallia. Le città italiane si consegnarono a Costanzo II e quest’ultimo riprese il controllo anche di Sicilia e Africa. Magnenzio raggiunse la Gallia e tentò di riorganizzare un esercito ma Costanzo inviò un contingente a sud dei Pirenei in modo di bloccare il transito di truppe di rinforzo. L’usurpatore tentò di destabilizzare il quadro generale ordendo un omicidio ai danni di Costanzo Gallo, scoperto e sventato. Costanzo intanto giunse a Milano (3 novembre 352). L’estate successiva Magnenzio fu sconfitto a Mons Seleucus e si rifugiò a Lugdunum da dove richiamò Decentio impegnato contro gli Alamanni: alla notizia della sconfitta Treveri si ribellò. Resosi conto di non avere più l’appoggio della popolazione, il 10 agosto a Lugdunum uccise la famiglia, gli amici e quindi si suicidò. Sorte analoga ebbe Decenzio, suicida il 18 agosto presso Agendicum. Il 6 settembre Costanzo II entrava a Lugdunum. Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Magnenzio
  6. "LA DISTRIBUZIONE DELLA MONETA BRONZEA UFFICIALE E IMITATIVA IN ETÀ TARDO ANTICA: I CASI DEI GRUZZOLI DI GORTYNA 2011 (IV SEC. D. C.) E DI AQUILEIA 2011 (V SEC. D. C.)" - M. Asolati View File Studio di due depositi monetali bronzei del Tardo Impero recentemente individuati (2011). Submitter Illyricum65 Submitted 21/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  7. Con piacere segnalo questo importante appuntamento in programma ad Aquileia il prossimo 8 maggio, con la presentazione del volume 12 del Medieval European Coinage, dedicato all'Italia settentrionale.
  8. Buona sera a tutti, mi piacerebbe avere qualche parere su questa mia piccola ricerca su un denaro inedito del Margraviato d'Istria, prima metà del XIII secolo. Grazie articolo marchio (pfennig).pdf
  9. ak72

    denaro di Aquileia in Italma

    buona sera, qualcuno di voi ha notizie in merito a questo gettone riproducente un denaro della zecca medievale di Aquileia? gettone di qualche rievocazione medievale? se si sapete forse quale? grazie
  10. Illyricum65

    Aquileia ricostruita

    Ciao, recentemente ho postato una discussione contenente alcuni filmati sull'esercito romano. In questi giorni è uscita una notizia relativa alla realizzazione di alcune ricostruzioni 3D su Aquileia romana. A renderlo possibile è la nuovissima app “Antica Aquileia 3D”, presentata ieri a Udine nella sede della Regione dalla Fondazione Aquileia, che combina ricostruzioni virtuali, video ed esplorazioni interattive dei siti archeologici di Aquileia, mettendo lo straordinario patrimonio a portata di “click”. Vi segnalo l'articolo uscito sul quotidiano locale di Trieste "Il Piccolo" di cui vi riporto il link e dal quale ho estrapolato l'introduzione di cui sopra: http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/12/21/news/pesentata-una-app-che-permette-di-compiere-un-escursione-virtuale-nella-citta-al-tempo-di-roma-1.8342667 Per la visione dei filmati vi segnalo: http://video.gelocal.it/ilpiccolo/locale/aquileia-ricostruita-al-computer-in-un-app-in-3d/22022/22071 oppure collegativi direttamente alla Fondazione Aquileia: http://www.fondazioneaquileia.it/ Vi assicuro che la visione, accompagnata da musiche d'effetto, è assolutamente suggestiva. Ciao e... Buon Natale a tutti! Illyricum :)
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    Contributo alla storia della monetazione del patriarcato di Aquileia attraverso lo studio e il rinvenimento del ripostiglio nel 1969 avente monete di zecche di Aquileia, Trieste, Venezia nell'epoca di Volchero (1204-1218).
  12. Il due di gennaio ho visitato il Museo di Cividale del Friuli, che avevo visto 45 anni fa durante un mio soggiorno in uniforme :rolleyes: e prima del restauro. Ho potuto fotografare ma ho dovuto sottoscrivere l'impegno a non divulgare le foto, quindi mi limiterò a una foto della piazza, col duomo, il palazzo municipale e la statua di Giulio Cesare, risalente alla prima metà del secolo scorso, come me. Il nome antico di Cividale era infatti Forum Iulii, che poi, divenuto Friuli, ha dato il nome alla regione. Per quel che riguarda le monete fornisco un breve elenco e sono convinto che molti, leggendolo, decideranno di fare una visita al museo. Tremissi: Teodorico a nome di Anastasio Odoacre a nome di Zenone Antemio Romoaldo II Duca di Benevento MARINVS MON (etarius) Cuniperto Ariperto II Liutprando Astolfo Desiderio Imitazioni barbariche: tremisse di Eraclio solido di Foca solido di Giustiniano II. Imitazioni probabilmente longobarde: mezze silique e quarti di silique a nome di Giustiniano I. tremisse di Giustiniano I Tremisse di Giustino I Solidi: Romualdo II Gisulfo II Grimoaldo III Sicone Sicardo Ripostiglio di Perteole, presso la chiesa sei SS. Andrea e Anna 1989: più di mille denari d'argento con datazioni comprese tra il patriarcato di Bertoldo (1218-1251) e il vescovado di Volrico (1253-1254), tra i quali spicca il denaro con santo di Bernardo Spanheim Duca di Carinzia 1202-1256
  13. Buongiorno. In un documento aquileiese del 1296 (un privilegio concesso dal Patriarca agli abitanti di Sappada) si menziona un fitto di "44 libbre di piccoli veronesi" corrisposto dai Sappadini ab antiquo, fitto che il Patriarca Raimondo della Torre raddoppia proprio con quell'atto. L’espressione ab antiquo e la somma di 44 libbre di Veronenses parvi fino a quali anni ci consentono di risalire? Una tale somma potrebbe essere stata fissata alla fine dell’XI secolo o bisogna piuttosto pensare al XII? Grazie.
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