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  1. grigioviola

    Lenham (Kent) Hoard

    Nella prossima asta Noonans, la n. 264 del 15-16 novembre, verrà venduto un interessante lotto che con buona probabilità finirà poi nel mercato a breve spezzettato a dovere. Si tratta del Lenham Hoard, un ripostiglio di circa 1000 antoniniani rinvenuto nel Kent nel 2012. Il ripostiglio consta di 1062 antoniniani radiati emessi tra il 250 e il 283 d.C (sostanzialmente da Gallieno a Probo) e si presenta in conservazione medio-bassa, con alcune monete ridotte in frammenti e altre molto usurate. Il ripostiglio è stato rinvenuto in buona parte agglomerato e in parte con monete "sciolte" disperse nel terreno di scavo, ma anch'esse - sia per datazione che per conservazione - molto probabilmente sono ascrivibili al deposito originario. Di seguito la composizione sommaria del tesoretto: Impero centrale Regno congiunto di Valeriano e Gallieno 253-60 d.C Salonino, 1 (Regno congiunto o unico) Salonina 2 Regno da solo di Gallieno Gallieno, 119 Salonina 5 Claudio II, 96 Divo Claudio II, 10 Quintillo, 5 Aureliano, 14 Tacito, 16 Probo, 28 Caro, 1 Impero gallico Postumo, 24 Leliano, 3 Mario, 4 Vittorino, 209 Divo Vittorino, 1 Tetrico I, 276 Tetrico II, 135 Imperatore gallico incerto, 40 Imperatore incerto, 55 (+ 19 frammenti) Imitative,18 Totale 1062 (+ 19 frammenti) Nello scavo, associati al ripostiglio, sono stati trovati quattro grossi frammenti di ceramica grigio-marrone chiaro con alcuni inclusioni scure che facevano parte di un grande vaso piuttosto largo e con pareti spesse. Sono stati rinvenuti anche sette frammenti di lamina metallica in lega di rame con uno dei frammenti con tracce di metallo bianco aderente alla superficie (smalto?). Infine è stato rinvenuto anche un vaso di rame ridotto in tre grandi frammenti e quindici più piccoli. Il recipiente aveva pareti sottili e doveva avere una base del diametro di circa 12 cm e un diametro massimo di 15. Interessante come, associato al ripostiglio, siano stati trovati anche nove agglomerati (scorie) di ferro e uno di lega sconosciuta. Il più grande di questi agglomerati ferrosi misura 79.7 mm x 67.7 mm x 40.7mm e pesa 293.6 grammi. Di seguito alcune immagini: 1) Lo stato delle monete al momento del ritrovamento. 2) Il ripostiglio nel suo insieme con i frammenti metallici. 3) Alcune monete componenti il ripostiglio (dritto e rovescio). L'aspetto interessante di questo ripostiglio (oltre ovviamente alla presenza di ben tre antoniniani di Leliano) è il materiale ferroso-bronzeo associato che, unitamente alla pressoché totale assenza di moneta imitativa (solo 11 radiati!) fa pensare che la destinazione d'uso e conseguente creazione del ripostiglio fosse legata a un centro di produzione locale di moneta imitativa. Il deposito si chiude con le monete del regno di Probo e quindi attorno al 283-284 ed è proprio a partire dagli anni '80 del 200 che si colloca la produzione dei radiati imitativi noti con il nome di minimi per le loro dimensioni ridotte rispetto ai radiati imitativi gallici "ordinari" coevi o di poco successivi ai Tetrici. Mille antoniniani sono un gruzzolo relativamente modesto quanto a valore, non rappresentano certo i risparmi di una vita o un accantonamento in vista di tempi duri di restrizione e nemmeno non fanno supporre a un accumulo di introiti di pagamento (cassa di qualche mercante o di qualche conduttore di una villa rustica) né tantomeno rimanda a un uso militare (cassa di pagamento dei soldati). L'esiguità del ripostiglio, la bassa conservazione delle monete (che quindi sono state sottratte dal flusso circolante dopo un bel po' di maneggiamenti) e l'associazione con barre, frammenti e agglomerati ferrosi, fa supporre che tutto l'insieme fosse destinato alla fusione per la creazione di "nuova moneta", probabilmente appunto "minimi radiati" a imitazione degli antoniniani e destinati a una circolazione prevalentemente in ambito rurale come "small change" (spiccioli).
  2. Illyricum65

    Dereham hoard

    Buongiorno, avendo acquisito in collezione un nuovo esemplare pertinente, di seguito ripresento un hoard romano/britannico del quale ricordo si era già parlato in passato (e di cui non ritrovo la discussione pur avendola cercata in più modi nell’archivio). THE DEREHAM HOARD Si tratta di un deposito monetale rinvenuto nel corso di vari anni (2004-7) in un campo soggetto ad arature presso la cittadina omonima (Norfolk). Si tratta di un abitato di piccole dimensioni (circa 18.000 abitanti) sorto a circa 25 km da Norwich. Il nome deriva dal termine sassone “recinto per i cervi” (=”deer” in inglese moderno) ma l’area era abitata già nei periodi storici precedenti. Secondo la tradizione locale Withburga, la figlia più giovane delle quattro del re Anna (regno della East Anglia), vi fondò un monastero ed un convento a seguito di una visione della Vergine ( 600-650 AD circa). Menzionate dal venerabile Beda, delle due strutture non sono state rinvenute evidenze archeologiche. Per curiosità storica, Anna/Onna fu l’ultimo re della East Anglia in quanto questo fu sconfitto, ucciso in battaglia e quindi il territorio passò definitivamente sotto il regno della più potente Mercia (653 AD). East Anglia sotto il Regno di Anna. La località è presente nei documenti per la prima volta nel 798 e nel Domesday è riportato che “St. Etheldreda held Dereham was already an important market center with three mills”. Si tratta di una area frequentata fino dal neolitico (asce, selci rinvenute negli anni ’80) e anche nell’età del Bronzo. Manufatti metallici rimandano all’età del Ferro (1983). L’area cittadina è prossima alla strada romana che portava a Brampton e recenti indagini LiDAR hanno evidenziato la presenza di circa 130 siti nell’area di indagine ( https://research.historicengland.org.uk/Report.aspx?i=15698, pag 44 e segg.) Nei pressi di Dereham, presso Billingford e Swanton, sono stati rinvenuti resti di strade, di insediamenti e di un forte di epoca romana. Cartina con le evidenze di epoca romana nell’area sopra rappresentata con l’immagine LiDAR elaborata: per orientarsi si consideri che il rettangolo NHER 51069 – NHER 50871 e NHER 50915 è individuabile in quello sopra la scritta SWANTON MORLEY ROMAN FORT CAMP dell’immagine precedente. Le immagini verdi sono cropmarks e evidenze LiDAR.
  3. "A Hoard of Third Century Roman coins from Vught."- A.C. Kropff View File Descrizione di un hoard romano del III secolo rinvenuto in Olanda nel 1962. Submitter Illyricum65 Submitted 09/05/2020 Categoria Monete Antiche  
  4. "Un tesoro nascosto per paura dei barbari. Monete e gioielli romani da Campo San Michele a Lodi Vecchio." View File Testo relativo al Ripsotiglio di Lodi Vecchio, composto da antoniniani del III secolo e gioielli. Submitter Illyricum65 Submitted 01/05/2020 Categoria Monete Antiche  
  5. "Un ripostiglio di monete romane di III secolo d.C. rinvenuto a Videzzate di Groppallo (Comune di farini, Piacenza)." - M. Bazzini, A. Ghiretti, S. Provini View File Studio del ripostiglio monetale rinvenuto nel dopoguerra a Videzzate (Piacenza). Submitter Illyricum65 Submitted 01/05/2020 Categoria Monete Antiche  
  6. "Ripostiglio Monetale Di Truccazzano-Corneliano Bertario. Osservazioni al catalogo." - E. A. Arsl View File Osservazioni al catalogo del Ripostiglio di Truccazzano-Corneliano Bertario. Submitter Illyricum65 Submitted 24/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  7. "Ripostiglio Monetale Di Truccazzano-Corneliano Bertario." - E. A. Arslan View File Ripostiglio monetale di Truccazzano-Corneliano Bertario (Milano) del III secolo d.C. Da Valeriano a Aureliano. Submitter Illyricum65 Submitted 24/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  8. "The numbering of the victories of the Emperor Gallienus and of the loyalty of his legions." - Alföldi, Andreas. View File Articolo sulla monetazione legionaria di Gallieno. Submitter Illyricum65 Submitted 22/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  9. Version 1.0.0

    13 downloads

    Articolo sulla monetazione legionaria di Gallieno.
  10. "A study of the silvering process of the Gallo Roman coins forged during the Third Century AD" - Daraisme, Beck, Pilon, Barrandon View File Analisi sulla tecnica di applicazione dell'argentatura supeficiale sugli antoniniani del III secolo. Submitter Illyricum65 Submitted 22/04/2020 Categoria Monete Antiche  
  11. Dopo aver discusso e presentato in questa sezione molte ripostigli inglesi del III secolo, questa volta mi trasferisco in Francia, più precisamente a Reyssouze nell’Ain dove l’11 ottobre del 2014 durante alcuni lavori privati in un terreno, è stato fortuitamente scoperto un ripostiglio di 2096 monete di cui 17 denari e 2079 antoniniani. 1147 antoniniani appartengono all’Impero Gallico e 577 risultano essere produzioni irregolari. Tra le imitazioni vengono segnalati anche almeno 11 esemplari della serie DIVO CLAVDIO (conteggiati però con il gruppo di emissioni relative all’Impero Centrale). L’intero ripostiglio, dopo uno studio preliminare, è stato messo in vendita tramite asta pubblica. Questa è la composizione del ripostiglio per imperatori (e congiunti): Impero Centrale Settimio Severo Geta Caracalla Eliogabalo Giulia Mesa Alessandro Severo Massimino Gordiano III Filippo I Otacilia Severa Filippo II Traiano Decio Errenia Etruscilla Divi Treboniano Gallo Volusiano Valeriano I Gallieno Marianina Salonina Salonino Valeriano II Gallieno (regnante da solo) Salonina Claudio II Divo Claudio Quintillo Aureliano Severina Tacito Florian Probo Caro Carino Numeriano Diocleziano Impero Gallico Postumo Aureolo Mario Vittorino Tetrico I Tetrico II Imitazioni Il report preliminare attualmente disponibile (a cura di Isabelle Bollard-Raineau), costituisce l’unico studio esistente sul ripostiglio, ma non è completo e soprattutto non è privo di errori e refusi. Il blocco di monete degli imperatori gallici, per esempio, non è stato classificato completamente e nella lista dei sovrani ufficialmente non risultano emissioni di Mario, mentre a seguito di una revisione del materiale da parte della casa d’aste che ne ha curato la vendita, è emerso un antoniniano dell’imperatore gallico del tipo FELICITAS AVG. Leliano non risulta invece presente nel ripostiglio. Il deposito è stato trovato con il suo contenitore originario: una vaso in lamina di bronzo di fattura italica, ma di produzione locale. Si tratta di un normale vaso di uso comune di fatto presente tra le normali dotazioni domestiche. Si tratta quindi di un possibile ripostiglio apparentemente “domestico”. C’è un grande lasso temporale tra le emissioni più vecchie e quelle più recenti: il termine “post quem” è il 286 a fronte di un termine “ante quem” del 195. Tale tipologia di ripostiglio rientra in una serie di depositi analoghi come Goeblingen (2769 es; TPQ 279), Cléry (2787 es; TPQ 282), Reichenstein (2555 es; TPQ 283) ma è paragonabile anche a depositi più consistenti come Evreux (73373 es; TPQ 282), Sainte-Pallaye (8864 es; TPQ 283), Bavai (6659 es; TPQ 289), Annecy (10640 es; TPQ 281) o l’italiano La Venera (46077 es; TPQ 287). Il tesoro di Reyssouze presenta una parte di evidente tesaurizzazione (lampante la presenza di denari d’argento del periodo severiano, ma anche di buoni antoniniani in biglione con un discreto quantitativo di argento) e una parte che doveva riflettere parte della circolazione monetaria del periodo nonostante il mantenimento dello scopo iniziale dell'accumulo (la tesaurizzazione). La presenza di antoniniani di Probo in ottimo stato di conservazione fa propendere per una data di chiusura del ripostiglio anteriore al 300, approssimativamente collocabile tra il 286/290 e potrebbe quindi essere messo in relazione con le invasioni barbariche che interessarono le Gallie attorno agli anni ‘80 del III secolo e quindi condizionato proprio dal periodo di instabilità e scarsa sicurezza del territorio che gravava sulla provincia gallica recentemente riannessa all’Impero Centrale. Sulla composizione si possono fare alcune considerazioni. Per la componente di monete relative all’Impero Centrale, gli esemplari anteriori al 253 costituiscono una porzione consistente di una sessantina di esemplari di cui fanno parte 17 denari che di sicuro uscirono dalla circolazione monetaria attorno al 251 a seguito del loro recupero sistematico durante il regno di Traiano Decio prima e Treboniano Gallo dopo. Il grado di usura di questi pezzi non è elevato, anzi, alcuni esemplari godono di una buona conservazione come ad esempio il pezzo di divinizzazione emesso da Caracalla per Settimio Severo. (DIVO SEVERO PIO / CONSECRATIO; RIC 191e; 211 d.C.) Si tratta quindi di esemplari sottratti abbastanza repentinamente dalla circolazione e quindi di una sorta di ripostiglio iniziato e continuato nel tempo. Molto presumibilmente l’accantonamento dev’essere iniziato prima della sparizione totale dalla circolazione delle monete di argento puro e quindi sicuramente prima degli anni ‘50 del III secolo: una sorta di ripostiglio famigliare presumibilmente gestito da più generazioni. La presenza di antoniniani di buona lega della prima metà del III secolo è altrettanto rilevante: 22 esemplari di Gordiano III (20 della zecca di Roma e 2 della zecca di Antiochia) 13 esemplari di Filippo I e congiunti (di cui anche un denario a nome di Otacilia Severa, tutti della zecca di Roma), 9 esemplari di Traiano Decio e congiunti, 3 esemplari di Treboniano Gallo e 1 solo esemplare di Volusiano. La composizione di antoniniani dell’Impero Centrale da Valeriano a Quintillo è così strutturata: 52 sono gli esemplari della serie DIVO CLAVDIO di cui 11 ufficiali, 31 indetermnati e 10 imitativi. Complessivamente sono raggruppati in 40 di tipo Altare e 12 di tipo Aquila. Circa la componente “gallica” invece la ripartizione fatta nello studio preliminare è la seguente: Che va tuttavia rettificata dato che nel computo è “scappato” un esemplare di Mario confuso per un altro sovrano gallico. Mi soffermo ad approfondire alcuni aspetti di questo gruppo dato che, come ben sapete, il cuore dei miei interessi numismatici riguarda proprio la monetazione dell’Impero Gallico. la presenza delle monete galliche è piuttosto notevole (più della metà dell’intero ripostiglio se consideriamo le imitative) le imitative galliche sono quasi tutte di buon modulo e di buon peso. Si possono considerare pressoché assenti i cosiddetti minimi (diametro inferiore ai 10 mm). Le imitative presenti inoltre hanno uno stile molto aderente ai prototipi ufficiali o comunque abbastanza buono tale da confondersi con i tipi imitati o comunque da essere utilizzati con pari valore delle emissioni ufficiali. La presenza di moneta gallica così strutturata rispecchia l’evoluzione della produzione (e circolazione monetaria) senza tradire l’intento originario del deposito ovvero la costituzione di un gruzzolo di tesaurizzazione che riflette il progressivo impoverimento del materiale monetale pur tuttavia continuando a rispettare il principio della legge di Gresham: accantonamento della moneta con maggior contenuto di fino e mantenimento nel flusso circolatorio della moneta più povera. La qualità delle imitative presenti infatti rappresenta proprio un lavoro di selezione del circolante: tesaurizzazione della sola moneta rispondente a determinati standard (buon peso, buon modulo e stile vicino alle emissioni regolari) e conseguente scarto di imitative di bassa qualità, peso e moduli ridotti che erano comunque in circolazione (se non addirittura in produzione) al momento della formazione/occultamento del tesoro. Utilizzando le classi di catalogazione delle imitative proposte da Jean Marc Doyen nel suo studio sulla monetazione imitativa, nel ripostiglio di Reyssouze la produzione locale è da ricondurre sostanzialmente alle classi 1 e 2 con sporadici esemplari rientranti nelle classi 3 e 4 (quantitativi comunque non rilevanti): Quindi le classi 3 e 4, di fatto assenti nel deposito, erano in circolazione e in produzione proprio nell’ultimo periodo di accantonamento del deposito e della sua chiusura. L’ultimo blocco di Antoniniani a essere analizzato è quello riferibile agli anni 270/288 e riconducibile all’Impero Centrale con la riannessione dei territori gallici (dopo il 273 grazie ad Aureliano). La composizione è così strutturata: Aureliano: 199 esemplari (48,7% Milano; 21,1% Roma; 16,7% zecca incerta; 4,5% Serdica; 4% Siscia; 2,5% Lione; 2,5% Pavia; 0,5% Cizico) Tacito: 61 esemplari (70,5 % Lione; 23% Pavia; 4% Roma) Floriano: 7 esemplari (Lione) Probo: 177 esemplari (79,7% Lione; 14,7% Pavia; 2,3% Roma; 1% Siscia; 2,3% zecca incerta) Caro: 6 esemplari (5 Lione, 1 Roma) Carino: 19 esemplari (18 Lione, 2 Roma) Numeriano: 16 esemplari (Lione) Diocleziano: 4 esemplari (Lione) Gli esemplari appartenenti al periodo di chiusura del ripostiglio sono mal rappresentati e costituiscono un gruppo assai poco numeroso rispetto l’insieme del tesoro. Ampliando lo spettro d’analisi si può notare come con Aureliano il grosso dell’apporto al flusso monetario era garantito dalla zecca di Milano per poi passare il primato alla zecca di Lione che di fatto garantiva, assieme all’atelier di Pavia (aperto in concomitanza alla chiusura di Milano) la quasi totalità del circolante dell’area gallica. Verosimilmente la tesaurizzazione di esemplari nuovi e riformati di Aureliano prima e Probo poi, doveva essere bilanciata dal permanere in circolazione di un considerevole quantitativo di numerario imitativo abbondantemente svilito e sottopeso segnale di come vi fosse necessità di moneta spicciola per i traffici quotidiani e di come nei territori gallici abbia faticato a imporsi la moneta riformata che doveva sostituire le emissioni galliche. Chiudo ora la discussione allegandovi la mia rappresentanza del ripostiglio qui analizzato, ovviamente la scelta degli esemplari è ricaduta sostanzialmente nei sovrani gallici, imitative comprese, con l’inclusione degli imperatori centrali coevi Claudio, Quintillo e Aureliano (di quest’ultimo ho optato per l’ultima emissione uscita dalla zecca di Milano prima della sua chiusura). Purtroppo mancano all’appello Gallieno e Mario per la rappresentanza completa dell’arco temporale di mio interesse, ma mi ritengo comunque soddisfatto della composizione del mio “petit tresor monétaire”. 1) Postumo e Aureolo 2) Vittorino 3) Tetrico I e II 4) Claudio e Quintillo 5) Imitative 1/2 6) Imitative 2/2 7) Aureliano Portate pazienza per le foto... fatte al volo ieri sera con il telefono, poca luce e nessun accorgimento particolare. Nel gruppo, apparentemente alquanto "ordinario", ci sono alcune chicche per appassionati gallici e un pezzo interessante e anche, direi, abbastanza raro che è sfuggito sia in fase di catalogazione preliminare che in fase di verifica prima della vendita all'incanto e della successiva rivendita da parte del venditore professionale (purtroppo i miei sono acquisti di "seconda" tornata e quindi risentono di un leggero rincaro). Vediamo se notate gli elementi di maggior interesse... io non vi dico nulla
  12. Spesse volte negli antoniniani o nei bullioni, si nota un piccolo incavo quasi centrale, ad esempio in quelli di diadumeniano. Che cosa significa? L'avevo già letto in una delle discussioni, ma non mi ricordo più. Grazie Roberto
  13. Ciao, rimettendo a posto l’hard disk dove conservo gli articoli ho ritrovato questa pubblicazione "Ripostiglio monetale di Truccazzano - Corneliano Bertario" a cura di E. A. Arslan". E’ un deposito monetale rinvenuto nel territorio italiano cui qualche utente specializzato nel III secolo fa talvolta riferimento (uno a caso… l’amico @@grigioviola ) ma in considerazione che spesso si parla di hoard britannici (mea culpa! :blush: ) e in genere di quelli esteri ho pensato di proporvi una breve segnalazione. Iniziamo inquadrando geograficamente Truccazzano: è un comune lombardo dell’hinterland milanese ad una quindicina di chilometri dal capoluogo di regione. Nel 2008 in località Corneliano Bertario, nei pressi del fiume Adda, fu rinvenuto un ripostiglio monetale composto da poco più di un migliaio di monete (nella quasi totalità antoniniani ) disperse nel terreno. Veduta del sito di rinvenimento allo stato attuale Non si sa con che modalità fosse stato deposto, in quanto furono rinvenuti frammenti ceramici ma non in chiara connessione con il ritrovamento. Il sito probabilmente era isolato oppure adiacente ad un insediamento che non ha lasciato tracce di sé. Un denario suberato di Antonino Pio a nome di Faustina e una moneta di Galerio estranee al contesto ma rinvenute nell’area rafforzano la seconda ipotesi. Ma la prima delle due ipotesi troverebbe spiegazione nella ricerca conscia e volontaria di un luogo nascosto e poco frequentato per mantenere la segretezza relativa al luogo di deposizione. Il fatto che si trattasse di una raccolta sistematica e completa e non proveniente da una raccolta museale ha permesso all’Arslan di effettuare alcuni rilievi statistici. Ecco riportati alcuni dati… rimandandovi per dettagli e approfondimenti alla lettura dei testi di cui al link a fine discussione. Di seguito l’elenco delle monete leggibili (3 risultavano illeggibili pur rientrando nella categoria “antoniniani”), divise dall’autore in cinque fasi cronologiche: pre 253 253-259 259-268 268-270 270-274 e quella ad istogrammi relativa alla data di emissione. Questa quella relativa alle zecche emittenti: Questa la composizione di un sito analogo usato per confronto.
  14. Illyricum65

    Beau Street Hoard

    Ciao, ecco un altro deposito monetale britannico di un certo interesse e molto oserei dire... "didattico". Il Beau Street Hoard, rinvenuto a Bath, nel Somerset, è il V° più ampio hoard trovato in Britannia e il più grande in assoluto mai scoperto in una città romana britannica. Ricostruzione Aquae Sulis in epoca romana. Si tratta di circa 22.000 monete romane d’argento datate dal 32 a.C. al 274 d.C.; fu trovata a circa 150 mt dai famosi Bagni Romani di Bath, costruiti quando la località era la colonia di Aquae Sulis. E' chiaro che il motivo di questo deposito è di tipo cultuale e legato alla presenza della sorgente termale/cultuale e ai servizi ad essa collegata. L'acqua scorge da una riserva sotterranea naturale a una temperatura di 47°C. Sopra una delle tre sorgenti termali di Bath, tra il I e il V secolo d.C. i Romani edificarono un complesso termale, costituito da un bagno e un tempio dedicato a Sulis, dea celtica identificata dai colonizzatori come Minerva. Gli scavi cominciati a fine '800 hanno portato alla luce rilevanti resti dell'imponente struttura e di elementi decorativi, che oggi formano il Roman Baths Museum. Bagni Romani Ricostruzione museale di tempio. Oggetti rinvenuti presso i Bagni ed esposti nel Museo. http://www.romanbaths.co.uk/Tours/Panomorphic_Room_Hire_Tour/Great%20Bath.html Link per una visita 3D dei Roman Bath.
  15. Illyricum65

    Carausius Vs. Tetricus II

    Ciao, E bay è comunque una vetrina dove talvolta si possono vedere delle cose egregie. E della serie "come avevamo detto Carausio dopo l'ascesa al potere rastrellò antoniniani per emetterne a suo titolo" ecco, da venditore inglese, un esempio di ribattitura di Carausio (zecca di Londinium) su un antoniniano Tetricus II /SPES tipo (AVG?). L'obverso di Carausio presenta sottostante il rovescio di Tetrico II: Obverso: _ARAVSIVS P F AVG su pregressa SP(ES) e tracce di Spes avanzante a sinistra. A ore 9 mi pare residui una "S" di SPES e la figura femminile attraversa il suo ritratto grossomodo, se interpreto bene, dalla suddetta "S" a seconda della legenda CARAVSIVS. Rovescio: (PAX A)VG. Pax stante a sinistra reggente ramo e scettro su pregresso ritratto di Tetrico II rivolto a destra, del quale residuano i raggi della corona da ore 7 a ore 10 e le lettere C P E ESV… della legenda. Nei campo F O e in exergo ML Ed ecco uno schema di Carausio: e quello di Tetrico II...
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