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  1. In realtà sono dei "bronzetti ritrovati" quelli restaurati dal santuario preromano e romano di Lova (Campagna Lupia, Venezia). Furono scavati decine di anni fa, e ora sono stati restaurati all'Istituto Veneto per i Beni Culturali a Villa Pisani (Stra), per volontà della Soprindentenza per il Comune di Venezia e Laguna. Con il tempo andranno ad aggiungersi a quelli da poco in mostra nelle vetrine del municipio di Campagna Lupia, che è orgogliosa di quanto viene ritrovato nel proprio territorio, tanto da avere fatto realizzare un'opera di street art dedicata all'archeologia in paese. E, sempre in collaborazione con la Soprintendenza, sta sviluppando itinerari paesaggistico-archeologici per far conoscere quel particolare paesaggio di campi, canali, idrovore storiche (quindi archeologia industriale) e luoghi legati sia ai Veneti antichi chee alla lunga fase di romanizzazione del territorio.
  2. Buona serata Certamente medaglie e/o gettoni veneziani sono stati già postati nel forum, nelle sezioni a loro dedicate; ricordo le medaglie coniate dalle varie Scuole di Carità e Devozione che esistevano a Venezia, postate da @@giancarlone e da altri appassionati; ricordo anche i tappi plumbei dei contenitori del polifarmaco "Teriaca" al marchio delle varie spezierie veneziane, postate da @@apollonia, ma vorrei restringere in questa sede e con questa discussione, l'argomento "medaglie" alle rappresentazioni dei dogi. Oltre ai quadri e gli arazzi commissionati dalla repubblica per enfatizzare la sua storia e quella dei suoi dogi, ci sono anche le medaglie; non si possono dimenticare e se anche queste sono state quasi sempre coniate per iniziativa privata, anch'esse rappresentano una importantissima testimonianza per conoscere i volti dei dogi, così come quello delle dogaresse e dei personaggi cospicui della Serenissima, come i procuratori di San Marco, gli ammiragli ed i vari capitani, podestà e conti che si sono succeduti nei tantissimi reggimenti delle città del dominio, ma anche i patriarchi, i filosofi e i dotti. Ci sono anche splendide medaglie con le vedute di Venezia a “volo d'uccello”, dei suoi monumenti, delle sue fortezze, dei suoi possedimenti; sono anch'esse pagine di storia e cultura. Venezia, salvo le poche e conosciute eccezioni, ha sempre negato la rappresentazione veritiera del “Principe” sulle proprie monete e lo ha relegato in una immagine stereotipata che rappresentasse il potere dello stato in quanto tale e che mai potesse essere frainteso col potere personale. La medaglia, benchè commissionata da privati, è quindi testimonianza di ciò che non possiamo trovare sulle monete veneziane. Mi permetto quindi di invitare gli appassionati collezionisti di medaglie veneziane, perché ci facciano conoscere questi tesori e possibilmente di spiegarcele. Inizio io con una medaglia trovata in rete, ma che ho visto spesso, anche in "replica" venduta in siti di aste online. Personalmente la trovo affascinante nella sua eleganza. Il "corno" occupa una porzione non indifferente; sotto questo si vede appena la "rensa" senza laccetti; il colletto e la "dogalina" con i caratteristici bottoni a pera; i tessuti arabeschi che evidenziano il probabile lavoro a soprarizzo d'oro. Tutto concorre a dare un'immagine del doge sfarzosa e regale. Marc’Antonio Memmo, 1612-1615. Medaglia solo diritto 1612 opus G. Duprè in peltro. gr. 143.50 mm 89 MARCUS ANTONIUS MEMMO DUX VENETIARUM In esergo nel giro G.DIUPRE.F.1612 Busto a d. con mantello e corno dogali. Voltolina II n. 862. Buona serata luciano
  3. volevo delle informazioni riguardo i torneselli , quelli con croce / leone emessi dal 1350 al 1540 con interruzioni. volevo sapere quanto sono rari (mi pare più dei grossi) e a quanto si possono trovare in condizioni discrete. grazie. chiedo perchè ne ho comprato un lotticino , che poi posterò quando li ho in mano
  4. Ciao a tutti Ho trovato ultimamente un lotticino di tre monetine particolari, che sembrano dei grossi di dimensioni ridotte. Vi posto per un confronto ed un parere 2 foto con le 3 monete confrontate con un grosso regolare: la prima a SX è un grosso di Jacopo Tiepolo buono (diametro 20 mm, il cristo 17 mm da testa a piedi esclusa l'aureola): Lorenzo ce l'ho più brutto, ma stesso stile. La penultima a DX penso sia sicuramente un grosso molto tosato (peso 1.34) come si può dedurre dalle proporzioni delle figure. Le altre due sono due "grossetti" particolari per quel che ne so io: la seconda da SX si legge sul diritto VPL (tiepolo) DUX ben leggibile, diametro 16 mm, il cristo misura 14 e peso 1.02, segno del massaro due stelle a 5 punti, una per lato sopra il ginocchio. la terza da SX si legge chiaramente ATE.V.PL. (la prima lettera non è chiara ma credo sia L), DUX e SMV€N€TI, misura 16/16.5 mm di diametro e il cristo misura 14, peso 0.9, segno del massaro come sopra tutte e due sono perfettamente orientate come diritto e rovescio a 180°, i coni sono diversi. I segni del massaro nel corpus non vengono menzionato nè per Lorenzo nè per Jacopo Tiepolo Nel corpus, al n° 23 di Lorenzo Tiepolo viene segnalata con punto interrogativo come tipologia una moneta con queste caratteristiche: " tutto come il grosso ma dimensioni minori. Punto romboidale sopra ginocchio SX e sotto gomito DX, Asta...ect " peso 1,20, niente per Iacopo Tiepolo. Nel corpus Ranieri Zeno ha grossi con massaro con singola stella (ma non specifica il n° di punte), e Soranzo ha grossi sempre con singola stella a 5 e 6 punte. Che ne pensate? Falsi d'epoca bulgari o degli stati crociati, oppure autentiche della zecca veneziana? Grossetti o mezzi grossi fatti così in quel periodo non dovrebbero esisterne fino al mezzanino, e io non ne ho mai visti, ma più le guardo e più mi sembrano di stile corretto (proporzioni, stile, accuratezza) e pure il segno del massaro. ciao adelchi
  5. buona serata. Giocando :pleasantry: con il microscopio per il pc mi ha colpito il vessillo in questo grosso, ma non dovrebbe comparire la croce?
  6. Buongiorno a tutti gli amici. Devo dire che il 2016 è iniziato con dei veri fuochi d'artificio. L'amico Andrea ha aggiungo alla sua bella collezione, uno bel quattrino per Ravenna (R5) del Foscari. Ora questo soldino continua il filotto delle monete rarissime che raramente abbiamo il piacere di vedere. A volte le aste baia Savoca hanno delle interessanti monete, e proprio qui il fortunato acquirente ha pescato. Soldino di Giovanni Mocenigo 1478 -1485.
  7. Informo a tutti quanti di aver aperto le danze della Serenissima Buona lettura. Giorni di studio, di discussioni, di considerazione, di dubbi, non è stato facile, ma bisogna farlo. PER NOI E PER I FUTURI AMANTI DELLA SERENISSIMA Fabry.
  8. Scusate, sono ancora a chiedervi un parere sulla bontà di questa moneta.
  9. Salute mi sapreste dire quali cataloghi d'asta hanno avuto per tematica monete di Venezia? NAC 36 NAC 43 SEMENZATO se non ricordo male anche INASTA,nel 2007 o 2006 aveva postoin vendita una collezione di monete di Venezia,ma quale catalogo le pubblicava? Altri cataloghi con monete di Venezia per tematica? --Anticipatamente grazie -odjob
  10. Ebbene, chi di voi non conosce (almeno per fama) la dogaressa forse più famosa di tutte? Stiamo parlando di Morosina Morosini, alias dogaressa Grimani. Sappiamo che esistono diverse "oselle" (le virgolette non sono casuali) a suo nome, datate 1597, sia in argento sia in oro, generalmente rare e molto affascinanti. La festa per l'incoronazione della Prencipessa Moresina Moresini, moglie del presente doge Grimani, veramente fu splendidissima, ed è stata riportata da numerosi cronachisti dell'epoca - in assenza di social media ! - allo scopo di celebrare, come spesso succedeva a Venezia (ed ancora succede, vedi le nozze di un famoso attore e una famosa avvocatessa meno di un mese fa) delle figure politiche o religiose che potevano innalzare la gloria della Serenissima. Sul Sansovino, o meglio sulla edizione aggiornata nel 1663 in mio possesso, possiamo leggere una decina di pagine fitte fitte di eventi mondani che accompagnarono questa incoronazione. Al giorno d'oggi, leggere questi resoconti risulta quasi stucchevole, per la quantità impressionante di notizie per lo più inutili e ridondanti, di questo tenore: Hor publicata questa risolutione, la Prencipessa mandò tosto ad invitare, come fu fatto, 400 Gentildonne, & Cittadine, che dovessero giusta il solito accompagnarla... Il giorno adunque deliberato, fu il quarto del mese di Maggio, & giorno di domenica, correndo l'anno di Nostro Signore 1597... e via dicendo, in un turbine di informazioni ormai perse nel tempo. E poi il Bucintoro che la porta in trionfo sul Canal Grande, tutte le Arti (ovvero le corporazioni veneziane) che le rendono omaggio in Palazzo Ducale, il Cancellier Grande che la "preleva" e la porta in gloria per tutta piazza San Marco - con elenco di tutte le "fermate" davanti ai relativi monumenti- , e la città tutta d'infinito giubilo, et allegrezza ripiena, et in particolare il popolo che mostrò tanti segni di allegrezza, che non se ne videro così grandi in tutte le altre creationi di Dogi passati... Ma noi per fortuna siamo in un forum di numismatica, e volentieri vi tralascio tutte le ampollosità dello scrivere secentesco - che peraltro io adoro. Veniamo al dunque, ordunque. Nell'immagine che allego si legge che la neoeletta first lady ha donato a sette Consiglieri (nelle venti righe precedenti sono elencati i nomi e le virtù di ciascuno di questi fortunati!) "sette borse d'oro, recatile dal Cavalliere, che havevano ogn'una d'esse una medaglia d'oro con la vera suu effigie da una parte, et con queste parole: Maurocena Maurocena; E dall'altra: munus Maurocenae Grimanae Ducissae Venet. 1597. Dopo questa notizia, evidentemente molto importante da dover essere riportata in una cronaca di quasi un secolo dopo, si torna nell'elenco iperbolico delle successive fasi dell'incoronazione della dogaressa. Ora, questa "medaglia", nelle versioni d'oro e d'argento, è sempre stata elencata nell'elenco delle oselle, anche se con qualche riserva. Forse per la presenza della parola "munus", o forse per la regolarità del peso conforme alle altre oselle ufficiali dei dogi. Che ne pensate? La lasciamo per tradizione nel novero delle oselle, o forse fa parte in toto della serie di medaglie private?
  11. Buona serata Faccio seguito alla discussione relativa alle “Monete di conto nella Venezia Medioevale”, come da link che segue, per parlarvi di un'altra moneta di conto in uso a Venezia, ma in epoca più tarda; siamo alla fine del XVI° secolo. http://www.lamoneta.it/topic/122609-monete-di-conto-nella-venezia-medioevale/ Le tante congiunture economico-finanziarie avvenute nel XVI° secolo, avevano causato il fallimento di tanti banchi, come quelli dei Pisani e dei Tiepolo, ma anche la chiusura di altri che, pur riuscendo a non fallire come quello dei Garzoni, chiusero e liquidarono l'attività. Ciò creò evidentemente un grosso problema per la gestione del credito e delle transazioni commerciali, frenando oltremodo l'economia giacché i mercanti non avevano più riferimenti per il pagamento delle cambiali e delle merci ed anche per effettuare i cambi di valuta; il Governo decise quindi di istituire un banco pubblico, avente un capitale costituito da un cospicuo fondo fornito da vari creditori, garantito dallo Stato, chiamato “Banco Giro” e situato, ovviamente, nel fulcro commerciale della città, a Rialto e più precisamente in prossimità della Ruga degli Orefici, in Campo San Giacometto. e quello che ne resta oggi (e non faccio riferimento all'Osteria, ma al Sottoportego :blum: ) I conti del Banco Giro erano tenuti in Lire o Soldi o Denari, ma indicati con speciali caratteri denominati di banco (Chiamati da Giovanni Cavalà Pasini in “La scuola pratica del banco Giro” - Venezia 1741, anche figure antiche imperiali). Questa Lira di banco non è altro che la Lira di grossi, uguale a 10 Ducati, divisi in 240 Grossi, ognuno dei quali è costituito da 32 Piccoli. Il fatto che questa istituzione fosse garantita dal Governo, il pubblico cominciò a preferirla ed adottarla nelle transazioni più importanti, tanto che veniva pagata o computata ad un valore superiore a quello nominale; si creò quindi un aggio che nel tempo assunse percentuali importanti e che intimorì il Governo; certo che questo comportamento creasse una “bolla speculativa” incontrollabile, limitò l'aggio al 20% del valore nominale. (OT... allora ci pensavano, oggi .....) Sicché per molto tempo la Lira di banco, corrispondente a 10 Ducati, veniva transata a 12 Ducati di Lira corrente ed in egual misura correvano il Grosso ed il Piccolo che, nella valuta corrente, venivano computati 1/5 in più nella valuta di banco. Ma non finisce qui … saluti luciano
  12. Colgo l'occasione per iniziare una discussione per la monetazione di Candia (Creta) a seguito dell'ultimo arrivo in collezione. Soldo per Candia, asta Tintinna n.47
  13. ciao, ai più sembrerà una domanda stupida ma sono veramente molto curioso di sapere cosa si poteva comperare con lo spicciolo veneziano da 12 bagattini del XVII sec. Ho provato a cercare ovunque on line ma non riesco a trovare alcun dato. magari qualcuno di voi ha avuto l'occasione di visionare qualche vecchio documento o prezzario d'epoca. So che la curiosità non è solo mia ma nessuno riesce a trovare qualche dato. Grazie
  14. Buonasera a tutti, proseguo nella catalogazione (anche) fotografica e mi occorrerebbero maggiori informazioni su questa monetina di cui a seguire scrivo dati ponderali e posto le immagini. Dalle mie (povere) ricerche dovrebbe trattarsi di : "Venezia. Treviso. Monetazione anonima per i possedimenti di terraferma. Bagattino. D Leone in soldo. R San Liberale in piedi con spada ed asta". Se anche così fosse, mi piacerebbe conoscere il Doge/Massaro sotto cui fu battuta e soprattutto capire se, come effettivamente sembrerebbe avendola tra le mani, fosse stata rivestita in oro (una sorta di "zecchino suberato" per parafrasare i denari suberati di età romana). Al momento è sotto olio di vaselina , per vedere se riesco a renderla un poco più leggibile. Grazie a chiunque vorrà intervenire. Ad maiora! Dati ponderali: 1,36 grammi Ø massimo: 17,5 millimetri
  15. Buongiorno a tutti! Finalmente, dopo tanto cercare, sono riuscito ad aggiudicarmi un mezzanino di II tipo di Andrea Dandolo... una moneta che mi ha affascinato fin dalla prima occhiata ma che alla prima occasione mi ero lasciato sfuggire... ...e che poi ho faticato davvero a trovare, almeno in stato di conservazione soddisfacente! Sarà anche comune, come ho sentito scrivere nel forum, ma evidentemente chi ce l’ha non la cede facilmente!😅 Eccola qua: Ex Numismatica Ferrarese, asta e24 del settembre 2023... ...peso 0,76 g, diametro compreso tra 14,90 mm e 16,48 mm, orientamento degli assi di conio 0 gradi...
  16. Buonasera, proseguo con le mie richieste di aiuto, con questa moneta microscopica (8,9 mm!) che penso di poter attribuire a Venezia, ma sulla quale non ho trovato nulla... Grazie a tutti Dati ponderali: peso : 0,11 grammi Ø max : 8,9 mm Metallo: argento (mistura?)
  17. In recente asta sono riuscito ad aggiudicarmi una monetina "particolare" che mi rende estremamente felice. Si tratta di un "soldino" di Nicolo' Dona' che mi lascia dubbioso sulla sua reale originalità. Come si può notare sono molti i motivi per giudicarlo un falso ad uso dei collezionisti, in primis la mancanza di lettere chiare su punti chiave della moneta stessa ed alcune lettere a mio avviso incerte. Il soldino manca da Papadopoli e da CNI. Il Papadopoli giudicando le monete di Nicolo' Dona' (1540-1618) ritiene che alcune di esse siano coniazioni postume. E' questo il caso? L'unico riferimento in mio possesso è il Montenegro il quale pubblica una foto con una consunzione similare su un lato. Viene inoltre specificato che esistono varie falsificazioni tra cui 1 del Cigoi ( cosa che mi renderebbe ugualmente contento) e sarei grato a chiunque potesse fornire informazioni o foto su eventuali presenze e descrizioni nell'Opus In ogni caso vera o falso la moneta è giudicata di estrema rarità (r5) ed è un bel pezzo di storia veneziana. Buona domenica a tutti. Fabry
  18. Cari Amici buonasera e buon proseguimento! Condivido con voi un buon pezzo di recente entrato in mio possesso: TRE GAZZETTE Ar 2,33 gr 22mm (R3) D/+PAX TIBI MARCE EVANG•MEVS, leone di S.Marco stante a sinistra R/IVDICIVM RECTVM, la Giustizia seduta su due leoni, in esergo *III* Come al solito invito chi altro possiede la stessa moneta a condividerla qui per un confronto. Un grande saluto a tutti! Doge92
  19. Archeologia a Venezia, mille anni sotto Piazza San Marco Gli scavi in Piazzetta San Marco, diretti dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna dott. Fabrizio Magani dott.ssa Sara Bini Semper s.r.l. dott.ssa Cinzia Rampazzo dott. Paolo Marchi dott. Andrea Giommoni Si ringrazia il Comune di Venezia La pavimentazione ad altinelle e quelle precedenti
  20. Ciao a tutti, volevo una vostra opinione su questo recente acquisto, una Carzia per Cipro di Marc'Antonio ( o meglio Marcantonio) Trevisan. Vi ringrazio anticipatamente per i commenti e colgo l'occasione per fare Tanti Auguri di BUON ANNO a tutti.
  21. Scavo a Venezia. Emerge questa misteriosa struttura antica. La Soprintendenza svela cos’era La Soprintendenza ABAP per il Comune di Venezia e Laguna ha annunciato, in queste ore, di aver portato alla luce nel capoluogo, nella zona di Cannareggio, una singolare struttura antica. La scoperta è avvenuta durante uno scavo preventivo finalizzato, in vista di lavori edilizi, alla conoscenza e alla documentazione di eventuali vestigia. “Siamo a Cannaregio, in Fondamenta di Ca’ Vendramin e l’assistenza archeologica prescritta nell’ambito di una ristrutturazione dell’edificio ha permesso di mettere in luce strutture molto particolari – dice la Soprintendenza – Si tratta di un impianto per la produzione del sapone. Venezia deteneva il primato tra il medioevo e l’età moderna nell’ambito di questa attività e infatti, grazie alle fonti d’archivio, sappiamo che in questo stesso edificio già nel 1537 vi era una saoneria, gestita direttamente dai nobili Vendramin. La dott.ssa Cecilia Rossi, funzionaria archeologa, e il dott. Alberto Zandinella con i suoi collaboratori hanno individuato una possibile caldaia rialzata a base circolare in muratura di cui si riconoscono chiaramente più fasi di manutenzione. Le indagini archeologiche continuano”. I Vendramin furono ammessi alla Nobiltà Veneziana nel 1381, a seguito dei servizi resi alla Repubblica di Venezia durante la guerra di Chioggia contro i genovesi. Tra i personaggi di spicco, emerge Andrea Vendramin, Doge di Venezia dal 1476 al 1478. Politica, ma anche molto impegno imprenditoriale. Tra il XIV-XVII secolo i Vendramin si distinsero nella produzione e nella lavorazione del sapone. Da indagini storiche si è venuti a conoscenza dei principali passaggi di proprietà e dell’originaria destinazione d’uso dell’immobile in un arco temporale che spazia dal secolo XIV sino al secolo XVIII. La piastra trovata durante lo scavo serviva, probabilmente per ottenere una temperatura costante che consentisse di sciogliere i grassi animali o vegetali – in misura minore – senza bruciarli e privando del calderone di qualsiasi contatto diretto con la fiamma e il fumo che avrebbero conferito al sapone un odore sgradevole. L’atto più antico rinvenuto all’utilizzo dell’edificio come fabbrica del sapone risale – ed equivale a una sorta di atto fondativo dell’opificio di famiglia – al 24 Ottobre 1366 ed è riferito ad un passaggio di proprietà a favore di Andrea Vendramin. L’immobile era già utilizzato come fabbrica di sapone con magazzini adiacenti. La famiglia Vendramin ha posseduto gli immobili sino alla fine del 1700. https://www.stilearte.it/scavo-a-venezia-emerge-questa-misteriosa-struttura-antica-la-soprintendenza-svela-cosera/
  22. Disclaimer: io ve la giro come l'ho trovata. C'è una tradizione secolare e corpi che non sono stati analizzati quindi siamo nel mondo delle belle teorie. Inoltre, basta fare una ricerca, questa teoria non è assolutamente nuova. Dal gruppo facebook Renovario imperii -> https://www.facebook.com/renovatioimperiiofficial Già da diversi anni circola un'ipotesi che mi ha sempre emozionato: il corpo di Alessandro il grande, colui che dominò il mondo conosciuto poco meno che trentenne, si trova nella Basilica di San Marco. In concomitanza con la festa del santo, direi che è l'ora di vederci chiaro. Per farlo dobbiamo tornare indietro nel tempo e nello spazio, a Babilonia, nel 323 a.C. Alessandro muore al centro del suo impero e quasi subito i suoi vecchi amici e generali se ne contendono le spoglie: chi avrà il corpo di Alessandro avrà un potente mezzo di potere. Dopo alterne vicende la salma viene portata in Egitto, dove il macedone riposerà per diversi secoli, nella città che porta il suo nome. Ad Alessandria la sua tomba, che nel frattempo è diventato un imponente complesso architettonico, è visitata da Cesare, Ottaviano, Settimio Severo e Caracalla. Dopo l'ultimo imperatore citato, non abbiamo più notizie, fino all'omelia di San Crisostomo (400 d.C.): "Dov'è, dimmi, la tomba (sema) di Alessandro? Mostramela, e dimmi in che giorno morì!" Come è possibile che la memoria del più grande uomo dell'antichità fosse stata cancellata? C'è da dire che nei decenni precedenti i cristiani avevano dato luogo a diversi episodi di distruzione dei templi antichi. La tomba di Alessandro avrebbe potuto benissimo essere tra i monumenti distrutti. Ma...la teoria sviluppata dallo storico inglese Andrew Chugg va in un'altra direzione. La salma di Alessandro sarebbe stata custodita grazie ad una "sovrapposizione religiosa": i cristiani avevano l'abitudine di sovrapporre i propri santi con gli idoli antichi. E Alessandro potrebbe essere stato "salvato" da San Marco, santo caro ad Alessandria. Bisogna notare una cosa molto interessante: San Marco morì sotto Nerone; il suo corpo, scomparso per secoli, ricomparì proprio quando le notizie della tomba di Alessandro vennero meno. Arriviamo al IX secolo d.C. Due mercanti veneziani sbarcano ad Alessandria alla ricerca del corpo del santo. Riescono nel loro intento, riportando un corpo in Italia che, dopo qualche secolo, prende il suo posto nell'odierna basilica. Non abbiamo descrizioni accurate della salma del santo, ma qualcuno pensa che potrebbe essere mummificato, proprio come Alessandro. Non è finita: nella cripta della tomba di San Marco è stato scoperto un blocco calcareo con motivi macedoni e legati strettamente ad Alessandro Magno. Il blocco è risalente all'età ellenistica. Nonostante questa teoria abbia diversi "luoghi d'ombra" (non si sa se la chiesa di San Marco e la tomba di Alessandro coincidessero ad Alessandria), basterebbe una cosa per fare chiarezza: un esame del corpo. Un qualcosa che la Chiesa dovrebbe assolutamente fare, per amore della verità, per l'umanità intera e della storia che essa porta in grembo da secoli. Il blocco in S. Marco con la stella argeade, simbolo della famiglia reale macedone. disegno di CHUGG Sotto il post un'utente commenta in quanto ha trattato di questo argomento per la sua tesi: "Ho dedicato una certa parte della mia tesi a questo argomento! È molto interessante ad esempio scoprire che il sarcofago del santo è stato aperto solo una volta e che pare contenga i resti di due cadaveri. Di certo non c'è San Marco, Alessandro... chissà!" "le reliquie di San Marco sono scomparse (probabilmente smarrite o dimenticate) per poi ricomparire miracolosamente nell'XI secolo durante una funzione, pare apparendo come un miracolo fuoriuscendo da una colonna . Molti studiosi pensano che servissero delle reliquie che sostituissero quelle "perse". Ad ogni modo, la ricognizione sui reperti ossei c'è stata, si tratta di varie parti di scheletro appartenenti a due individui. I poveri sventurati sepolti lì chissà chi sono! Quanto ad Alessandro, il suo corpo sarà stato perso e/o distrutto durante la follia iconoclasta dell'Alessandria tardoantica... i cristiani hanno colpe indicibili!" "è impossibile anche che ci sia [IL CORPO DI S. MARCO nota mia] visto che è dato storicamente accertato che le reliquie portate da Alessandria scomparvero! Lo dicono proprio i documenti amministrativi della basilica!" ---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Secondo un intrigante teoria esaltata dalla storica Marian Vermeulen, la tomba di Alessandro Magno potrebbe essere nascosta a Venezia. -> https://ilserenissimoveneto.it/la-tomba-di-alessandro-magno-alla-basilica-di-san-marco-a-venezia/ Nel giugno del 323 a.C. Alessandro III di Macedonia, meglio conosciuto come Alessandro Magno, si ammalò gravemente. Aveva conquistato gran parte dell’antico mondo mediterraneo, dalla Persia all’Asia, e non aveva intenzione di fermarsi. In quella lontana primavera aveva attraversato le paludi di Babilonia e poco dopo stava combattendo una forte febbre. Nonostante la malattia, ha continuato a pianificare la sua prossima campagna che avrebbe dovuto portarlo alla conquista della penisola arabica. Tuttavia, le sue condizioni erano peggiorate. Alessandro Magno stava progressivamente perdendo conoscenza e la capacità di parlare. Dopo dodici giorni di malattia perse la sua ultima battaglia, era l’11 giugno del 323 a.C., e non si svegliò mai più. Aveva solo trentadue anni. Il mistero sulla non-morte I migliori generali di Alessandro il Grande erano stati i suoi amici più cari sin dall’infanzia trascorsa insieme alla corte macedone. Dieci anni di costante campagna militare avevano rafforzato il loro cameratismo e, dopo la sua morte, erano disperati per la perdita del loro re. Alessandro però sarebbe potuto essere stato ancora vivo, in coma, quando i suoi compagni più fedeli lo reputarono morto. Gli storici antichi, infatti, riportano che il suo corpo rimase perfetto e incontaminato per oltre una settimana nel caldo giugno babilonese. La spiegazione più probabile è che soffrisse di una forma di malaria che spesso finisce in coma. Indipendentemente da ciò, il destino di Alexander era segnato e la morte arrivò presto a coglierlo. I suoi fedeli amici commissionarono un sarcofago d’oro per contenerne il corpo, oltre ad un enorme carro funerario decorato per riportare infine la bara in Macedonia. Il corteo, però, non completò mai il suo viaggio. Lungo il trasporto, uno dei successori di Alessandro, Tolomeo, sequestrò il corpo e lo seppellì a Menfi, in Egitto . Più tardi, suo figlio trasferì Alessandro Magno in una sontuosa tomba nella città di Alessandria. La tomba di Alessandria Il corpo di Alessandro Magno rimase per secoli nella sua magnifica tomba, fatto ben documentato da fonti antiche. Cleopatra fece arrabbiare gli abitanti di Alessandria prendendo l’oro dalla tomba del re macedone per finanziare le sue guerre contro Ottaviano Augusto. Registrate nel dettaglio sono anche le molteplici visite alla tomba di Alessandro da parte di diversi imperatori romani. Giulio Cesare , Augusto, Caligola , Settimio Severo e Caracalla . Eppure nel 400 d.C. Giovanni Crisostomo visitò Alessandria per vedere la famosa tomba, ma non la trovò. L’ultimo riferimento alla tomba di Alessandro Magno risaliva a dieci anni prima da Libanius, intorno al 390 d.C.. Il breve lasso di tempo in cui la tomba del condottiero scomparve dai documenti scritti fu un periodo di grandi rivoluzioni nel mondo antico. Tra il 389 e il 391 d.C., l’imperatore Teodosio emanò i “Decreti Teodosiani”. Questi documenti stabilirono il cristianesimo come l’unica religione proibendo i culti pagani. Ne seguì la distruzione di numerosi templi e luoghi sacri politeisti. Alessandro, adorato come un dio sin dalla sua morte, sarebbe stato un obiettivo primario di questa distruzione iconoclasta. Può darsi dunque che la tomba del re di Macedonia sia stata vittima di queste purghe. Tuttavia, l’apparizione improvvisa e alquanto inspiegabile di un altro famoso cadavere nella città di Alessandria suggerisce un’alternativa allettante… La tomba di San Marco Alla fine del IV secolo d.C., le fonti antiche iniziarono a fare riferimento ad una tomba di San Marco ad Alessandria. La prima menzione viene da San Girolamo nel 392 d.C., appena due anni dopo l’ultima notizia della tomba di Alessandro Magno. Secondo la tradizione cristiana, l’apostolo Marco fu martirizzato dai pagani nel 68 d.C. proprio nella città di Alessandria. Doroteo, Eutichio e il Chronicon Paschale affermano che gli assassini di Marco ne bruciarono poi il corpo in sfregio ai cristiani. Nessuna menzione di un corpo sacro del santo esisteva quindi negli oltre trecento anni precedenti. Un testo chiamato “gli Atti di San Marco” spiega però che una tempesta miracolosa spense le fiamme sul cadavere dell’apostolo e i cristiani riuscirono a strapparlo dalla pira. Tuttavia, la prima datazione di questo documento, lo colloca alla fine del IV secolo d.C., dunque centinaia di anni dopo la morte di Marco e nel mezzo del periodo nel quale scomparve Alessandro Magno. L’autore Andrew Chugg, a questo punto, ipotizza che il presunto corpo di San Marco sia in realtà quello dell’antico re macedone, ribattezzato Marco per salvare il conquistatore dalla distruzione dei cristiani. L’avvento dell’Islam Alla fine del VII secolo d.C. le forze arabe avevano conquistato gran parte del Nord Africa, inclusa Alessandria. Crescevano le tensioni tra musulmani e cristiani in tutta la regione. Nell’828 d.C., due capitani di mercantili veneziani fecero allora un patto con le autorità cristiane di Alessandria per portare in salvo il presunto corpo di San Marco. Rimossero il cadavere dalla sua tomba, lo deposero in un carro coperto di carne di maiale, così da prevenire qualsiasi ispezione ravvicinata del contenuto, e lo portarono di nascosto a bordo della loro nave, diretta a Venezia. Inizialmente i resti vennero ospitati in una piccola chiesetta ma, nel 1063, i funzionari veneziani commissionarono la magnifica Basilica di San Marco. L’8 ottobre 1094 la salma fu deposta nella cripta sotto la famosa chiesa nell’omonima piazza. Lì rimase per quasi ottocento anni, fino a quando le frequenti inondazioni iniziarono a minacciare l’incolumità del cadavere. Nel 1811 la Chiesa rimosse quindi le spoglie trasferendole nuovamente nell’altare maggiore al piano nobile. La mummia di Alessandro Diverse informazioni suggeriscono che il corpo di San Marco potrebbe essere stato mummificato, ma non ci sono documentazioni in cui gli antichi cristiani avrebbero eseguito pratiche di mummificazione pagane. Pertanto, la mummificazione potrebbe indicare un diverso occupante della tomba dell’apostolo. A tal proposito, ne La Cronique des Veniciens del 1275, Martino da Canale raccontava che: “se tutte le spezie del mondo fossero state raccolte ad Alessandria, non avrebbero potuto profumare così la città”. Proprio come l’aroma delle spezie proveniente dalla tomba contesa. Profumi e metodi coerenti con la mummificazione. Inoltre, i documenti indicano che a quel tempo involucri di lino sigillavano il cadavere. I mosaici della Basilica veneziana raffigurano il corpo del santo come un cadavere intatto piuttosto che uno scheletro. Questa potrebbe essere semplicemente una licenza artistica, certo, ma forse riflette che un corpo mummificato inizialmente arrivò a Venezia. Ulteriori indizi provengono dal trasferimento delle spoglie nell’attuale collocazione presso l’altare maggiore. Leonardo Conte Manin ha documentato l’evento e le sue osservazioni non contengono prove che alludono ad uno scheletro incendiato, come dovrebbe essere quello di Marco. La sua affermazione che lo scheletro appiccicato al tessuto in alcune aree è coerente con lo stato previsto di una precedente mummia, ora decomposta. La scultura macedone A fornirci le domande più intriganti e senza risposta sull’origine del corpo nella tomba di San Marco, è anche un grosso pezzo di calcare scolpito. Una porzione spezzata di un originale più grande, è stato trovato a pochi metri dal sito della tomba originale di Marco nella cripta della Basilica. Il blocco calcareo, ora esposto al Chiostro di Sant’Apollonia a Venezia, raffigura un rilievo di scudo, schinieri, spada e lancia. Questi armamenti sono perfettamente coerenti con gli stili macedoni, un fatto affermato anche in uno studio di Eugenio Polito nel 1998, diversi anni prima che Andrew Chugg iniziasse la sua famosa ricerca. Polito descrive “Un frammento non attribuito relativo ad un monumento funerario con motivi analoghi è oggi conservato a Venezia, ma sicuramente deriva dal mondo ellenistico. Esso presenta uno scudo macedone con al centro un motivo a stella, una coppia di schinieri e una lunga lancia e sul lato più piccolo i resti di una spada. Il ceppo doveva appartenere ad un grande monumento che si può collocare genericamente tra il III e l’inizio del II secolo a.C.”. Il “motivo a stella” ha una sorprendente somiglianza con la stella di Macedonia. Era un simbolo strettamente associato alla famiglia di Alessandro Magno e visibile su molte tombe correlate. La spada scolpita nel blocco è indiscussa come una kopsis di stile greco. Se si analizza l’estensione della lancia dall’angolo della sua discesa fino alla sua conclusione logica alla base del blocco di pietra, le sue dimensioni corrispondono alla caratteristica sarissa macedone. Furono appunto queste le armi, sviluppate da suo padre, che aiutarono Alessandro Magno a conquistare il mondo. Tuttavia, le tattiche militari romane le resero obsolete, rendendo improbabili le successive incisioni romane di una tale lancia. Perché questa scultura, con chiari collegamenti macedoni, è dunque situata nella cripta della Basilica di San Marco vicino al luogo di sepoltura originale del corpo? Un indagine ancora aperta Inoltre, Andrew Chugg ha effettuato misurazioni basate su un’estrapolazione delle dimensioni della pietra originale. Lo storico ha affermato che la lastra è perfetta per essere una copertura esterna del sarcofago di Nectanebo II, ora in mostra al British Museum. Questo sarcofago è stato a lungo associato ad Alessandro Magno. Chugg afferma che è il probabile primo luogo di riposo del corpo del condottiero a Menfi. Quasi completato il sarcofago, colui che doveva esserne l’occupante designato era fuggito dall’Egitto. La magnifica tomba non era dunque occupata quando Tolomeo arrivò con il corpo di Alessandro e, avendo bisogno di un luogo di riposo temporaneo, la riadattò al re macedone. Sia le fonti antiche che le più moderne tecniche scientifiche offrono molteplici percorsi per indagare e identificare il corpo che si presume sia quello di San Marco. Potrebbero essere impiegate più tecniche di datazione al carbonio, test del DNA e analisi dello smalto dei denti. Comprensibilmente questi potrebbero essere meno attraenti in quanto richiederebbero la rimozione invasiva del campione dal corpo. Tuttavia, molto potrebbe essere appreso semplicemente dall’esame fisico dei resti. Sempre che il Vaticano dia la possibilità di indagare su questa affascinante storia custodita a Venezia. Andrea Bonazza
  23. Buongiorno condivido una delle mie oselle preferite, doge Nicoló Sagredo anno 1675 con la splendida rappresentazione di parte dello zodiaco. Questa Osella viene coniata poco dopo la fine ingloriosa della guerra per Candia con il Senato che aspira ad un pronto riscatto. AEQVA TEMPERAT ARTE, governa con giusta misura. Saluti Doge92
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