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L'agontano di Bologna
aemilianus253 ha aggiunto un nuovo link in Monete Medievali di Zecche Italiane
Tra i grossi medievali, l'agontano rappresenta di sicuro una delle tipologie che preferisco, sia per le rappresentazioni, sia per il fatto che circolò abbondantemente, come testimoniato dalle fonti, nei luoghi dove vivo. Molte delle zecche che emisero questa interessantissima moneta sono abbastanza vicine a me, perciò la sento particolarmente "mia". Di agontani in collezione ne ho pertanto parecchi. Se, da una parte, i vuoti da colmare sono ancora parecchi, dall'altra guardo con soddisfazione quelli che sono finora riuscito a reperire. Come sappiamo, il grosso agontano o anconetano fu emesso per primo dalla zecca di Ancona probabilmente poco prima del 1290. La novità ed il successo che la moneta ebbe presto sui mercati fece si che molte zecche imitarono il grosso della Città di Ancona e lo fecero in qualche modo proprio. Non sto qui a ricordare tutte le zecche che emisero il loro agontano, poiché esistono nel Forum già parecchie discussioni ed articoli che trattano ampiamente ed in maniera esaustiva la materia. Desidero invece brevemente presentare oggi un pezzo che, credo, rappresenti un "esordio" su Lamoneta.it. Mi riferisco al grosso agontano di Bologna. Abbiamo qui già trattato del pepolese, "l'imitazione" dell'agontano o grosso da due, che valeva 24 bolognini piccoli, fatto coniare a Bologna intorno al 1338 da Taddeo Pepoli ed io stesso ho pubblicato il pur modesto esemplare in mio possesso nella discussione dedicata ai grossi. Come Perugia, di cui abbiamo recentemente letto il piacevole articolo dell'amico Roberto Ganganelli su Il Giornale della Numismatica dedicato all'agontano, Bologna arriva molto tardi e oserei dire fuori tempo massimo ad emettere l'agontano vero e proprio. Io ritengo che questa particolare emissione abbia una forte implicazione politica, più che economica. Intanto l'agontano nei quasi 100 anni trascorsi dall'emissione si era ridotto dai circa 2,40 g a circa 1,80 ed era inoltre in atto nei comuni centro-settentrionali la "moda" del bolognino che stava soppiantando progressivamente il grosso propriamente detto. Eppure Bologna, fra il 1376 ed il 1401, ritengo per un periodo molto limitato, visto il numero non elevato di monete giunte fino a noi, la città emette il grosso agontano, che pesava, informazione desunta dal Biaggi, ben g. 2,58. Peraltro, l'unico pezzo visto recentemente in asta pubblica (e combattuto), Negrini n. 25 del novembre 2007, Collezione Luciano Rambaldi (a sua volta proveniente da un'Asta Leu del 1996), pur mancando di una piccola frazione, pesava ben g. 2,46. Non mi calo, riservandomi di approfondire semmai la materia successivamente, nella questione metrologica. Osservo però che la moneta, essendosi nel frattempo ridotto considerevolmente il peso dell'agontano, poteva apparentemente risultare fuori mercato e questa potrebbe essere una delle cause principali che ne dovettero decretare l'insuccesso. Altrimenti sarebbe stato certamente battuto più a lungo e ne conosceremmo oggi un numero maggiore di esemplari. Altro motivo che potrebbe aver determinato la sospensione dell'emissione sarebbe altrimenti l'avvento dei Bentivoglio del 1401, con tutti i rivolgimenti e le riforme che caratterizzarono da quel momento la monetazione bolognese. Questo però farebbe slittare l'emissione fra gli utimissimi anni del XIV° secolo e il 1401. Dicevo prima che a mio modo di vedere l'emissione si giustifica principalmente per motivazioni politiche. Il 20 marzo 1376 la città felsinea si ribella all'autorità pontificia e nasce da questo momento la Repubblica. Fino ad allora la monetazione bolognese era dedicata a San Pietro, che però incarnava palesemente il potere pontificio. A partire dalla rivolta San Petronio, nuovo protettore della città, assume un ruolo predominante nella vita cittadina e diviene il simbolo della ritrovata liberta di Bologna, tant'è che i cittadini decisero nel 1388 di dedicargli una nuova basilica in Piazza Maggiore. L'agontano bolognese, nel suo piccolo, presentando per la prima volta nella monetazione della città l'immagine di San Petronio benedicente (d'ora in poi il Santo sarà presente nelle emissioni bolognesi per secoli) rappresenta un documento parlante e una sorta di biglietto da visita della nuova Repubblica. Tornando alla mia moneta, comperata qualche anno fa per una cifra non irrilevante, e proveniente da una prestigiosa raccolta privata bolognese, a sua volta acquistata da un vecchio listino a prezzi fissi della ditta Baranowski (non ho trovato il riferimento preciso), come potete vedere non è certo di grande qualità. E' molto circolata e presenta anche tracce di tosatura; il peso, solo g. 1,44, testimonia che ha svolto a lungo il suo compito. Comunque, in attesa di una sostituta di qualità migliore, me la tengo stretta. Questa è la descrizione: Bologna, Repubblica (1379/1401), grosso agontano, Ar gr. 1,44 Dr. +: DE : BO : NO : NIA : Croce patente. Rv. ° S' PETRONIVS : ° Il Santo nimbato, mitrato e barbuto, in piedi di fronte, benedice con la dx. e tiene il pastorale con la sx. rif. CNI 28 (nel CNI la leggenda del dritto è trascritta erronemamente). Spero che queste poche righe destino un minimo di interesse e in qualche modo compensino la mia scarsa presenza dell'ultimo periodo nel Forum. ;)
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