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  1. Oggi ricorre la memoria liturgica del Beato Bonaventura da Potenza, al secolo Antonio Carlo Gerardo Lavanga, nato a Potenza il 4 gennaio 1651 e morto a Ravello il 26 ottobre 1711, presbitero e religioso italiano dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali, proclamato beato da Papa Pio VI nel 1775. Si legge nel Martirologio Romano: “A Ravello presso Amalfi in Campania, beato Bonaventura da Potenza, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, che rifulse per obbedienza e carità verso tutti.” Nato a Potenza nell’allora Regno di Napoli il 4gennaio 1651 da Lelio Lavagna e Caterina Pica, persone povere, ma ornate di singolare onestà di costumi e di grande fede e pietà cristiana, Carlo Antonio Lavagna, fu battezzato nella Cattedrale di Potenza e nella stessa Chiesa ricevette la Cresima, l’11 marzo 1657 all’età di 6 anni. Frequentando molto la Chiesa di San Francesco a Potenza dei Frati Minori Conventuali, il giovanissimo Carlo maturò la sua scelta vocazionale di seguire gli insegnamenti del Poverello d’Assisi, San Francesco d’Assisi e chiese di entrare come novizio della famiglia Francescana dei Conventuali Minori e il 4 ottobre 1666 vestì, nel Convento di S. Antonio di Nocera dei Pagani (Nocera Inferiore), l’abito religioso, assumendo il nome di “Fra Bonaventura”. Aveva 15 anni, ma si distinse per la grande fedeltà alla regola, ed esistono racconti piuttosto incredibili su quanto riuscì a fare per obbedienza (alcune di queste azioni furono più tardi ritenute dei veri miracoli). Il 5 ottobre del 1667 Fra Bonaventura emise la Professione semplice nelle mani del Guardiano del Convento nocerino di S. Antonio, Padre Francesco da Cerchiaro e alcuni giorni dopo, Fra Bonaventura ricevette la nuova destinazione; era il Convento di Sant’Antonio di Aversa, dove era il seminario dei giovani Professi, iniziando il corso di studi. Nel 1668 fu a Maddaloni, nel 1669 a Lapio, nel 1672 ad Amalfi. Nel 1676 venne Ordinato Sacerdote, e dal 1680 al 1703 fu a Napoli nel Convento di Sant’Antonio fuori Porta Medina, a Maranola, a Giugliano, a Montella, a Sorrento, a Capri, di nuovo a Napoli, a Ischia e poi di nuovo a Napoli, nei Conventi di Santa Maria Apparente e di Sant’Antonio fuori Porta Medina. Il suo peregrinare per i Conventi era dovuto al fatto che tutti lo volevano nel proprio Convento essendosi diffusa la sua fama di santità. Ogni Guardiano lo richiedeva, tanto da essere definito dal suo maestro di Amalfi, Padre Maestro Domenico Girardelle da Muro Lucano: “Il religioso conteso” Durante il suo soggiorno a Napoli, accorrevano a lui per la guida spirituale popolani e nobili. Nel 1703 Fra Bonaventura fu nominato dal Ministro Provinciale, Padre Bonaventura Zola, Maestro dei Novizi, e ritornò con l’incarico più importante della sua vita al Convento di Sant’Antonio di Nocera Inferiore e così dal 1703 al 1707 Fra Bonaventura formò una vera e propria scuola di santità, dando vita ad una intensa stagione spirituale, dentro e fuori il convento: moltissime persone si convertirono ad una vita più santa dopo averlo incontro. Per incarico del Vescovo di Nocera, Giovanni Battista Carafa, fu anche direttore spirituale delle Clarisse. Nel 1710 fu mandato a Ravello con altri frati, per la riapertura del Convento di San Francesco soppresso nel 1653: il Convento era fatiscente e abbandonato, con mura cadenti, aveva poche suppellettili per l’altare ed altre carenze che non rendeva per nulla facile la vita e perciò Padre Domenico Vessicchio, Guardiano del Convento e gli altri frati abbandonarono il luogo, ma Fra Bonaventura vi rimase. I motivi erano sempre quelli che hanno contrassegnato la sua vita: obbedienza al mandato del Superiore, carità verso le anime bisognose, amore per la povertà. Dal Vescovo di Ravello. che lo nominò suo confessore, gli fu affidato anche la cura spirituale dei due Monasteri delle Sacre Vergini. Anche Monsignor Catiello, Vescovo di Minori, gli affidò le cure dei Monasteri della sua Diocesi, e lo nominò suo consigliere spirituale. Perciò percorreva a piedi la strada da Ravello ad Amalfi , visitando anche i poveri. Alle sue celebrazioni eucaristiche accorreva da tutta la Costiera Amalfitana una moltitudine di genti. In prossimità della Consacrazione il volto si trasformava mentre lacrime e sudore bagnavano il frate in estasi. Morì nel convento di Ravello il 26 ottobre del 1711, per i postumi di un'operazione resasi necessaria in seguito allo sviluppo di cancrena alla gamba. Per tre giorni il suo volto si mantenne fresco. Verso la sera del terzo giorno, il corpo di Fra Bonaventura fu trasportato dall’oratorio in chiesa per essere sotterrato sotto l’altare maggiore. Durante il trasporto, alla vista del Tabernacolo, la salma aprì gli occhi, rimasti sempre chiusi dal momento in cui egli era spirato, e quasi chinò la testa di fronte al Santissimo Sacramento. Il fenomeno, alla luce delle candele, fu osservato da tutti gli astanti e fu interpretato come un segno con il quale il Signore aveva voluto premiare la grande devozione eucaristica del suo Servo; erano presenti il Vescovo e altri qualificati testimoni. Esiste una storia di dubbio gusto che narra come, molto dopo che Bonaventura era spirato, il vicario generale locale avesse ordinato a un chirurgo di prelevare un po’ di sangue dal braccio del santo; per rendere possibile la cosa, il guardiano ordinò al cadavere di sollevare il braccio e questi, miracolo di obbedienza, lo fece. Il Convento di Ravello, in Via San Francesco, 9, oggi è noto come Santuario Beato Bonaventura (Telefono e Fax: 089-857727 / 857145). Al Beato Bonaventura di Potenza sono attribuiti numerosi prodigi: vide l’anima della sorella salire in cielo, guarì un lebbroso, a Napoli, nel convento di Sant’Antonio a Porta Medina, il suo misticismo si manifestò con numerose elevazioni da terra. Fu esempio di umiltà e, pur non avendo coltivato la scienza teologica, colpiva per la profondità della predicazione. Data la sua grande disponibilità a spostarsi da un convento a un altro lungo la costiera è stato da Grieco Gianfranco, autore di una biografia del Beato, denominato “il pellegrino della costiera” Una grande devozione si conserva verso il Beato Bonaventura da parte del popolo nocerino e nella vicina Pagani; ogni anno numerosi pellegrini si recano alla sua tomba. La casa natale del Beato Bonaventura di Potenza fu trasformata agli inizi del 1900 in cappella del Beato. Sulla facciata venne apposta la seguente lapide "nel 4 gennaio 1651/da/Lello Lavagna a Caterina Pica/ qui nacque San Bonaventura/ nel 26 ottobre 1711/ da padre conventuale/ morì in Ravello/ che a patrono celeste onorasi averlo/la cittadinanza potentina/questo sacello dell'oblio rivendicando/nel 1904 restaurò ed abbelì/a perpetua ricordanza".
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